STORIA

 


Dagli Ausoni agli Etruschi
Cales fu un tempo abitata dagli Ausoni. Intorno al 2500 a.C. Cales fu una delle città più importanti
di questo popolo e, secondo una leggenda riportata da Silio Italico, essa venne fondata da Calai, figlio della ninfa Orizia e di Borea, uno dei mitici eroi della spedizione degli Argonauti. Intorno al IX sec. a.C. arrivarono gli Etruschi. La loro espansione fu fermata dai Greci nelle paludi tra il Clanis ed il Volturno (525 a.C.).
Che, almeno a partire dal IX sec. a. C., Cales sia stata città etrusca ci sembra un dato di fatto per la presenza in loco di notevoli ed ingegnose opere idrauliche per il drenaggio delle acque, di fattura tipicamente etrusca, come il "ponte delle monache", nonché significativi ritrovamenti archeologici con le manifestazioni tipiche di locali "facies" etrusche. Cales fu presa dai Romani nel 335 a. C.

 

 


La conquista Romana
La sua conquista è narrata abbastanza diffusamente da Tito Livio nell’VIII libro delle sue Storie "Ab Urbe condita". Il pretesto per l'intervento romano fu originato da una guerra che i Caleni, uniti ai Sidicini di Teano, avevano mosso contro gli Aurunci, a loro volta alleati di Roma. Stando al racconto liviano, l'esercito messo assieme da Sidicini e Caleni sconfisse quello degli Aurunci, costringendo questi ultimi a chiedere l'aiuto dei Romani. Questi risposero prontamente disponendo l'invio di un forte esercito che venne affidato alla guida del console Marco Valerio Corvo "il più grande comandante di quel tempo". Costui pose l'assedio a Cales che riuscì a conquistare nel 335 a.C.. Per questo, a Marco Valerio Corvo vennero decretati gli onori del trionfo e la menzione nei "Fasti trionfali" del 335 a.C..
Dopo la conquista romana, a Cales furono inviati, nel 334 a.C. 2.500 coloni ed alla città fu conferito lo status di "COLONIA LATINA". E quando il Senato di Roma nel 267 a.C. dispose l'istituzione in Italia di quattro Questure, una di queste ebbe la sua sede proprio a Cales. Teodoro Mommsen affermava testualmente che "...il secondo di questi magistrati fu destinato a vigilare da Cales, allora capitale della Campania Romana, sui porti della Campania e della Magna Grecia".
Cales tra il 216 ed il 215 a.C. fu 1a sede del quartier generale delle forze romane operanti in Campania.

 


L’episodio di Annibale
Sotto le sue mura e nel suo "ager" si svolsero alcuni importanti eventi bellici, il più noto dei quali è probabilmente quello narrato da Livio nel XXII libro delle sue "Storie". In questo passo viene descritto l'ingegnoso espediente escogitato da Annibale per sfuggire ai Romani di Quinto Fabio Massimo che lo avevano accerchiato sotto il monte Maggiore di Rocchetta e Croce. Diede ordine ai suoi soldati di radunare numerose mandrie di buoi sulle cui corna fece legare fasci di strame e sterpaglie. Appena discese 1a notte, poi, comandò di dar fuoco alle fascine e fece spingere i buoi verso le alture circostanti occupate dalle truppe di Fabio. Fabio Massimo, paventando un attacco notturno, rinforzò allora la guardia, ma non si mosse dalle sue postazioni sulle alture della Rocchetta. Alle prime luci dell'alba Annibale era già lontano. Era avvenuto che nello stesso tempo in cui le mandrie di buoi ed i fanti punici venivano spinti a creare confusione sulle colline a sud della Rocchetta il grosso dell'esercito cartaginese si spostava in silenzio.


La Seconda guerra punica: lo stratagemma di Annibale
1- Vengono spinti i buoi verso le pendici del monte di Rocchetta
2- Minucio abbandona Torricelle per accostarsi a Fabio Massimo
3- Annibale passa per le posizioni lasciate libere dal Minucio


 


La decadenza
Superata la crisi che la investì nel II secolo, non raggiunse mai più l'importanza politica e strategica del passato, ma va notato che Polibio, il quale visse tra il 203 ed il 120 a.C., la poneva in quest'epoca fra le più belle e celebri città della Campania. Particolarità questa, che venne puntualmente riscontrata nel secolo successivo anche da Cicerone (106-43 a.C.) i1 quale nella sua celebre orazione contro Rullo affermava che le città del Lazio dei suoi tempi non potevano minimamente paragonarsi alle più belle città Campane, fra le quali annoverava Cales. Anche Strabone, illustrando le più importanti città che si trovavano lungo la Via Latina, accennava a Cales e la definiva "Urbs egregia". Orazio era un fervente ammiratore dei suoi vini. Il poeta di Venosa ci lasciò un ulteriore, prezioso riferimento laddove egli accenna alle famose "falces putatoriae" calene, ponendoci quindi, in condizione di dedurre che, agli inizi dell'impero, a Cales continuava ancora una tradizione artigianale già famosa ai tempi di Catone. La città ebbe fra l'altro due grandi impianti termali, l'anfiteatro, una palestra, un proprio acquedotto e numerosi templi.

 

 (*) Riduzione da G. Carcaiso: "Storia dell’Antica Cales", 1980



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