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Creative Commons LicenseIX - Donato Bramante


Quadro d'insieme

Gli ordini architettonici greci

Il periodo ellenistico

L'Architettura Romana

Il Medioevo

La ricomposizione del linguaggio classico dell'Architettura

La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400

Leon Battista Alberti e la cultura architettonica del '400

Donato Bramante

La ricerca architettonica prima e dopo il Sacco di Roma (1527)


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Contesto storico-culturale

Vasari nelle sue Vite esprime una concezione della storia riferita al richiamo all'antico. Egli distingue tre generazioni di artisti.

  1. La prima avrebbe scoperto i principi dell'arte; in particolare Giotto si era distinto in questa ricerca.

  2. La seconda avrebbe aggiunto ai principi gli elementi del progresso:

    1. regola: modo di misurare le anticaglie;

    2. ordine: distinzione dei generi;

    3. misura: capacità di organizzare la struttura delle figure;

    4. disegno: imitazione del bello; capacità della mano di rappresentare ciò che la vista percepisce;

    5. maniera.

Mancava però, a questo punto, la perfezione; mancava cioè nella regola la licenza e nel disegno la capacità di rendere la grazia.

  1. Ecco dunque affermarsi la terza generazione di artisti, che apportano all'arte la grazia, l'ornato e la licenza. La deroga alla regola diviene qualcosa di necessario per aggiungere perfezione alla regola stessa. Proprio l'ultima (la terza) generazione di artisti ha avuto il merito di aver trovato e sviluppato il tema della deroga.

La terza generazione di artisti, cui il Vasari si riferisce, comincia col Bramante (forse già a Roma dal 1499) e Giuliano da Sangallo1; l'ambiente in cui essi operano è la Roma di Giulio II, a partire dal 1503.

Bramante e il linguaggio degli ordini

L'opera di Donato Bramante si pone in un momento di passaggio della cultura artistica - ed architettonica in particolare - affrontando tematiche cruciali nella definizione del linguaggio degli ordini:

  1. corretta identificazione degli ordini; in particolare la definizione del Composito e del Tuscanico e la loro collocazione nella sequenza canonica;

  2. rapporto fra il testo di Vitruvio e i ruderi romani; mentre si moltiplicano le traduzioni e i commenti al De Architectura di Vitruvio e il lavoro filologico ne restituisce ormai il testo sostanzialmente integro, le caratteristiche dei resti degli antichi edifici romani, studiati dagli artisti, non corrispondono quasi mai alle teorie vitruviane;

  3. rapporto tra teoria e prassi; si pone il problema di come riprodurre tipologie architettoniche antiche, ormai non più rispondenti alle attuali esigenze d'uso, nella sperimentazione del linguaggio tratto dal contesto dell'antichità classica; si diffonde così una produzione di architetture minori, oggetti d'arredo, sarcofagi, arredi da giardino, che permettono di sperimentare licenze sintattico-lessicali e quindi anche di arricchire il linguaggio stesso;

  4. standardizzazione; si cerca una regola sempre valida, applicabile a qualunque situazione; questo tipo di ricerca comporta un elevato livello di astrazione;

  5. variazione; nasce e si evidenzia sempre più l'interesse per la licenza, che consente, derogando alla regola, di differenziare caso per caso il linguaggio usato nelle singole opere.2

Si imposta in questo modo la dicotomia fra classicità e anticlassicità, facendo rientrare in quest'ultima categoria tutto ciò che non corrisponde alla regola. È emblematico il VI libro del trattato di Sebastiano Serlio sugli ordini architettonici, sia per il contenuto che per il titolo; si tratta infatti di una raccolta di disegni di portali ad opera rustica, o di natura, intitolato Libro extraordinario, una sorta di appendice sperimentale, quasi contrapposta alla canonicità dell'ordine descritta e trattata nei primi cinque libri del trattato stesso.

