febbraio 2003

STANNO UCCIDENDO UN SOGNO!

di Maria Letizia PELUSO

 

È veramente triste accorgersi, dopo aver inseguito un sogno per molto tempo, che qualcuno sta tentando di ucciderlo!

Questa è la  sensazione che provano molti insegnanti da quando si sono resi conto che l’assurda legge dell’economia, insieme con una certa volontà discriminatoria, sta affossando anni ed anni di lotte in favore dell’innovazione!

I ricordi, in questo momento, mi offrono lo spunto per una riflessione che, spero, riesca a scuotere almeno un po’ le coscienze di chi giudica con leggerezza l’operato della scuola o minimizza l’impegno che è stato profuso  per renderla sempre più adatta alle esigenze delle nuove generazioni. 

Ricordo le interminabili giornate trascorse tra i banchi da me bambina, quarant’anni fa, tediata dalla voce monotona di un’insegnante pignola ed abitudinaria, che riusciva a farmi sbadigliare almeno mille volte al giorno…

Sono ancora nitidi nella mia memoria i propositi di ribellione che reprimevo continuamente quando ero costretta ad “ingoiare” a memoria quelle quattro assurde nozioni, assolutamente prive di significato.

Napoleone, chi era costui? Quando era vissuto? In quale contesto dovevo immaginarlo? Le equivalenze? Un arcano irrisolto per anni! E poi, quelle cantilene chiamate “poesie”, senza anima, senza significato, prive di musicalità… l’ossessione dei pomeriggi in cui ero costretta ad immolare i giochi, per costringere la mia mente a ritenere tutte quelle inutili parole.

E non sapevo che i guai erano appena incominciati! Il bello doveva ancora arrivare! Difatti, non appena mi trovai di fronte allo “studio vero”, pagai lo scotto dell’ incapacità di pensare, di predisporre percorsi validi per esprimere ciò che avevo imparato…

Tutte le “cantilene”, faticosamente trattenute nella mente, non erano servite a farmi intravedere una collocazione spazio-temporale degli avvenimenti storici, a sistemarli in un’organica “linea del tempo” e  non potevano, altresì, aiutarmi ad impostare quei “ragionamenti”, richiesti a gran voce dalla stragrande maggioranza dei “professori”.

E la creatività? Ancora mi domando come abbia fatto a svilupparsi in me la grande voglia, che ho sempre avuto, di lavorare con i pensieri e con le parole: doveva trattarsi di un bisogno talmente incontenibile che nessuno è riuscito a reprimere del tutto! 

Dunque, fu quando ebbi la consapevolezza del danno che avevano arrecato alla mia intelligenza, costringendola entro i limiti angusti della “nozione”, che giurai a me stessa “mai farò l’insegnante se non sarò capace di lottare contro l’appiattimento dei cervelli” e, nel momento stesso in cui decisi di dedicare la mia vita all’insegnamento, giurai che nella mia classe nessuno mai avrebbe sbadigliato!

Per tanti  anni le riforme, i nuovi programmi, i documenti dei saggi (e chi più ne ha ne metta!) hanno spinto noi poveri e illusi malcapitati, ad “aggiornare”, in tempo reale, il proprio modo di fare scuola, spesso invogliati o costretti dalle novità legislative.

In molti ci abbiamo creduto, tanto da lottare per superare gli ostacoli dovuti a provvedimenti poco chiari o a risorse finanziarie insufficienti, sacrificando il nostro tempo per costruire l’immagine di una scuola aperta al territorio, pronta a recepire le istanze dell’utenza.

Io, povera sognatrice, ho sempre creduto che sarebbe finita, un giorno o l’altro, quell’altalena di leggi e leggine, di riforme e riforme delle riforme, di decreti d’urgenza e decreti attuativi, che, infine, la scuola avrebbe trovato un po’ di pace. Intanto, mentre continuavano a prometterci la luna…(sarebbe bastato “raggiungere gli standard europei”),  in parlamento sprecavano il tempo sui “distinguo” di una corrente di partito rispetto all’altra e non si accorgevano che il vento stava cambiando rotta.

La politica, si sa, può avere risvolti imprevedibili e non c’è mai alcuna certezza! Difatti, nemmeno il tempo di rendersi conto del potere distruttivo delle polemiche che ci siamo trovati a vivere l’era della  “Controriforma Moratti”!

Da una parte, come al solito, non si riesce a capire cosa stia per accadere realmente ed è difficile valutare i rischi che si corrono o i vantaggi che ne potrebbero derivare, dall’altra, coloro che credono di aver “capito tutto”, non nascondono una certa soddisfazione. Tale atteggiamento induce a pensare che, probabilmente, qualcuno avrà dei vantaggi prossimamente! Il mio sospetto, basato solo su sensazioni, è che ad essere soddisfatti siano quegli insegnanti e quei genitori che non aspettavano altro che di vedere eliminate tutte le “fastidiose innovazioni” registrate negli anni scorsi.

Per quel che mi riguarda, abituata come sono ai cambiamenti repentini, potrei riuscire ad abituarmi ancora una volta, però, solo se non mi costringeranno a fare un tuffo nel passato di almeno trent’anni: questo non riuscirò mai ad accettarlo!

La mancanza di certezze, la confusione ideologica e tante vistose contraddizioni, però, unite a critiche malcelate e qualche allusione poco diplomatica, stanno costringendo anche me a fare qualche passo indietro.

Per la prima volta nella mia lunga carriera, oggi pomeriggio, ho visto alcuni bambini sbadigliare!

Ho provato una stretta al cuore, ma dovrò farmene una ragione…Come posso pretendere di accendere il loro interesse se in me si è abbassato l’interruttore dell’entusiasmo?

Sebbene con grande rammarico, come sempre, cercherò di cogliere gli aspetti positivi che potrebbero derivare dall’involuzione del sistema scolastico.

Se sarò costretta a trascorrere gli ultimi anni della mia carriera senza poter sfruttare il potenziale di  idee e di esperienze che ho ancora in serbo, sicuramente risparmierò fatica ed energie, restituendo, alla società e alle famiglie, automi imbottiti di nozioni, con il cervello in stallo. 

Contenti governanti e famiglie… non potrò certo correre il rischio di essere considerata come il povero Don Chisciotte, affiancato da qualche raro Sancio Panza, anch’egli stanco di lottare contro i mulini a vento!