MALAYSIA

di
Luca Berchicci

Appunti di un viaggio zaino in spalla nel Borneo Malese
compiuto nell’estate del 2004 in compagnia di Chiara ed in piena autonomia.




A Laura,
viaggiatrice dell’immaginario,
esploratrice di mondi fantastici,
anima inquieta errante negli spazi inesplorati dell'io

 

25/07 ARRIVO IN ASIA

Atterraggio a Singapore alle 9,30 e poi in bus per Johor Bahru. Attraversiamo la città che è incredibilmente pulita e moderna. Tecnologia asiatica a tutto spiano ed impressione di gente benestante. Anche qui un bel traffico che ci blocca sulla tangenziale. Passato il confine cambia subito musica e la differenza di livello si vede tutta. Caldo bestia e aria condizionata a palla in qualsiasi luogo chiuso, dalle macchine ai negozi!! Così si rischia il colpo! Da Johor Bahru subito all’aeroporto e volo per Kuching Arriviamo e aspettiamo per un’ora un bus che non passerà mai. Per noi pazienza ma quell’omino che ci fa compagnia alla fermata cosa aspetta? Prendiamo un taxi. Troviamo il B&B Borneo dopo vari giri intorno all’isolato e poi cenetta con granchi al pepe sotto casa. Non si sa se siamo più cotti noi o loro (i granchi) ma comunque siamo noi a mangiare loro e ci lecchiamo le dita.

26/07 KUCHING

Grande dormita fino alle 11,00. Ci voleva!! Dopo passeggiata sul lungofiume che è un posto meraviglioso visto anche ieri sera. Ci colpiscono la modernità e la cura di tutto. Giro dei "turist office" e prenotazione del parco Bako. Il vecchio tribunale, con le sue strutture coloniali restaurate, è molto bello. Continuiamo a passeggiare per tutto il giorno in città e di nuovo cenetta di pesce. Stiamo prendendo le misure.

27/07 GLI ORANGHI

Oggi è il grande giorno! Partiamo la mattina presto per il Semenggoh. Oranghi arriviamo!!! Quando ci svegliamo è buio pesto ed abbiamo il dubbio di aver sbagliato ora. Colazione velocissima e di corsa al bus. Chiara toppa colore di salsa e quasi si sente male; è riuscita a mescolare una similsoia con una sbobba dolciastra a metà tra marmellata e miele. Finalmente siamo alla riserva e vediamo veramente gli oranghi ed un gibbone del Borneo, che fa da mascotte al personale del parco. Rimango un po’ deluso. Ancora non so spiegare bene perché. Forse troppa gente ed una situazione strana, anche se effettivamente gli animali sono molto vicini e sono incredibili. Ma non è quel tuffo al cuore che mi aspettavo. Forse è anche un po’ la sensazione del già visto in TV … Dopo aver aspettato un bus che non passa mai passeggiatina nella campagna per prenderne un altro e visita del museo. Poi attraversiamo il fiume e visitiamo il giardino delle orchidee. Bello! Sulla via del ritorno ci sorprende uno scroscio d’acqua e restiamo intrappolati tra i negozi di souvenir. Non resisto: spesa folle ma consegnano tutto a domicilio occupandosi della spedizione. E’ tutto troppo bello e non vedo l’ora che arrivi a casa. Conclusione: tipico turista spendaccione che non riesce nemmeno a contrattare come si deve. Ma dove finiremo di questo passo?

