N OTE

 1. Per la fecondità delle ricerche sui libri parrocchiali si vedano gli studi più importanti: G. DE ROSA, Rituali della morte e cronaca nei libri parrocchiali del Mezzogiorno tra XVIII e XIX secolo, in IDEM, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Napoli 1983, 227-255; G. MARTINA, Osservazioni sugli "stati delle anime" della città di Roma, in P. DROULERS - G. MARTINA - P. TUFARI, La vita religiosa a Roma intorno al 1870. Ricerche di storia e sociologia, Roma 1971, 11-46; IDEM, Rilievi su alcuni libri parrocchiali dell'Abruzzo, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, 40 (1986) 391-404; IDEM, Archivi e ricerca: la domanda degli storici, in Archiva Ecclesiae, 34-35 (1991-1992) 31-55; R. LIBERTI, I libri parrocchiali calabresi e F. VOLPE, I libri parrocchiali come strumento di indagine della popolazione meridionale, in La società religiosa nell'età moderna. Atti del convegno di studi di storia sociale e religiosa Capaccio-Paestum, 18-21 maggio 1972, Napoli 1973, 855-892 e 1063-1081. Confronta anche F. VOLPE, I libri parrocchiali del Cilento utilizzazioni e problemi metodologici, in Ricerche di storia sociaIe e religiosa, 6 (1977) 229-302 e IDEM, Struttura dei libri parrocchiali fra Cinquecento e Seicento, in Il Concilio di Trento nella vita spirituale e culturale del Mezzogiorno tra XVI e XVlI secolo, Venosa 1988, 65-88; P EBNER, I libri parrocchiali di Vallo della Lucania dal XVI al XIX secolo, in Ricerche di storia sociale e religiosa, 3 (1973) 109-157 e IDEM, I libri parrocchiali di Novi Velia dal XVI al XIX secolo, ivi, 5/6 (1974) 65-140. Si confrontino inoltre i recenti lavori di vari autori pubblicati in La "conta delle anime". Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, a cura di G. Coppola e C. Grandi, (Annali dell'Istituto storico italo-germanico di Trento 27), Bologna 1989. Anche sui libri parrocchiali si fondano i saggi raccolti in Le fonti della demografia storica in Italia. Atti del seminario di demografia storica 1971-1972, Roma 1973-1974; C. SBRANA - E. SONNINO - R. TRAINA, Gli “stati delle anime" a Roma dalle origini al secolo XVII, Roma 1977; P. STELLA - G. DA MOLIN, Sponsali, stagionalità e cicli ebdomadari delle nozze in Italia tra '500 e '800. Primi risultati di ricerche sul rapporto tra mentalità e demografia, in Salesianum, 39 (1977) 587-631; IDEM, Offensiva rigoristica e comportamento demografico in Italia (1600-1860): natalità e mortalità infantile, in Salesianum, 40 (1978) 3-55.

2. Cf. R. LlBERTI, I libri parrocchiali calabresi..., 886.

3. Concilium Tridentinum, Sessio XXIV, Decretum de reformatione matrimonii, c. I et c. II, in Sacrorum conciliorum noira et amplissima collectio, XXXllI, Parisis 1902, 152 e 153.

4. Cf. V. MONACHINO, Introduzione, in Guida degli archivi diocesani d'ltalia, I, Roma 1990, soprattutto le pagine 15-21.

5. Cf. R. LIBERTl, I libri parrocchiali calabresi..., 886-887; G. MARTINA, Osservazioni sugli “stati delle anime" della città di Roma..., 12; C. SBRANA, Origini ed evoluzione dei libri parrocchiali romani con particolare riferimento allo stato delle anime, in C. SBRANA - E. SONNINO - R. TRAINA, Gli “stati delle anime" a Roma dalle origini al secoco XVII, 47.

6. Cf. R. LIBERTI, I libri parrocchiali calabresi..., 886-887. Per le disposizioni ecclesiastiche sull'organizzazione degli archivi diocesani, parrocchiali in epoca postridentina si può vedere: V. MONACHINO, Introduzione, in Guida degli Archivi diocesani d'ltalia, I, Roma 1990, 15-32.

7. Cf. Concilium Plenarium Siculum Panormi anno 1920 habitum Caietano cardinali De Lai episcopo sabinensi Summi Pontificis Benedisti XV legato a latere praeside, Romae 1921, 27.

8. Cf. Concilium Plenanum Siculum II. Acta et Decreta a Sacra Congregatione Concilii recognita, Romae 1954, 37.

9. Cf. Constitunones et Decreta plena Synodo Dioecesana agrigentina digesta, et per Illustriss. et Reverendiss. D. Don DYDACUM HAEDO, Dei, ac Sanctae Sedis Apostolicae gratia Episcopum Agrigentinum, Regiumque Consiliarum Sancita, Panormi 1589, 24-25. Sui sinodi inediti ed editi di Agrigento confronta le notizie fornite da B. ALESSI nella serie di articoli pubblicati sotto il titolo I sinodi della Chiesa agrigentina, in L'Amico del Popolo, nei numeri 24/26 (1979) 3; 24/28 (1979) 5; 25/24 (1980) 4; 25/27 (1980) 6.

10. C f . Conshtuhones Dioecesanae Synodi illustriss. et Rcverendiss. D. F VINf l'Vl'll BONINCONÍRO Episcopi Agrigentini, Panormi 1610, 25, 46, 49.

11. Cf. Constitutiones Dioecesanae Syrodales Illustriss. et Reverendiss. Dom. D. FRANCISCI TRAHINA Dei et Apostolicae Sedis gratia Episcopi Agrigentini, Panormi 1632, 87, 89, 106.

12. Cf. Constitutiones Dioecesanae Synodi Illustrissimi, et Reverendissimi Domini Fratris FERDINANDI SANCHEZ DE CUELLAR, Ordinis Eremit. Sanch Augustini Dei, et Apostolicae Sedis gratia, Episcopi Agrigentini, Catholicae Maiestatis Concionatoris, Serenissimi Principis Don Ioannis ab Austria Consessani, Regiique Consiliani, etc. Celebratae Anno Domini MDCLV, Panormi 1655, 41, 43, 64.

13. Cf. Constitutiones Dioecesanae Synodi Illustrissimi et Reverendissimi Fr. FRANCISCI RAMIREZ ex Praedicatorum Ordine: Dei, et Apostolicae Sedis gratia Archiepiscopi, Episcopi Agrigentini, Catholicae Maiestatis a Consiliis. Celebratae Anno Domini MDCCIII, Agrigenti 1704, 21, 22, 38, 76.

14. Cf. Decreta Synodalia. Excerpta ex Constitutionibus lll.mi et Rev mi D.ni Fr. FRANCISCI RAMIREZ, Episcopi Agrigentinae Dioecesis, quae in Dioecesi Calatanisiadensi, adhuc vim legis abtinent, in L'Amico del Clero, 6 (1892) 43 e ss. Sulla figura del vescovo si veda il saggio di A. SINDONI, Giovanni Guttadauro. Un vescovo siciliano dall'Unità ai moti sociali di fine secolo, in Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878). Atti del IV convegno di storia della Chiesa, 4/1, Milano 1973, 251-295; R. AUBERT, art. Guttadauro di Reburdone, in Dictionnaire d'Historie et de Géographie ecclésiastiques, XXII, Paris 1988, 1237-1240.

