LE FONTI CLASSICHE

 


Nel 335 a.C. i Romani si impadronirono di Cales (Liv. VIII, 16) in modo da bilanciare il controllo sannita su Teanum. L’anno successivo, nel 334 a.C. a Cales fu dedotta una colonia di diritto latino di 2500 uomini (Liv. VIII, 16, 13-14; Valleio Patercolo 1, 14). Nel 296, durante la Terza guerra sannitica, i sanniti devastarono il territorio di Cales (Liv. X, 20). Tacito, (Annales), VI, 27, ci informa che Cales fu sede di una questura. Nel 217 e nel 211 a. C., durante la Seconda Guerra Punica, Annibale devastò l'agro caleno (Liv. XXII, 13). Nei pressi di Cales (22) si combattè la celebre battaglia in cui Annibale per trarsi d'impaccio utilizzò, nell'inverno del 217-216 a.C., l'espediente dei tori con le fascine accese sulle corna, che aprirono il varco nel blocco romano. Nel 211, sempre durante la Seconda Guerra Punica venticinque senatori campani furono deportati a Cales, ed ivi decapitati (Liv. XXVI, 14; Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabitium III, 8). Nel 209 Cales, assieme ad altre undici colonie romane di diritto latino si rifiutò di continuare a fornire gli eserciti romani di uomini, mezzi e denaro (Liv. XXVII, 9). Dopo la Guerra Sociale (83-81 a. C.) quando Silla avviò un vasto riordinamento amministrativo della repubblica, Cales fu innalzata da colonia al rango di municipio. Cicerone (De lege agrum II, 7,6; Ad familiares IX, 13, 3) menziona più volte il municipio caleno. Molti autori antichi si limitano semplicemente a menzionare Cales decantandone i pregiati vini, le acque minerali e l'artigianato: Strabone, Geografia V, 237-249; Silio Italico, Punica XII, 521 e ss; Valerio Massimo, De Miraculis 1, 8, 18; Polibio, Storie III, 91; Appiano, Storia di Roma - La Guerra Civile - 1, 84; Aulo Gellio, Notti Attiche X, 3, 3; Frontino, De acquaeductu urbis Romae; Plinio, Naturalis Historia III, 60; 1, 320; XIV, 65; Orazio, Satire 1, 6,118; 11, 3, 144; Odi 1, 20, 9; 1, 31, 9; IV, 12, 14; Giovenale, Satire 1, 69; Vitruvio, De Architectura VIII, 3; Catone, De Agricultura 135; Ateneo, Deipnosofisti, 1, 27.


Sarcofago marmoreo portato alla luce a S. Casto Vecchio a NAPOLI - Museo Nazionale


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