LA FARLOCCA ISTAT HA AGGIORNATO
IL DATO DEL PIL ITALIOTA AL DICEMBRE 2009: DA - 4,8% A - 5,1%. UN CROLLO
EPOCALE CHE CI RIPORTA AL 1971 SOLO PERCHE' E' DA QUELL'ANNO CHE
INIZIANO LE SERIE STORICHE, ALTRIMENTI IL GRAN BALZO ALL'INDIETRO
PROBABILMENTE CI RIPORTA AL SECONDO DOPOGUERRA. Nel mese di gennaio 2010
il debito pubblico èaumentato di 26,7 miliardi di euro.
Quasi un miliardo al giorno. Tremorti non si ferma più, è in caduta
libera. Dopo una breve sosta nel mese di dicembre 2009, il debito
pubblico sta accelerando. Con questo ritmo a fine anno avremo 320,4
miliardi in più. Il 10 marzo 2010 il parlamento italiota approvava
un emendamento per l'aumento a 78 SETTIMANE DELLA CASSA INTEGRAZIONE ( E
QUESTO PERCHE' SECONDO TESTA D'ASFALTO LA CRISI E' PASSATA), EMENDAMENTO
A SUA VOLTA EMENDATO DAL GOVERNO CHE HA POSTO PARERE NEGATIVO.
( VEDI ARTICOLO) In realtà il parere negativo è soprattutto della
ragioneria di Stato, in QUANTO SEMPLICEMENTE NON CI SONO PIU' SOLDI. IN
BUROCRATICHESE QUESTA E' STATA LA MOTIVAZIONE: "La misura
che punta all'allungamento della Cassa integrazione ordinaria produce un
''effetto dicotomico che, in modo rigido e generalizzato per i settori
interessati, potenzia tutele già esistenti'' e sottrae invece
''risorse'' che possono servire a garantire i ''lavoratori dei settori
e/o tipologie di imprese (piccole e medie) che non possono pienamente
usufruire degli ammortizzatori ordinari''.
Sfonderemo i DUEMILA miliardi, arriveremo a 2.081,5 miliardi. Accumulare
in un solo mese circa cinquantunomila miliardi di vecchie lire di debito
è una cifra pazzesca, fuori dalla comprensione umana, da non credere.
Nel 2010 l'interesse sul debito aumenterà, più debito, più interessi.
più default per tutti.
Più elicotteri per
qualcuno. In Italia il costo della vita è
sempre più alto. I Mondiali di ciclismo del 2008 (su cui
indaga la Procura)
sono costati OTTO volte di più di quelli svizzeri dell'anno dopo. E'
l'effetto della Bertolaso Tax, o forse non sapevate che la Protezione
Civile organizza anche le gare in bicicletta?
"A cosa serve Expo2015? Ehhhhh, caro Grillo, é un "grande evento" da non
perdere! :-) Proprio ieri qui a Lugano é stato reso noto il consuntivo
relativo ai
mondiali di ciclismo 2009
a Mendrisio. Ebbene sono stati spesi circa 8.8 milioni di euro e si é
chiuso in pareggio! Ai mondiali di ciclismo di Varese nel 2008 di
milioni di euro ne sono stati spesi ...... 71.4! Come mai quelli
organizzati in Italia son costati ben 8 volte tanto? Ahhhh ecco, anche
quello é stato considerato un "grande evento" dal governo e quindi se ne
é occupata la Protezione Civile!". Una Protezione Civile drogata,
senatori eletti con voti farlocchi che facevano creste immonde
sull'evasione fiscale di società telefoniche coinvolte in pesantissimi
scandali di dossieraggio illegale, una nazione che frana con la pioggia
e la neve grazie alla speculazione edilizia senza freni resa scomposta
con IL PIANO CASA DI TESTA D'ASFALTO, completamente storditi da
una informazione
INESISTENTE:Minzolini
in dolce colloquio con Berlusconi? Dov’è la novità? Un consigliere dell’Agcom
consigliato dal presidente del Consiglio di cancellare “Anno
Zero”? E allora? Non c’è bisogno di prove
per sapere che le televisioni (pubbliche e private) sono controllate e i
direttori sono burattini nelle mani dei politici. Berlusconi è solo più
sfacciato, più coglione (lo intercettano da 30
anni e ci casca sempre), più protervo, più abituato a mentire e a far
mentire. Televisioni e giornali sono farciti di direttorissimi,
di Umilio Fede e di Minchiolini e di Vespasiani. E’ una galleria della
lingua felpata, delle notizie scomparse, del palinsesto alla carta con
pietanze indigeribili.
Le voci del padrone sono ormai un coro indistinguibile, tutte uguali
nella prostituzione della verità. E i peggiori sono quelli meno
evidenti, con i cappotti di cammello e la cravatta con il nodo alla
Nuvoletti. I tappetini rossi alla De Bortoli della
notizia non data e gli stuoini alla Fabio Fazio senza seconda domanda.
Gli Scalfari che difendono le aberrazioni costituzionali di Napolitano e
i minorati mentali della politica come Veltroni, e i Riotta che premiano
motu proprio, ma a nome de Il Sole 24 Ore, Tremorti economista
dell’anno. Minzolini è innocuo, non gli crederebbe neppure Gasparri,
avrebbe dei dubbi persino Giovanardi. E' a prova di casalinga di
Voghera. Ha la faccia da “Natural
Born Killer” del telegiornale.
E’ un appuntamento serale della stronzata, aiuta la digestione meglio
del confetto Falqui, con lui basta la parola (la sua) per mandarlo a
cagare. Togliere Minzolini dallo schermo per ritrovarci Belpietro o
Giordano, Feltri o Rossella? Perché accontentarci di sostituti,
di portavoce, di ballerini di seconda fila? Berlusconi può
tranquillamente sostituire Minzolini, il tempo che passa al telefono con
lui lo può dedicare ai telespettatori. Sul Tg2 per par condicio Fini in
prima e seconda serata. Per il Tg3, a turno, una sera Bersani e una
D’Alema, che in sostanza sono la stessa cosa.
L’informazione di regime si è evoluta in un regime di
informazione. Il nulla per esistere ha bisogno dei
direttorissimi e di un numero considerevole di coglioni. In Italia non
ci facciamo mancare nessuno dei due.
IL GRAN BALZO ALLO SPROFONDO
DEL LABORATORIO PUGLIA
Il governatore pugliese SUBCOMANDANTE ZAPATISTA
Nichi Vendola
BARI
- Nel laboratorio Puglia si vede oggi quello che forse domani sarà la
POLTIGLIA italiana. Qui la seconda repubblica è finita il 24 gennaio
scorso. Era la notte delle primarie. Con la vittoria di Vendola
IL FENOMENO, CAPACE DI DISTRUGGERE L'UNICO SEGGIO COMUNISTA IN
PARLAMENTO, e la nomina di Rocco Palese a sfidante, in poche ore è
crollata a sinistra l'egemonia di D'Alema e a destra è cominciato il
dopo Berlusconi CON IL DUO FITTO/CITO. Fuori gioco il Padrone e lo Stratega DELLE MILLE
SCONFITTE NONCHE' MIGLIOR ALLEATO DEL PADRONE, senza i quali in
Puglia, ancor più che nel resto d'Italia, non si muoveva foglia da
quindici anni, che cosa è rimasto sul campo? Una nuova
sinistra di PSEUDO guerriglieri mediatici OCCUPATORI DEL CAVO CATODICO, una vecchia destra di notabili
poco telegenici, un centro né nuovo né vecchio a fare da ago della
bilancia PERCHE' LORO "CENTRANO" IN UN GABINETTO SEMPRE. Sullo sfondo, un intreccio di affari,LA PRIVATIZZAZIONE
DELL'ACQUA, scandali, VENDOLA INQUISITO PER TRUFFA NEL SETTORE DELLA
SANITA' PUGLIESE,e regolamenti di conti fra potentati economici TRA
CUI SPICCANO FITTO E CITO. E il paradosso di una regione da sempre di
destra che rischia di finire per la seconda volta nelle mani del più
ROSA dei governatori.
"In Puglia almeno abbiamo presentato le liste, peccato non il
candidato" dicono che ripeta Berlusconi. Questo Rocco Palese, ombroso
braccio destro del ministro Raffaele Fitto, questo candidato in
grisaglia, noiosamente onesto e antitelevisivo, al premier non è mai
andato giù. "Rocco chi?!" aveva urlato in faccia a Fitto, durante un
consiglio dei ministri. "Palese, come l'aeroporto" aveva sussurrato
l'altro. "Ah, così la gente se lo ricorda" s'era calmato il Cavaliere.
Ma pochi giorni dopo, con i manifesti "Palese presidente" già
stampati GRAZIE AI CONTRIBUTI STATALI ETERNI, il premier era tornato alla carica, aveva convocato Fitto e
i maggiorenti del partito per dire che "con questo Rocco, come si
chiama?, non andiamo da nessuna parte. Per vincere dobbiamo allearci
con Casini e appoggiare la Poli Bortone". Ma Fitto si oppose al punto
di minacciare una scissione, cosi' come gia' accaduto in Sicilia con
Lombardo che governa con l'appoggio esterno del PD, e Berlusconi, per la prima volta, fece lui
un passo indietro.
E' partita così la strana sfida fra il Ragioniere e il Poeta, secondo
la reciproca definizione. Dove il Ragioniere sta per Palese e il Poeta
allude naturalmente a Vendola, il "poeta di Terlizzi", e ad altro.
Come si evince dalla greve traduzione del terzo incomodo, Adriana Poli
Bortone: "Vuoi vedere che fra un ragioniere e un diverso, stavolta ai
pugliesi può piacere una donna?". Tanto per dire del livello.
Il duello fra Vendola e Palese è lo spettacolare rovesciamento degli
stilemi che hanno dominato la seconda repubblica. E' la sinistra che
detta l'agenda e si diverte, sfrutta l'abilità mediatica, ricorre al
populismo, inventa una trovata dopo l'altra, ribalta le accuse in
punti di forza. La destra irride al Poeta di Terlizzi? E Vendola
risponde con una campagna fatta di slogan, una ventina, tutti in rima
baciata. "Si tratta di far mancare il terreno sotto i piedi alla
propaganda avversaria" spiega Giovanni Sasso, capo dei trentenni
creativi dell'agenzia ProForma, che cura la campagna di Vendola. Lo
stesso che ha inventato gli slogan poetici, le videolettere e
l'esilarante "mago pidiello" che spopola da settimane su Youtube.
UNA PACCOTTIGLIA DI CAZZATE SOPRA CUI la destra è costretta a inseguire, a dire "anche noi siamo contrari al
nucleare", "anche noi non vogliamo la privatizzazione dell'Acquedotto
pugliese". "Ma l'avete detto a Berlusconi, a Fitto e al governo?" è la
facile replica di Vendola.
Quando si va sul territorio, come si dice, sembra di assistere al
confronto non fra candidati, ma fra epoche storiche. Incrocio la
campagna di Vendola e Palese per la prima volta a Taranto, la più
cinica e indolente piazza politica d'Italia, un coacervo a metà tra
eredità borbonica e cattedrali industriali sorte a furia di fiumare di
danaro pubblico sperperato. L'arrivo del ciclone Nichi è una scarica d'adrenalina, si bloccano le strade del centro
nuovo e perfino della città antica, che è un deserto di palazzacci
disabitati, percorsi ormai soltanto da bande di spacciatori.
Il governatore stringe centinaia di mani, più che un comunista sembra
un senatore dell'Illinois. Nelle stesse ore la convention di
Palese si svolge nel lussuosissimo Hotel Histò a Mare Piccolo, in un
salone dove si raccoglie la vecchia nomenclatura cittadina, ampie
nuche democristiane avvizzite, età media sulla sessantina/settantina
NON SOLO NELLA MORFOLOGIA MA ANCHE NELLA TESTA. Al tavolo di
presidenza spicca la pittoresca figura di Giancarlo Cito, ex sindaco e
senatore, condannato per mafia, il proto Berlusconi di Taranto che già
negli Ottanta faceva politica con le tv e le squadre di proprietà.
E a Palese fa pure la lezione: "Ricordati che la battaglia politica si
vince sui media".
Scene simili a Foggia, a Barletta, a Brindisi. Nel Salento, dove la
macchina del Pd è ancora nelle salde mani di Baffino, i dalemiani
sfottono: "Stasera parla Vendola in piazza, portatevi i fazzoletti".
Ma poi le piazze sono piene e la gente piange davvero. Ironizzano pure
i berlusconiani sul loro candidato: "Stasera c'è Palese, portate le
calcolatrici". E alla sera, al centro congressi, la gente sbadiglia di
fronte all'alluvione di cifre da ordinanza regionale, "di cui al
comma...".
Il maggior vanto e merito di Palese sta proprio nell'opposizione
testarda, meticolosa, da ragioniere secchione ma galantuomo, che ha
guidato per cinque anni in consiglio regionale. Non senza ragione,
viste le inchieste della magistratura. Il guaio è che la vena
moralizzatrice della destra si è fermata al nome del candidato
presidente e all'epurazione delle escort, tornate a popolare le notti
di corso Vittorio. Per il resto le liste pulite qui non sono
pervenute. A destra spicca il nome di Tato Greco, genero dei
Matarrese, socio e amicissimo di Giampaolo Tarantini, già sponsor di
Patrizia D'Addario. Per proseguire con Francesco Pistilli, ex sindaco
di Acquaviva, condannato l'anno scorso per corruzione. Anche la Poli
Bortone vanta in lista nientemeno che il ripescaggio di Cosimo Mele,
l'ex deputato Udc sorpreso il 27 luglio 2007, in un albergo di via
Veneto, nel mezzo di un'orgia a base di cocaina con un paio di
prostitute. Oggi è in giro per le parrocchie del brindisino a spiegare
il valore della famiglia, MA D'ALTRA PARTE L'UDC E' ANCHE DI CUFFARO
APPENA CONDANNATO IN APPELLO PER CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE
MAFIOSA.