15. La diocesi di Caltanissetta è stata fondata da Gregorio XVI con la bolla apostolica Ecclesiae Universalis del 25 maggio 1844. Cf. R. RITZLER - P. SEFRIN, Hierarchia catholica medi et recentoris aevi..., VII, Patavii 1968, 126. Per ulteriori dati vedi F. PULCI, Notizie storiche della diocesi di Caltanissetta, Caltanissetta 1983, 9-28.

16. Cf. SBRANA, Origini ed evoluzioni dei libri parrocchiali romani con particolare riferimento allo stato delle anime, in C. SBRANA - E. SONNINO - R. TRAINA, Gli “stati delle anime" a Roma dalle Origini al secolo XVII..., 39.

17. D. DEMARCO, I censimenti siciliani del secolo XIX, in Le fonti della demografia storica in Italia..., 480.

18. Cf. F. VOLPE, Struttura dei libri parrocchiali..., 65.

19. Si veda ancora G. DE ROSA, Rituali della morte e cronaca nei libri parrocchiali del Mezzogiorno tra XVIII e XIX secolo..., 227-255.

20. Le origini di Villalba risalgono all'epoca romana, ma il borgo fu fondato nella seconda metà del Settecento. Per queste e altre notizie confronta G. MULÈ BERTOLO, Memorie del Comune di Villalba, Caltanissetta 1900; L. LUMIA, Villalba, storia e memoria, voll. 2, Caltanissetta 1990.

21. Cf. Collezione completa dei moderni codici civili degli stati d'Italia secondo l'ordine cronologico della loro pubblicazione, Torino 1845.

22. Villalba è costituita da una sola chiesa parrocchiale. Esiste, però, per due migliaia circa di abitanti, un altro centro di culto, l'Immacolata Concezione, che funse da Chiesa Madre dal 1795 al 1848, anno in cui fu completata e aperta al culto l'attuale chiesa parrocchiale molto più ampia per accogliere la popolazione enormemente cresciuta. Ma la prima chiesetta sorse nella parte bassa del paese, in una casetta umile, adibita in seguito a fienile e adesso demolita; fu aperta al culto nel 1785 e rimase aperta fino al 1795, anno di apertura della chiesa Concezione. Confronta gli atti parrocchiali relativi ai periodi indicati; inoltre per questa e altre notizie vedi G. MULÈ BERTOLO, Memorie del Comune di Villalba, Caltanissetta 1900, 232-243; A. IUCOLINO, La Chiesa nella storia di Villalba, in La Voce del Pastore, 25/6 (1962) 1. Esistono anche sei cappelle erette agli estremi del paese: SS. Crocifisso, Madonna dei Peccatori, Madonna del Perpetuo Soccorso, Madonna Assunta, S. Giuseppe e Sacra Famiglia. La loro funzione è stata ed è quella di richiamare il passante alla pietà. In occasioni particolari, però, quasi tutte diventano centri di preghiera e nella festa del Corpus Domini stazioni per le benedizioni eucaristiche.

 23. Furono custoditi in un armadio di legno, tuttora esistente, assieme ad altre carte attinenti ad essi. Dai vecchi cartelli, attaccati ancora all'interno di questo armadio, si può delineare la disposizione e il tipo di materiale che vi era conservato:

I Ripiano: Libri Baptizatorum, Libri Confirmatorum, Libri Matrimoniorum, Libri Denuntiationum, Libri Defunctorum;

II Ripiano: Stampe e pastorali, Disposizioni vescovili, Pratiche matrimoniali, Dispense matrimoniali tempo vietato, Contenzioso ecclesiastico;

llI Ripiano: Fedi di nascita, Matrimonio e morte, Stato civile.

24. Manoscritti di cm. 30 x 11 (tranne i libri delle cresime e degli stati delle anime che hanno dimensioni più grandi e schemi stampati) di carta a mano con la medesima indicazione di cartiera (filigrana raffigurante un'ancora dentro due cerchi). La scrittura leggibile è di diverse mani, in corsivo, con inchiostro marrone o turchino scuro.

25. Già nel 1900 Giovanni Mulè Bertolo, nella sua storia di Villalba alla pagina 212, scriveva: "Gli atti parrocchiali non sempre sono compilati con diligenza e di frequente presentano lacune, che non riesce facile colmare. Ad ogni modo sono documenti, che meritano di essere conservati con cura e con amore, dovendo ritenersi per noi come preziosi cimeli, perché ci offrono gli incunabuli della società religiosa villalbese”.

26. LB, II, 60.

27. LB, VIII, 46; LM. Il, 374; LD, VI, 9.

28. LB, IX, 74. Simili ammonizioni sulla mancata osservanza della formula, prescritta dal Rituale romano, si ripetono negli altri libri parrocchiali: “Vidimus et praecepimus ut in redigendis actis observetur forma descripta in rituali romano...”.

29. LB, XIII, 338; LM, llI, 202; LD, VllI, 12.

30. LB, XVI, 181; LM, VI, 101; LD, IX, 35.

31. LB, XVI, 334; LM, VI, 159; LD, IX, 136; LC, V, s.p.

32. LB, XVIIl, 37; LM, VII, 19; LD, IX, 381; LC, VI, 8.

33. LB, XXVII, 29: "Vidimus Decursu S. Visitationis. Dicere nomen Parocciae in qua infans baptizatus est, ac apponere nomen administrantis Sacramentum Baptismi. Villalbae die 27a octobris 1958. Franciscus Monaco Episcopus”; LM, XII, 22: “Visto in decorso di S. Visita. Riempire le note marginali e dire se l'atto dell'avvenuto matrimonio venne spedito allo Stato civile e se fu trascritto; apporre il timbro parrocchiale negli stessi atti di matrimonio. Villalba 27 ottobre 1958. Francesco Monaco Vescovo. Sac. Giuseppe Cosentino convisitatore"; LD, XV, 91: “visto in decorso di S. Visita. Specificare quali sacramenti sono stati amministrati, o se si è morti senza averli ricevuti. Dire il luogo della sepoltura e apporre la dovuta firma. Villalba 27 ottobre 1958. Francesco Monaco. Sac. Giuseppe Cosentino convisitatore”; LC, VI, 182: "Visto in decorso di S. Visita. Usare un nuovo registro, con una trascrizione chiara e completa dei cresimati, con l'indice dovuto. Villalba 27 ottobre 1958. Francesco Monaco Vescovo. Giuseppe Cosentino convisitatore".

34. LB, IX, 21; LD, V, 87. Un'altra formula che appare nel LM, lll, 157 dice così: "Incipit cura animarum sub directione Sac. Emmanuelis Insinna Sacrae Theologiae doctoris. Anno Domini millesimo octingentesimo sexagesimo".