28/07 VERSO BAKU

Sveglia con la pioggia. Siccome c’è un rumore simile a quello di una cascata, che non si vede ma si sente, nel palazzo di fronte al nostro sembra sempre che piova ma questa volta è vero. Di nuovo colazione con quella cosa arancione, dolce e appiccicosa che oggi eleggiamo marmellata di papaia. Alla fermata del bus scopriamo alcuni posticini eccezionali per mangiare (torneremo!). Il viaggio è breve e intorno a Kucing vediamo la zona residenziale di lusso e quella dei ministeri. Veramente complimenti. Chiara scopre finalmente dov’è il ponte sul fiume e si tranquillizza: è molto vicino al centro. Dividiamo la barca per il parco con quattro turisti che erano sul bus e finalmente siamo nel "vero" Borneo. Il posto è molto bello e rilassante ed appena scesi colpo di fortuna. Ci attardiamo per la foto della modella (Chiara) sotto il cartello del parco e becchiamo una nasica (orang belanda) che mangia tranquillamente su una mangrovia. Pranzo e barba (ci voleva) e poi partiamo per fare il sentiero ad anello. Lo sceglie Chiara che ha letto, non so bene dove, che è tutto su passerella (ma se ne pentirà amaramente). Ben presto la passerella finisce e si arranca in salita. La foresta è abbastanza interessante ma fa un caldo esagerato!! E’ come fare una gara di corsa sulla scalinata di Piazza di Spagna in pieno agosto e con il K-way addosso. Per fortuna ogni tanto vediamo la nepente (piante carnivore) e ci distraiamo un po’. Incrociamo vari turisti ma vanno tutti nel senso opposto al nostro. Finalmente completiamo il giro ed arriviamo di nuovo sulla passerella sospesa sul mangrovieto. Li incontriamo un giapponesina che sembra uscita da una boutique mentre noi sembriamo appena usciti da una centrifuga!! Lei si dirige tranquillamente verso l'inizio del sentiero vero e proprio ma, ovviamente, al secondo gradino inverte rotta e opta per la meditazione nel gazebo vista mangrovie. Cena e poi a letto.

29/07 ALLA SCOPERTA DEL BAKU NATIONAL PARK

Sveglia alle 8. E' ancora buio e gli occhi non si aprono. Colazione con caffellatte, riso fritto e uovo fritto. E vai!! Poi a camminare e sul pontile incontriamo di nuovo la nasica. Questa volta siamo soli e dopo aver mangiucchiato un po' di foglie lo animalo decide di sorprenderci e scende per fare una passeggiata sul pontile. E’ al massimo a tre metri. Che emozione!! Si parte e ci aspetta subito la pettata (quella dove ieri abbiamo incontrato la giapponesina) fino alla deviazione dal sentiero circolare. Dopo una bella sudatina arriviamo alla spiaggia ed è davvero bella. Bagno e nuotata. L’acqua è così calda che all’inizio ci chiediamo se siamo davvero entrati in mare o siamo solo in una zona un po' più umida della foresta. Prendiamo un bel po' di sole e ci riposiamo. Ad un certo punto arriva un barcaiolo che invece di scendere e mettersi all’ombra si fa un bel cappottino con due salvagente e se ne rimane sdraiato sulla barca sotto il sole a picco. In effetti con quel venticello fresco è meglio ripararsi; non si sa mai!! Verso le tre ci avviamo sulla strada del ritorno e passiamo per la spiaggia più grande (molto bella ma non ci si arriva). Tornando veniamo superati dalla giapponesina che oggi è in versione sprint ma noi continuiamo imperterriti con il nostro passo mittelitalico. A cena il solito tedesco spilungone ci fa vedere i segni lasciati dalle sanguisughe a Taman Negara e ci dice che domani faranno un giro per noi mostruosamente lungo mentre noi abbiamo previsto il ritorno in barca da metà circa dell'itinerario dei teutonici. Chiarettina entra in crisi perché dice che si sente una polentona inadeguata ma io gli rispondo che secondo me sono dei pirla quelli che non fanno il giro in barca perché si perdono il panorama più bello (quello dal mare, con le scogliere a picco che emergono dal verde intenso della foresta). E poi è pur sempre vacanza, mica lavoro, ognuno fa quel che più gli piace. Siamo belli rossi per il sole e felici per la bella giornata. Alla base ci ha accolto un branco di scimmie ed altre schiamazzano davanti al ristorante. Riproviamo a spiccicare qualche parola di Bahasa con discreto successo. Buona notte.

