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VII - La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 |
Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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IntroduzioneL'ordine architettonico è caratterizzato da tre valenze fondamentali:
Il processo di ricostruzione dell'ordine, dunque, coincide con la definizione delle valenze appena descritte; i teorici dell'architettura e gli artisti si impegnano in una ricerca che darà i suoi risultati con molta gradualità. Solo alla metà del '500 la regola dei cinque ordini dell'architettura sarà chiaramente definita, in particolare con il trattato del Vignola. L'attenzione si sposterà allora sul valore della regola stessa e sul suo rapporto con la deroga, intesa come invenzione o come bizzarria, come positiva genesi di nuove soluzioni o come stranezze dell'artista, a loro volta considerate piacevoli eccezioni o deprecabili violazioni delle leggi naturali. Le valenze dell'ordine architettonico, che abbiano appena illustrato, ebbero differente considerazione presso i teorici e gli artisti del tempo; ognuno di essi tendeva a concentrare l'attenzione sullo studio di alcune di esse piuttosto che su altre. Così possiamo notare, come abbiamo già accennato, che il Brunelleschi era particolarmente interessato alla struttura sintattica dell'ordine, tanto che il Manetti, suo biografo, scrisse ch'egli cercò di ricostruire “un certo ordine di membra e d'ossa”. Leon Battista Alberti invece puntava molto (anche se non esclusivamente) a individuare le forme caratterizzanti ciascun ordine, attraverso due strade in qualche modo complementari:
La reductio ad unum è intesa come definizione di un metodo, una metastruttura in grado di generare l'ordine nella sua essenza primaria; la varietas come istanza volta a differenziare, attraverso la varietà delle forme, i diversi generi dell'ordine. Francesco di Giorgio studia l'ordine concentrandosi sulla valenza proporzionale; egli riferisce la differenza fra gli ordini alla distinzione antropomorfica fra maschile e femminile, ma individua tale differenziazione non nella diversa forma bensì nel rapporto proporzionale fra le parti, come testimoniano alcuni suoi disegni in cui ordini indicati come differenti hanno parti della stessa forma ma con diverse proporzioni reciproche. Non possiamo affermare con certezza che all'inizio del '400 esistesse già una teoria dell'ordine; possiamo però constatare l'uso degli ordini negli edifici. Filippo Brunelleschi usa un ordine completo di colonna e trabeazione, fatta eccezione per il portico dello Spedale degli Innocenti; egli adopera sempre un capitello corinzio, per così dire “standardizzato”. Inoltre impiega delle colonne ioniche senza trabeazione, cioè non come ordine completo, in parti secondarie delle sue opere. Sebbene il Manetti gli attribuisca una teoria dell'ordine e la distinzione fra colonne ioniche, doriche, corinte, toscane e attiche, non sappiamo se Brunelleschi abbia tentato una teorizzazione della materia, soprattutto riguardo alla distinzione fra dorico, ionico, corinzio ecc. come ordini completi. L'uso della colonna ionica isolata, cioè senza trabeazione e quindi priva dei requisiti per essere considerata parte di un ordine architettonico, è diffusa anche presso altri artisti dell'epoca. Una probabile spiegazione si può individuare nel trattato del Filarete, in cui lo ionico viene definito come ordine di fatica; la colonna ionica si utilizzerebbe, secondo questa versione, nel caso in cui occorra sostenere strutture molto pesanti, generalmente isolata e priva di trabeazione; comunque possiamo immaginare che nell'utilizzo di tale colonna prevalesse la valenza strutturale.1 Negli anni '30 del '400 comincia a svilupparsi una teoria degli ordini; essa si fonda principalmente su considerazioni di carattere etnico che legano la differenza fra gli ordini stessi alla loro presunta terra di origine. Il trattato di Vitruvio, già noto, comincia ad essere studiato con particolare interesse2; è da questo testo che viene estratta la teoria secondo cui il dorico sarebbe l'ordine degli antichi Dori, lo Ionico quello degli