Nel centrosinistra ha fatto discutere, per opposti motivi, la
candidatura a capolista dell'Idv di Lorenzo Nicastro, magistrato
titolare per nove anni delle inchieste su Fitto e Angelucci. Attaccato
dalla destra come "evidente caso di barbara commistione fra politica e
giustizia". Difeso a spada tratta da Di Pietro, meno dal Pd e da
Vendola, quasi per niente dall'Associazione nazionale dei magistrati.
La civile idea che non si debbano candidare in lista delinquenti,
corrotti e inquisiti, ma neppure i magistrati che li hanno indagati
fino al giorno prima, pare minoritaria anche nei laboratori della
Terza Repubblica. "Come sembrano minoritari i problemi concreti"
obietta Alessandro Laterza, presidente degli industriali baresi. "In
fondo si parla molto della personalità dei candidati, di chi c'è e di
chi manca nelle liste. Ma che cosa vogliono fare nella sanità,
che rappresenta l'80 per cento del bilancio regionale e il 90 per
cento degli scandali, nessuno l'ha ancora ben chiarito. E alla
prossima puntata Vendola non potrà più dire che alla sanità ha dovuto
accettare l'assessore voluto da D'Alema. Stesso discorso per i
miliardi dei fondi europei, gli ultimi, l'ultima occasione per
rilanciare l'economia della regione".
Sono tutti d'accordo nel dire che la battaglia fra il rock Vendola e
il lento Palese si deciderà nel Salento, dove Poli Bortone rischia di
togliere molti voti al centrodestra, e soprattutto a Bari. Qui Vendola
e il sindaco Michele Emiliano hanno siglato sabato scorso una
spettacolare pace, dopo mesi di conflitti. Si vocifera di un accordo
già trovato fra i due per fare in modo che sia Emiliano il successore
di Vendola, in caso di vittoria. Fra cinque anni o forse molto prima.
Dipende da quando finirà la seconda repubblica anche nel resto
d'Italia.
Trani: Berlusconi, Innocenzi e Minzolini indagati
"Pressioni su Tg1 e Agcom, concussione"
BARI
- Silvio Berlusconi, il membro dell'Agcom Giancarlo
Innocenzi e il direttore del Tg1 Augusto Minzolini
sono indagati per concussione dalla procura di
Trani, l'inchiesta è nelle mani del sostituto
procuratore Michele Ruggiero. Le indagini sono state
condotte dalla Guardia di Finanza. I magistrati
della Procura non hanno voluto commentare la
notizia: "Oggi e domani non diciamo nulla, è inutile
fare domande". In serata fonti vicine alle indagini
hanno confermato che si tratta di concussione. Non
confermata né smentita l'iscrizione dei tre nel
registro degli indagati.
Il retroscena. Il premier voleva
mettere il bavaglio ad Annozero. Lo scrive
oggi in prima pagina il Fatto quotidiano,
citando l'inchiesta, durante la quale - in maniera
del tutto casuale - sarebbero state intercettate le
telefonate che dimostrerebbero le pressioni e gli
interventi di Berlusconi contro la trasmissione di
Santoro.
Nelle intercettazioni che risalirebbero a circa tre
mesi fa, legate a un'inchiesta su carte di credito e
tassi di usura, si leggono, a margine del fascicolo,
i nomi di Berlusconi, Giancarlo Innocenzi (membro
dell'Agcom) e del direttore del Tg1 Augusto
Minzolini. Tutti, secondo il Fatto,
discutono della tv pubblica e dei suoi talk show.
"La procura - scrive il giornale - ascolta in
diretta le pressioni e le lamentele del premier per
Annozero. Rivolte al membro dell'Agcom
Giancarlo Innocenzi". Con inviti molto espliciti a
chiudere il programma. In un'altra di queste
telefonate il presidente del Consiglio si lamenta
della presenza del direttore di
Repubblica Ezio
Mauro e di Eugenio Scalfari in un'altra trasmissione
da lui odiata
, Parla con
me, condotta da Serena Dandini.
Innocenzi avrebbe rassicurato il premier sulla
"soluzione" del problema. E visto che per agire
contro Annozero l'Agcom deve ricevere degli
esposti, lo stesso Innocenzi si sarebbe detto
disponibile a mobilitare alcuni suoi funzionari come
consulenti sulla materia. Altrettanto clamorose le
telefonate di Innocenzi al dg della Rai, Mauro Masi,
in cui lamenta le continue pressioni del premier:
"Nemmeno nello Zimbabw , è il commento del direttore
generale. Secondo l'ipotesi accusatoria in fase di
verifica, dalle intercettazioni compiute sui
telefoni di alcune delle persone coinvolte
nell'indagine, emerge che il reato ipotizzabile è
proprio quello inerente la condotta del pubblico
ufficiale che abusa della sua qualità o dei suoi
poteri per costringere o indurre qualcuno a dare a
lui o ad altri utilità.
Chiama Minzolini "Direttorissimo".
Disponibilie a venire incontro alle esigenze del
capo del governo, sulla base delle rivelazioni del
Fatto, è il direttore del Tg1 Augusto
Minzolini, che Berlusconi chiama "direttorissimo", e
che si sarebbe detto pronto a intervenire, ad
esempio, sul caso Spatuzza: e infatti il giorno dopo
in tv arriva il suo editoriale, in cui definisce
"bugie" le parole del pentito di mafia.
Le reazioni. "L'Agcom è un'autorità
indipendente e autonoma che non ha mai esercitato
censura preventiva - dichiara il presidente Corrado
Calabrò - Noi parliamo attraverso i propri atti e
questi atti dimostrano inequivocabilmente la sua
indipendenza e autonomia di giudizio".
Si chiama fuori anche Minzolini: "Non so di cosa si
parla, non ho ricevuto nesssun avviso di garanzia e
quale è il reato? Berlusconi mi avrà telefonato due
o tre volte, non di più e comunque quanto Casini e
gli altri. Siamo alla follia, credo di essere la
persona più cristallina del mondo, quello che penso
lo dico in tv". "Tutto questo è demenziale,
insulso, è un'intimidazione, ma non funziona
assolutamente. Di fronte a una cosa del genere io
vado ancora più dritto - continua il direttore del
Tg1 Augusto Minzolini - Poi io con Santoro non
c'entro nulla, faccio un'altra cosa, sono da
un'altra parte".
Si difende con veemenza anche Giancarlo Innocenzi
che annuncia querele e contesta "le illazioni"
sottolineando "l'assoluta inconsistenza delle
intercettazioni e l'illiceità della loro
pubblicazione".
Il Cavaliere teme la Caporetto del Pdl
"Dobbiamo evitare il nove a quattro"
ROMA
- La sirena a palazzo Grazioli ha iniziato a suonare
dopo gli ultimi sondaggi: il rischio che le
regionali possano essere una Caporetto per il Pdl a
questo punto è più che concreto. A meno di una
sterzata, come quella che appunto sta cercando di
imprimere il Cavaliere alzando i toni dello scontro,
a fine marzo il tabellone segnerà soltanto 4 regioni
alla maggioranza contro 9 all'opposizione.
A dispetto del pronostico di Ignazio La Russa -
"sarà un successo se raddoppiamo le regioni da noi
governate, passando da due a quattro" - per il
premier sarà un disastro se le bandierine blu si
pianteranno solo in Lombardia, Veneto, Calabria e
Campania. Ma un problema più grande - come una
sconfitta di questa portata a metà mandato - se ne
tira dietro un altro non meno gravido di
conseguenze: l'arretramento del Pdl a favore della
Lega. I bollettini che arrivano a via dell'Umiltà
sono da giorni sempre gli stessi: "I sondaggi -
rivela un ministro - stanno dimostrando che la
vicenda delle liste porta a un significativo travaso
dal Pdl alla Lega". In Veneto ci sarebbero
addirittura una decina di punti di distacco, con la
Lega vicina al 35% e il Pdl al 26%. Il Carroccio
sfonda poi nelle regioni rosse, mentre in Piemonte
sono 2 i punti che sottrae al Pdl. E quello che non
fa la Lega lo fa l'astensione, che sembra colpire di
più gli elettori di Berlusconi. Incontrando due sera
fa a cena alcuni senatori, dopo aver spento la
televisione al terzo goal del Manchester United
contro il suo Milan ("basta, mi fa solo incazzare"),
il premier ha confessato che finora il Pdl "ha perso
4 punti a livello nazionale".
Reagire è quindi l'imperativo, invertire la rotta
prima che i dati si consolidino. Il Cavaliere lo fa
a modo suo, caricando la campagna con accuse ai
giudici e all'opposizione "sovietica" e, di fatto,
sostituendo se stesso ai candidati governatori. Ci
vorrebbe qualche provvedimento da spendersi in
campagna elettorale, ma Giulio Tremonti resta una
sfinge. Tanto che ieri mattina, sedendosi al grande
tavolo del ministero dell'Economia insieme a
"Giulio", il premier l'ha fulminato con il sorriso
sulle labbra: "L'ampiezza di questo tavolo è
l'emblema della distanza che c'è tra il tuo
ministero e il Paese".
Dunque occorre una mobilitazione generale. "Non
potrò andare dappertutto - ha spiegato ai senatori -
ma cercherò di fare molte conference call. Il
problema è la sicurezza: dovunque vada mi aspettano
50-60 contestatori organizzati". L'altra emergenza è
la manifestazione di Roma. A chi la deve organizzare
stanno venendo i sudori freddi per il rischio flop,
visto che piazza San Giovanni senza 300 mila persona
sembra vuota. "L'altra volta - si sfoga uno dei capi
Pdl - ci sono voluti 3 mesi di tempo. Ora abbiamo
appena dieci giorni". Il problema è anche la
"freddezza" degli elettori: "Mentre contro Prodi e
Visco era molto facile portare la gente in piazza -
confessa un ex forzista del Nord - adesso dovremmo
rinunciare all'ultimo week end di campagna
elettorale per venire a Roma a manifestare a favore
della Polverini". Denis Verdini, coordinatore
nazionale del Pdl, in un corridoio dell'hotel Hilton
ammette che "riempire San Giovanni è una grossa
sfida... ma siamo il Pdl no? Siamo grossi".
L'altro problema resta il rapporto con Gianfranco
Fini. Ricevendo a cena i senatori, giacché alcuni
provenivano da An, Berlusconi li ha tranquillizzati:
"Con Gianfranco ho un rapporto più che decennale.
Quando c'è un problema ci parliamo e mettiamo tutto
a posto". Giorni fa tuttavia, scherzando con Ignazio
La Russa, il Cavaliere aveva usato un altro
registro: "Se potessi tornare indietro rifarei Forza
Italia". Al che La Russa non ha resistito alla
battuta: "Presidente, ma lo sai che Fini dice
esattamente lo stesso?".
PIIGS E DEFICIT:
UNO SHOCK PER L'ECONOMIA MONDIALE
Il
deterioramento delle finanze pubbliche delle
economie industrializzate potrebbe compromettere
l'intensita' e la rapidita' della ripresa mondiale
piu' di quanto non ci si aspetti. A lanciare
l'appello e' Mohamed A. El-Erian, al fianco di
Bill Gross a capo del fondo obbligazionario
maggiore del mondo.
"L'importanza dello shock alle finanze pubbliche
delle economie industrializzate e' sottovalutata e
male interpretata", ha scritto El-Erian in un
articolo pubblicato sul sito Internet del
Financial Times e poi ripreso dall'agenzia
Bloomberg. Il danno potenziale di un incremento
dei debiti governativi dei Paesi dell'Unione
Europea e' "attualmente visto principalmente -- ed
eccessivamente -- attraverso lo stretto prisma
della Grecia".
Dopo essersi indebitati in maniera eccessiva per
far fronte alla crisi finanziaria mondiale -
avverte El Erian, 51 anni - i governi saranno
costretti ad alzare le tasse e ridurre le spese
per riportare i livelli di deficit su livelli
normali.
Un fallimento nel portare a compimento in tempo
tali misure fiscali finirebbe per aumentare il
rischio che i governi cerchino di risanare il
debito eccessivo tramite l'inflazione o un
default.
Pimco ha fatto notare che i problemi finanziari di
Grecia, Portogallo, Spagna (e Italia) confermano
le previsioni secondo cui il 2010 sara' un anno di
crescita sotto la media e come il ruolo e
l'apporto dell'economia statunitense alla ripresa
mondiale finira' per essere di secondo piano.
SOLE 24 ORE: UN
BUCO SPAVENTOSO
di WSI
La combinazione
esplosiva di recessione e pessima gestione aprono
una voragine "ufficiale" di 52.6 milioni di euro
nei bilanci del quotidiano di Confindustria.
Crollano diffusione (-18.6% in 12 mesi) e
pubblicita'. Costi alle stelle.
Il Gruppo Sole 24
ore ha chiuso il 2009 con una perdita netta di 52,6
milioni di euro, rispettto a un utile di 16,1
milioni nell'anno precedente. E' quanto si legge in
una nota diffusa al termine del Cda che ha anche
conferito i poteri di gestione all'amministratore
delegato Donatella Treu.
Nonostante il "buco" di dimensioni senza precedenti
in Italia e nel mondo per un'azienda editoriale
(quanti anni ci vorranno per tornare al pareggio?)
il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia,
proporra', nella sua qualita' di azionista di
controllo, la riconferma di Giancarlo Cerutti come
presidente del Sole 24 ore Spa per il prossimo
triennio.
La perdita record di bilancio e' da attribuirsi al
crollo delle vendite in edicola e al parallelo
tracollo della raccolta pubblicitaria sia cartacea
che online. I ricavi sono scesi da 244,6 milioni del
2008 a 187,6 milioni del 2009. Motivi: 1) la
combinazione esplosiva di recessione e pessima
gestione aziendale (qualche testa tra i manager sta
per saltare); 2) l'infelice scelta da parte di Emma
Marcegaglia di Gianni Riotta come direttore, un
giornalista serio ma senza alcun background
economico-finanziario; 3) infine, per l'intero
Gruppo editoriale di Via Monterosa ha pesato la
zavorra di costi fissi astronomici.
Nei 12 mesi dal dicembre 2008 al dicembre 2009 "Il
Sole 24 Ore" ha accusato una discesa a picco della
diffusione pari a -18.6%, da 324.221 a 263.803 copie
(parliamo di diffusione, non di vendita effettiva).