Sono queste le questioni che, nel periodo che stiamo trattando, investono non solo la ricerca architettonica, ma anche altri campi dell'arte; se ne occupano teorici ed artisti come Sangallo, Peruzzi, Raffaello, Bramante, i quali si conoscono e creano quell'ambiente culturale in cui si sviluppano e circolano le idee che vanno a costituire i fondamenti del linguaggio dell'architettura del Rinascimento in questa fase.3

Prime edizioni del trattato di Vitruvio

In questo periodo si moltiplicano gli studi sul De Architectura di Vitruvio e le ricostruzioni filologiche tese ad ottenerne una versione non corrotta; il testo viene pubblicato in diverse edizioni, anche commentate.

È degli anni '80 del '400 la prima edizione filologicamente corretta, in Latino, del trattato di Vitruvio in epoca rinascimentale, curata da Sulpicio da Veroli; nel 1511 fra' Giocondo pubblica un'edizione in Latino ed illustrata. Fra' Giocondo è un dotto umanista e si preoccupa di corredare di immagini il testo vitruviano, che in origine doveva essere illustrato, ma che è giunto all'epoca degli Umanisti privo dei disegni cui pure il testo fa riferimento.

Nel 1521 Cesare Cesariano, autodefinitosi allievo del Bramane, ma che non ha mai soggiornato a Roma (quindi non ebbe mai modo di osservare direttamente i resti romani antichi), pubblica un'edizione del Vitruvio in Italiano, commentata e illustrata; le illustrazioni però sono di pura invenzione.

Il rilievo dei monumenti

Lo studio filologico sul testo di Vitruvio ed il tipo di elaborazioni che ne derivano, però, non soddisfano artisti come Peruzzi, Raffaello, Sangallo, i quali cercano uno strumento di lavoro più scientifico e più adatto alle loro ricerche.

Nasce quindi la necessità di rilevare i monumenti antichi, per poterli studiare direttamente. Tale progetto di studio inizia a svilupparsi fra gli anni '15-'16 del '500; sotto il pontificato di Leone X inizia una campagna di rilievo dei resti dell'antichità, finalizzata alla costituzione di una mappa della Roma antica.4 Il rilievo deve essere effettuato con metodo scientifico e questa è l'occasione che consente di elaborarlo.

Raffaello inoltre affida a Fabio Calvo la traduzione del trattato di Vitruvio; secondo la Rowland (una studiosa dell'argomento) si tratterebbe di un primo passo verso una grande edizione del Vitruvio, mai completata. Infatti dopo la morte di Raffaello il progetto di studio in atto non ha seguito; ma altri artisti ereditano il materiale prodotto attraverso il lavoro svolto; fra questi in particolare vi è il Serlio, che su questo materiale e su queste conoscenze baserà il suo trattato.

Il riconoscimento e la distinzione degli ordini

Uno dei principali temi di cui Bramante si occupa è la distinzione fra gli ordini; egli studia e recupera all'uso progettuale l'ordine dorico antico, che per lungo tempo era stato trascurato a causa della ben nota difficoltà della soluzione d'angolo relativamente al fregio: triglifo d'angolo.

Già a Milano, nei chiostri di Sant'Ambrogio, uno dorico e l'altro ionico, Bramante si pone il problema della corretta identificazione e distinzione degli ordini. Secondo Günther va facendosi strada la convinzione che la differenza fondamentale fra ordine dorico e toscano consista nella decorazione del capitello, più o meno ornato. Il composito costituisce invece un caso a parte, in quanto, oltre ad essere un ordine, è considerato anche un luogo di commistione fra caratteristiche di altri ordini architettonici.

È Bramante che in questo periodo svolge una funzione chiave nella soluzione di molte questioni aperte:

  1. identificazione degli di ordini e loro distinzione

  2. incastro e contaminazione degli ordini

  3. ordine come illusione

  4. ordine come allusione: ordini abbreviati5

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La ricostruzione del linguaggio degli ordini architettonici: il '400

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L'esperienza di Donato Bramante

Donato Bramante (1444?-1524) si forma inizialmente ad Urbino; successivamente si sposta a Milano e poi a Roma; quest'ultima tappa è determinante per la definizione della posizione culturale del Nostro, perché è qui che si trova quell'ambiente intellettuale ed artistico dal quale Egli trarrà gli strumenti adatti alla sua esperienza artistica.

