VILLALBA (agosto 2006). Alla presenza del sindaco di Albenga Antonello Tabbò e quello di Villalba Eugenio Zoda è stato presentato un volumetto scritto da Arcangelo Scarlata dal titolo "Terra e guerra" nella quale lo scrittore racconta con parole semplici ma di grande efficacia la storia della sua vita. Una storia intensa che attraversa buona parte del secolo passato affrontando grandi temi quali la vita piena di stenti, l'abbandono della scuola in giovanissima età per lavorare nei campi, la vita militare durante la seconda guerra mondiale, il dopoguerra con l'Italia divisa in due e le difficoltà a raggiungere la Sicilia, la solidarietà di molte famiglie dell'Italia centrosettentrionale che hanno accolto nelle loro famiglie molti giovani meridionali trattandoli come figli e dividendo con loro il poco cibo disponibile. Poi finita la guerra l'emigrazione che ha portato Arcangelo (come molti altri villalbesi) in Liguria, ad Albenga, ancora una volta alle prese con un mondo sconosciuto, i lavori umili e faticosi e, nello stesso tempo, anche voglia di migliorare il proprio tenore di vita di integrarsi in questa nuova realtà.

Leggendo il libretto di Arcangelo, che ho avuto il piacere di conoscere una sera nel Bar Amico di Villalba, non ho potuto fare a meno di pensare a mio padre, ai suoi racconti ripetuti tante volte, con dovizia di particolari, ai lunghi anni trascorsi prima al nord Italia durante la guerra e poi, dopo l'armistizio, con i partigiani ai confini con la Jugoslavia. Una vita avventurosa pena di rischi e di paura ma anche per lui fatta di persone disponibili con tanto altruismo ad aiutarlo dividendo con lui il poco cibo disponibile rischiando la vita qualora fossero stati scoperti dai nazifascisti ad aiutare un partigiano. E poi tornati al paese i problemi della miseria, della difficoltà a mettere insieme quel poco che potesse bastare ad assicurare alla propria famiglia una vita dignitosa. Sono dovuti passare alcuni anni e si è dovuto ricorrere in modo massiccio all'emigrazione per poter conquistare un po' di benessere.

La storia di Arcangelo, come quella di mio padre, e di tante persone della loro generazione andrebbe raccontata ai nostri figli per far capire loro che quel poco di benessere e di vita agiata che abbiamo non è una cosa venuta per "gentile concessione" di qualcuno ma è il frutto del lavoro duro, degli stenti e delle lotte per affrancarsi dalla miseria e dall'ingiustizia.

 

Arcangelo Scarlata, Terra e guerra

Pubblico, qui di seguito, la presentazione scritta da Antonello Tabbò, sindaco di Albenga:

 

Il riscatto morale dell'Italia dimenticata

Il libro di Arcangelo Scarlata non ha ambizioni letterarie, né ha la presunzione di averne. Sbaglierebbe chi lo leggesse in quest'ottica. Nonostante questa premessa, è un'opera significativa. Il suo valore sta nella testimonianza umana e storica di un emigrante che ha cercato nel Nord (nel caso specifico in Liguria) quel sogno di riscatto che altri hanno cercato in America.

Da un punto di vista sociologico, sono numerosi gli spunti per una lettura approfondita che ci vengono offerti. Arcangelo rappresenta quell'Italia dimenticata dal potere centrale, semianalfabeta, emarginata economicamente e culturalmente, che lotta per affrancarsi da una condizione di disagio.

Negli anni l'autore ha sentito l'urgenza umanissima di condividere il proprio vissuto coi concittadini alberganesi che lo hanno accolto e sostenuto e con tutti coloro che non hanno avuto il coraggio di dare voce alla loro rabbia civile, rimasta latente negli animi feriti.

Sfidando la propria limitatezza culturale, Arcangelo è mirabilmente riuscito a superare l'ostacolo linguistico, dando voce alla sua storia, che diviene storia di tanti. In questa narrazione, infatti, si rispecchia il faticoso cammino della gente meridionale che, tenacemente e coraggiosamente, ha cercato nel lavoro il riscatto morale e la dignità umana.

 


 

Arcangelo Scarlata

Terra e guerra

Edizioni Ideazione e Comunicazione


Arcangelo Scarlata nasce a Villalba, in provincia di Caltanissetta, il 19 settembre 1919. A nove anni lascia a scuola per andare a lavorare in campagna. dal 1940 partecipa alla seconda guerra mondiale come aviere di terra sul fronte libico. Dopo la sconfitta italiana ad el-Alamein, fugge nel deserto e riesce a rientrare in Sicilia. Lo sbarco americano nel luglio 1943 spinge la squadriglia di Scarlata fino a Perugia ma l'otto settembre l'armistizio con gli angloamericani trasforma in nemici gli ex alleati tedeschi. Per fortuna Arcangelo trova rifugio e ospitalità in una famiglia di contadini. Finite le ostilità e tornato al paese natale, il bracciante si scontra con l'accordo criminale tra mafia e politica per il controllo delle terre. Scarlata e alcuni villalbesi decidono di partire per Albenga, nel ponente savonese. L'autore del libro si guadagna da vivere estraendo la sabbia dal fiume Centa e lavorando nell'edilizia. Nel 1960 Arcangelo Scarlata è il primo meridionale a cantidarsi ed essere eletto nel Consiglio Comunale di Albenga. Sarà riconfermato sui banchi del Municipio anche nel 1964 e nel 1983