30/07 NEPENTE

La sveglia è con la pioggia ma smette quasi subito ed affrontiamo il percorso per Tajor (spiaggia) dopo aver prenotato il ritorno in barca da dividere con altri due "comodoni". Senza volerlo agganciamo i due tedeschi vicini di stanza e facciamo la prima parte del percorso insieme. Vediamo tutti i tipi di piante carnivore! Sono bellissime ed in particolare un tipo che sembra una tazzina. Incontriamo di nuovo i tedeschi alla cascata, dove facciamo un meraviglioso bagno nell’acqua fresca. Al mare l’acqua è quasi bollente e più che fare il bagno sembra di sguazzare nel brodino. Allora decidiamo di fare una passeggiata nella baia che ha l’acqua così bassa che di più non si può. Mentre stiamo attraversando il mare Chiara, che "stranamente" è già un pò nervosa tocca qualcosa e con uno zompo di due metri mi salta in braccio. Dopo il piantino nervoso di rito mi tocca portarla indietro in collo. Dopo vari tentativo sul tenero e comprensivo spinto un urlaccio sembra avere successo e risolvere la crisi. Pensa se fossimo andati in montagna!! Per fortuna un ritorno godurioso in barca fa tornare definitivamente il sereno e per festeggiare a cena ci facciamo una birra.

31/07 SUSY

L’orda di pinguine islamiche arrivate ieri sera, come ogni brava scolaresca, ha fatto un gran casino e ci siamo svegliati varie volte. Dopo colazione prendiamo subito la barca per Bako Bazar e il bus per Kuching. Fa molto caldo e la camminata con gli zaini in città ci stronca. Mentre siamo alla ricerca della mappa del Sarawak faccio un pezzo da matto ma per fortuna Chiara mi sopporta. Abbiamo preso tutte le informazioni e ripartiamo per Sematan. A Kuching c’è una gran festa con concerti e esposizioni. Peccato non esserci! Arrivati a Sematan mangiamo e chiediamo informazioni per la barca (vorremmo visitare le vicine isole di Satang e Talang) ma sparano alto con i prezzi. Ci incamminiamo verso la spiaggia per vedere i posti dove dormire e incappiamo in una specie di villaggio vacanze dove, tra i bungalow, è in corso una fantozziana cena comune a quattro ganasce e dove il boss super effeminato ci mostra un mini appartamento che sa tanto di famiglia medio borghese del Borneo e odora di salsedine ed umido come una seconda casa di Torvaianica. Inorriditi, dopo esser sopravvissuti alla musica pop a palla che allieta gli astanti, torniamo al paese per impossessarci di una dignitosa stanza nell’hotel. E’ piccola ma pulita e tranquilla. Mentre stiamo uscendo colpo di scena! Incontriamo la fantomatica Susy che sta rientrando in macchina e ci aggancia al volo dal finestrino. Parla a raffica e ci offre un last minute super discount per Teloc Melano più tour delle isole Talang. L’offerta per Melano è strepitosa e le diciamo subito di si. Speriamo bene. A cena ci ciucciamo un’ottima minestrina di "misto con tutti gli avanzi della giornata" che ci rimette al mondo mentre le donne del banco sbucciano una tonnellata d’aglio colpendo gli spicchi con un machete di mezzo metro. Secondo me basta minacciarlo con quella spada e lo spicchio si sbuccia da solo! Riflettiamo sulla profonda differenza con l’Indonesia partendo dai mezzi di trasporto fino all’assenza di bambini venditori ambulanti ed al fatto che nessuno si avvicina a vendere nulla.

1/08 HOMESTAY

Sveglia con comodo ed attesa della barca che dovrebbe portarci a Melano. Ammazziamo il tempo con una passeggiata sulla spiaggia non proprio nell’ora migliore, tra le 11 e l’una. Per fortuna sulla riva c’è un piacevole venticello che ci rinfresca. La spiaggia non è nulla di speciale e l’acqua è così calda che da fastidio. Tornati alla base ci danno appuntamento per le quattro e ci prepariamo. A pranzo siamo al banco numero quattro dove c’è un’allegra banda di trans che ci fa un piatto di mee goreng speciale. Viaggiamo col capo villaggio ed un signore che ha appena comprato un vecchio motorino e durante il viaggio lo esamina con attenzione. Vediamo da vicino le famigerate isole Talang. La baia di Melano è molto bella, con rocce nere contornate da belle spiagge e l’acqua è limpida ma il paese da un'impressione generale di forte decadenza. In effetti è molto sporco e le case sono tutte molto trascurate anche se la maggior parte di esse ha bene in vista il simbolo "homestay". Purtroppo a noi tocca una casa all’interno dove fa un caldo pazzesco e sono preso da una crisi: non voglio rimanere. Così decidiamo di andare via la mattina dopo e prenotiamo il ritorno. La casa del capo è un po' meglio delle altre ed è allietata da tendine rosa fucsia. Tra le catapecchie spicca una cabina del telefono con pannelli solari ed una grande caserma militare in cemento super illuminata.