Soltanto tre anni fa le copie diffuse erano oltre
400.000. Alla luce di questa drammatica situazione,
dall'8 marzo "Il Sole 24 Ore" ha proclamato
formalmente con tanto di accordo firmato dalle
controparti (azienda e sindacati) lo "stato di
crisi" per la durata di 2 anni.
COPIE
DIFFUSE DEI PRINCIPALI QUOTIDIANI ITALIANI
Dicembre 2009 / Dicembre 2008 / variazione %
1) E-Polis 499.500, 497.160, 0%
2) Corriere della Sera 485.203, 578.879, -16,2
3) la Repubblica 479.805, 460.574, + 4,2
4) La Stampa 291.000, 297.400, -2,2
5) Gazzetta dello Sport 289.481, 329.263, -12,1
6) Il Sole 24 Ore 263.803, 324.221, -18,6
7) Il Messaggero 186.800, 190.000, -1,7
8) Il Giornale 186.655, 167.791, + 11,2
9) Avvenire 105.405, 103.315, + 2,0
10) Libero 102.866, 115.908, -11,3
11) Il Secolo XIX 85.184, 91.956, -7,4
+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Peggiorano i conti del gruppo Sole 24 Ore che chiude
il 2009 con una perdita di 52,6 milioni, dopo aver
realizzato un utile di 16,1 milioni nell'anno
precedente. In calo anche i ricavi, soprattutto
quelli pubblicitari, passati da 244,6 milioni del
2008 a 187,6 milioni dello scorso anno. I ricavi
consolidati sono invece scesi da 573 milioni a 502,7
milioni di euro. In peggioramento poi la reddivita',
con l'Ebitda che mostra un valore negativo per 24,7
milioni di euro.
La posizione finanziaria netta del gruppo al 31
dicembre e' positiva per 98,8 milioni di euro, in
riduzione rispetto ai 149,0 milioni di euro al 31
dicembre 2008, come conseguenza dell'andamento della
gestione operativa dell'esercizio cui si aggiungono
la distribuzione di dividendi per 10,2 milioni di
euro e investimenti netti per 20,4 milioni di euro.
Il Cda che ha approvato il bilancio ha deciso di
sottoporre all'Assemblea degli azionisti, convocata
per il 14 Aprile, la proposta di non distribuire
alcun dividendo e di ripianare la perdita
dell'esercizio della Capogruppo Il Sole 24 Ore pari
a oltre 46 milioni mediante utilizzo di alcune poste
del patrimonio netto.
___________________________________________
Dicembre positivo per la Repubblica, che diffonde
una media di quasi 480.000 con un incremento
rispetto allo stesso mese del 2008 del 4,2%. Il
quotidiano diretto da Ezio Mauro si avvicina così
sempre di più al Corriere della Sera, leader storico
del ranking, con un distacco che si è ridotto a poco
più di 5.000 copie. Il giornale diretto da Ferruccio
De Bortoli perde il 16,2% con una media di 485103
copie. Sul risultato però, bisogna ricordarlo, pesa
la politica di riduzione delle copie promozionali
avviata da RCS, tra l'altro, dopo gli altri editori
con la riduzione della distribuzione nel canale
estero e in quello delle scuole.
Il gruppo poi sottolinea il buon andamento in
edicola della testata, con una crescita di un paio
di punti percentuali. Il taglio delle operazioni
promozionali colpisce poi, sempre in casa RCS, la
Gazzetta dello Sport, che vede le sue copie (la
media è di 289.481) calare del 12,1%. Il Giornale di
Milano chiude l'anno mettendo a segno un altro boom.
L'attentato a Berlusconi, in particolare, spinge le
vendite del quotidiano affidato a fine agosto alla
direzione di Feltri: con una media di 186.655 la
testata vede crescere il suo dato dell'11,2%.
La Stampa lascia sul campo il 2,2% di copie e
precede il Sole 24 Ore (-18,6%). Su questo
risultato, fa sapere l'editore, pesa ancora una
volta la politica di contenimento dei costi avviata
ad aprile. Dopo il quotidiano di Confindustria si
posiziona il Messaggero, in calo dell'l,7%. Male
Libero, che perde 1'11,3%di copie. Positivo
l’Avvenire: il quotidiano della Cei si mantiene
abbondantemente sopra le 100.000 copie e cresce del
2%. Risultato negativo per Il Secolo XIX, che perde
il 7;4% di copie diffuse. Stabile infine il sistema
Epolis, il quotidiano a distribuzione mista (le
copie sono perlopiù diffuse gratuitamente): a
dicembre la diffusione media è stata di 499.500, di
cui 2.100 vendute, mentre lo scorso anno la media
era stata di 495.100 copie, con 1.960 copie pagate.
Stop ai processi Mills e Mediaset
più difficile bloccare Mediatrade
MILANO
- Nuovo stop al processo Mills, identico destino per
quello sulle presunte frodi fiscali Mediaset. Più
complicato bloccare immediatamente il nuovo troncone
Mediatrade, in cui il premier è indagato di
appropriazione indebita e frode fiscale.
La
legge sul "legittimo
impedimento" approvata ieri dal Senato,
avrà comunque ripercussioni pesanti sul destino
processuale del presidente del consiglio. Quello che
si può azzardare è che Silvio Berlusconi, con tutta
probabilità eviterà qualsiasi tipo di sentenza sia
per la corruzione Mills che per l'affaire Mediaset.
Nel caso della falsa testimonianza "comprata"
dell'avvocato inglese, i termini di prescrizione si
sforeranno nel febbraio del 2011. Undici mesi, per
tre gradi di giudizio, sono un termine impensabile
per capire da quale parte sia la ragione. Nel
merito, la Cassazione si è già espressa il 25
febbraio scorso, a Sezioni Unite. Ci fu corruzione,
è stato sentenziato, ma per Mills il reato è
prescritto per una manciata di settimane. Il
processo milanese, già sospeso per undici mesi
grazie al Lodo Alfano, azzerato per il necessario
cambio di collegio, riprenderà la sua faticosa
marcia il 26 marzo. Allora, di fronte alla scontata
richiesta di applicazione della nuova norma da parte
del collegio difensivo del Cavaliere (composto dal
senatore Piero Longo e dall'onorevole Niccolò
Ghedini), il pm Fabio De Pasquale, con tutta
probabilità, si opporrà chiedendo il giudizio sulla
riforma da parte della Corte Costituzionale. Mossa
che non è ufficiale, ma che pare scontata. E,
sebbene i termini di prescrizione si dovranno
congelare, gli undici mesi di tempo restano un
termine davvero risibile.
Più o meno lo scenario non cambia per la frode
fiscale Mediaset. In questo caso, i termini della
prescrizione sono leggermente più ampi. Si va al
2013. Ma, comunque vada, di fronte all'applicazione
della nuova legge il processo dovrebbe essere
azzerato e riprendere davanti a un nuovo collegio
solo per il premier.
Discorso a parte, infine, l'ultimo troncone che
coinvolge Berlusconi. La presunta appropriazione
indebita e la frode fiscale per i diritti televisivi
gonfiati Mediatrade. L'indagine, proprio in questi
giorni, sta approdando alla richiesta di rinvio a
giudizio. Il pm De Pasquale contesta reati fino al
2006 e i termini di prescrizione scadono nel 2013.
Il tempo per arrivare ad accertare responsabilità, o
ad assolvere nel merito il Cavaliere, ci sono tutti.
Bisogna capire quando potrà essere applicata la
nuova riforma. Nel testo approvato ieri, non si fa
riferimento alle udienze preliminari. Con tutta
probabilità, a meno di ripensamenti, la riforma
dovrebbe entrare in vigore solo nel caso di un
rinvio a giudizio. Sempre che il premier non sia
sempre impegnato in impegni istituzionali.
Su tutte queste ipotesi, anche tante varianti, come
una nuova bocciatura sulla legge da parte della
Consulta che potrebbe arrivare non prima di un anno.
Un'infinità per accertare definitivamente se ci
siano state responsabilità penali del presidente del
Consiglio, nei tre processi che lo riguardano.
Violenze a Bolzaneto, 44 condanne
Reati prescritti, le vittime saranno risarcite
GENOVA
- Nella caserma di Bolzaneto, durante il G8
dell'estate 2001, i no-global furono picchiati,
umiliati, sottoposti a "trattamenti inumani e
degradanti". Ci fu tortura, e gli imputati sono
colpevoli. Generali della polizia penitenziaria,
guardie carcerarie, ufficiali dell'Arma e militari,
agenti e funzionari di polizia, persino quattro
medici: questa sera la Corte d'appello del tribunale
di Genova li ha condannati tutti e 44. A nove anni
dai fatti la maggior parte dei reati è prescritta,
ma i responsabili pagheranno comunque risarcendo le
vittime delle violenze. E con loro metteranno mano
al portafogli anche i ministeri di appartenenza
(Giustizia, Interno, Difesa), che dovrebbero
sborsare una cifra superiore ai dieci milioni di
euro.
Sono state inflitte sette condanne a complessivi
dieci anni di reclusione nei confronti di quattro
guardie carcerarie responsabili di falso - reato
non prescritto - , e di tre poliziotti che avevano
rinunciato alla prescrizione. I sette imputati
condannati sono: l'assistente capo della Polizia di
stato Massimo Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi), gli
agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e
Michele Colucci Sabia (1 anno) e il medico Sonia
Sciandra (2 anni e 2 mesi). Pene confermate a 1 anno
per gli ispettori della Polizia di Stato Matilde
Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi.
"Sono stati accolti tutti i motivi del nostro
appello e della procura generale", hanno commentato
soddisfatti i pubblici ministeri Patrizia
Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati. "Questa
sentenza è due volte importante, perché fatti come
quelli accaduti a Bolzaneto non dovranno ripetersi.
Mai più". Alla fine della lettura della sentenza un
imputato presente in aula ha inveito contro i
giudici - "Avete voluto condannare tutti e basta,
senza fare distinzioni" - ed è stato allontanato.
La sentenza di primo grado è stata completamente
ribaltata. Allora, nel luglio del 2008, erano state
pronunciate 15 condanne e ben 30 assoluzioni. Il
reato di "tortura", non previsto dal nostro codice
penale, era stato indirettamente riconosciuto con la
condanna a 5 anni di reclusione di Biagio Antonio
Gugliotta, sottufficiale della polizia
penitenziaria. Dei "simbolici" 76 anni di prigione
chiesti dalla procura ne era stato riconosciuto meno
di un terzo.
I giudici si sono riuniti in camera di consiglio
alle 9:40 di questa mattina. Per i 44 imputati
autori delle violenze nella caserma di Bolzaneto
avvenute nel luglio del 2001 a Genova durante il G8,
la pubblica accusa aveva chiesto 36 prescrizioni e 8
condanne.
Immediata la presa di posizione del comitato "Verità
e giustizia" che da anni segue le vicende del G8 di
Genova. Il comitato ha chiesto la sospensione per
tutti gli imputati: "Il messaggio dei giudici
d'appello, con le 44 condanne per i maltrattamenti e
le torture su decine di cittadini detenuti nella
caserma-carcere di Bolzaneto nel luglio 2001, è
chiarissimo e dev'essere colto immediatamente dalle
istituzioni. Tutti i condannati nelle forze
dell'ordine devono essere immediatamente sospesi
dagli incarichi, in modo che non abbiano contatti
diretti con i cittadini; gli Ordini professionali
devono agire sui propri iscritti con la sospensione:
non è più possibile restare nel terreno
dell'ambiguità... Se buona parte delle pene è caduta
in prescrizione è solo perché in Italia non ha una
legge sulla tortura (reato che per la sua gravità
non prevede prescrizione), nonostante l'Italia si
sia impegnata oltre vent'anni fa ad approvarne una.
Il Parlamento ora non ha più scuse: la sentenza di
oggi dimostra che abbiamo assoluto bisogno di quella
legge".
Caso Aldrovandi,
condannati tre poliziotti per presunti depistaggi e
rinviato a giudizio un quarto
Per la morte
di Federico erano già stati condannati l'estate
scorsa altri quattro agenti della questura di
Ferrara
Federico
Aldrovandi
Il gup Monica Bighetti ha
condannato tre poliziotti, e rinviato a giudizio il
quarto, nel processo 'Aldrovandi bis' sui presunti
depistaggi nelle indagini per la morte del diciottenne
Federico Aldrovandi, durante un intervento di polizia
il 25 settembre 2005 a Ferrara.
Per la morte del ragazzo erano già stati condannati
l'estate scorsa altri quattro agenti della Questura di
Ferrara. La decisione sui depistaggi, che conferma
l'ipotesi accusatoria dell'intralcio alle indagini fin
dal primo momento, è giunta, dopo quasi tre ore di
camera di consiglio, a conclusione dell'udienza
preliminare.
Paolo Marino, dirigente dell'Upg all'epoca, è stato
condannato a un anno di reclusione (per lui il pm
Nicola Proto aveva chiesto un anno e quattro mesi) per
omissione di atti d'ufficio, per aver indotto in
errore il pm di turno, non facendola intervenire sul
posto. Dieci mesi poi a Marcello Bulgarelli,
responsabile quella mattina della centrale operativa
(l'accusa aveva chiesto due anni e sei mesi), per
omissione e favoreggiamento (caduta la falsa
testimonianza); otto mesi inoltre a Marco Pirani
(chiesto un anno e mezzo), ispettore di polizia
giudiziaria, collaboratore del primo pm
dell'inchiesta, Mariaemanuela Guerra che poi lasciò
per incompatibilità, accusato di non aver trasmesso,
se non dopo diversi mesi, il brogliaccio degli
interventi di quella mattina. Per il quarto
poliziotto, Luca Casoni, unico a non scegliere il
giudizio abbreviato, il giudice ha fissato il processo
per il 21 aprile. E' coinvolto per una telefonata con
Bulgarelli che, quando apprese da lui che il ragazzo
era morto, chiese "in che modo" e Casoni gli disse di
interrompere la registrazione ("stacca").