35. LB, Xl, 70; LM, III, 241; LD, VI, 182.

36. Si veda ad esempio LB, XI, 93 oppure LD, VI, 150.

37. Confronta ad esempio LB, XII, 35; LB, XI, 173. Di rado incontriamo formule come questa: " Numerus baptizatorum hoc anno (1863) usque adhuc est centesimus quadragesimus septimus. Et ego Emmanuel Doctor Insinna iam Rector Parochialis Ecclesiae quae est Villalbae sub Divo Josepho Patrono subscripsi et testor rem ita se habere. Ad M. D. G. et B. M. S. V. Immaculatae et Divi Josephi Patroni". LB, XI, 70. Per altre formule simili vedi LM, Ill, 171 e LD, VI, 182.

38. La notizia trova conferma nella Cronaca del vescovado di mons. Giovanni Guttadauro: 1869, in L'Amico del Clero, 12 (1892) 94. In essa leggiamo: "A 10 detto (mese di novembre). Parte per Vallelunga, ove fa la Visita pastorale: la compie pure dal 17 al 19 in Villalba; il 20 parte per Palermo col suo segretario". Nel corso di questa visita pastorale non fu controllato nessun libro parrocchiale, forse per i ristretti limiti di tempo.

39. Nell'archivio parrocchiale di Villalba si conservano lettere e scritti vari dei due vescovi. Di più sono gli scritti di mons. Giuseppe Scarlata, poiché svolse il suo ministero a Villalba, prima in qualità di vicario curato dal 1885 al 1897 e poi in qualità di arciprete parroco dal 1897 al 1911. Su di lui si possono vedere gli ampi accenni che gli ha dedicato A. SINDONI, Dal riformismo assolutistico al cattolicesimo sociale, II. Moti popolari, Stato unitario e vita della Chiesa, Roma 1984. Su mons. Giuseppe Vizzini si vedano: G. SALETTI, Giuseppe Vizzini vescovo di Noto, antico professore della Pontificia Università Lateranense, Roma 1965; M. GAMBUZZA, Biografia, in Lettere di S. Ecc. Mons. Giuseppe Vizzini, vescovo di Noto, alle religiose domenicane del SS. Cuore di Gesù, Acireale 1974, 352-362; A. PIOLANTI, art. Vizzini Giuseppe, in Enciclopedia Cattolica, XII, Città del Vaticano 1954, 1574-1575.

40. La loro prescrizione risale al Concilio di Trento. Cf. nota 42.

41. LDen, III, 68.

42. Concilium Tridentinum, Sessio XXIV, Decretum de reformatione matrinonii, in Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXXIII, Parisiis 1902, 152: "praecipit ut in posterum, antequam matrimonium contrahatur, ter a proprio contrahentium parocho tribus continuis diebus festivis in ecclesia inter missarum solemnia publice denuncietur, inter quos matrimonium sit contrahendum: quibus denunciationibus factis, si nullum legitimum opponatur impedimentum, ad celebrationem matrimonii in facie ecclesiae procedatur". La norma è ripetuta continuamente nei sinodi agrigentini. Cf. Constitutiones et decreta... Haedo, 54; Constitutiones Dioecesanae... Bonincontro, 41; Constitutiones Dioecesanae... Trabina, 105; Constitutiones Dioecesanae... Sanchez, 62; Constitutiones Dioecesanae... Ramirez, 36. Si veda anche: Decreta Syrodalia. Excerpta... Calatanisiadensi, in L'Amico del Clero, 29 (1894), 227.

43. Per la descrizione delle due fasi della cerimonia confronta il secondo capitolo.

44. L'indicazione dell'età degli sposi appare in seguito alla seguente esortazione del parroco: "Monitum. In descriptione subsequentium matrimoniorum de natis Villalbae ponetur [...] mentio nativitatis [...] cum sufficiat certiorem fieri Parochum ex propriis libris parochialibus. [...]. Ex Dispositione Episcopi 4 Febr. 1866. A(rchip). Vizzini". LM, IV, 3. Il "monitum" ricorda anche di menzionare il battesimo, ma la disposizione non trova riscontro negli atti.

45. A riguardo vanno ricordate le due lettere circolari sul matrimonio civile, indirizzate da mons. Giovanni Guttadauro (1858-1896) ai parroci. La prima del 15 dicembre 1865, mostra da una parte la preoccupazione del vescovo per "le funeste conseguenze" che potrà avere l'entrata in vigore della legge sul matrimonio civile, dall'altra offre le giuste precauzioni per allontanare i fedeli dal contrarre matrimonio illegittimo, loro "spirituale rovina".

"Con l'entrata del nuovo anno si mette in vigore la legge del matrimonio civile già decretata. Quali funeste conseguenze potranno provenire qualora i fedeli non curando il sacro rito della Chiesa - nel quale solamente viene costituito il vero matrimonio, contenti solo del temporale vantaggio che offre la nuova legge, spinti meno dal sentimento religioso che dal senso della carne e del peccato - si persuadano falsamente di congiungersi in matrimonio solo davanti alla potestà civile, io non ho bisogno di esprimerle, sapendo Ella benissimo non essere in faccia alla Chiesa quel matrimonio che una illegittima unione condannata da Dio quale peccato e causa di peccati, sorgente di pubblica immoralità e per qualsivoglia riguardo funesta non meno alla domestica che alla civile e religiosa società.

Ma siccome nei tristi tempi nei quali ci troviamo più facile è la seduzione e l'inganno, e può facilmente accadere che i buoni cristiani ignari della natura di quest'atto, siano indotti a contrarre cotale illegittimo matrimonio, abbiamo creduto grave nostro dovere dirigere una parola di avviso ai Rev.mi Parrochi, nostri cooperatori nella tutela del nostro gregge, affinché premunendo essi i fedeli con le sane dottrine che intorno al matrimonio cristiano sono sempre state insegnate dalla Chiesa Cattolica, li allontanino dal concorrere alla propria spirituale rovina, nella quale miseramente incorrono coloro i quali, a somiglianza degl'infelici pagani, nel loro connubio niente altro ricercano che lo appagamento della cieca loro sensualità e della loro cupidigia di temporali interessi. Ma se a questi fini conduce il Matrimonio Civile, quei cristiani che vogliono sinceramente cercare il bene proprio dell'anima, non debbono allontanarsi dal seguire esattamente la legge cristiana, la quale vuole e comanda che lo sposalizio dei fedeli sia fatto secondo lo spirito di G. Cristo, e giusta le leggi da essere stabilite; essendo la Chiesa solamente Colei che ha la suprema potestà di costituire l'unione coniugale tra i cristiani, la quale solamente è legittima nel matrimonio sacramento.

