CALVI
Uno scrigno di memoria
La Calvi Medioevale

Percorrendo la via Casilina nel tratto che congiunge Capua con Cassino, al confine tra gli attuali comuni di Pignataro Maggiore, Calvi Risorta e Sparanise, si incontrano le vestigia dell'antica Ca1es. Città fondata dagli Ausoni, fu successivamente conquistata dai Sanniti ed infine colonizzata dai Romani. Subì gli influssi anche degli Etruschi. La città partecipò anche alle guerre puniche poiché il condottiero cartaginese pose proprio nei territori caleni il suo accampamento in attesa di attaccare Roma. Tito Livio scrive che Annibale avesse messo in fuga, proprio qui, i Romani con il famoso stratagemma dei buoi e che Fabio Massimo il Temporeggiatore avesse aspettato nei pressi di Cales il momento propizio per attaccare i Cartaginesi. Le numerose vestigia ancora presenti, sebbene nascoste da una lussureggiante vegetazione, sono la testimonianza del suo glorioso e bellicoso passato: il teatro, l’anfiteatro del quale affiorano i resti intorno all'arena, oggi purtroppo adibita a pascolo; ben due impianti termali, quello delle terme centrali più antico e quello delle terme settentrionali di età imperiale su cui, oggi, prospera un vigneto; il tempio di Augusto, le ville urbiche, la palestra e più a oriente l'arce. Purtroppo tali vestigia possono essere individuate solo attraverso un'attenta indagine dei luoghi, poiché la mancata sistemazione archeologica ne impedisce per ora la visita.


CALVI MEDIOEVALE
Nonostante ciò, la presenza di altri monumenti, altrettanto importanti, che al contrario possono essere facilmente individuati, suggerisce una visita attenta alla parte medievale della città. Intorno al 571 venne incorporata nel ducato longobardo di Benevento. Più tardi, verso l'863, fu ricostruita da Atenolfo nipote del vescovo di Capua Landolfo, limitatamente all'area dell'arce. In quell'occasione il suo antico nome ausone fu trasformato in Calvi. Sotto il governo di Atenolfo la città si trasformò in castrum fortificato. Divenne sede di gastaldato della contea longobarda di Capua e assistette alla lenta ed inesorabile trasformazione degli edifici pagani in cristiani. Sorsero a quel tempo i casali di Petrulo, Visciano, Zuni e Martini. Essi conservano ancora oggi il loro carattere di borghi rurali. I monumenti che si possono ammirare, sostando nei pressi della via Casilina, sono la cattedrale, il castello, il seminario vescovile c la dogana borbonica. Si può scegliere quale delle due parti della città visitare: la prima ricca di ruderi archeologici, raggiungibile a fatica dalla via Casilina; più facilmente accessibile la seconda, quella di età medievale in cui, per secoli, il potere ecclesiastico prima e quello laico poi, ha apportato notevoli modifiche. Il primo edificio che si vede dalla strada e' il castello. Avuta sin dalle origini la funzione di guardia e difesa del valico, fu costruito in età angioina su ciò che restava dell'antico castrum longobardo a sua volta impiantato su quello di età romana. Nella sua veste attuale si presenta come un maniero aragonese, poiché proprio a cominciare da11452 esso fu restaurato ed adeguato alle più moderne esigenze difensive; si irrobustirono le torri che furono dotate di basi scarpate creando un profondo fossato. Le campagne limitrofe conservano tesori d'arte medievale come le due grotte rupestri dei Santi e delle Formelle. La prima, scavata nel tufo, servì da catacomba ai primi cristiani durante le persecuzioni diventando, successivamente, luogo di culto per le popolazioni delle campagne circostanti. L'interesse principale, per cui vale la pena percorrere un sentiero di campagna, e dato dagli affreschi votivi, databili tra il X e il XIII secolo, che ricoprono le pareti della cappella e della rozza abside. Essi trovano analogia con quelli più noti di Sant'Angelo in Formis a Capua e della Madonna della Stella a Riardo. La grotta delle Formelle è invece scavata nel fianco di una parete tufacea e presenta anch'essa un ciclo di affreschi. Le più antiche notizie riguardanti il cristianesimo a Calvi ci informano che il primo culto fu officiato nel vecchio edificio della palestra romana fino alla costruzione della Cattedrale a nord-est del borgo. La tradizione vuole che la primitiva costruzione abbia occupato gli ambienti del tempio di Giano Bifronte, mentre le fonti storiche fanno risalire la prima fondazione della fabbrica all'epoca del conte Pandolfo (IX secolo circa) come attesterebbero alcuni elementi decorativi di matrice longobarda (alcuni capitelli e una lastra tombale posta come architrave del portale sinistro della facciata, oggi purtroppo scomparso) reimpiegati nella fabbrica successiva. La cattedrale calena rappresenta uno dei monumenti medievali meglio conservati della Campania. Dedicata alla Vergine Assunta, la chiesa ha una pianta basilicale divisa in tre navate (in origine da colonne di spoglio romane) e tre absidi che all'esterno presentano conci di tufo squadrati lasciati a vista. All'interno spicca per bellezza la cripta suddivisa in sei navate da cinque coppie di colonne con capitelli di spoglio. Essa e l'unico ambiente che abbia conservato il fascino dell'epoca medievale. Al contrario la basilica superiore subì un primo restauro nel 1452 ed oggi presenta sostanzialmente le forme che ha acquistato nei primi decenni del Settecento. Conservatasi quasi intatta nel suo impianto originario la chiesa romanica risale (come sostiene Mario D'Onofrio) alla prima metà del XII secolo sia per la regolarità del paramento murario esterno, sia per alcune peculiarità decorative. Essa, infatti, e è simile alle cattedrali di Sessa Aurunca e di Caserta Vecchia, consacrate rispettivamente nel 1113 e nel 1153. Il monumento di maggior pregio (al momento conservato a Teano), che decora l'interno, è il trono episcopale sorretto da due figure zoomorfe simili ad elefanti che per le loro caratteristiche formali ricordano esempi pugliesi dello stesso periodo. I due leoni, che decorano lo sgabello alla base della sedia, invece, furono posti successivamente quando fu costruito l'ambone. All'esterno, infine, si possono ammirare due splendidi portali archivoltati, quasi certamente del XII secolo, analoghi a quelli della cattedrale di Alife e della chiesa di San Marcello a Capua. Un accenno meritano le grandiose opere idrauliche di età preromana, anch'esse conservate nel territorio circostante. Sono la testimonianza delle primitive tecnologie messe in pratica dagli abitanti di questi luoghi per rifornire la città di acqua, irrigare i campi ed allo stesso tempo drenare il terreno. Infine, si può ammirare il seminario diocesano. Trasferita la diocesi di Calvi a Teano, in esso fu sistemato il Museo Archeologico fino al 1980, anno del terremoto che colpì la Campania e che spinse la Soprintendenza ad effettuare lavori di restauro. Ci auguriamo che i preziosi oggetti, custoditi oggi presso altri musei, possano ritornare a Cales, in quella sede scelta proprio affinché i reperti venissero esposti vicino ai luoghi nei quali erano stati rinvenuti. Speriamo quindi che al più presto la visita dei monumenti medievali possa essere accompagnata da sopralluoghi guidati nell'area archeologica e che si possa visitare il museo il cui scopo è senz'altro quello di raccogliere e testimoniare, nelle sale del seminario vescovile restaurato, la lunga e ricca storia di Calvi.

(*) Riduzione da Emanuele Romeo: CALVI Uno scrigno di memoria in "Campania Felix" N°13 Maggio 1997