DA REPUBBLICA DICONO CHE IL MERCATO IMMOBILIARE
RIPARTE:
Immobiliare, il mercato si "normalizza"
Quotazioni stabili, ripartono le vendite
ROMA -Migliorano
le prospettive del mercato immobiliare. Secondo un
sondaggio congiunto effettuato da Banca d'Italia e
Tecnoborsa, la società che fa capo alle Camere di
Commercio e che si occupa dello sviluppo del mercato
immobiliare, nell'ultimo trimestre del 2009 ci sono
stati un parziale recupero del numero delle
compravendite e una riduzione del volume degli
incarichi di vendita rimasti inevasi. Una svolta
incoraggiante che si riflette anche sulle
quotazioni, che dopo un lungo periodo di calo
tendono ora alla stazionarietà. Il sondaggio si
avvale delle interviste effettuate a un campione di
921 agenti immobiliari.
Negli ultimi tre mesi del 2009 la quota di agenti
che segnalano una diminuzione dei prezzi è scesa in
modo cospicuo dal 61,4 d'inizio d'anno al 45,4%.
Nello stesso periodo, si legge nel Supplemento al
Bollettino Statistico diffuso oggi dalla Banca
d'Italia, "si è ampliata la quota di coloro che ne
riscontrano una stabilità, che per la seconda volta
consecutiva si colloca sopra il 50 per cento
(rispetto a 37,1% registrato per il primo trimestre
2009). Più pessimisti gli agenti immobiliari che
operano nelle regioni del Sud e del Nord Est, mentre
scommettono sul mercato in misura maggiore nel Nord
Ovest e nel Centro Italia.
La quota di operatori che hanno venduto almeno un
immobile è salita intorno al 69%, il valore più alto
dall'inizio delle rilevazioni congiunte
Tecnoborsa-Banca d'Italia, nel dicembre 2008. Il
numero totale di compravendite effettuate mediante
intermediazione ha segnato un recupero ancora una
volta soprattutto nelle aree urbane localizzate nel
Nord Ovest e al Centro, dove più decisa è stata
l'attenuazione delle tendenze al ribasso delle
quotazioni.
Quanto alle prospettive del mercato nazionale, "sono
prevalenti le opinioni di una normalizzazione delle
condizioni del mercato di riferimento degli
operatori". A dimostrarlo il fatto che il saldo
negativo tra le attese di miglioramento e di
peggioramento a tre mesi si è ridimensionato a -8,9
punti percentuali (da -16,9 punti nel trimestre
precedente). Le prospettive per i prossimi due anni
sono giudicate positive dal 66,1 per cento delle
agenzie (contro il 59,8 dell'inchiesta precedente) e
in peggioramento dal 12,2 (contro il 16 per cento).
In media un agente ha impiegato nell'ultimo
trimestre del 2009 sette mesi a vendere una casa, un
po' di più che nella precedente rilevazione (6,7
mesi), e il margine di riduzione del prezzo di
vendita si è lievemente ampliato, passando al 12,1%
dall'11,3 rilevato nel trimestre precedente. Fra le
principali cause di ritiro del mandato di vendita ci
sono l'attesa di prezzi più favorevoli da parte del
venditore e le scarse richieste di acquisto a fronte
di un prezzo ritenuto troppo elevato.
Il 70% degli acquirenti ha chiesto un mutuo; il
valore del prestito corrisponde in media al 71 per
cento del valore dell'immobile.
POI ANDIAMO
SUL BLOG DI GRILLO E LEGGIAMO:
Testo "Chaos economy" di
Eugenio Benetazzo.
"Questa settimana parliamo del mercato
immobiliare e delle sue possibili
evoluzioni. Abbiamo visto come i Paesi occidentali
abbiano subito una profonda contrazione. Mi
riferisco per esempio a Inghilterra, Stati Uniti,
Spagna etc., anche per l’Italia possiamo prevedere
una situazione scoraggiante per i prossimi anni. Lo
dicono fior di disamine dalla stampa di settore e
non. Cominciamo da quello che è stato il mercato
immobiliare in Italia negli ultimi 10 anni, di fatto
un vero e proprio boom edilizio
grazie soprattutto a un costo dell’indebitamento
contenuto. Fino a 4/5 ani fa i tassi di interesse e
le richieste di mutuo erano particolarmente
appetibili grazie al costo modesto
dell’indebitamento.
Secondariamente, il sistema bancario ha offerto
forme cosiddette di intervento integrale, vale a
dire i famosi mutui 90/100/110/120%. Fino a 3, 4
anni fa richiedevate un mutuo di 100 mila euro per
comprare un miniappartamento, andavate in banca e
senza grande difficoltà la banca lo erogava, anzi
c’era letteralmente la corsa da parte di tutti gli
istituti di credito sulle singole piazze a
dimostrare chi era più competitivo sia in termini di
erogazione, la banca che prestava di più
per il singolo intervento, e sia per le condizioni
tutto sommato straordinarie, ricordiamo spread su
mutui a tasso variabile dello 0,7/0,8% anche a 20/25
anni, condizioni che oggi possiamo sognarci.
Provate a andare in banca in questo periodo e
richiedere un mutuo di intervento integrale, è
impossibile che vi venga erogato! Anzi si è tornati
indietro, a prestare razionalmente come una volta e
questo è un bene perché la banca per definizione non
si può esporre integralmente nell’acquisizione di un
bene immobile, quindi un appartamento, una villetta
per ovvie ragioni di rischio imprenditoriale, perché
qualora il mutuatario non sia in grado di rimborsare
secondo le scadenze prestabilite le rate del mutuo,
la banca si troverebbe in difficoltà.
Il mercato immobiliare negli ultimi 10 anni ha
subito un boom immobiliare legato al ricorso
facilitato e quasi regalato del debito da parte di
quasi tutti i gruppi bancari, forse si sono salvate
alcune piccole banche territoriali e popolari,
alcuni crediti cooperativi che hanno mantenuto una
politica di affidamenti particolarmente rigida e
questo è un bene. Invece, i grandi gruppi bancari
hanno letteralmente spinto in termini commerciali di
marketing, ricordate le pubblicità di 4 o 5 anni fa
quando un ragazzo entrava in banca e chiedeva un
mutuo portandosi dietro, magari, il water da
casa dicendo questo è il mio 5%, per
cortesia dammi l’altro 95%? Oggi è impensabile
perché le banche si trovano nelle condizioni di
ridimensionare profondamente il prestito e di come
gestire il prestato degli anni precedenti.
Tantissimi istituti di credito hanno iniziato a
gestire discrezionalmente, attraverso profili
professionali o interlocutori sul territorio, la
vendita di appartamenti che
andranno in asta da qui a fine anno.
Se un’azienda bancaria porta in asta un appartamento
per 100 mila euro, è ora impossibile che
quell’appartamento vada via a 100 mila euro,
statisticamente può essere assorbito dal mercato per
60, 70 mila euro, quindi per una banca un rischio
non indifferente.
Se aprite qualsiasi giornale della vostra città
avrete notato come negli ultimi sei mesi
sono aumentate vistosamente le inserzioni
pubblicitarie di procedimenti fallimentari
legati a immobili portati all’asta a seguito
dell’incapacità di soggetti di continuare a pagare
il debito pregresso perché hanno perso il posto di
lavoro, perché guadagnano di meno, ecc. Da qui a
18/24 mesi dubito che potremo tirare un sospiro di
sollievo, nella maggior parte delle città che ho
visitato ci sono migliaia di appartamenti nuovi,
invenduti sul mercato, chi costruisce adesso sulla
carta ha un prezzo in offerta al pubblico inferiore
a quello dichiarato, senza dimenticare il ricorso al
debito. Se una giovane coppia richiede un mutuo come
veniva erogato 4 o 5 anni fa, praticamente si trova
le porte chiuse in faccia. I mutui vengono erogati
con maggiore razionalità, vale a dire un buon
rapporto congruo, tra reddito disponibile e peso
della rata, non oltre il 20/25%, una capacità di
intervenire per l’erogazione del mutuo che porta il
peso del mutuo intorno a un intervento tra il 40 e
il 60%. Se voglio comprare un appartamento di 100
mila euro, adesso devo metterci 40 mila o 60 mila
euro per trovare una controparte bancaria.
Poi abbiamo una serie di conseguenze dal fatto che
il mercato è stato saturato in termini immobiliari,
questo comporterà nel medio termine l’abbassamento
delle rendite, quindi chi vuole andare in
affitto cominci a prenderla in considerazione come
opportunità.
L’aspettativa è simile a quella di altri Paesi: un
sostanziale deprezzamento in molte aree
residenziali, soprattutto periferiche, in cui si è
costruito tanto e male, in cui l’offerta ha portato
alla saturazione e alla presenza di soluzioni
abitative di cui adesso non c'è più bisogno. Tutto
questo porta a uno scenario ribassista per il valore
degli immobili di natura abitativa in contesti
residenziali generici, fanno stato a parte i
contesti turistici, alcuni contesti turistici e gli
immobili di prestigio o in contesti storico –
culturali. Un sostanziale ridimensionamento
del mercato immobiliare, sia in termini di
compravendita è già in atto e anche un abbassamento
dei livelli medi della compravendita. Comincia ad
allargarsi in maniera preoccupante il cosiddetto
spread, il differenziale tra il prezzo di chi mette
in vendita un’abitazione e il primo prezzo
di chi è disposto a comprare. Fino a due anni fa lo
spread oscillava intorno al 10%, oggi arriva anche
oltre il 30%, vale a dire che chiedo 100 mila euro
per il mio appartamento e la prima offerta è di 70
mila euro. Per quello che ho visto in questi ultimi
mesi l’aspettativa è di un mercato in profonda
contrazione, con almeno 6, 7 anni al pari di altri
Paesi come la Spagna per una ripresa. Dubito
comunque che rivedremo un mercato in rialzo del
prezzo degli immobili nei prossimi anni anche a
fronte dello scenario sociale e economico
che sta colpendo il Paese di cui avremo modo di
trattare nelle prossime occasioni".
I verbali della 'ndrangheta in Senato
"Di Girolamo vide le schede false, rideva"
di
MARINO BISSO, CARLO PICOZZA ed ELSA VINCI
ROMA
- "Rideva, rideva... Era proprio contento,
contentissimo... Io gli ho fatto vedere pure le
immagini (delle schede elettorali "votate"; ndr)....
Era felicissimo". È Nicola Di Girolamo, detto Nic,
così come esce dalla descrizione di Roberto Marcori
e Gennaro Mokbel che il 9 aprile 2008, al telefono,
raccontano dei "voti" procurati ad arte per il loro
sodale che è già entrato nei panni di senatore della
Repubblica italiana, "eletto" nella circoscrizione
Estero, con anticipo di qualche giorno sui risultati
dei voti in Italia. È quanto emerge dalle carte
dell'inchiesta che ha travolto l'ex senatore Pdl, e
due società come Telecom e Fastweb.
Le schede elettorali portate con il
furgoncino. È il 7 aprile 2008 quando
Gennaro Mokbel, grande sostenitore di Di Girolamo,
chiama Roberto Marcori (che si autodefinisce
"rappresentante del senatore" in un incontro "con
l'onorevole Romagnoli"). Marcori riferisce che "uno
è arrivato con un furgone che gli ha portato 320
schede elettorali". Ed è proprio Marcori il trait d'union
tra Mokbel al vertice dell'organizzazione elettorale
pro Di Girolamo, e gli italiani in Germania, aiutato
in questo compito da Giovanni Gabriele, domiciliato
a Stoccarda e da altri calabresi. Molti di questi,
per gli inquirenti, "fanno parte dell'entourage
delinquenziale".
I ringraziamenti del "senatore" e i 2
mila euro per il "lavoro". In una
conversazione del 10 aprile 2008, Marcori chiama
Gabriele e gli passa Di Girolamo che lo ringrazia
per il "lavoro". Marcori lo informa di aver fatto
delle foto al Consolato e che quasi sicuramente il
suo interlocutore diventerà senatore: "Ieri notte
siamo andqati al consolato e abbiamo fatto l'ultimo
sforzo fino a fotografare l'evento. Comunque, qua
l'aspettano". Di Girolamo conferma e annuncia che
presto andrà in Germania per ringraziare. Quindi
Marcori chiede i dati anagrafici di Gabriele per
spedirgli 2 mila euro.
La telefonata con il capo clan.
Marcori il 12 aprile chiama Gabriele e gli passa
Franco Pugliese, riferimento della 'ndrangheta in
Germania. Questo manifesta la gratitudine sua e
degli "amici": "Ti ringrazio io, il senatore che è
qui presente, l'avvocato Paolo Colosimo e tutti gli
amici... Grazie veramente per quello che hai fatto".
Poi Pugliese passa il telefono a Di Girolamo che
dopo averlo ringraziato gli promette di andarlo a
trovare in Germania "in qualità di neoeletto". La
conferma dei risultati elettorali arriva il 16
aprile. Colosimo si congratula con Di Girolamo e
chiede se può avvisare i loro "amici".
Mokbel, Di Girolamo e l'eversione di
destra. I magistrati romani dedicano
centinaia di pagine ai rapporti di Gennaro Mokbel
con esponenti dell'estremismo di destra. Sono decine
le telefonate intercettate tra la coppia e i
notissimi Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Il
3 luglio 2007 Giorgia Ricci riceve una telefonata
dalla Mambro, che chiede informazioni sul
tesseramento per l'adesione ad Alleanza federalista,
il progetto politico di Mokbel. Mambro: "Ma i miei
parenti li volete?". Ricci: "Perché no?".
I rapporti tra Focarelli e Cable&Wireless.
Da una telefonata dell'11 gennaio 2007 tra Carlo
Focarelli, considerato dagli inquirenti la mente
finanziaria della truffa al Fisco, e una donna
inglese, tale Janet, emergerebbe un accordo tra le
società di Focarelli e la stessa Cable & Wireless,
guidata fino al 2006 da Francesco Caio, già manager
di Omnitel insieme con Silvio Scaglia. Janet:
"Abbiamo ricevuto una lettera da Kislos... ".