Nel richiamare dunque la conoscenza di queste importanti verità la S.V. Rev.ma insieme ricorderà a cotesti suoi parrocchiani i gravissimi castighi minacciati da Dio a coloro che oseranno contrarre siffatto illegittimo matrimonio e le severe censure che loro eziandio minaccia la Chiesa qualora avendolo contratto vi perseverino pertinacemente.

In quanto poi riguarda il regolamento che da ora innanzi dovrà tenere V.S. Rev.ma, nella celebrazione dei matrimoni, Ella agirà indipendentemente dalla civile potestà, sia nell'ammettere i fedeli alla celebrazione di quel sacramento, sia negli effetti che ne conseguiranno come sarebbe l'amministrazione del battesimo. E reputerà per conseguenza come illegittimi i nati da persone solo civilmente congiunte e come tali li registrerà nei libri di battesimo che assieme a quello dei matrimoni curerà perché siano formati e conservati con la massima esattezza.

Ingiungendole infine di partecipare questi nostri sentimenti ed avvisi ai Rev.di Confessori, affinché nessuna occasione tralascino per avvertire i fedeli e premunirli contro le false insinuazioni del secolo, nutriamo fiducia che non si avrà a lamentare a questo punto veruna trasgressione della legge di Dio e della Chiesa, ma che tutti i nostri Diocesani, ispirati a salutari sentimenti della nostra santa Religione, vi si conserveranno fedeli nello spirito della carità e della ubbidienza cristiana. Significandole i sensi della nostra affettuosa stima le impartiamo la pastorale benedizione". ADC, Corrispondenza Mons. Guttadauro (1885-1873), 15 dicembre, 1865, nr. 404.

La seconda, del 15 gennaio 1866, in seguito alla promulgazione della legge 15 gennaio 1866, prescrive importanti misure disciplinari di orientamento per i parroci.

"In continuazione della nostra Circolare del 15 Dicembre riguardante il matrimonio dei fedeli dopo la promulgazione della legge sul matrimonio civile, e per rispondere ad alcuni dubbi presentati dai varii Parrochi, reputiamo opportuno statuire (stabilire) e prescrivere quanto segue:

1. Che i Parrochi contratto il matrimonio ecclesiastico, avvertano i coniugi della necessità di fare iscrivere nei registri dello stato civile il loro matrimonio, sì per renderlo indissolubile in faccia alla legge come già lo è per coscienza e in faccia alla Chiesa, ed anche per assicurare i diritti e gl'interessi civili dei figli, per i quali deesi pure curare dai genitori di farli scrivere in detti registri sia prima o dopo ricevuto il battesimo.

2. Che dai Parrochi deesi insinuare ai fedeli di sposarsi prima davanti alla Chiesa, ma non si devono qualificare come colpevoli quei coniugi che per una circostanza qualunque o in buona fede prima contraggano il matrimonio civile, purché non credano contrarsi con quell'atto civile un vero matrimonio, e non si uniscano pria di presentarsi alla Chiesa.

3. Essendo adesso il matrimonio ecclesiastico del tutto indipendente dallo stato civile è necessario che i Parrochi richiedano l'atto di assenso del padre e della madre degli sposi o di chi ne fa le veci il quale atto si redigerà dinanzi al Parroco e a due testimoni; ed insieme si richiederanno gli atti di nascita degli sposi e gli altri atti conseguenti". AOC, Corrispondenza Mons. Guttadauro (186i-1873), 15 gennaio 1866, nr. 33.

46. LM, I V, 3: "Monitum. [...]. Insuper fiat mentio de consensu Genitorum per testes subsignatos. Ex Dispositione Episcopi 4 febr. 1866. A(rchip). Vizzini". Questa annotazione fa seguito alla seconda circolare sul matrimonio civile (15 gennaio del 1866), di mons. Giovanni Guttadauro ai parroci, in cui tra le altre cose si ricorda che i parroci devono richiedere agli sposi l'atto di assenso del padre e della madre. Confronta la nota precedente.

47. Sui metodi succedutisi in Italia per computare le ore giornaliere cf. G. MARTlNA, Rilievi su alcuni libri parrocchiali dell'Abruzzo..., 397.

48. I registri della popolazione furono istituiti in tutti i comuni d'Italia con il reale decreto 31 dicembre 1864, ma soltanto la legge 20 giugno 1871 li rese obbligatori. Su questo e sulle successive modifiche cf. R. ALMAGIÀ, art. Popolazione, in Enciclopedia Italiana, XXVII, Roma 1949, 930.

49. Per questi aspetti e per la situazione diversa dello stato civile nelle altre parti d'Italia durante e dopo il periodo napoleonico cf. G. MARTINA, Rilievi su alcuni libri parrocchiali dell'Abruzzo..., 398-399; E. SONNINO - A. BELLETTINI - D. DEMARCO - L. Izzo A. SCHIAFFINO, Le rilevazioni demografiche di stato in periodo napoleonico e postnapoleonico fino all'unificazione, in Le fonti della demografia storica in Italia..., 407-462.

50. Nell'esame degli atti di battesimo, dei defunti, dei matrimoni e degli stati delle anime ci siamo serviti in particolare dei suggerimenti di F. VOLPE, I libri parrocchiali..., 1063-1081.

51. Cf. R. LA DUCA, Villalba: passato e avvenire di un comune rurale della Sicilia, in Villalba e Castellana Sicula, Villalba 1980, 6. I dati sono stati aggiornati in base agli ultimi censimenti.

52. Cf. ibidem, 5-6.

53. R. ALMAGIÀ, art. Popolazione, in Enciclopedia Italiana, XXVII, Roma 1949, 922.

54. Su tali rapporti ha già indagato Pietro Ebner nel suo studio già citato: I libri parrocchiali di Vallo della Lucania..., 121-122.

55. Per quanto riguarda la terminologia adoperata sui libri parrocchiali confronta P. STELLA - G. DA MOLIN, Offensiva rigoristica e comportamento demografico in Italia..., 32-34.

56. Si veda a tale proposito lo studio di R. LlBERTI, Figli di nessuno in Calabria, in Historica, 22 (1969) fasc. l-2; IDEM, I libri parrocchiali calabresi..., 891.

57. G. DE ROSA, L'emarginazione sociale in Calabria nel XVIII secolo: il problema degli esposti, in IDEM, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Napoli 1983, 277.

58. Ibidem, 278.

59. Nel 1865 già esisteva la Congregazione di Carità. A conferma di ciò riportiamo un atto di un nato esposto alla Ruota: “L'anno milleottocentosessantacinque il diciotto del mese di Dicembre alle ore sedici avanti Noi Pietro Agnesi Sindaco ed uffiziale dello Stato Civile del Comune di Villalba, Circondario e Provincia di Caltanissetta è comparsa Grazia Mistretta Ruotara dei projetti, di anni settantadue, domiciliata in Villalba, la quale ci ha presentato un projetto secondoché abbiamo ocularmente riconosciuto, ed ha dichiarato di essere stato esposto alla Ruota il dì diciassette Dicembre andante alle ore cinque, senza segni apparenti sul corpo, ed avvolto solo in un pannolino bianco.