2/08 RAFFLESIE

Si parte alle 8. Veniamo imbarcati assieme ad una carrettata di ragazzi che tornano a scuola. La barca è veloce ma in compenso arrivano schizzi da tutte le parti e facciamo il bagno. Arrivati a Sematan sbarco nella melma causa bassa marea. Ora tocca a Chiara avere una crisi e dice che vuole tornare a casa. Passiamo a ritirare i panni che avevamo dato da lavare e prendiamo al volo un bus per Lundu. Telefoniamo al parco e ci dicono che ci sono due fiori! Mangiamo e prendiamo un taxi. Compriamo due risi a portar via dal solito cinese del mercato il quale sta affettando una specie di salamone/wurstel con la solita mannaia tranciaossa a un millimetro dalle dita. Penso che forse il salamone è fatto con le dita dei suoi predecessori … Il tipo capisce male e ci rifila due risi con un pezzo di gallinaccia bollita che sembra la pappa del cane … ma per fortuna ce lo cambia con un gagliardissimo nasi goreng. Il centro visite del parco è molto bello con una costruzione stile "baruk" (circolare su palafitta) che ospita un museo. Ci siamo. Vediamo la rafflesia ed è veramente stupefacente. Un enorme fiore gommoso con il cuore che sembra una crostata alla crema. La guida ci mostra i vari stadi dello sviluppo e ci dice che ci vuole più di un anno perché il fiore maturi mentre la fioritura dura appena 4 o 5 giorni. Torniamo alla base appena in tempo e comincia a diluviare. Grande dormita.

3/08 CIAO NONNO

Complimenti!! Abbiamo dormito tutto il pomeriggio e tutta la notte fino a questa mattina alle 9!! Beh, ora dovremmo essere riposati eppure un certo sbadiglio si fa strada … Evidentemente la pioggia ci ha conciliato il sonno. Partiamo con molto entusiasmo per la passeggiata delle cascate ma il sentiero non è nulla di speciale e per arrivare all’acqua rischiamo di ammazzarci; sulle rocce bagnate sembra di essere sul sapone e rimanere in piedi è un’impresa. Decidiamo così di tornare alla base ed iniziare il ritorno a Kuching. Mentre aspettiamo il bus telefoniamo al tipo che gestisce l'ospitalità a Satang e gli diciamo che arriveremo il giorno dopo. Abbiamo la bella idea di sentire quanto costa il taxi fino a Telaga Air (il punto di partenza della barca che ci porterà all’isola). Faccio il giro del paese sotto un sole impietoso ma non ne trovo nemmeno uno. Va bene il bus! Arrivati a Kuching ci fermiamo in hotel e poi facciamo la spesa per domani. Purtroppo ricevo la cattiva notizia per posta elettronica: ciao nonnino … dormi bene. Almeno si è spento nel suo letto. Io penso che abbia voluto raggiungere nonna nello stesso giorno in cui è volata via lei. Spero che si rincontrino lassù. Andiamo a mangiare dal vegetariano e penso a Mimmo. Chiara non ha fame e sono costretto a papparmi anche il suo piatto. Oggi non succede nulla di speciale (in positivo). Mi colpisce solo un episodio: mentre stiamo cercando la fermata del bus si avvicina un ragazzo che fa lo stradino e ,chiedendoci da dove veniamo, si offre di aiutarci. E’ molto più espansivo del solito ed infatti scopriamo che è indonesiano di Pontianak.