Focarelli: "Sì quella lettera in realtà non diceva
niente, o quasi niente. Quello che voglio sapere è
se questo è permesso dall'accordo". Janet: "Va
bene". Focarelli: "Quello che vorrei sapere è prima
di tutto, questo è certo, se noi annulleremo
l'accordo con loro, e se interromperemo l'acquisto
del traffico". Janet: "Giusto". Focarelli"Nonostante
ciò, quello che vorrei fare, perché lui mi ha
telefonato appena prima di Natale, dicendo che Cable&Wireless
ha deciso di togliere dal mercato "Santilina". Ora
questo mi sembra una gran cavolata, va bene? È una
presunzione".
I soldi del riciclaggio ai dirigenti
Fastweb. Le indagini hanno permesso di
ricostruire il passaggio di fondi provenienti dal
riciclaggio dell'operazione Phuncard sui conti
personali di una banca a Hong Kong intestati a Bruno
Zito (ex responsabile ufficio marketing di Fastweb)
e al suo collaboratore Giuseppe Crudele. A disporre
la dazione che gli inquirenti definiscono come
"compensi per la frode fiscale" è Carlo Focarelli,
che gira sui conti della Standard Chartered
nell'ex-colonia britannica 900mila euro a testa il
25 luglio 2006, assieme ad altri pagamenti fino a un
massimo di 4,1 milioni disposti a ottobre dello
stesso anno. Allo stato delle attuali consulenze
investigative, sottolineano le carte dei Ros, "non
sono emersi bonifici bancari riconducibili a
soggetti di Telecom Italia Sparkle".
I rapporti tra Mockbel e Coppola.
Dalle carte dell'inchiesta emergono anche "non
meglio definiti" - come scrive il Ros - rapporti tra
Gennaro Mockbel e l'immobiliarista Danilo Coppola.
La conoscenza tra i due è provata dalle parole di
Roberto Macori, braccio destro di Mockbel che il 23
marzo 2007, giorno in cui Coppola ha cercato di
suicidarsi in carcere, scherza al telefono con Paul
Colosimo, il suo legale: "Ahh senti un'altra cosa...
- dice - io c'ho Rh positivo e c'ho pure la tessera
dell'Avis, se serve la donazione per quell'amico
nostro". I rapporti però, dicono le carte,
andrebbero oltre la pura conoscenza. A confermarlo è
lo stesso Mockbel al telefono con l'ex senatore
Nicola Di Girolamo, che ha assistito sia lui che
Coppola in un complesso contenzioso fiscale con
Equitalia Gerit. "Ma che sta a combinà? - chiede
all'avvocato riferendosi all'immobiliarista - . Lo
voglio capì pure io scusa, visto che a quello gli ho
dato, cioè c'ho rimesso dei soldi. .. c'ho fatto
rimette tempo a quello che sta con me... Ohu! Io con
questa storia non voglio avere più un cazzo a che
fare proprio!". Quanto emerge dalle conversazioni
sopra riportate - scrivono i Ros - e dalla
rocambolesca soluzione dei loro guai con l'erario
"seppure non evidenzi sufficienti elementi per
comprendere i possibili intrecci economici tra i
due, fa emergere ancora una volta il grado di
infiltrazione dell'organizzazione indagata nella
pubblica amministrazione".
Scaglia dai pm. 13 marzo
2007, Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb e numero
uno dell'azienda venne convocato per la prima volta
dai pm. È indagato. Scaglia nega di conoscere uno
dei promotori della frode (Carlo Focarelli), ma
mostra di conoscere benissimo sia la società che
proponeva l'affare (Cmc) sia il modo in cui
funzionava. "Il tema Focarelli non è mai esistito
per me o per Fastweb in generale", mette a verbale
Scaglia. "La domanda fondamentale è, ma ci
guadagniamo veramente o no. E anche qui eravamo un
po' al limite. Nel senso che era un business dove
noi all'inizio pagavamo per ogni 100 lire, 100 più
Iva e incassavamo 100 più 7 di margine, andando a
credito di Iva. Il vero tema era: ce la faremo a
recuperare l'Iva in tempi coerenti con il margine?".
A un certo punto Scaglia decide di chiudere il
business perché era diventato finanziariamente
pericoloso. Per evitare che il fatturato esplodesse,
visto che i ricavi reali erano enormi rispetto al
fatturato di Fastweb si decise anche di cambiare il
contratto e fare un mandato di rappresentanza, per
cui venivano iscritti a bilancio solo i margini e
non i ricavi interi. "In base alla ricostruzione di
allora era un business reale ed esistente".
La denuncia di Parisi. Dopo
l'uscita dell'articolo di Repubblica, l'ad di
Fastweb, Stefano Parisi, denuncia alla Consob e alla
procura di Milano manovre speculative sul titolo.
"Appare evidente - scriveva nella missiva Parisi -
che qualcuno si sta avvalendo di tali artifici
nell'ottica di un'operazione di rastrellamento".
Nella lettera, Parisi sottolineava che Fastweb era
coinvolta "solo in via marginale" nell'inchiesta.
Le promesse al telefono con Matteoli
Il gip: così Verdini aiutò la cricca
Denis
Verdini con il ministro La Russa
ROMA - Con la
nuova ordinanza del gip di Firenze Rosario Lupo, una
storia di gelatinosa malversazione, di uso arbitrario
delle risorse pubbliche, mostra definitivamente le
stimmate di una storia politica. Diventa ritratto di un
pezzo di classe dirigente di questo Paese. Perché
nell´album di famiglia della "cricca" appaiono ora
nitidi i profili di Denis Verdini, coordinatore
nazionale del Pdl, e Altero Matteoli, ministro delle
infrastrutture. Accusato di concorso in corruzione, il
primo. «Privo di ruolo penalmente rilevante», il
secondo. Eppure, entrambi presi, a tratti persi,
comunque «a disposizione» della frenesia che anima i
protagonisti della tela corruttiva che li circonda. Su
tutti, Angelo Balducci, Riccardo Fusi, Francesco De Vito
Piscicelli, Fabio De Santis.
Il «banale traffico di influenze», «un favore fatto a un
vecchio amico come Fusi» (argomenti con cui Verdini si è
sin qui difeso) per la Procura di Firenze non sono
questioni neutre. «Una raccomandazione interessata»,
chiosa oggi il Procuratore di Firenze Giuseppe
Quattrocchi, «può ben essere l´utilità di una nuova
forma di corruzione in cui la tangente» ha perso la
volgarità della mazzetta, ma assume le vesti dello
scambio di rendite di posizione. Nel mercato della
politica, degli appalti, delle burocrazie (arbitrati,
commissioni di collaudo, consulenze).
E ignorarlo, per un uomo politico, se non è
manifestazione di cattiva fede, diventa allora
ammissione di disarmante superficialità. Scrive Lupo:
«Anche volendone dare una benevola lettura, le
dichiarazioni difensive di Verdini fanno riflettere
sulla scarsa consapevolezza da parte di soggetti che
ricoprono cariche pubbliche e comunque ruoli pubblici
molto rilevanti circa la negatività delle
raccomandazioni. Specie quando queste riguardano posti
di potere non di natura politica, ma tecnica».
Denis Verdini e Altero Matteoli, dunque. Le loro mosse,
il peso e la diversa responsabilità (penale e non)
nell´incrociare la "cricca" hanno nella nuova ordinanza
una loro linearità. Rispondono a una sequenza logica.
Riccardo Fusi e il suo numero due nella "Btp" Roberto
Bartolomei, a fronte di un´esposizione bancaria «pari a
900 milioni di euro» (tra gli istituti esposti, anche il
"Credito Cooperativo Fiorentino", di cui Verdini è
presidente) bussano, già a partire dal febbraio 2008,
alla porta del «vecchio amico Denis Verdini», perché
possa reimmettere la Btp nel possesso dei cantieri della
Scuola dei Marescialli, appalto da oltre 200 milioni di
euro diventato oggetto di contenzioso e unica speranza
per evitare un fallimento tecnicamente già in atto.
«La strada Verdini - si legge nell´ordinanza - si rivela
per Fusi decisiva. Infatti, Verdini, grazie alle sue
conoscenze altolocate, in ragione del suo ruolo politico
di grande livello, mette Fusi direttamente in contatto
con il ministro Matteoli (che è bene sottolineare, non
ha nessun ruolo penalmente rilevante, ma entra in gioco
per le competenze funzionali del suo ministero) ed è
decisivo nel favorire la nomina di Fabio De Santis a
Provveditore della Toscana, con tutto ciò che ne
consegue».
L´aiuto di Verdini all´amico «di vecchia data» è
tutt´altro che distratto o altalenante. È costante. Nel
maggio 2008, «È Verdini che, come si legge nelle
intercettazioni, procura un appuntamento a Fusi con "il
nostro" (si ritiene il ministro Matteoli). Ed è a giugno
di quello stesso anno che viene fissato un nuovo
incontro con il ministro («Se lo chiami tu vale doppio»,
si raccomanda Fusi. «Va bene... Lo chiamo io? Lo chiamo
io»). Mentre ad agosto, la confidenza è ormai tale che
Verdini discorre con Fusi di un ennesimo abboccamento
con Matteoli avendo il ministro al suo fianco (Matteoli
dice a Verdini: «Digli che sono a Palazzo Chigi, che c´è
il consiglio dei ministri. Mi chiami o un minuto prima
delle sette o dopo le otto»).
Del resto, in quell´estate del 2008, si consuma un
passaggio cruciale. La "cricca" e l´uomo che ne viene
indicato come "il capo", Angelo Balducci, celebra il suo
matrimonio di interesse con Verdini. Il luogo delle
"nozze" è il circolo della caccia in piazza Fontanella
Borghese a Roma, dove Francesco Piscicelli, che di
Verdini è amico, convince il coordinatore nazionale del
Pdl a suggellare il patto che segnerà di lì in avanti i
destini di Fusi da una parte, Balducci, De Santis e
Piscicelli dall´altra. Leggiamo: «Verdini, a fine luglio
2008, entra direttamente in contatto con Angelo Balducci.
E tra i due, che non si conoscevano, si realizza
immediatamente una convergenza di interessi.
Verdini garantisce a Balducci una copertura politica che
gli consenta almeno di attenuare le resistenze che
incontra sul "territorio" nell´esecuzione delle opere
concernenti i Grandi Eventi. Balducci, inoltre, ottiene
un facile accesso al ministro Matteoli, con cui Verdini
ha uno stretto rapporto. Tra i due nasce subito un
feeling». A cascata, ce ne sarà per tutti. La Btp
rientrerà in possesso dell´appalto della scuola dei
Marescialli, e avrà con consorzio Federico II una fetta
di lavori per la ricostruzione dell´Aquila, Piscicelli
avrà la promessa di accesso agli appalti per i 150 anni
dell´Unità d´Italia e in quelli del post-terremoto.
Fabio De Santis, oscuro dirigente di seconda fascia,
diventerà, a dispetto della qualifica che non glielo
consentirebbe e con l´intervento decisivo di Matteoli,
prima collaudatore del cantiere della scuola dei
Marescialli, perché ne venga disposto il blocco
(condizione necessaria alla Btp per rientrare in gioco),
quindi provveditore alle opere pubbliche della Toscana.
E il gioco funziona a meraviglia. Al punto - per dirne
una - da vedere Verdini impegnato a trasmettere un fax
riservato a Fusi prima di uno dei suoi incontri al
ministero delle Infrastrutture utile a convincere
funzionari riluttanti sul destino del cantiere dei
"Marescialli".
Ebbene, tutto questo nella memoria e nel racconto fatto
il 15 febbraio da Verdini ai pm di Firenze, cui si
presenta spontaneamente come indagato, assume i toni
minimali propri di chi - le parole sono del gip Lupo -
«decontestualizzando le circostanze, che pure non nega,
ritiene in fondo di essere intervenuto solo per aiutare
un amico». Dice Verdini a verbale: «Balducci? Sapevo che
era un funzionario di punta del ministero, uno che sa
come fare per risolvere i problemi. De Santis? L´ho
conosciuto a un pranzo e mai più rivisto. Da lui ho
ricevuto un messaggino dopo la nomina a Provveditore».
Certo, ammette «De Santis me lo chiedeva Fusi, ma me lo
chiedevano anche esponenti fiorentini, romani. Ne ho
parlato anche con il senatore Cingolati della
Commissione Lavori pubblici. Poi, ho chiesto a Matteoli:
"Vedi se lo puoi nominare". Lui, dopo un mese, mi ha
chiamato: "Quella cosa te l´ho fatta". Io ho telefonato
a Fusi e gli ho detto: "Ora sarai contento. È stato
nominato. Ora fai quello che ti pare».
Tutto qui, insomma. Con una chiosa. Ancora di Verdini.
Questa volta sulla sua grama vita di coordinatore
nazionale del Pdl. Meglio, di novello Figaro del
partito: «Me lo faccia dire qua, signor giudice, io
adesso sono uno dei tre coordinatori del Pdl e in realtà
uno è ministro della Difesa (Ignazio La Russa), l´altro
è ministro dei Beni Culturali (Sandro Bondi). Io sto al
partito dalla mattina alla sera e quindi, di fatto, pur
avendo questo triumvirato, io sto là. Mi chiamano tutti,
mi cercano tutti, mi parlano tutti».
Formigoni per ora escluso dal voto
E a Roma anche il Pdl resta fuori
ROMA -
Maggioranza sempre più nel caos elettorale. La Corte
d'appello di Roma ha bocciato il ricorso - il secondo
- presentato dal Pdl dopo l'esclusione della propria
lista di Roma e provincia, a causa di un ritardo nella
presentazione. E da Milano arriva un'altra pessima
notizia, per il centrodestra: la Corte d'appello del
capoluogo lombardo non ha riammesso la lista per la
Lombardia di Roberto Formigoni, respingendo il ricorso
contro il precedente provvedimento di esclusione
(dovuto all'irregolarità di alcune firme). Un doppio
stop che hanno fatto scattare il ricorso al Tar per
cercare di recuperare la situazione.