Ha la stessa dichiarato di essere stato imposto al bambino il suddetto nome di Salvatore Caprera per ordine del Presidente della Congregazione di carità [...].

Il diciotto del mese di Dicembre il Parroco di S. Giuseppe ci ha restituito [...] il notamento che noi gli abbiamo rimesso [...], in piè del quale ha indicato che il Sacramento del Battesimo è stato somministrato a Salvatore Caprera nel giorno diciassette detto mese [...]". Registro per atti diversi di stato civile, anno 1865, c. 7v e r. Lo statuto della Congregazione - come riferisce Giovanni Mulè Bertolo - venne approvato più tardi: "Con decreto reale, dato a Monza il 28 ottobre 1878, fu approvato lo statuto organico della Congregazione di Carità con sede in Villalba. E’ costituita da un presidente e quattro membri nominati dal consiglio comunale (art. 1), amministra i beni destinati a favore dei poveri (art. 2) e due opere pie, cioè il Monte frumentario e il Monte dei pegni (art. 3) e ha due soli impiegati: il tesoriere e il segretario (art. 30)”. Lo stesso Mulè Bertolo ricorda più avanti: "Con regio decreto del 21 novembre 1897 è sciolta la Congregazione di Carità. L'amministrazione è temporaneamente affidata alla Giunta municipale, che ne prende possesso il 4 dicembre". G. MULÈ BERTOLO, Memorie del Comune di Villalba, Caltanissetta 1900, 318 e 507.

60. Non sappiamo precisamente per quanto tempo la Ruota sia esistita. Secondo i dati dei registri per atti diversi di stato civile, possiamo affermare che essa ha certamente avuto la migliore affermazione dal 1849 al 1865.

61. Il testo è stato tratto da: G. DE ROSA, L'emarginazione sociale in Calabra..., 271.

62. S. NlCOSIA, La coltivazione tradizionale del frumento nei latifondi del “vallone", in La cuItura materiale in Sicilia. Atti del I congresso internazionale di studi antropologici siciliani (Palermo, 12-15 gennaio 1978). Palermo 1980, 231-232: “L'estrema durezza delle condizioni di lavoro [...] si trasforma in una costante insidia alla vita. Mancano naturalmente dati precisi o approssimativi, ma non c'è contadino che non conservi memoria di mietitori 'caduti all'antu' (sul posto di lavoro) in preda a febbre violenta, per colpo di sole, broncopolmonite, emorraggia, congestione, in realtà morti di lavoro e di fatica [...]: 'N'annata ca cci fu un forti scarmazzu e ccaminà na stasciuni pericolosa, a Ppasquali (contrada di Villalba) nni muriaru quarchi ccinqu o sei; mentri attaccavanu li gregni cadivanu muarti di cent 'anni picchì la timpiratura era troppu scarmazzusa'. (Anni fa si verificò una stagione caldissima e l'estate trascorse piena di pericoli, a Ppasquali morirono cinque o sei persone; mentre legavano i covoni cadevano esanimi, come se fossero stecchiti da cent'anni, perché la temperatura era molto afosa). [...]. Quando i contadini ripetono che 'tri unzi di fauci si fidanu un cristianu purtallu a la fossa' (tre once di falce possono condurre un uomo alla tomba), non fanno altro che trasferire sullo strumento tutte le potenzialità mortali della mietitura, sproporzionate rispetto all'inconsistenza della falce".

63. Sulla storia del colera in Italia confronta A. L. FORTI MESSINA, L'ltalia dell'Ottocento di fronte al colera, in Storia d'Italia (Annali 7), Torino 1984, 429-494.

64. Cf. S. MULÈ BERTOLO, Villalba e la sua geografia fisica sotto l'aspetto igienico, Caltanissetta 1886, 85; L. LUMIA, Villalba storia e memoria, I, Caltanissetta 1990, 212.

65. S. MULÈ BERTOLO, Villalba e la sua geografia fisica sotto l’aspetto igienico, Caltanissetta 1886, 87.

66. LD, VII, 164: "Die vigesima septima sept(embr)is 1875. Liborius Pius, filius D.ni Vincentii Lamarca et D.nae Palmirae Vizzini jug(aliu)m huius Parochiae die decimaquinta volventis sept(embr)is qua tertium suae aetatis annum complebat, a manu crudeli et inhumana blanditiis raptus, et saeve suffocatus, auri fame, ac prope collem feudi Celsi lapidibus absconditus, habita confessione reorum, repertus et effossus, eius cadaver arca conditum delatum est in Coemeterium, et sepultum in Sepultura Piae Unionis Jesu, Mariae, Josephi". Il fatto è anche descritto e interpretato nel primo senso da G. MULÈ BERTOLO, Memorie del Comune di Villalba, Caltanissetta 1900, 484-487. Ma l'espressione “auri fame", secondo una comune versione popolare, sarebbe da intendere come tentativo di riscatto di un tesoro nascosto mediante sacrifici di innocenti vittime umane. Simili racconti di pratiche magiche vengono tramandate dalla tradizione popolare, purtroppo i libri dei defunti ricordano soltanto la morte di questi bambini, senza riportarne le cause. La spiegazione profonda di questo magismo è da ricercare, secondo Pietro Emidio Commodaro, "nell'isolamento geografico e psicologico, nell'analfabetismo, nell'economia chiusa dell'ambiente agricolo-pastorale, nel sottosviluppo culturale, nelle molteplici oppressioni, nell'incertezza del futuro, nel sospetto che il cristianesimo non fosse poi molto differente dalle altre pratiche religiose, vista la scarsa incidenza nella soluzione dei problemi sociali". P. E. COMMODARO, La diocesi di Squillace attraverso gli ultimi tre sinodi 1754, 1784,1889, Vibo Valentia 1975, 203.

67. P. EBNER, I libri parrocchiali di Vallo..., 127.

68. L. LUMIA, Villalba, storia e memoria, II, Caltanissetta 1990, 168.

69. La stessa credenza popolare si riscontra in altri paesi del Mezzogiorno, come Montalbano e Squillace. Cf. G. DE ROSA, Un vescovo del Sud: Raffaello delle Nocche (1877-1960), in IDEM, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Napoli 19832, 303; P. E. COMMODARO, La diocesi di Squillace attraverso gli ultimi tre sinodi 1754,1784,1889,Vibo Valentia 1975, 206; P. STELLA - G. DA MOLIN, Sponsali, stagionalità e cicli ebdomadari..., 618-620.

70. "La sposa di maggio non arriva a godersi la coltre delI'inverno".

71. M. SPEDICATO, La "conta delle anime" nella diocesi di Lecce in epoca moderna, in La "conta della anime". Popolazioni e registri parrocchiali..., 144.

72. Cf. LCron, II, I.

73. Cf. ibidem, IV.

74. Cf. ibidem, III.

75. Cf. ibidem, VI.

76. Cf. LCron, I, 2 e 35.

77. Nel 1955, in occasione dell'inaugurazione del monumento funebre, alla memoria di mons. Giuseppe Vizzini, il libro delle cronache riporta, anche se in maniera elogiativa, dei brevi cenni biografici sull'insigne figura di sacerdote e di vescovo.

