LA TOPONOMASTICA



La toponomastica cittadina in età romana è documentata da quattro importanti epigrafi e dalle indicazioni accompagnate ad una firma di ceramista. La prima iscrizione (C.I.L. X, 4650) del I sec. a.C., ricorda due quattuorviri, C. Furio Numida e M. Veratio Pollio che, dal punto in cui l'epigrafe si trovava, fecero lastricare la via che conduceva in direzione di porta Somma, di porta Gemina, di porta Martiale e del vicolo che conduceva al Tempio di Mater Matuta. Le altre due iscrizioni (C.I.L. X, 4660 e N. Sc. 1929, pp.31-32) sono databili tra il 26 ed il 29 d. C.. perché ricordano il secondo consolato di M. Vinicio, inviato da Augusto nell'anno I d.C. in Germania per sedare il paese, ne ritornò, come attesta Velleio Patercolo e come confermano le nostre epigrafi, Triumphalibus Ornamentis cioè con gli onori del trionfo. I due titoli ci dicono che M. Vinicio fece ripavimentare a proprie spese alcune strade urbane. Le tre epigrafi ci informano dell'esistenza di sei porte: Somma, Gemina, Martiale, Stellatina, Laeva, Domestica; di tre templi dedicati a Mater Matuta, Giunone Lucina, Giano; del quartiere dei gisiarii, i carrettieri, dei clivi, delle strade in salita, intendendosi con ciò forse la zona della antica città ove attualmente si trova la cattedrale romanica. La città in età romana risultava divisa in Vici. L'iscrizione di Aufellio Rufo (C.I.L. X, 4641) rnenziona l'esistenza di un Vicus Palatius.. Inoltre la firma del ceramista K. Serponio, su una coppa ombelicata a vernice nera con figurazione a rilievo di tipo caleno menziona il Vicus Esquilinus in cui si trovava l'officina. Evidentemente i coloni romani dedotti a Cales divisero la città in Vici, in quartieri, denominandoli nostalgicamente con i nomi delle regioni urbane di Roma.



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