Le due bocciature. La più grave, da
un punto di vista tecnico, è quella lombarda: al
momento, senza il "suo" listino, il candidato del Pdl
è escluso dalla competizione. Non può insomma essere
votato. Analoga sorte per le liste a lui collegate. Ma
i promotori hanno già annunciato un ulteriore ricorso,
stavolta al Tar. Dal punto di vista politico, però, il
caso Roma è altrettanto grave: l'esclusione del
partito di maggioranza dalla capitale è una ferita
difficile da sanare. Anche in questo caso, comunque, è
stato annunciato il ricorso al Tar. 'Confidiamo nel
Tar - dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa
- Per quel poco che so di diritto amministrativo credo
che il principio di conservazione prevalga su
irregolarità meramente formali. Ma vi pare possibile
che milioni di elettori possano essere privati del
loro diritto perchè il bollo è quadrato invece che
tondo?". mentre Formigoni chiede che "venga fatta una
verifica firma su firma su tutte le liste".
La lista civica
Polverini.
I giudici della Corte d'appello di Roma hanno
riammesso invece il ricorso della lista civica
regionale per il Lazio di Renata Polverini, esclusa
ieri. Per un altro caso, quello del 'listino' respinto
della candidata governatrice (a cui mancava la firma
del vicecoordinatore del Pdl) bisognerà invece
attendere almeno domani: ma tra i promotori c'è grande
ottimismo. "Pronunciamento atteso - dice la Polverini
- aspettavamo solo la conferma. ma adesso siamo
fiduciosi che al Tar le cose andranno diversamente".
Questo l'iter previsto: ricorso entro domani e udienza
martedì o giovedì della prossima settimana.
Milano, le ragioni dei giudici. Nel motivare
la bocciatura del ricorso della lista 'Per la
Lombardia' i giudici della Corte di Appello di Milano,
ricordano che l'autenticazione delle sottoscrizioni
delle firme "deve essere compiuta con le modalità"
previste dalle normative specifiche. Queste formalità,
non sarebbero state rispettate. "Queste modalità - è
scritto ancora nella decisione di 5 pagine -
costituiscono quindi il minimo essenziale per
assicurare la certezza della provenienza della
sottoscrizione dal soggetto che figura averla apposta
e devono coesistere tutte". Per i giudici "la
richiesta del legislatore di autenticazione delle
firme dei sottoscrittori risponde all'imprescindibile
necessità di verificare che la presentazione della
lista corrisponda effettivamente alla volontà della
quota di elettori in essa indicata".
Roma. le ragioni dei giudici. "Alle 12 non
c'era nessuno della Pdl in sala e alle 12.30 tutto è
stato chiuso". E' quanto rende noto la Corte d'Appello
di Roma che ha respinto il ricorso del Pdl contro
l'esclusione della lista Pdl Roma dalle elezioni
regionali.
Piemonte. Sono cinque le liste provinciali
escluse dalle prossime elezioni regionali dalla Corte
d'appello di Torino e comunque sempre per
l'insufficienza di firme raccolte. In tre casi, nelle
province di Asti, Cuneo e Torino, a essere messa fuori
corsa è stata la lista Fiamma Tricolore Destra
Sociale. Nei due restanti, nelle province di Asti e
Alessandria, invece, è toccato alla lista Lega Padana
Piemont. Tutte le liste escluse sostengono il
candidato presidente Renzo Rabellino. Resta invece in
corsa la lista di Nadia Cota, sempre a sostegno di
Rabellino, che inizialmente era stata esclusa. Dal
simbolo, infatti, è stata cancellata la scritta "Pdl".
Le belle
notizie dall'Italonia. Nel giorno del lancio dell'esercito
della libertà del cazzo di quella merda a capo del
governo, che si inventa le liste pulite, avete capito
bene, le liste pulite di sto cazzo, grazie anche agli auto
gol eterni della merdosa sinistra che fa vomitare anche
peggio di chi merda è al governo, ecco la nuova star alla
ribalta:Di
Girolamo smentito dalle foto
Verbali: diamanti ed eversione.
Quell'unica, perentoria, affermazione "non ho mai avuto
contatti con mafia, camorra e 'ndrangheta" viene tuttavia
smentita da un servizio fotografico pubblicato in
esclusiva nel prossimo numero de "L'espresso" e che qui
anticipiamo. Il servizio documenta una cena elettorale
svoltasi nell'aprile 2008 durante la quale il senatore Di
Girolamo è ritratto in atteggiamento amichevole insieme al
boss Franco Pugliese e questi, a sua volta, con Gennaro
Mokbel (considerato l'ambasciatore delle famiglie mafiose
calabresi nel potere politico romano): tutti coinvolti
nella maxi inchiesta che vede implicati i vertici di
Fastweb e Telecom.
Tutti gli uomini della galassia di estrema destra
di MARINO
BISSO. E
questo è niente:
Processo Mills, oggi
l'ultimo atto. Arriva la sentenza della Cassazione.
Ma Bertolaso che fine ha fatto?? Le sue massaggiatrici, il
numero due del PDL in tangente con il ginnico delle
emergenze, tutta sta merda in prima pagina solo una
settimana fa che cazzo di fine ha fatto?? Un
articolo del "The
New York Times" del 13 febbraio è passato quasi
inosservato in Italia. Eppure è la
campanella che
segna la fine della ricreazione per l'economia italiana.
Il titolo "Wall
St. helped to mask debt fueling Europe 's crisis"
(Wall Street ha aiutato a nascondere il debito pubblico
europeo) riassume la tesi dei tre autori, L. Story, L.
Thomas, N. Schwartz. Le banche americane e tra tutte la
Goldman Sachs
hanno permesso ad alcuni Paesi europei di
nascondere il deficit
di bilancio alla UE. La più esposta è la
Grecia che ha
sottoscritto con Goldman almeno due contratti di derivati
"swaps"
dai nomi mitologici
Arianna
e
Eolo
nel 2000 e nel 2001 per fare subito cassa in cambio di
ipoteche sugli incassi futuri dalle tasse aeroportuali e
dalle lotterie. Il governo greco classificò i contratti
come vendite e
non come prestiti (rischiosi) a lunga scadenza. Nessuno sa
quanti di questi contratti sono stati stipulati e per
quale entità. Angela Merkel ha
dichiarato che sarebbe uno scandalo se la Grecia avesse
occultato il suo debito. Secondo l'agenzia
Bloomberg
sono almeno 15 le banche che hanno accordato prestiti
sotto forma di swap nei quali il rischio di controparte è
a carico della Grecia. Con gli swap in sostanza vengono
anticipate dalle banche
delle somme di denaro in funzione di un evento che può o
non può manifestarsi e (di solito) non si manifesta. Il
cliente si ritrova quindi a dover ripagare il prestito con
corposi interessi come sta avvenendo per molti Comuni
italiani che si sono indebitati in questi anni. Lo swap
serve a spostare più in avanti un debito che però, prima o
poi, va pagato. E' come
una carta di credito. Il problema si aggrava
quando il debito non è dichiarato come tale e emerge
all'improvviso dai bilanci degli Stati. La stessa cosa che
avvenne con i subprime
per le banche può avvenire con i derivati swap con gli
Stati.
Le banche sono sempre alla ricerca di ottimi affari e gli
Stati in procinto di affogare lo sono. Lo scorso novembre,
con la Grecia in piena crisi, la Goldman Sachs è tornata
ad Atene sul luogo del delitto per proporre di spostare
con l'ennesimo strumento finanziario il
debito della sanità
nel futuro. La Grecia non ha accettato o, forse, non ha
potuto accettare.
L'articolo cita anche l'Italia...
"Gli strumenti sviluppati
da Goldman Sachs, JP Morgan e da altre banche hanno
permesso ai politici di mascherare i prestiti in Grecia,
Italia e forse altrove" ... "Stati
come l'Italia e la Grecia entrarono nella UE con un
deficit superiore a quello permesso dal trattato che creò
l'euro. Piuttosto che aumentare le tasse o ridurre la
spesa, questi governi ridussero artificialmente il loro
deficit con i derivati". Il debito pubblico della
Grecia è di 298,5
miliardi di euro a fine 2009, un default greco
trascinerebbe con sé anche molte grandi banche. L'economia
greca vale comunque solo il
3% del PIL europeo.
Un piano di intervento è possibile. La
vera minaccia
alla stabilità economica europea secondo
Robert Mundell,
premio Nobel per l'Economia, è l'Italia. L'Italia ha circa
1.800 miliardi di euro di debito, sei volte la Grecia,
un quarto
dell'intero debito europeo e potrebbe essere oggetto di
attacchi speculativi. I
nodi stanno venendo al pettine, purtroppo per gli italioti
di merda. Nel frattempo, tanto per RINCOGLIONIRE TUTTI, IL
MERDOSO AL GOVERNO SI RUBA ANCHE LE PARTITE DI CALCIO....la
decomposizione del sistema che sta accelerando. La
Protezione Civile e Fastweb/Telecom sono solo l'inizio. E'
una vecchia generazione di ladri e di personaggi senza
valori che ci sta lasciando aggrappata alla zattera delle
leggi ad castam,
delle omissioni e dei silenzi dei media, degli inciuci. I
partiti sono arrivati a destinazione e non lo sanno
ancora. Avranno un brutto risveglio. Ogni appiglio è buono
per ritardare gli elicotteri, anche copiare (ma solo a
parole) il Programma del MoVimento 5 Stelle. Dall'UDC di
Cuffaro che
vuole "onestà e trasparenza",
agli impuniti del PDL che parlano di "liste
pulite", alle anime morte del PDmenoelle con il no al
nucleare e alle rinnovabili (con Bersanertor sponsor
dell'acqua privatizzata e degli inceneritori).
Chiesto
arresto per Scaglia e Di Girolamo
Il senatore del Pdl è coinvolto
nell'indagine per via della sua elezione in un collegio
all'estero favorita dalla 'ndrangheta
E il gip punta il dito contro Telecom Italia Spa: "O c'è
stata omissione di controlli o piena consapevolezza"
Silvio Scaglia
ROMA
- "Una delle più colossali frodi poste in essere nella
storia nazionale". Così il gip di Roma nelle 56
ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta
della Procura Distrettuale Antimafia, definisce
l'operazione di riciclaggio di denaro sporco per un
ammontare complessivo di circa due miliardi di euro
scoperta dai carabinieri del Ros e dalle Fiamme Gialle.
Tra gli ordini d'arresto anche quelli per Silvio
Scaglia, il fondatore di Fastweb e per
il senatore Nicola Di Girolamo
(Pdl), eletto nella
circoscrizione Estero-Europa. Indagato anche Stefano
Parisi, amministratore delegato di Fastweb a partire dal
primo novembre 2004. Il filone principale dell'indagine
riguarda, oltre Fastweb, anche alti funzionari ed
amministratori delle società Telecom Italia Sparkle. E
il gip punta il dito contro Telecom Italia Spa: "O si è
in presenza di una totale omissione di controlli
all'interno del gruppo Telecom Italia Spa sulle
gigantesche attività di frode e riciclaggio o vi è stata
una piena consapevolezza delle stesse", dice il
magistrato. La società risponde dicendo di essere "parte
lesa" nella vicenda. Scaglia latitante. Il provvedimento
restrittivo per Scaglia, però, non è stato ancora
eseguito perché l'imprenditore non è stato rintracciato
dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza.
Scaglia, che in una nota inviata alle agenzie di stampa
si dice estraneo a qualunque reato, ha dato mandato ai
suoi difensori di concordare il suo interrogatorio nei
tempi più brevi per chiarire tutti i profili della
vicenda. Telecom Italia Sparkle e Fastweb. Il
filone principale dell'indagine riguarda alti funzionari
ed amministratori delle società Telecom Italia Sparkle e
Fastweb accusati, con riferimento a un arco temporale
che va dal 2003 al 2006, di falsa fatturazione di
servizi telefonici e telematici inesistenti, venduti
nell'ambito di due successive operazioni commerciali
dalle compagini italiane Cmc e Web Wizzard srl nonchè da
I-Globe e Planetarium, che evadevano il pagamento
dell'Iva per un ammontare complessivo di circa 400
milioni di euro, trasferendoli poi fraudolentemente
all'estero, dove i soldi venivano reinvestiti in beni
come appartamenti, gioielli e automobili.
Associazione per delinquere. Le accuse
per tutti gli indagati sono di associazione per
delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di
ingentissimi capitali illecitamente acquisiti attraverso
un complesso sistema di frodi fiscali. In manette anche
un ufficiale della guardia di Finanza, Luca Berriola,
attualmente in servizio al comando di tutela finanza
pubblica, che avrebbe incassato una cospicua tangente su
una delle operazioni di riciclaggio. Il senatore Di Girolamo. Richiesta
d'arresto anche per il senatore Di Girolamo. L'esponente
del Pdl sarebbe collegato con alcuni degli indagati, che
avrebbero favorito la sua elezione in un collegio
all'estero. In particolare gli inquirenti fanno
riferimento a una riunione tenuta dallo stesso Di
Girolamo da Gennaro Mokbel (uno dei 56 arrestati) e da
esponenti della famiglia Arena, nel corso della quale si
concordò di sostenere la sua elezione, facendo confluire
su di lui i voti dei calabresi in Germania. La
'ndrangheta riuscì a venire in possesso di moltissime
schede elettorali, che compilò direttamente con il nome
di Di Girolamo (circostanza che era già emersa da una
precedente inchiesta: l'arresto di Di Girolamo era già
stato chiesto nel 2008 alla Giunta delle autorizzazioni
a procedere). In base alle accuse l'elezione di Di
Girolamo doveva servire all'organizzazione criminale per
spostarsi, senza problemi nell'ambito delle attività
transnazionali di riciclaggio. Di Girolamo: "Roba da fantascienza".
"Stanno cercando di mettermi sulla croce. E' roba da
fantascienza. Mi sento paracadutato in territorio di
guerra. Mi sento nel frullatore", ha commentato il
senatore all'Ansa. Appena rientrato in Italia Di
Girolamo ha potuto leggere le notizie: "Domattina terrò
una conferenza, probabilmente in Senato. Sono
trasecolato", ha detto.