"Il 10 novembre 1874 il piccolo Giuseppe riempiva di sorrisi e di gioia la casa di Daniele Vizzini e di Angela Cacciatore, i quali delicatamente impressero su di lui con il loro primo bacio, benedicente Dio, la virtù della bontà. Iniziò i suoi studi sotto la vigile guida dello zio materno padre Daniele, li proseguì nel seminario di Caltanissetta e poi, mecenate il Card. Nava, li compì in Roma presso la scuola apostolica diretta dal padre Filippo Valentini della Missione, all'Apollinare e all'Istituto Leoniano, emergendo per acume d'ingegno e conseguendo brillantemente il diploma di abilitazione all'insegnamento della lingua greca, latina e italiana, dopo avere nel 1895 per concorso conseguito uno dei sacri patrimoni istituiti in Palermo dall'abate Prenestino, concorso assai difficile che richiedeva una vasta conoscenza di storia, di lingua e di letteratura italiana e latina.

Insegnò da vero maestro storia ecclesiastica all'Apollinare Lateranense, pur essendo consultore di diversi dicasteri ecclesiastici. Eletto vescovo di Noto, prese possesso della diocesi nel gennaio del 1913 e si distinse subito per la cultura, l'alta pietà e lo zelo delle anime. Restano di lui, a testimonianza perenne delle sue qualità di apostolo e di educatore, le 45 nuove parrocchie istituite e la schiera di numerosi giovani avviati nella via del sacerdozio, di cui tre hanno raggiunto il soglio vescovile: mons. Pappalardo arcivescovo e nunzio apostolico nel Cile, mons. Carpino arcivescovo di Monreale, mons. Mingo vescovo di Trapani ed altri che attualmente occupano a Roma importanti cariche. Ci piace ricordare la sua Bibliotheca Sanctorum Patrum in 34 volumi, vero gioiello di studio del pensiero dei Santi Padri latini e greci con note e illustrazioni latine, opera molto apprezzata in Italia e fuori". LCron, I, 69.

78. LCron, II, VII: “Compì gli studi a Caltanissetta e Monreale. Segretario di mons. Fiorenza Giuseppe, arcivescovo di Siracusa, si distinse per zelo e dottrina, diventando uno dei più famosi nelle lettere latine e greche. Rimangono di lui numerose iscrizioni latine e greche, tra cui emergono per finezza di forme le Flammulae Eucaristicae. Molto deve a lui la cultura nella città di Siracusa".

79. LCron, II, VII: "Zelò nel campo spirituale ed economico la rinascita di Villalba. Sindaco di Villalba dal 1918 al 1922, si rese benemerito per l'acquisto del palazzo delle scuole, del palazzo municipale e stipulò il contratto per l'impianto elettrico con la ditta Audino e per la condotta dell'acqua dalle Madonie. Rettore della chiesa Concezione ne zelò la decorazione e vi istituì l'adorazione perpetua del SS. Sacramento. Fu anche economo spirituale nella vacanza che va dal parroco don Angelo Scarlata al fratello mons. Giovanni Vizzini".

80. LCron, II, VII: "Si distinse per la pietà sacerdotale e per l'organizzazione in parrocchia della scuola di catechismo. Illustre nel campo dell'insegnamento: insegnò matematica e scienze nel seminario di Siracusa riscuotendo ammirazione e plauso. Emulo del fratello mons. Ignazio, scrisse molto in epigrafia italiana".

81. LCron, II, VII: "Nato in America, studiò presso il seminario di Caltanissetta rifulgendo in modo eccezionale per le doti di intelligenza e di bontà. Insegnò lettere greche, latine e italiane nel seminario di Potenza e di Caltanissetta. Diresse con rara perizia le 'Scholae Cantorum' dei due seminari. Perì tragicamente il 13 agosto 1944 (durante la conquista americana della Sicilia) nella galleria di Battipaglia".

82. Constutiones Dioecesanae Syrodi... Ramirez, 19: "Infantes ergo statim ac in lucem editi fuerint, ad Ecclesiam pro recipiendo Baptismate deferantur; nec ultra triduum differant illi, quorum curae subsunt". Cf. Decreta Syrodalia Excerpta..., in L'Amico del Clero, 9 (1892) 68.

83. Concilium Plenanum Siculum... De Lai, 69: "Parochi moneant parentes ut infantes suos quamprimum baptizare curent, neque ultra hebdomadam baptismum suis infantibus differant". Concilium Plenarium Siculum II. Acta et Decreta..., 64: "Parochi et concionalores frequenter moneant parentes ut suos infantes quamprimum baptizandos curent, nec ultra octo dies a nativitate baptismum differant, salva obligatione illico baptizandi infantes quorum vita periclitetur".

84. Cf. G. MARTlNA, Rilievi su alcuni libri parrocchiali dell'Abruzzo..., 402.

85. Il tempo che intercorreva tra la nascita e il battesimo era effettivamente molto breve per consentire alla madre di abbandonare il letto e recarsi in chiesa. Poteva farlo il padre. Ma il padre rimaneva imperterrito legato alle faccende quotidiane, sicuro che altre persone della sua parentela avrebbero assolto il compito di intervenire al rito. Inoltre bisogna aggiungere che "nei secoli XVIII-XIX [...], in tutto il Meridione [...], padre e madre si guardano bene dal presenziare al battesimo dei figli; malagurio, sventure, forse anche la morte potrebbe colpire i piccoli. Le motivazioni ancestrali probabilmente vanno ricercate nella paura che il demonio, cacciato dall'esorcismo battesimale, si potesse avventare sugli autori di quella creatura che diveniva figlia di Dio. Non si può tuttavia escludere che quell'andazzo fosse stato originato da una semplice circostanza sanitaria". P. E. COMMODARO, La diocesi di Squillace attraverso gli ultimi tre sinodi 1754, 1784, 1889, Vibo Valentia 1975, 205.

86. Constitutiones Dioecesanae Synodi... Ramirez, 19 e Decreta Synodalia Excerpta..., 9 (1892) 67: "Obstetricis officium nulla mulier audeat exercere sine nostra in Scriptis licentia sub poena nostro arbitrio infligenda".

87. Constitunones Dioecesanae Synodi... Bonincontro, 21: "Si tamen in utero sit, non debet cum matre baptizare, quia quem generatio non praecessit, quomodo regeneratio in eo dici poterit? Sed si forte ex utero matris pedem, manum, vel aliam partem foras emiserit, et mortis periculum instet; membrum illud cum Baptismi forma baptizetur: et si postea in lucem aedibus super vixerit; sub conditione baplizandus erit. At secus si caput tantum prodijt, et in eo baptizatus fuerit".

