Mai arrendersi
   

 

 

 

 

 

 

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Marco Bernardi è nato nel 1971 a Rimini dove vive e lavora. Ha frequentato il Liceo Artistico P.L. Nervi di Ravenna proseguendo dal 1989 la sua attività artistica da autodidatta, in quell'anno comincia a realizzare i ritratti femminili rubati alle pagine pubblicitarie delle riviste di moda e della carta stampata per passare poi, nel 2005 alle immagini trovate su internet. Il tema della sua pittura è la donna, o meglio l'immagine che ne deriva dai media, a volte falsa ed esasperata o nel caso di internet e dei blogs, una sorta di autoritratto di chi si pubblica, a volte fasullo a volte veritiero, dove si gioca l'affermazione e contemporaneamente la negazione della propria persona e personalità che a volte, anche nel reale è vissuta quasi fosse solo un'immagine.

 

C'é un profondo senso d'ironia, sottesa fra spensieratezza ed inquietudine interiore, nell'opera dipinta di Marco Bernardi. Come egli stesso ha più volte ricordato, infatti, la sua espressività non intende indagare in senso risolutivo “l'invisibile” della realtà, in questo caso l'animo umano declinato al femminile, ma piuttosto sollevare interrogativi. Il mistero dell'esistenza e dell'umanità, individuata nell'enigmatica “altra metà del cielo”, è quasi ossessivamente interrogato, riconosciuto e ritrovato in una sterminata galleria di ritratti psicologici, mai semplicemente riconducibili a singole personalità, ma piuttosto assunti a caratteri e tipologie le più variegate, evidenziando l'immensa ricchezza della diversità: il tesoro della varietà. In una società intrisa di inedite potenzialità comunicative ma priva di effettivi contatti umani, dai social network ai blog, con tecnica raffinatissima e altrettanto mirabile equilibrio compositivo, Bernardi, “colpito e turbato da queste situazioni” sente la necessità di esternare il proprio disagio “indagando e condividendo i dubbi con l'unico strumento che mi sia affine, la pittura”, dimostrando nuovamente l'eterna giovinezza di un linguaggio antico asservito ad una sensibilità oggi più che mai ferita dalla virtualità dell'essere pirandellianamente “uno, nessuno e centomila”.

Alberto Agazzani

 

 

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