Di Girolamo ha replicato anche alle accuse di contatti
con la 'ndrangheta. "Sono stato in Calabria, durante la
campagna elettorale, a Pasqua, una sola volta, invitato
dall'avvocato Colosimo per un incontro elettorale - ha
detto - Se si vanno a consultare gli elenchi dei voti da
me raccolti stilati dal ministero dell'Interno ci si
accorgerebbe che io a Stoccarda, ho preso gli stessi
voti che sono stati da me raccolti in altre città
europee. Mi accusano anche di contatti con una realtà
che ignoro completamente come quella della telefonia.
Io, sì e no, so accendere il cellulare. Nulla di più. Mi
sembra una situazione assurda, incredibile, al limite
della realtà. Domattina risponderò punto per punto". Richiesta di commissariamento. Sono
indagate anche le società coinvolte, e la procura di
Roma ha fatto richiesta formale di commissariamento di
Fastweb e Telecom Sparkle. La richiesta di
commissariamento è motivata dalla "mancata vigilanza" ed
è stata fatta sulla base della legge 231 del 2001 che
prevede sanzioni per quelle società che non
predispongono misure idonee ad evitare danni all'intero
assetto societario. "Sapevamo delle accuse". "Swisscom
sapeva delle accuse di riciclaggio e frode fiscale
contro Fastweb quando la comprò nel 2007 e sapeva dei
rischi a cui andava incontro", ha detto il capo ufficio
stampa Josef Huber, aggiungendo che le accuse contro la
società italiana erano di "dominio pubblico". La struttura. Alcuni indagati sono
raggiunti da un provvedimento restrittivo in Usa, Gran
Bretagna (Scaglia) e Lussemburgo. Per realizzare la
colossale operazione di riciclaggio, il sodalizio si è
avvalso di società di comodo di diritto italiano,
inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed
off-shore, controllate dall'organizzazione indagata. Il danno per lo Stato. Stando ai
carabinieri del Ros e alla polizia valutaria della
Guardia di Finanza, lo Stato avrebbe subito un danno per
oltre 365milioni di euro derivanti dal mancato
versamento dell'Iva, attraverso l'utilizzo di fatture
per operazioni inesistenti per più di 1.800.000.000 euro
da parte delle società di telecomunicazione, che hanno
ottenuto fittizi crediti Iva, oltre che un utile pari a
quasi 96milioni di euro. I beni sequestrati. Tra i beni
sequestrati 247 immobili per un valore dichiarato di 48
milioni di euro; 133 autovetture e 5 imbarcazioni per un
valore complessivo di 3.700.000 euro; 743 rapporti
finanziari; 58 quote societarie per un valore di
1.944.000 euro; crediti nei confronti di Fastweb e
Telekom Italia Sparkle per complessivi 340 milioni di
euro circa; due gioiellerie (il valore degli immobili è
calcolato in base a quanto dichiarato negli atti di
compravendita). Il valore dei beni localizzati
all'estero e colpiti dallo stesso provvedimento, ammonta
a circa 15 milioni di euro. L'ordinanza del gip. Secondo il gip è
"una delle più colossali frodi poste in essere nella
storia nazionale". Nell'ordinanza il magistrato arriva a
questa conclusione valutando "l'eccezionale entità del
danno arrecato allo Stato, la sistematicità delle
condotte la loro protrazione negli anni e la qualità di
primari operatori di borsa e mercato di Fastweb (Fweb) e
Telecom Italia Sparkle (Tis)". L'obiettivo principale
era creare "ingenti poste passive di bilancio dovute
alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in
favore delle società 'cartiere'. Le ingenti somme di
denaro apparentemente spese per pagare l'Iva in favore
delle 'cartiere' consentivano a Fweb e Tis di realizzare
'fondi neri' per enormi valori". In sostanza, le somme
sembravano spese per attività commerciali legittime e
venivano riportate nelle uscite registrate nei bilanci
societari ma questo movimento "serviva solo ad
utilizzare liberamente il denaro incassato attraverso il
pagamento dell'Iva versata dai clienti di Fweb e Tis che
non era mai stato versato all' erario". Il ruolo di Di Girolamo. Il gip
sottolinea che il gruppo ha "realizzato un salto di
qualità" riuscendo a far eleggere il senatore Nicola Di
Girolamo, il quale "oltre ad essere uno dei promotori
dell'associazione per delinquere, diveniva così un suo
diretto esponente all'interno del Parlamento".
"L'estrema pericolosità del sodalizio criminale - scrive
il gip - risulta evidente se si considera che esso
disponeva di associati che svolgevano funzioni
pubbliche, sia all'interno dell'amministrazione civile
dello Stato che della polizia giudiziaria, e che ha
realizzato un salto di qualità giungendo perfino a
determinare l'elezione in Parlamento di uno dei
promotori dell'associazione". Il tutto con l'ausilio del
clan Arena. "Terzo livello di associati".
L'adesione al sodalizio di esponenti delle forze di
polizia costituiva "l'ulteriore passo verso un 'terzo
livello' di associati, che fosse rivestito delle
pubbliche funzioni indispensabili ad assicurare i
profitti dell'associazione". Questo avveniva sia con
"attività di intralcio alle indagini che con diretta
attività di collaborazione in cambio di elevatissime
somme di denaro che costituivano il prezzo della
corruzione". L'organizzazione, anche per l'abituale
collaborazione con appartenenti alla 'ndrangheta (cui
venivano intestati beni di lusso e attività economiche
degli associati come nel caso di Franco Pugliese) è
giudicata dal gip, nell'ordinanza di custodia cautelare,
"tra le più pericolose mai individuate". Telecom Italia Spa. Le modalità
operative di Telecom Italia Sparkle (Tis) "pongono con
solare evidenza il problema delle responsabilità degli
amministratori e dirigenti della società capogruppo alla
quale appartiene Tis, ossia Telecom Italia Spa". Nell'
ordinanza il gip spiega che dal momento che Tis era la
proprietaria dell' intera dorsale della rete di cui si
avvale Telecom Italia ed è sostanzialmene la 'cassa
operativa' del gruppo "è evidente che o si è in presenza
di una totale omissione di controlli all' interno del
gruppo Telecom Italia Spa sulle gigantesche attività di
frode e riciclaggio o vi è stata una piena
consapevolezza delle stesse". La Borsa. L'indagine della procura di
Roma ha provocato pesanti strascichi in Borsa. Il titolo
della società fondata da Scaglia ha ceduto il 7,55% a
15,05 euro dopo aver toccato un minimo infraday di 14,2
euro. Vorticosi i volumi con 1 mln di pezzi passati di
mano (pari all'1,26% del capitale) rispetto ad una media
mensile di 57 mila. Telecom Italia ha ceduto invece il
2,87% a 1,083 euro con volumi inferiori alla media
mensile. Sono infatti stati scambiati 106,2 mln di pezzi
rispetto ad una media di 131,8 mln.
Mokbel, Colosimo, Andrini
La galassia di estrema destra
Mokbel (a destra) con boss della
'ndrangheta Franco Pugliese
ROMA
- C'è una galassia nera che ruota attorno agli affari
oscuri del senatore Nicola di Girolamo, alla truffa da
2 miliardi delle compagnie di telefonia e al
riciclaggio di capitali dell 'ndrangheta.
Imprenditori, manager e avvocati con alle spalle una
militanza nelle file dell'estrema destra e un presente
"ripulito" grazie alle amicizie nel Popolo della
Libertà, vicine al sindaco Gianni Alemanno, e sponsor
di Renata Polverini nelle regionali nel Lazio. C'è
innanzitutto Gennaro Mokbel, 50 anni, imprenditore
della Camilluccia "già esponente dell'organizzazione
eversiva di destra Terza Posizione" amico degli ex Nar,
Francesco Mambro e Giusva Fioravanti. Tra le sue
vecchie frequentazioni figura Antonio D'Inzillo,
killer della Banda della Magliana e dei Nar. Per gli
inquirenti è la mente dell'organizzazione criminale.
Di lui, i pm dell'Antimafia Giancarlo Capaldo,
Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti ne
sottolineano la "straordinaria capacità di proporsi
nei circuiti legali dell'economia con interessi nel
settore dei diamanti estratti in Uganda".
Con le sue società produce i film del regista Stefano
Calvagna e promuove i match del pugile Vincenzo
Cantatore. Qualcuno giura di averlo visto in compagnia
dell'ex avvocato di Berlusconi, Cesare Previti. I pm
scrivono che Mokbel vanta di "disporre di finanzieri
"affittati" e di essere stato "braccio destro" del
generale della finanza Francesco Cerretta, consulente
della commissione Telekom Serbia". Il presente di
Gennaro Mokbel lo vede al fianco del senatore Di
Girolamo. È lui a reclutare i voti dei calabresi in
Germania vicini ai clan di Fabrizio Arena e Franco
Pugliese. Una persona di sua fiducia con cui fa affari
è Paolo Colosimo, avvocato vicino alla destra,
difensore di Niccolò Accame, figlio dell'ex deputato
Falco ed ex portavoce di Francesco Storace, nel
processo Laziogate. Anche per Colosimo, ex legale
anche dell'immobiliarista Danilo Coppola, viene
chiesto l'arresto.
LA MERIDIONALIZZAZIONE DELL'ITALONIA
Tra Roma,
L'Aquila e Firenze piccole "mosche del capitale"
ronzano sulla gelatina della Protezione civile.
Intanto, a Nord, i pezzi grossi del capitalismo
si riorganizzano. Nel silenzio discreto dei
salotti buoni, l'establishment continua a
lavorare alla sua blindatura. Al centro
dei giochi, ancora una volta, Cesare Geronzi.
cesare geronzi:cacciato
nel 1982 DAL BANCO DI NAPOLI PER TRUFFA, approda
ALLA CASSA DI RISPARMIO DI ROMA che si lega a
doppio filo alle manovre dell'IRI di PRODI per
la liquidazione DEL PATRIMONIO PUBBLICO ALLA
FINE DEGLI ANNI OTTANTA.Tra queste proprietà c'è
il BANCO DI SANTO SPIRITO. La Cassa di Risparmio
di Roma NON HA I SOLDI NECESSARI PER ACQUISIRLA,
quindi Prodi permette a Geronzi di prendersi la
VENDITA DEGLI SPORTELLI DELLA CASSA DI RISPARMIO
ALLA SANTO SPIRITO. Con i soldi della vendita
Geronzi (!!!) acquisirà IL BANCO. nEL 1990 alla
Cassa di Risparmio di Roma si unisce IL BANCO DI
ROMA, che aveva aquisito la BANCA NAZIONALE
DELL'AGRICOLTURA. Alla fine dei novanta è il
turno DEL BANCO DI SICILIA,nel 2000 DELLA CASSA
DI RISPARMIO DI REGGIO EMILIA E DI BRESCIA. Da
tutte queste banche impastate Geronzi crea nel
2002 CAPITALIA. Come capo di Capitalia, Geronzi
è coinvolto nell'emissione di bond FRAUDOLENTI
CIRIO E NEL TRACOLLO ITALCASE (2006). Con la
fusione nel 2007 di CAPITALIA CON UNICREDITO,
GERONZI DIVIENE PRESIDENTE DI MEDIOBANCA
SPA,L'EX BANCA DI CUCCIA. Della corrente
andreottiana IPERTRASVERSALE, Geronzi vanta
partecipazioni ne IL TEMPO, IN CLASS,
NELL'UNITA', NE IL MANIFESTO, NELLA DISASTROSA
CONCESSIONARIA PUBBLICITARIA MMP, liquidata nel
1997 per il 70% a carico dello stato. Nel 1996
VERSA AI DEMOCRATICI DI SINISTRA UN GETTONE DI
PRESENZA DA 502 MILIARDI DI LIRE. Dal 2000
scattano invece i suoi IMPEGNI CALCISTICI:
Nel
2004 ha acquisito tramite Capitalia il 49%
di
Italpetroli, la società che controlla l'AS
Roma con una quota del 67%, sfruttando la
conversione in azioni di crediti per 35 milioni
di euro. La banca deteneva inoltre un'opzione a
salire al 51% nel caso il piano di risanamento
della squadra non avesse successo ma, nel 2008,
tale opzione è stata cancellata. Inoltre
Capitalia è uno dei creditori della
S.S. Lazio, dopo esserne stata anche
azionista e averla salvata con un
aumento di capitale. Accusato da Gaucci di
essere stato responsabile del fallimento del
PERUGIA DEL 2004.
LE BEGHE GIUDIZIARIE
Parmalat - Eurolat:
Nell'ambito del processo per il
crac Parmalat è indagato per usura
aggravata e concorso in bancarotta
fraudolenta. Per l'accusa Geronzi avrebbe
costretto Tanzi ad accollarsi la società
Ciappazzi, appartenenti al gruppo Ciarrapico.
L'investimento sarebbe stato finanziato da
Capitalia con tassi da usura.[5]
Per il filone Eurolat, Geronzi è stato
rinviato a giudizio per estorsione e
bancarotta societaria il
5 aprile
2008.[6][7]
Secondo l'accusa, Geronzi avrebbe imposto a
Tanzi l'acquisto di Eurolat, società del
Gruppo Cirio di Sergio Cragnotti ad un prezzo
gonfiato, minacciando di chiudere gli
affidamenti bancari. Gli atti del processo
sono stati trasferiti da
Parma a
Roma il
20 giugno perché il reato contestato
(estorsione in relazione alla vendita di
Eurolat dalla Cirio alla Parmalat) sarebbe
stato compiuto a Roma.[8][9]
Crac Cirio: il banchiere è indagato
di frode riguardo l'emissione e collocamento
dei 'bond' Cirio tramite Capitalia.[10]
Caso Telecom: frode fiscale operata
dalla lussemburghese Bell (controllata da
Hopa, la merchant bank di
Emilio Gnutti partecipata anche da Geronzi).[13]
La fusione CAPITALIA/UNICREDITO da il via a
BANCA UNICREDIT, la banca piu' grossa d'Italia.