Milano è un primo punto d'incontro per molte personalità di rilievo nel mondo della cultura e dell'arte di questo periodo; vi si recano Leonardo da Vinci, Francesco di Giorgio, Luca Pacioli; da notare come questi ultimi due vengano anch'essi da Urbino, come Bramante. Un'occasione privilegiata per lo scambio di idee è costituita dal consulto per il tiburio del Duomo. Anche Giuliano da Sangallo è presente a Milano; ricordiamo anche che nel '400 vi erano stati anche Filarete e Michelozzo.

In questi anni, dunque, si diffonde l'interesse per la sperimentazione del nuovo linguaggio, quello degli ordini, tratto dall'Antichità; tale diffusione è dovuta proprio ai sopra citati artisti ed umanisti, i quali generano una cultura inizialmente policentrica. Le loro ricerche però li spingono a rivolgere la loro attenzione a Roma, dove convergono le loro attività agli inizi del '500 e dove essi cercano di fondare una cultura universale ed universalistica.

Nel 1527 il Sacco di Roma provoca una nuova diaspora degli artisti che vi lavoravano; essi portano con sé la cultura rinascimentale anche fuori dall'Italia, dove non sempre trova gradita accoglienza.

Tornando all'ambiente culturale romano dei primi decenni del '500, possiamo dire che i cantieri costituiscono luoghi d'incontro e di scambio fra gli artisti6; e di cantieri ve n'erano molti, sotto i pontificati di Giulio II (1503-'13), Leone X, Clemente VII, fino al '27 (Sacco di Roma).

Bramante comincia a lavorare come autore di sfondi prospettici; egli cioè comincia a concepire l'architettura soprattutto come immagine7.

Riferimenti:

  • L'uomo d'arme, affresco.

  • Incisione Prevedari, 1481 (molto importante).

  • Restituzione prospettica dell'incisione Prevedari: ordini murari.

  • Santa Maria presso San Satiro; inizialmente cappella, venne poi aggiunta la navata, per trasformarla in chiesa longitudinale; la presenza di una strada impedisce di costruire l'abside; si ricorre quindi ad un finto coro, in prospettiva. Risulta evidente, in questo esempio, come architettura reale e sua rappresentazione sono intercambiabili.

  • Santa Maria presso San Satiro: sezione.

  • Santo Spirito (Brunelleschi): pianta.

  • Santa Maria presso San Satiro: finto coro.

  • Santa Maria presso San Satiro: sacrestia, partitura interna.

  • Santa Maria presso San Satiro: sacrestia, particolare, esterno del sacello.

  • Rotonda degli Angeli (Brunelleschi); è una lezione per il Bramante.

  • Canonica di Sant'Ambrogio (Milano); nel portale le colonne diventano ordine murario; vi sono le cosiddette colonne ad truncunos, allusione all'origine lignea dell'ordine. Sistema brunelleschiano.

  • Santa Maria Nascente ad Abbiategrasso: arco d'ingresso; piedritti a ordini doppi (sovrapposizione).

  • Santa Maria Nascente ad Abbiategrasso: assonometria e pianta.

  • Chiostro di Sant'Ambrogio (forse ultima opera milanese del Bramante); dorico e ionico; raddoppio dell'archeggiatura al piano superiore.8

  • Disegno della Cripta Balbi, di Giuliano da Sangallo.

  • Chiostro di Sant'Ambrogio: particolare dell'ordine del portico ionico.

  • Chiostro di Sant'Ambrogio, portico ionico: angolo, colonna quadrangula (pilastro) con capitello dorico.

Bramante a Roma.

Riferimenti:

  • Palazzo Castellesi o Torlonia, forse di Bramante; traduzione delle forme di Palazzo Rucellai.

È il periodo del papato di Alessandro VI, Borgia. Bramante si dedica inizialmente allo studio dell'Antico.

  • Palazzo della Cancelleria; è possibile che Bramante vi sia intervenuto, fra il 1490 ed il '95, prima del trasferimento definitivo, avvenuto all'inizio del '500 secondo il Vasari.