Ioni, il Tuscanico o Italico sarebbe l'ordine degli antichi Etruschi. Per estensione di questo ragionamento i teorici del '400 attribuiscono alla civiltà romana l'ordine Composito. Dunque secondo questa prima teorizzazione esistevano ordini greci, etruschi e romani. Fu Leon Battista Alberti che, seguendo l'esempio di Vitruvio, trattò nei suoi scritti dei capitelli misti; egli ne individuò uno in particolare, il composito, definendolo italico e suscitando il rimprovero di Luca Pacioli, che polemizzò sulla poca attenzione ed importanza che, secondo lui, Alberti riservava al contributo etrusco alla nascita del Composito. È importante notare che l'Alberti dedica il suo trattato sulla Pittura a Ghiberti, Masaccio, Donatello, Michelozzo, Luca Della Robbia, tutti pittori e scultori che nelle loro opere hanno cercato di ricostruire il linguaggio classico dell'architettura; sono proprio i pittori e gli scultori, in questa fase, e non gli architetti che si interessano al recupero dell'antico linguaggio degli ordini, ponendo attenzione alla varietà delle forme in cui questi si esprimono (liberi da particolari vincoli strutturali, ma anche interessati per natura e per mestiere alla varietas delle forme stesse); infatti, come abbiamo già notato, il Brunelleschi non si occupa della differenziazione degli ordini rispetto alle loro caratteristiche formali; l'Alberti stesso parla del Brunelleschi solo a proposito della prospettiva (strumento di organizzazione degli elementi nello spazio). In sintesi potremmo indicare le fonti della ricerca linguistica in atto nel modo seguente:
Riferimenti:
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Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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Brunelleschi e l'ordine architettonicoBrunelleschi usa nei suoi edifici, salvo rare eccezioni, ordini completi, costituiti cioè da un elemento portante (almeno concettualmente), il piedritto, con base, colonna e capitello, e un elemento portato, la trabeazione, formata da architrave, fregio e cornice. La trabeazione è sempre presente, anche là dove si riduce al celebre dado brunelleschiano, che altro non è se non la trabeazione stessa, completa di tutte le sue modanature, interrotta per lasciar posto alla luce dell'arco, che s'imposta sulla trabeazione stessa, cioè sul dado. Vi è un'unica eccezione nelle opere del Brunelleschi, lo Spedale degli Innocenti, in cui l'arco s'imposta direttamente sul capitello e il dado non c'è. In realtà in un altro caso possiamo rilevare la stessa particolarità; si tratta dello sfondo pittorico della trinità di Masaccio. Lo sfondo è attribuito al Brunelleschi e vi si può notare l'uso di un ordine ionico incompleto, perché privo del dado-trabeazione. Tuttavia questo può essere legato alla già citata convinzione, diffusa in questo primo periodo del Rinascimento, che la colonna ionica avesse una prevalente funzione di sostegno strutturale e che quindi non facesse parte di un vero e prorpio ordine; di qui l'uso di utilizzarla senza alcuna trabeazione e in posizione isolata, la colonna cosiddetta all'antica (vedi trattato del Filarete). Bisogna comunque rilevare che, mentre altri artisti avvertivano maggiormente la necessità di individuare e discernere gli ordini attraverso la loro forma, Brunelleschi non era forse così consapevole dell'importanza della diversità fromale degli elementi costituivi dell'ordine. D'altra parte non è affatto chiaro il motivo del particolare status della colonna ionica presso gli artisti del primo Rinascimento, anche se alcuni studiosi lo riferiscono all'aspetto particolarmente austero e poco decorato che il capitello ionico presenta, almeno rispetto a quello corinzio (per ipotesi: dorico = ordine maschile; corinzio = ordine femminile; ionico = colonna di sostegno = ordine di fatica). La “standardizzazione” delle parti che costituiscono un tutto, sia esso il singolo ordine, il sintagma ordine-arco, oppure l'edificio nel suo complesso, è il tema principale della ricerca brunelleschiana, che parte però da un presupposto tipicamente gotico: l'edificio come organismo caratterizzato da una gabbia strutturale. La