88. Si veda ad esempio LB, XI, 161: "Anno 1866 die quinta octobris. Lucia Giumento filia Alfonsi et Sanctae Nalbone iug(aliu)m huius Parochiae quam ob imminens mortis periculum domi obstetrix probata Gratia Mistretta ut mihi retulit baptizavit in pede: eodem die portatus est infans predictus ad Ecclesiam, ipsumque ego Sacerdos Rosarius Panitteri Capellanus sacramentalis ac Vicarius Foraneus huius Parochiae praemissis caerimoniis, baptizavi sub conditione et imposui nomen Lucia. Patrini fuerunt Joseph Cacciatore et Calogera Vasta eius uxor hujus Parochiae". Cf. anche LB, XI, 159.

89. Constitutiones Dioecesanae Syrodi... Ramirez, 19 e Decreta Synodalia Excerpta..., 9 (1892) 67-68: "Oportet autem quod Baptismi formam, materiam, et administrandi modum bene noverit. Quin immo Parochi eas admittant ad obstetricis officium, quolibet bimestri diligenter examinent super iis, quae ad Baptismi validitaten spectant; ne in re tanti momenti, temporis decursu, quae iam probatae fuerant, obliviosas fieri contingat".

90. Constitutiones Dioecesanae Synodi... Ramirez, 19 e Decreta Synodalia Excerpta..., 9 (1892) 68: "Inquiret Parochus diligenter, cum aliquis domi, necessitate cogente, fuerit baptizatus, sub qua verborum forma, et in qua corporis parte: et si res dubia fuerit, iterum sub conditione baptizet; quod etiam in infantibus expositis, scu projectis, servari iubemus".

91. Riportiamo un esempio per ciascun caso. LB, XI, 154: "Anno Domini 1866. Die decimaprima Augusti. Natus estJoannes Giambra filius Salvatoris et Ursulae Mosca coniugum quem ob imminens mortis periculum in domo rite baptizavit Josepha Maria obstetrix probata, ut mihi retulit. Die eodem ad Ecclesiam portatus est infans praedictus ipsique Ego Capellanus D. Stephanus Lupo sacras caerimonias et preces adhibui, et nomen Joannis imposui". Cf. anche LB, XI, 176 e 201; LB, XII, 60. LB, Vll, 147: "Anno Domini 1842. Die decimatertia Decembris. Ego Sac. Joseph Mendola Capellanus Sacramentalis sub conditione baptizavi infantem heri natum ex Vincentio Gallina et Cathalda Annaloro iugalibus, quia ob imminens mortis periculum obstetrix Gratia Pignato baptizavit domi, et ad Ecclesiam delatum, et adhibitis solitis caerimoniis, ipsum nomen, quod ab obstetrice impositum fuit, imposui Lucianus. Patrini fuerunt Philippus et Mansueta Annaloro, frater et soror". Cf. anche LB, XI, 168 e 200. LB, XI, 159: “Anno 1866, 15 Septembris natus est Michael Fruscione filius Vincentii et Angelae Zaffuto, coniugum, hujus Parochiae quem ob imminens mortis periculum domi obstetrix probata Gratia Mistretta, ut mihi retulit, baptizavit in pede. Eodem die ad Ecclesiam portatus est infans praedictus, ipsumque ego Sac. Rosarius Panitteri Capellanus Sacramentalis, praemissis caerimoniis, baptizavi sub conditione et imposui nomen Michael. Patrina fuit Maria Alfonsa Vinci uxor Cosimi Geraci hujus Parochiae”. Per quest'ultimo caso confronta anche la nota 88.

92. Il paragrafo del Rituale è stato tratto da G. DE ROSA, L'emarginazione sociale in Calabria..., 263.

93. Constitutiones Dioecesanae Synodi... Bonincontro, 22.

 94. LB, XI, 153.

95. F. VOLPE, I libri parocchiali del Cilento..., 239.

96. Ibidem, 239.

97. Cf. G. MARTINA, Archivi e ricerca: la domanda degli storici..., 36-37.

98. La prassi non era esclusiva del luogo. Cf. ad esempio G. MARTINA, Rilievi su alcuni libri parocchiali dell'Abruzzo..., 402-403; IDEM, Archivi e ricerca: la domanda degli storici..., 43-44; P. EBNER, I libri parocchiali di Novi Velia..., 81.

99. Constitunones Dioecesanae Syrodi. . . Ramirez, 21 e Decreta Synodalia Excerpta..., 75: "Per mensem ante visitationem inquirat diligenter Parochus, qui sint in Parochia confirmandi, et per id tempus, occasione Christianae doctrinae in Dominicis et festivis diebus docendae, de huius Sacramenti dignitate, effectu, et dispositione ad illud suscipiendum requisita, iuxta Cathechismi doctrinam instruat. Et cum Nos ad confirmandum accesserimus, sic instructos, mittat cum schedula, confirmandi nomen, et perbrevem de instructione attestationem continente".

100. Cf. LC, IV, numeri d'ordine 803ss, 809ss, 860ss e 953ss.

101. APV, Carte mons. Giuseppe Scarlata, b. Scritti vari.

102. La prassi era comune ad altre parti d'Italia, specialmente in periodi precedenti, Cf. F.VOLPE, I libri parocchiali del Cilento..., 269-270; P. EBNER, I libri parocchiali di Vallo..., 125-126; IDEM, I libri parocchiali di Novi Velia..., 84; P. STELLA - G. DA MOLIN, Sponsali, stagionalità e cicli ebdomadan delle nozze in Italia tra '500 e '800..., 611-612.

103. Constitutiones Dioecesanae Synodi... Ramirez, 37 e Decreta Synodalia Excerpta..., 227-228: “In Parochiali Sponsarum Ecclesia debent matrimonia solemnizari, nisi nos alibi fieri concesserimus. Matutinis item horis, non tamen ante auroram, ut Sponsis in missa benedictio tribuatur. Quod si sero ex nostro fierent permisso, benedictiones praescriptas non negligant, sed infra dies quindicem Ecclesiam adeant, eas suscepturi. Si vero infra prohibita tempora ex causa nobis benevisa, fuerint desponsati, octo dierum spatio ab apertis nuptiis ad Ecclesiam pro benedictionibus accedant". Concilium Plenanum Siculum... De Lai, 82-83: "Sponsalibus initis, sponsos eorumque parentes parochi admoneant, ut matrimonium quam citius celebretur, vel saltem diuturnius non differatur [...]. Quoad tempus curandum ut matrimonium non vespere, sed mane celebretur, et quantum fieri poterit, ante Missam, ut sponsi benedictionem nuptialem accipiant".

104. LM, I, 108: “Die prima Martii 1823. Tribus denuntiationibus praemissis [...], ego Sac. Joseph Madonia Scozzari [. ..], magistrum Rosolinum Vasta [...] et Isabellam Russo [...] matrimonio coniunxi [...]. Benedicti fuere die 26 9bris 1824 a Rev. Sac. D. Francisco Costantino Capellano Sacramentali".