Unicredito e' la fusione negli anni novanta DEL
CREDITO ITALIANO, ROLO BANCA, CASSA DI RISPARMIO
DI MODENA, BANCA DEL MONTE DI BOLOGNA E RAVENNA,
CASSA DI RISPARMIO DI VERONA,CASSA DI RISPARMIO
DI TORINO, TRENTO E TRIESTE. Tutte queste banche
si fondono nel 2002. Nel 2005 il Gruppo
Unicredito lanciò l'OPA sulla tedesca HVB che a
cascata prese l'austriaca BANK AUSTRIA che a sua
volta controllava la polacca BHP,il maggiore
istituto di credito polacco. L'amministratore
delegato PROFUMO DI UNICREDITO nel 2006 firmava
un accordo con il governo polacco per
l'acquisizione di 200 sportelli Bhp. Nel 2007 la
fusione con Capitalia con un rapporto di 1,12
azioni Capitalia per ogni azione Unicredito.
Nasce UNICREDIT BANCA.
MEDIOBANCA. Era la banca di
Cuccia, un istituto di credito industriale nato
nel 1946 come finanziatore a medio termine,
posseduto da credito Italiano e Banco di Roma.
Banca con Cuccia per quasi 60 anni al centro di
tutti i principali movimenti finanziari
italiani, nel 2000 vede alla sua presidenza
l'erede di Cuccia Maranghi. Come visto Banco di
Roma confluì in Capitalia ed il Credito Italiano
nel gruppo Unicredito. Questi due colossi
finirono per esautorare il patto di sindacato
che reggeva Maranghi che nel 2003 fu buttato
fuori. Con la fusione del 2007 Unicredit
prendeva oltre al suo 9% di Mediobanca anche la
dote del 9% di Capitalia.
Il nuovo patto sindacale vedeva Geronzi alla
presidenza con Unicredit che cedeva ai nuovi
"sindacalisti"il 9% della dote Capitalia.
Mediobanca ha una rilevante partecipazione in
GENERALI.
Ieri, a Milano, è stata una vorticosa giornata
di incontri. Il presidente di Mediobanca
ha ricevuto il ceo del Montepaschi Siena
Giuseppe Mussari, appena designato al vertice
Abi. Poi ha visto Diego Della Valle,
patron del gruppo Tod's, membro del patto di
sindacato di Piazzetta Cuccia e consigliere
delle Generali. Subito dopo, nel suo ufficio è
entrato il costruttore romano Pierluigi
Toti, patron della Lamaro e titolare di un 5%
della controllata Rcs. Nelle stesse ore,
in attesa del faccia a faccia tra lo stesso
Geronzi e Giovanni Bazoli (annunciato ieri da
Repubblica e poi rinviato) il direttore generale
di Mediobanca Renato Pagliaro (che è anche
consigliere di Telecom) ha varcato la soglia di
Cà de Sass, per un incontro con il ceo di
Intesa Corrado Passera.
Che sta succedendo? Le partite in corso sono
due. La prima riguarda Telecom, ed è la più
complicata viste le difficoltà tecniche sorte
intorno alla già decisa fusione con Telefonica,
soprattutto a proposito del destino della rete
che, se scorporata, ridurrebbe il gruppo
italiano a una mezza scatola vuota e renderebbe
meno conveniente l'operazione per gli spagnoli.
La seconda partita riguarda il futuro
prossimo della Galassia del Nord, cioè del
centro di potere che ruota sull'asse
Mediobanca-Generali, crocevia delle
partecipazioni (incrociate e non) tra i maggiori
gruppi industrial-finanziari del Paese: da
Intesa a Rcs, da Telecom a Unicredit, da Fiat a
Pirelli, da Fininvest a Ligresti. Su questo
fronte, in queste ore si va consolidando il
progettato "arrocco" di Geronzi. Il
banchiere di Marino è sempre più in difficoltà
per le sue vicende giudiziarie: mercoledì scorso
l'ex direttore finanziario di Parmalat Fausto
Tonna ha dichiarato in tribunale che il gruppo
di Collecchio subì forti pressioni dalla Banca
di Roma e dallo stesso Geronzi per acquistare
Eurolat dalla Cirio di Sergio Cragnotti.
A questo punto il suo trasloco a Trieste, sulla
plancia di comando delle Generali, viene dato
quasi per sicuro. Il tentativo dell'83enne
Antoine Bernheim di resistere ancora per un anno
è fallito. Persino Francesco Gaetano
Caltagirone, sabato scorso, gli ha dato un
"benservito" pubblico. È il segnale che
l'operazione Geronzi è partita. In questa chiave
vanno letti gli incontri di ieri a Piazzetta
Cuccia: il sempiterno Cesarone della finanza
nazionale ha avviato la sua "campagna
elettorale" con i soci di Mediobanca.
Ma mentre per Geronzi alla guida delle
Generali non ci dovrebbero essere problemi,
qualche problema c'è per la "subordinata" che i
Poteri Forti avevano in mente: Marco Tronchetti
Provera presidente di Mediobanca. Su
questo ulteriore giro di poltrone c'è più di un
intoppo. Il primo intoppo si chiama
Alessandro Profumo: il ceo delegato di
Unicredit, socio principale con l'8,7% del
capitale, ha detto a Milano Finanza sabato
scorso che se ci fossero cambiamenti in
Piazzetta Cuccia "non staremmo certo a guardare
e faremmo valere il nostro ruolo di azionisti".
Il secondo intoppo si chiama Mario Draghi: il
governatore di Bankitalia non vede con favore il
moltiplicarsi dei conflitti di interesse che si
produrrebbe con il passaggio del controllato
Tronchetti al vertice del controllante
Mediobanca. Il terzo intoppo si chiama proprio
Tronchetti: interrogato sul tema e fiutata
l'aria non proprio favorevole per lui, dice
lapidario "sto bene in Pirelli, altre ipotesi
non esistono". Così Geronzi, che come dice
un'autorevole fonte milanese "non può
trasferirsi in Generali e poi prendere ordini da
chi lo sostituirà in Mediobanca", avrebbe già
preparato un "piano B". Il suo candidato
per la poltrona che fu di Cuccia e di Maranghi
sarebbe proprio Pagliaro, suo attuale direttore
generale a fianco all'amministratore delegato
Alberto Nagel nella complessa governance
dell'istituto.
Ma anche questa candidatura non è così agevole
da far ingoiare a tutti i soci del patto, e più
in generale ad un sedicente Gotha finanziario
abituato a considerare Mediobanca una
"istituzione", che dunque richiede al suo
vertice (con tutto il rispetto dovuto a Pagliaro)
una figura "di più alto profilo". Così, secondo
i rumors, i dubbi del "rito ambrosiamo"
sarebbero superati dalle certezze del "rito
romano". Se Pagliaro non superasse l'esame
dei Poteri Forti, l'alternativa sussurrata in un
orecchio allo stesso Geronzi dal suo storico
padrino politico Gianni Letta sarebbe Lamberto
Cardia. L'attuale presidente della Consob è
amico intimo del Gran Ciambellano del
berlusconismo. Scade nella prossima
primavera, e stavolta gli sarà impossibile farsi
allungare ulteriormente il mandato. Sarebbe
perfetto, per presunta autorevolezza e per
sicura tempistica, per un passaggio a
Mediobanca. Chi meglio dell'ex controllore della
Borsa italiana, per guidare un gigantesco
ircocervo che riassume su di sé il controllo di
mezzo listino azionario del Paese?
Un'operazione del genere suggellerebbe
quella marcia del potere romano sulle roccaforti
del Nord della quale si parla da settimane.
Ma come sempre, quando si palesa un'avanzata
capitolina del già onnipotente Gianni Letta si
innesca subito una resistenza uguale e contraria
nella truppa padana del governo. Giulio
Tremonti, infatti, sta cercando un posto per
Vittorio Grilli, stanco di guerra alla direzione
generale del Tesoro. Gli aveva promesso la
poltrona di governatore di Bankitalia, in caso
di vittoria di Draghi nella corsa per la Bce. Ma
non appena l'ipotesi è trapelata Lorenzo Bini
Smaghi, membro del board della Banca centrale
europea, ha fatto sapere che, semmai SuperMario
raggiungesse l'ambita méta a Francoforte, il
soglio di Via Nazionale spetterebbe a lui per
ovvie ragioni: dal consiglio Bce, per statuto,
non ci si può dimettere se non in presenza di un
altro e più alto incarico istituzionale. Per
questo, al Divo Giulio di Via XX Settembre
sarebbe venuta in mente la suggestione:
"dirottare" Grilli su Mediobanca. Il che, per
questo capace grand commis dello Stato, sarebbe
un fior di dirottamento.
Le manovre sono in pieno corso. Non è ancora
certo quale sarà l'esito di questa guerra di
posizione. Ma qui, nel campo di Agramante
dell'anomalia italiana, si sta consumando
l'ultimo, grande scontro di potere che mescola
interessi economici e rendite politiche.
Comunque vada a finire, sembra chiaro
l'"utilizzatore finale": Silvio Berlusconi.
Il dato di dicembre. La
flessione è la più marcata dall'inizio del confronto
delle serie storiche
Nel settore auto un incremento dell'85,1% rispetto allo
stesso mese del 2008
Produzione
industriale -17,4% nel 2009
calo record, è il più forte dal 1991
"LE MOTIVAZIONI DI UN CROLLO DI
SIFFATTE PROPORZIONI SONO DA RICERCARE ANCHE ALLA
MancaNZA nella maniera più assoluta al pari del Dodo, 4
o 5 secoli fa, della volontà in termini di governance
politica di proteggere le risorse e le grandi
opportunità che ha il nostro Paese, esclusivamente
legate alla capacità di originare e creare prodotti che
in nessun’altra parte del mondo esistono, noi italiani
stiamo diventando una nuova razza di Dodi,
di ingenui che accettiamo sommessamente questo destino
che ci viene prospettato, è abbastanza ben definito
ormai che c’è una volontà politica occulta, volta a una
progressiva opera di deindustrializzazione del Paese e
come dice Tito Boeri, da qui a 5, 6 anni avremo una
perdita di potenziale manifatturiero tra il 40 e
il 50%, significa milioni e milioni di posti di
lavoro che in Italia non potranno più essere sostituiti!
Auguro a tutti quanti che possa emergere e auguro anche
a me stesso, dal basso, nei prossimi anni, una qualche
forza, un qualche movimento popolare che si faccia forte
nel difendere e soprattutto nel garantire la
tutela di quella che è la grande risorsa che ha
il Paese, che ha ancora forse per poco, da una parte il
Made in Italy e dall’altra i distretti industriali che
fino a un decennio fa, sono stati il vanto della intera
industria in tutto il mondo!"
ROMA - La
produzione industriale nel 2009 è diminuita del 17,4%
rispetto al 2008. Lo comunica l'Istat precisando che
il calo corretto per gli effetti di calendario (i
giorni lavorativi sono stati 254 contro i 253 del
2008) è stato del 17,5%. Si tratta della diminuzione
più forte dal '91, primo anno di confronto delle serie
storiche. A dicembre l'Istituto di statistica ha
rilevato una diminuzione dello 0,7% rispetto a
novembre e del 2,3% rispetto a dicembre 2008. Il calo
tendenziale corretto per gli effetti di calendario è
del 5,6%.
Nel 2009, considerando i dati corretti per gli effetti
di calendario, il calo della produzione più
consistente si è avuto sui beni intermedi (-24,9%) e
sui beni strumentali (-21,2%). Per i beni di consumo
la flessione è stata più contenuta (-6,9%) grazie a un
calo della produzione dei beni non durevoli del 4,3% e
a un calo per i beni durevoli del 17,8%. La produzione
di energia ha registrato una diminuzione dell'8,9% sul
2008.
Tra i settori la flessione più forte l'hanno
registrata la metallurgia (-28,1%) e la fabbricazione
di macchinari (-28,7%) ma anche la fabbricazione di
mezzi di trasporto (-25,2%). La diminuzione più
contenuta è stata registrata dagli alimentari (-1,6%),
mentre l'unico settore che ha registrato un aumento
della produzione è la farmaceutica con un +2,8%.
Per quanto riguarda l'auto, a dicembre la produzione
industriale è aumentata dell'85,1% rispetto a dicembre
2008. L'Istat precisa che l'aumento corretto per gli
effetti di calendario è stato del 59,1%. Nella media
annua 2009 si è registrato un calo della produzione
auto rispetto al 2008 del 20,5% in termini grezzi e
del 21,3% secondo il dato corretto per gli effetti di
calendario.
Suicida
l'ultimo giorno di lavoro
L'azienda l'aveva messo in cassa
Dramma del lavoro a Vinovo. Un giovane di 28 anni si è
impiccato nel magazzino della cooperativa dove
lavorava da tempo. L'azienda si occupava della
manutenzione degli impianti alla spina di bevande e
birra. E.V. , che rischiava la mobilità, avrebbe
ricevuto l'indennità per 4 mesi grazie ad un accordo
con la Regione Piemonte.
Un giovane di 28 anni, E.V., è stato
trovato impiccato questa mattina all'interno di un
magazzino a Vinovo (Torino). La motivazione del gesto
potrebbe essere legata al rischio di perdere il posto di
lavoro, considerata la situazione critica in cui versava
l'azienda in cui lavorava. Nei giorni scorsi, infatti,
la ditta aveva inoltrato domanda di messa in mobilità
dei nove dipendenti garantendo la cassa integrazione per
4 mesi. In un biglietto indirizzato alla madre il
giovane suicida chiede perdono, ma non aggiunge altro. A
versare la cassa integrazione secondo un accordo sarebbe
stata la Regione Piemonte che interviene nel caso di
crisi in piccole aziende.
A trovare il cadavere, in un locale in uso alla
cooperativa Tecnodrink in via Cervinia, è stato (nella
foto) uno dei soci della stessa, che fino a poco
tempo fa installava spillatori per birra per il gruppo
danese Carlsberg. Dall'inizio dell'anno il gruppo
Carlsberg aveva interrotto il rapporto di lavoro con
tutte le piccole cooperative che in Italia installavano
gli spillatori, passando a un unico appalto con il
gruppo Coca Cola. La Tecnodrink, così, si era trovata
senza il suo unico committente e i suoi sette
lavoratori, tra dipendenti e soci, erano rimasti senza
stipendio. Da qualche tempo il ragazzo aveva manifestato
cattivo umore per la situazione. Fino al gesto di
disperazione di questa mattina. Sul posto sono
intervenuti i carabinieri della compagnia di Moncalieri.