Sacrestia Vecchia di San Lorenzo evidenzia l'importanza che il concetto di gabbia strutturale conserva nell'opera del Brunelleschi. Fino ad ora, però, tale impostazione poteva condurre ad infinite soluzioni. Il Nostro comincia invece ad avvertire una nuova esigenza, quella di avere uno strumento in grado di incanalare la ricerca verso una soluzione univoca. Come è noto l'arco a sesto acuto, tipico dell'architettura gotica, può avere molteplici rapporti fra la luce e la sua altezza; l'arco a tutto sesto, invece, ha una configurazione unica, in cui la larghezza è pari al doppio dell'altezza. Se a qusto di aggiunge che le proporzioni interne dell'ordine architettonico trilitico definiscono una ristretta gama di proporzioni possibili, vediamo che anche i sostegni dell'arco non possono più prolungarsi indefinitamente fino alle estreme possibilità di resistenza strutturale. Nasce così un sistema sintattico che lega ordine architettonico e arco a tutto sesto, la cui unione e correlazione genera il famoso SINTAGMA BRUNELLESCHIANO, in grado non solo di determinare una precisa correlazione fra le parti dell'ordine, ma anche di legare proporzionalmente pianta e alzato dell'edificio, rendendolo misurabile ed organicamente progettabile. Riferimenti:
Brunelleschi avrebbe compiuto, secondo alcuni studiosi, ben due viaggi a Roma; si può comunque notare che solo nella seconda metà della sua carriera artistica, definibile come quella della maturità, egli cercò di riproporre attraverso le sue opere la romanità dell'oggetto architettonico. Nelle prime realizzazioni, invece, vediamo come, per comporre gli spazi e le membrature, egli utilizzasse forme geometriche semplici e rapporti proporzionali elementari (1:1, 1:2, ecc.). Il fulcro fondamentale della ricerca era il sistema compositivo, il metodo valido per qualunque progetto; inoltre Brunelleschi trovò fonti d'ispirazione e studio nella stessa Firenze, come, per esempio, il Battistero, considerato allora edificio antico, ed in particolare la scarsella del Battistero stesso. Riferimenti:
Le paraste del Brunelleschi sono caratterizzate dall'avere sei scanalature; è una soluzione insolita se paragonata alle paraste dell'antichità classica, come per esempio quelle del Panteon, che presentano tipicamente un numero dispari di scanalature; un numero pari, infatti, determina un pieno in asse e questo in architettura è certo un fatto rilevante. Gli studiosi quindi si sono impegnati nell'interpretazione di questa particolarità, ipotizzando che il numero sei derivasse dalla suddivisione in quattro delle ventiquattro scanalature di una colonna canonica; questa infatti necessariamente dovrà, per simmetria, avere un numero pari di scanalature e, idealmente proiettata sui quattro lati di un pilastro, genera quattro facce con sei scanalature ciascuna. Si è notato d'altra parte che in Santo Spirito il pieno in asse caratterizza la scansione dello spazio interno attraverso la disposizione delle colonne, che definiscono le campate della chiesa, ma le paraste corrispondenti alle colonne stesse sono lisce; nulla avrebbe impedito invece che paraste scanalate con il pieno in asse si raccordassero con l'insolita scansione delle colonne del Santo Spirito. Da qui si è ipotizzato che nel primo Rinascimento colonne e paraste fossero considerate elementi appartenenti ad ordini diversi, ma che la necessità di dare uniformità all'ambiente del Santo Spirito abbia indotto il Brunelleschi ad utilizzare paraste prive di scanalature. Si apre la strada alla concettualizzazione della parasta come proiezione muraria della colonna. Riferimenti:
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Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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Il contributo di scultori e pittori: morfologia, modelli e varietasTratti generaliIn sintesi possiamo dire che la ricerca sul linguaggio architettonico in questo periodo si articola su due piani:
Brunelleschi rivolge la sua attenzione prevalentemente all'aspetto strutturale, desumendo dall'architettura romana antica l'uso dell'arco a tutto sesto e articolandolo con l'ordine, al fine di creare un sistema sintattico in grado di controllare le proporzioni e le relazioni fra le parti e gli spazi architettonici. Per quando riguarda, invece, l'aspetto morfologico, il Brunelleschi adopera un ordine standardizzato, che può essere definito corinzio. Le chiese di Santo Spirito e di San Lorenzo in Firenze presentano un ordine molto allungato ed il proporzionamento è dovuto all'incastro delle varie unità di elementi costituite dal cosiddetto sintagma brunelleschiano3. Per contro, gli scultori contemporanei a Brunelleschi sono maggiormente interessati all'aspetto morfologico dell'ordine e mostrano una certa propensione alla sperimentazione, alla varietas. Si tratta di personalità come Ghiberti, Donatello, Masaccio e sono indicati da Leon Battista Alberti quali portatori di novità nel campo dell'arte. La ricerca punta a riprendere il linguaggio degli Antichi ed anche gli sfondi architettonici delle scene rappresentate nei dipinti e nei bassorilievi vogliono riproporre ambienti ritenuti espressione dell'Antichità. Michelozzo si ispira a Brunelleschi; anche Filarete, ma le sue opere vengono eseguite (a Milano) da maestranze locali che non comprendono bene il nuovo linguaggio e, nella realizzazione, ne modificano i tratti. Nel frattempo, comunque, l'ordine si arricchisce e soprattutto si differenzia; non si adopera più solo il corinzio, ma si sperimentano diverse forme. Ghiberti nelle sue opere rappresenta architetture all'antica; esse devono avere un'apparenza, un gusto classico, devono riproporre l'atmosfera della romanità (almeno come era immaginata all'epoca). Mentre per Brunelleschi l'Antichità è un paradigma che ha una declinazione più concettuale, per Ghiberti (e per gli altri scultori e pittori contemporanei) essa è qualcosa di meno astratto, qualcosa che incide direttamente sulla forma degli oggetti architettonici, alla ricerca dell'aderenza ai canoni antichi. Riferimenti:
La ricerca architettonica negli anni '20 del '400Donatello e Michelozzo lavorano insieme fra il 1423 ed il '25. Riferimenti:
Il fusto scanalato conferisce alla colonna un aspetto diverso, rispetto all'uso, che abbiamo visto fin ora, della colonna a fusto liscio. Per questi artisti l'Antichità si manifesta anche nella forma dei singoli elementi che compongono il partito architettonico.
La propensione scultorea degli artisti permette la modellazioe dell'ordine, nelle sue forme e proporzioni, in analogia a quella del corpo umano.
L'influenza di Roma a partire dagli anni '30 del '400Tra il 1432 ed il '35 molti artisti si recano a Roma per studiare l'architettura dell'Antichità classica; fra essi vi sono Donatello, Filarete, Michelozzo. Gli artisti prendono visione direttamente dei resti di Roma antica e, in seguito ad un periodo di ricerca, sviluppano nei loro manufatti un'aderenza maggiore alle forme antiche ed una particolare attenzione alla varietas. Gli ordini architettonici, però, vengono disegnati nella loro frammentarietà, così come si possono ritrovare fra i ruderi, per cui il risultato di tali campagne di studio consiste in ampie collezioni di trabeazioni, capitelli, basi, non associati fra di loro. Da segnalare l'interesse per il capitello delle paraste del mausoleo di Adriano (Castel Sant'Angelo), basso e largo, abastanza singolare rispetto agli altri più diffusi. Per ora c'è anche un certo interesse per le forme miste greco-orientali. Riferimenti:
Si vuole arricchire il repertorio delle forme classiche. Si evidenziano due linee di interesse parallele:
Riferimenti:
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1Cristof Thoenes, Hubertus Günther, Gli ordini architettonici: rinascita o invenzione?, in “Roma e l'antico nell'arte e nella cultura del Cinquecento”, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1985, pp. 261-310.
2Nel 1468 Sulpicio da Veroli pubblica la prima edizione corretta del trattato di Vitruvio.
3Inoltre ricordiamo che Brunelleschi riconduce l'architettura a forme semplici: quadrati, cubi, sfere; si pensi per esempio al Portico degli Innocenti.
4Sono artisti più attenti al dettaglio, là dove invece il Brunelleschi curava maggiormente l'aspetto strutturale.
5Cfr. Bartoli, Disegni dall'antico.