  • Chiostro di Santa Maria della Pace. Con due piani, ma quattro ordini - dorico-toscano, ionico, corinzio, composito - l'edificio è dedicato alla Madonna; quindi l'ordine principale è lo ionico, con piedistallo; gli archi sono sostenuti da pilastri, secondo la lezione albertiana, ma hanno un'imposta che ricorda il capitello dorico o toscano. Concettualmente - ed anche percettivamente - c'è prima il dorico, poi davanti e sopra lo ionico. Al piano superiore vi sono pilastri in asse con le paraste inferiori, mentre le colonnine insistono in corrispondenza del cervello dell'arco; i pilastri, compositi, e le colonnine, corinzie, sono sotto la stessa trabeazione; il che non sarebbe corretto. Vi sono le mensole sul fregio, citazione di Alberti e del Colosseo. Sui pilastri le mensole si raddoppiano.

  • Cortile del Belvedere.

  • Chiocciola del Belvedere. Molto stimata dai trattatisti, è una sorta di testo sugli ordini; sono quattro ordini: toscano, dorico, ionico, composito. Essi sono presentati in relazione statica e dinamica nello stesso tempo: uno sopra l'altro e uno dopo l'altro. Gli ordini sono sempre della stessa altezza; la trabeazione (la fascia superiore) è sempre la stessa, inoltre è inclinata, per cui è inserito un cuneo fra capitello e trabeazione; restano quindi problemi insoluti.

Bramante si pone nuovi problemi: l'estensione nello spazio e nel tempo dell'ordine; non solo uno sopra l'altro, ma anche uno dietro l'altro, uno dopo l'altro.

  • Ninfeo di Genazzano.

  • Ninfeo di Genazzano: ricostruzione; tema della serliana.

  • San Pietro in Montorio; è anche questo una sorta di manifesto programmatico; vi è l'uso del dorico con triglifi. Costituisce una verifica della teoria proporzionale; l'ordine dall'immensamente grande all'immensamente piccolo; ma quanto piccolo? Il rapporto tra dimensione è proporzione è costante? Quali sono i limiti di applicabilità della teoria delle proporzioni dell'ordine?

  • San Pietro in Montorio: disegno di Palladio; il progetto mai eseguito del cortile presenta il tema della simmetria raggiata.

  • San Pietro in Montorio: prospetto e pianta; la porta d'ingresso taglia le paraste; la ricerca del limite di applicabilità della teoria delle proporzioni porta al problema pratico della dimensione.

  • San Pietro in Montorio: tamburo; ordini sintetici.

  • San Pietro in Montorio: interno; problema delle dimensioni: paraste a due a due, per le nicchie.

  • Tempio della Consolazione di Todi; non si conosce l'autore; forse si tratta di un progetto inviato da Roma ed eseguito da maestranze locali; si notino le particolarità degli ordini, che danno adito all'ipotesi di fraintendimenti.

  • Santa Maria del Popolo in Roma: coro; tema dell'ordine abbreviato.

  • Basamento del Palazzo dei Tribunali in via Giulia; ordine rustico, bugne rustiche.

Tutti questi temi e problemi vengono formulati e messi sul tappeto proprio da Bramante; costituiscono i nodi principali della ricerca architettonica successiva; sono questi i temi che saranno approfonditi dagli architetti del Rinascimento.

  • Palazzo Caprini (di Raffaello): disegno di Palladio; ordine su basamento a bugne.

Sono tutti temi di fondamentale importanza: distinzione degli ordini, universalità ed estensibilità del linguaggio degli ordini, sistema sintattico (cfr. Brunelleschi e Alberti), ordine sintetico.

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1Cfr. Rudolf Wittkower, Principi architettonici nell'età dell'Umanesimo, Torino, Giulio Einaudi editore s.p.a., 1964 (Architectural Principles in the Age of Humanism, London, Academy Editions, 1962); in particolare a proposito della colonna come ornamento.

2Le opere degli scultori e dei pittori erano caratterizzate dalla varietà delle forme, meno rigorose dal punto di vista delle connessioni sintattiche, ma più vicine all'aspetto caratteristico dell'ordine classico.

3Cfr. AA.VV., Piero della Francesca, ed. Treccani; in particolare il saggio di A. Bruschi sugli sfondi pittorici di Piero della Francesca.

4Il Filarete è anche autore delle porte bronzee di San Pietro.

5I trattati cominciano ad essere illustrati.