 105. Il 16 agosto 1888 mons. Giovanni Guttadauro notificava ai parroci della diocesi:

"Ben è vero che non è vietato dalla Sacra Congregazione dei Riti ai vescovi di permettere, in casi veramente eccezionali, ai contraenti, di celebrare il matrimonio in casa privata, dove si abbia l'Oratorio da potervisi celebrare il S. Sacrificio, concorrendo perciò gravi e prudenti ragioni, da apprezzarsi unicamente dall'Ordinario Diocesano; ma, di tale facoltà non possiamo avvalerci così facilmente, considerando che la stessa civile autorità prescrive che si compiano nella casa comunale, e pubblicamente gli atti che sono richiesti dalla legge civile circa il matrimonio, meno per il caso di infermità, o per altro impedimento, il quale renda impossibile il recarsi alla casa comunale. Conciosiaché, se dal doversi presentare dinanzi l'Ufficiale dello Stato Civile alla casa comunale - spesso assai più lontana dall'abitazione degli sposi, che non sia la chiesa parrocchiale o qualche altra chiesa - non vi sia che solo il motivo dell'impossibilità, per essere dispensati, qual diverso motivo valevole si potrà di leggieri trovare, per non andare in chiesa, e per non professare con questo atto religioso pubblicamente la Religione santissima, nella quale per bontà divina si è nati e dalla quale si è stati uniti? Si ricordano gli sposi cristiani della sentenza di Gesù Redentore, che sarà loro Giudice. 'Se alcuno arrossirà davanti agli uomini, io arrossirò di lui davanti al Padre mio'. Inoltre la solennità della celebrazione del Matrimonio in faccia alla Chiesa è tal atto, che di sua natura riguarda e interessa tutta la Società Cristiana; epperò ha il carattere di un atto pubblico, che vuolsi compiere pubblicamente dinanzi alla Società dei fedeli e dei Ministri della Chiesa. Intanto è risaputo che i motivi, che si adducono ordinariamente per implorare la licenza dello sponsalizio in casa sono futili. [...]. Finalmente è bene osservare che, quanto maggiore è l'altezza del grado, alla quale alcuno credesi essere arrivato, o in cui effettivamente si trova, tanto più deve dare il buon esempio dell'ossequio religioso, in edificazione al popolo cristiano; il quale dal vedere rispettata e praticata pubblicamente la Religione dalle classi superiori della società, puo essere raffrenato dal seguire la china, in cui le passioni antireligiose del tempo la spingono potentemente. Per siffatte considerazioni, avendo risoluto di non ammettere qualsiasi domanda per dispensa di colebrazione di matrimonio nelle case private, eccettuati rilevantissirni casi, per la presente lettera avvisiamo i reverendi parrochi di rendere di pubblica ragione quesra nostra determinazione" APV, Carte mons. Giovanni Guttadauro, b. Circolari.

Anche mons. Antonio Augusto Intreccialagli nel 1909, in seguito alla visita pastorale conclusa in tutti i paesi della diocesi, scriveva: “I parroci dovranno maggiormente adoprarsi per fare cessare l'inveterato ma non lodevole uso che esiste più o meno in tutta la diocesi, specialmente tra le famiglie distinte, di celebrare il matrimonio in casa e nelle ore pomeridiane. Per tali matrimoni, fuori dei casi di necessità, dovranno sempre rivolgersi per le facoltà alla Curia. Se le circostanze consiglieranno di concedere tali permessi, i parroci, pei rescritti relativi, esigeranno la tassa di £. 6, se il matrimonio potrà celebrarsi colla messa 'pro sponso et sponsa', se si ha cappella in casa; e £. 12, se dovrà celebrarsi nelle ore pomeridiane. In quest'ultimo caso, si dovrà procurare che gli sposi promettano di recarsi quanto prima alla chiesa parrocchiale per la benedizione nuziale" A. A. INTRECCIALAGLI, Notificazioni in seguito alla visita pastorale (1909), in IDEM, Scritti pastorali, Caltanissetta 1984, 47-48.

106. G. MARTINA, Archivi e ricerca: la domanda degli storici...

107. Cf. a titolo esemplificativo LDen, I, 254 e LM, III, 176.

108. G. MARTINA, Rilievi su alcuni libri parrocchiali dell'Abruzzo..., 403.

109. F. VOLPE, I libri parrocchiali del Cilento..., 279-280.

110. Cf. G. DE ROSA, Rituali della morte..., 230.

111. Constitutiones Dioecesanae Syrodi.. . Ramirez, 102 e Decreta Syrodalia Excerpta..., 307 e 308: "Omnes sive clerici, sive laici in Confraternibus associati sive regulares ad funus vel a Parocho, vel a familia cum Parochi assensu advocati, debent, ab Ecclesia ad domum procedere, min ime vero expectare ad ianuam domus defuncti supervenientem Parochiae clerum. Tam in accessu, quam in reditu servetur in omnibus modestia et gravitas"; "Nullum ante Solis ortum, vel post eius occasum cadaver efferatur, sub poena nostro arbitrio infligenda".

112. Citiamo un esempio dal LD, II, 188: "Die sexta Novembris 1823. Calogerus Plumeri vir Paulae etatis suae ann. 70 cir. obiit omnibus Sacramentis munitus cum assistentia Rev. Sac. Joseph Mendola, qui animam eius commendavit; postea defunctus sepultus est in hac Matricis Ecclesia associante clero".

113. Constitutiones Dioecesanae Synodi... Ramirez, 101-102 e Decreta Synodalia Excerpta..., 307.

114. Constitutiones Dioecesanae Synodi... Ramirez, 103 e Decreta Synodalia Excerpta..., 308.

115. Cf. S. MULÈ BERTOLO, Villalba e la sua geografia fisica sotto l'aspetto igienico, Caltanissetta 1886, 71.

116. Il camposanto fu costruito alla fine del 1839; fu ingrandito nel 1885. Cf. S. MULÈ BERTOLO, Villalba e la sua geografia fisica sotto l'aspetto igienico, Caltanissetta 1886, 69. Nel 1849, il vicario curato Giuseppe Vizzini proibì assolutamente di seppellire i cadaveri sotto la chiesa: “Monitum. Die 20 Octobris 1849. Syndicus in vim Ordinis Antecedentis prohibuit abusum sepeliendi cadavera in Ecclesia quod abusus invahlerat a devolutione; et ego usque ab initio Parochatus die 8 octobris monui: deinceps omnia cadavera deferantur in Campum Sanctum". LD, V, 88.

117. Cf . S . MULÈ BERTOLO, Villalba e la sua geografia fisica sotto l'aspetto igienico, Caltanissetta 1886, 105.

118. LD, IX, 217.

119. Riportiamo per intero i cenni biografici che mons. Giuseppe Scarlata aggiunse all'atto di morte di fra Luigi Catalano, esempio luminoso di santità, la cui memoria di bene dura tuttora.

120. Il 24 agosto 1955 sono state riesumate le ossa di fra Luigi Catalano e depositate in una cassetta nuova. Confronta APV, Carte fra Luigi Catalano, doc. 2.