4/08 L'ISOLA DELLE TARTARUGHE

Sono proprio curioso di vedere com’è questa isola di Satang. La mattina comincia bene perché troviamo le ciambelle fritte al mercato. Un kopi susu (caffellatte) alla bancarella di turno e colazione come a casa! Arrivati a Telaga Air non c’è nessuno ad aspettarci e cominciamo a dubitare. Dopo un po', al "baretto", aggancio un signore che sembra conoscere questo fantomatico Umar e gli telefona. Non risponde ed allora mi fa salire in macchina. Facciamo 300 metri alla pazzesca velocità di 20/25 Km/h e si ferma davanti ad una casa, poi parlotta con un tipo e mi dice che ci porterà lui all’isola: aspetta qui! E chi si muove; farà 50° all’ombra! Arriviamo sull’isola ed appena sbarcati raccogliamo una trentina di tartarughine appena nate. Foto di rito e le liberiamo sulla riva. Il posto è bello anche se la sistemazione è veramente basica. La sera lo spettacolo continua. Arrivano due tartarughe a deporre le uova e altre nascono in continuazione. E’ veramente incredibile!! Sembra che vogliano fare tutto in una notte. Purtroppo è anche l’isola dei moscerini e ce ne accorgeremo a nostre spese. La serata con le tartarughe offre lo spunto per la solita riflessione sull’uso delle macchine fotografiche. Abbiamo l’ennesima prova che divengono il fine e non il mezzo.

5/08 SAND FLIES

Fa un caldo bestia ed allora ci buttiamo subito in acqua. Passiamo tutta la mattina a fare snorkeling. Purtroppo salutiamo Satang con una nota stonata. Nessuno si accorge che c’è un’altra nidiata di tartarughine e le trovo cotte dal sole imprigionate nel piccolo recinto che circonda il nido. Ce ne andiamo con molta rabbia dentro ed il proposito di fare qualcosa. Arriviamo a Kuching molto stanchi e sulle scale dell’hotel do di matto. Dopo un po' ci riprendiamo e ci concediamo una super cena di pesce. La serata finisce con la tortura inflitta dalle punture di quei maledetti moscerini. Siamo martoriati e non riusciamo a dormire. Le proviamo tutte ma non c’è niente da fare.

6/08 TRASFERIMENTO

Cambiamo programma ma non sappiamo cosa ci aspetta. Dobbiamo però lasciare Kuching che ci sta intrappolando. Andiamo a Mukah e la sorpresa è grande. Nel bel mezzo di un kampung c’è una bellissima costruzione, il Lamin Dana, in pratica una ricostruzione della tradizionale longhouse, gestita da una signora eccezionale che è diventata imprenditrice della cultura del suo popolo. Spendiamo tutto il giorno in viaggio e non c’è molto da dire se non che l’aria condizionata ci appare come una delle più belle invenzioni di tutti i tempi. L’autista del bus tenta di far fuori un paio di ciclomotoristi e rischia un paio di frontali ma bisogna capirlo perché è su di giri per via della nuova bigliettaia parecchio gatta morta strapponcella e ci tiene a fare bella figura. Raccattiamo una decina di scolari che tornano a casa per il fine settimana. L'autista fa lo spiritoso anche con le operaie del palmificio che salgono al volo (e non pagano il biglietto). Altra certezza è che i kuchinghesi (o come si chiamano gli abitanti di Kuching) sono mezzi matti. Ci aspettavamo un super porto e invece le motonavi veloci che fanno una delle tratte più importanti del paese hanno si e no una passerella per salire a bordo e partono dal niente: un marciapiede qualsiasi della zona industriale.

7/08 MUKAH

Sveglia e colazione con comodo e giro turistico. Vediamo tutto il kampung dal fiume. E’ il paese del sago, una palma dal cui tronco si ricava una farina che per molti indigeni costituisce ancora un economico sostituto del riso. Possiamo ammirare il processo di lavorazione del sago, dal trasporto alla trasformazione, che avviene in laboratori costruiti sull’acqua e con gli strumenti tradizionali. Il tronco viene prima scortecciato e poi tagliato in piccoli pezzi che vengono ridotti a segatura. In seguito la segatura viene depositata in una specie di grande canoa di legno e lasciata a bagno. Dopo questa stagionatura la segatura viene passata con un setaccio ed infine lavorata fino a formare delle palline simili ai ceci; e poi, finalmente, la cottura. Il forno, creato con un unico blocco di terracotta da sapienti artigiani, è eccezionale e la mattina scorre tranquilla tra foto e giri in barca. Dopo estenuanti spedizioni nella foresta i tronchi di sago vengono trasportati sul fiume fino al villaggio legati tra loro in interminabili file. Mi colpisce l’uomo che, alla fine della colonna di tronchi, conduce i tronchi di sago e che se la fa tutta a piedi nell’acqua mentre due ragazzetti guidano la canoa a motore che tira il tutto. Vita dura. Nel pomeriggio arrivano altri ospiti e facciamo un massaggio. Ottima cena con chiacchierata in inglese ma io non capisco quasi una mazza. In conclusione una bella esperienza.

