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IX - Donato Bramante |
Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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Contesto storico-culturaleVasari nelle sue Vite esprime una concezione della storia riferita al richiamo all'antico. Egli distingue tre generazioni di artisti.
Mancava però, a questo punto, la perfezione; mancava cioè nella regola la licenza e nel disegno la capacità di rendere la grazia.
La terza generazione di artisti, cui il Vasari si riferisce, comincia col Bramante (forse già a Roma dal 1499) e Giuliano da Sangallo1; l'ambiente in cui essi operano è la Roma di Giulio II, a partire dal 1503. Bramante e il linguaggio degli ordiniL'opera di Donato Bramante si pone in un momento di passaggio della cultura artistica - ed architettonica in particolare - affrontando tematiche cruciali nella definizione del linguaggio degli ordini:
Si imposta in questo modo la dicotomia fra classicità e anticlassicità, facendo rientrare in quest'ultima categoria tutto ciò che non corrisponde alla regola. È emblematico il VI libro del trattato di Sebastiano Serlio sugli ordini architettonici, sia per il contenuto che per il titolo; si tratta infatti di una raccolta di disegni di portali ad opera rustica, o di natura, intitolato Libro extraordinario, una sorta di appendice sperimentale, quasi contrapposta alla canonicità dell'ordine descritta e trattata nei primi cinque libri del trattato stesso. Sono queste le questioni che, nel periodo che stiamo trattando, investono non solo la ricerca architettonica, ma anche altri campi dell'arte; se ne occupano teorici ed artisti come Sangallo, Peruzzi, Raffaello, Bramante, i quali si conoscono e creano quell'ambiente culturale in cui si sviluppano e circolano le idee che vanno a costituire i fondamenti del linguaggio dell'architettura del Rinascimento in questa fase.3 Prime edizioni del trattato di VitruvioIn questo periodo si moltiplicano gli studi sul De Architectura di Vitruvio e le ricostruzioni filologiche tese ad ottenerne una versione non corrotta; il testo viene pubblicato in diverse edizioni, anche commentate. È degli anni '80 del '400 la prima edizione filologicamente corretta, in Latino, del trattato di Vitruvio in epoca rinascimentale, curata da Sulpicio da Veroli; nel 1511 fra' Giocondo pubblica un'edizione in Latino ed illustrata. Fra' Giocondo è un dotto umanista e si preoccupa di corredare di immagini il testo vitruviano, che in origine doveva essere illustrato, ma che è giunto all'epoca degli Umanisti privo dei disegni cui pure il testo fa riferimento. Nel 1521 Cesare Cesariano, autodefinitosi allievo del Bramane, ma che non ha mai soggiornato a Roma (quindi non ebbe mai modo di osservare direttamente i resti romani antichi), pubblica un'edizione del Vitruvio in Italiano, commentata e illustrata; le illustrazioni però sono di pura invenzione. Il rilievo dei monumentiLo studio filologico sul testo di Vitruvio ed il tipo di elaborazioni che ne derivano, però, non soddisfano artisti come Peruzzi, Raffaello, Sangallo, i quali cercano uno strumento di lavoro più scientifico e più adatto alle loro ricerche. Nasce quindi la necessità di rilevare i monumenti antichi, per poterli studiare direttamente. Tale progetto di studio inizia a svilupparsi fra gli anni '15-'16 del '500; sotto il pontificato di Leone X inizia una campagna di rilievo dei resti dell'antichità, finalizzata alla costituzione di una mappa della Roma antica.4 Il rilievo deve essere effettuato con metodo scientifico e questa è l'occasione che consente di elaborarlo. Raffaello inoltre affida a Fabio Calvo la traduzione del trattato di Vitruvio; secondo la Rowland (una studiosa dell'argomento) si tratterebbe di un primo passo verso una grande edizione del Vitruvio, mai completata. Infatti dopo la morte di Raffaello il progetto di studio in atto non ha seguito; ma altri artisti ereditano il materiale prodotto attraverso il lavoro svolto; fra questi in particolare vi è il Serlio, che su questo materiale e su queste conoscenze baserà il suo trattato. Il riconoscimento e la distinzione degli ordiniUno dei principali temi di cui Bramante si occupa è la distinzione fra gli ordini; egli studia e recupera all'uso progettuale l'ordine dorico antico, che per lungo tempo era stato trascurato a causa della ben nota difficoltà della soluzione d'angolo relativamente al fregio: triglifo d'angolo. Già a Milano, nei chiostri di Sant'Ambrogio, uno dorico e l'altro ionico, Bramante si pone il problema della corretta identificazione e distinzione degli ordini. Secondo Günther va facendosi strada la convinzione che la differenza fondamentale fra ordine dorico e toscano consista nella decorazione del capitello, più o meno ornato. Il composito costituisce invece un caso a parte, in quanto, oltre ad essere un ordine, è considerato anche un luogo di commistione fra caratteristiche di altri ordini architettonici. È Bramante che in questo periodo svolge una funzione chiave nella soluzione di molte questioni aperte:
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Gli ordini architettonici greci La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400 Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400 La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527) Edito con:
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L'esperienza di Donato BramanteDonato Bramante (1444?-1524) si forma inizialmente ad Urbino; successivamente si sposta a Milano e poi a Roma; quest'ultima tappa è determinante per la definizione della posizione culturale del Nostro, perché è qui che si trova quell'ambiente intellettuale ed artistico dal quale Egli trarrà gli strumenti adatti alla sua esperienza artistica. Milano è un primo punto d'incontro per molte personalità di rilievo nel mondo della cultura e dell'arte di questo periodo; vi si recano Leonardo da Vinci, Francesco di Giorgio, Luca Pacioli; da notare come questi ultimi due vengano anch'essi da Urbino, come Bramante. Un'occasione privilegiata per lo scambio di idee è costituita dal consulto per il tiburio del Duomo. Anche Giuliano da Sangallo è presente a Milano; ricordiamo anche che nel '400 vi erano stati anche Filarete e Michelozzo. In questi anni, dunque, si diffonde l'interesse per la sperimentazione del nuovo linguaggio, quello degli ordini, tratto dall'Antichità; tale diffusione è dovuta proprio ai sopra citati artisti ed umanisti, i quali generano una cultura inizialmente policentrica. Le loro ricerche però li spingono a rivolgere la loro attenzione a Roma, dove convergono le loro attività agli inizi del '500 e dove essi cercano di fondare una cultura universale ed universalistica. Nel 1527 il Sacco di Roma provoca una nuova diaspora degli artisti che vi lavoravano; essi portano con sé la cultura rinascimentale anche fuori dall'Italia, dove non sempre trova gradita accoglienza. Tornando all'ambiente culturale romano dei primi decenni del '500, possiamo dire che i cantieri costituiscono luoghi d'incontro e di scambio fra gli artisti6; e di cantieri ve n'erano molti, sotto i pontificati di Giulio II (1503-'13), Leone X, Clemente VII, fino al '27 (Sacco di Roma). Bramante comincia a lavorare come autore di sfondi prospettici; egli cioè comincia a concepire l'architettura soprattutto come immagine7. Riferimenti:
Bramante a Roma. Riferimenti:
È il periodo del papato di Alessandro VI, Borgia. Bramante si dedica inizialmente allo studio dell'Antico.
Bramante si pone nuovi problemi: l'estensione nello spazio e nel tempo dell'ordine; non solo uno sopra l'altro, ma anche uno dietro l'altro, uno dopo l'altro.
Tutti questi temi e problemi vengono formulati e messi sul tappeto proprio da Bramante; costituiscono i nodi principali della ricerca architettonica successiva; sono questi i temi che saranno approfonditi dagli architetti del Rinascimento.
Sono tutti temi di fondamentale importanza: distinzione degli ordini, universalità ed estensibilità del linguaggio degli ordini, sistema sintattico (cfr. Brunelleschi e Alberti), ordine sintetico. |
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1Cfr. Rudolf Wittkower, Principi architettonici nell'età dell'Umanesimo, Torino, Giulio Einaudi editore s.p.a., 1964 (Architectural Principles in the Age of Humanism, London, Academy Editions, 1962); in particolare a proposito della colonna come ornamento.
2Le opere degli scultori e dei pittori erano caratterizzate dalla varietà delle forme, meno rigorose dal punto di vista delle connessioni sintattiche, ma più vicine all'aspetto caratteristico dell'ordine classico.
3Cfr. AA.VV., Piero della Francesca, ed. Treccani; in particolare il saggio di A. Bruschi sugli sfondi pittorici di Piero della Francesca.
4Il Filarete è anche autore delle porte bronzee di San Pietro.
5I trattati cominciano ad essere illustrati.