8/08 VERSO BELAGA

Alzataccia più per il conto che ci presenta la sig.ra Diana che per l’ora. Diana è sicuramente una figura sopra le righe ma fa pagare bene i suoi servizi. Prendiamola come un contributo al progetto culturale. Sul bus si salta ed il viaggio non è nulla di speciale. All’arrivo a Bintulu troviamo subito il cambiavalute e decidiamo di proseguire per Belaga. Mentre siamo sul marciapiede a decidere il da farsi ci aggancia l’autista di uno dei fuoristrada che poi scopriamo essere quello segnalato dall’ufficio turistico. Viaggiamo in compagnia di un figuro che scola una birra dietro l’altra alternandola con le sigarette. Ha una moglie molto incazzata e silenziosa e due bambini molto belli e ad un certo punto ci fa fermare per prendere un gallo da combattimento. E’ praticamente la sintesi perfetta dell’incontro tra consumismo ed indigeni. Sarebbe anche simpatico ma dopo le prime birre non si capisce più una mazza di quello che dice ed anche l’autista lo sopporta poco e fa fatica a contenerlo. E’ sicuramente esuberante e ci invita alla sua longhouse ma per fortuna quando scende se ne è scordato. Chiara si fa una gran chiacchierata per tutto il viaggio. Per finire in bellezza stanza con aria condizionata.

9/08 ROSALINA

La mattina andiamo a fare colazione da Daniel’s attratti dalla promessa di toasts con marmellata. Per tutta risposta il tipo (Daniel) si pappa tranquillamente un piatto di cinghiale. In effetti ci siamo solo noi ma c’è un libro con molti commenti positivi ed alcune propose di tour. Ci convinciamo a provare una notte nella longhouse anche perché il prezzo è buono. Nel frattempo ci aggancia una protetta di Daniel che è una mezza picchiatella sordomuta. Rosalina ha un'energia incredibile, un sorriso irresistibile ed una capigliatura a guscio calimero e nel complesso è molto cinese. E’ entusiasta della nostra presenza e si rivelerà la figura più positiva del viaggio (fino ad ora). Il tempo di mandare alcuni messaggi via internet e partiamo per la prima escursione. Per me non è nulla di speciale. I fiumi sono indubbiamente imponenti ma non trovo un feeling particolare con il posto. Torniamo a pranzo a Belaga e Daniel inizia a sembrare un po' facilone e molto preso dai suoi affari politici. Ripartiamo con una guida che si rivela molto più tranquilla e simpatica del boss e facciamo una bella risalita del fiume. La foresta è indubbiamente imponente anche se è così piena di vegetazione che non se ne comprendono le reali dimensioni. Provo ad immaginare come doveva essere il fiume quando l’acqua era ancora limpida. Arriva il momento della verità e dobbiamo assaggiare il famigerato durian, appena raccolto per noi. Sinceramente l’odore si sente poco, il sapore non si sembra niente di speciale e la cosa che impressiona di più è la consistenza gelatinosa: praticamente moccio. E poi ci si mangia veramente poco. Continuiamo sul fiume e Chiara, per esprimere quello che vediamo, conia il termine di "sopra bosco" che sta alla foresta pluviale come il sotto bosco sta ai nostri boschi. Tutto intorno la foresta viene bruciata per coltivare il riso. Arriviamo alla longhouse (nulla di particolare) e fa un caldo incredibile. Veniamo accolti dalle donne del capo, che è fuori a cacciare, mentre un figlio ripara una rete da pesca. Nessuno sembra essere interessato alla nostra presenza ed infatti arriva la richiesta di denaro per rimanere li. Sembra che Daniel, l’ultima volta, non li abbia pagati. Rifiutiamo ed andiamo via. Siamo veramente delusi, soprattutto con noi stessi per esserci fatti abbindolare come pivelli. Per fortuna arriva Rosalina a sollevarci il morale e la serata si conclude in allegria con una rassegna di cartoline a casa sua. Chiara trema per l’ennesimo attacco di bacarozzi ciechi formato gigante e ci commuove l’offerta di Rosalina di tenerli lontani appena dopo averci fatto sbellicare dalle risate con l’imitazione degli ubriachi al "bar dello sport" proprio di fronte a dove stiamo cenando. A proposito. Che cavolo ci fa una cyclette (artigianale) a casa della mutola? Semplice: pensa di avere un po' troppa pancia!! Veramente incredibile. Buona notte Rosalina.

10/08 VERSO MIRI

La sola mi ha dato una scossa e mi sento più presente. Incontriamo i nostri omologhi tedeschi già visti al Bako e facciamo il viaggio fino a Miri assieme. In effetti, a parte l'ossessione che hanno per gli zaini, sembrano noi due tra qualche anno. Lui scuro con gli occhiali e pelliccia naturale; lei figura moderatamente a fiaschetta e capelli corti come piacciono a Chiara. Il signore che viaggia con noi commenta i tagli della foresta ed è molto arrabbiato perché la stanno distruggendo: gli alberi piccoli non andrebbero tagliati! Tutto il mondo è paese. Finalmente prendiamo un bemo stile Indonesia: in 9 più zaini e bagagli vari in un furgoncino per sei giapponesi taglia piccola. Confermiamo che il tedesco è decisamente extra-size. A miri prenotiamo il volo per Bario e fatichiamo un po' per trovare un posto dove dormire. Quelli economici sono veramente infimi e stiamo per cedere prendendo una camera in un categoria media Lonely Planet. La buona sorte ci salva: non hanno più disponibilità di camere economiche e troviamo subito dopo un'ottima sistemazione categoria economica. A cena proviamo l’indiano e ci godiamo il capati come fosse la nostra dose mensile di pane. La viziata rende anche una doppia pepsi!! Ma dove andremo a finire di questo passo?

11/08 LAMBIR HILLS

Oggi gita al Lambir Hills National Park per perdere un po' di tempo in attesa del volo per Bario. Tanto per non perdere l’abitudine per colazione facciamo un po' di vasche della città per trovare i donats. Alla fine, chiaramente, li troviamo praticamente sotto casa. Qualche informazione strappata con le pinze all’ufficio turistico e via con il bus che questa volta conferma la regola poiché è veramente a pezzi e arranca sulle poche salite che incontriamo. Il parco non è male e c’è una bellissima piscina naturale sotto una cascata. Bagno obbligatorio dopo la sfacchinata. Con grande sorpresa scopriamo che il cinghiale è protetto e ne è proibito il commercio. Chiediamo chiarimenti all’ufficio del parco e ci confermano che i ristoranti non lo possono vendere. Ma se a Belaga lo offrono a tutti ed è anche consigliato dalla Lonely Planet! L’impiegato appunta minuziosamente ogni cosa, compreso il nome di Daniel. Speriamo nella lenta vendetta. Al ritorno ci offre un passaggio un ragazzo Iban con un pick-up nuovo di zecca che ci dice commerciare in prodotti petroliferi o qualcosa del genere. E’ la prima volta che troviamo un approccio diretto ed in effetti a Miri sembrano essere più reattivi di quanto non sia stato fino ad adesso. Nel pomeriggio oziamo in un internet centre forse più per godere dell’aria condizionata che per necessità. Comunque ne approfittiamo per prendere informazioni sulle nostre prossime mete. A cena dall’indiano che ormai quando ci vede si sbraccia in grandi saluti. Spiando un paio di cinesi forse ho capito come si usano le bacchette. Proverò alla prima occasione.

12/08 VERSO BARIO

Oggi è giorno di trasferimento a Bario. Dopo aver pagato l’hotel e lasciato valigia e panni per la lavanderia andiamo al mercato dell’artigianato ma è ancora tutto chiuso. Allora colazione con i bombolotti della pasticceria e caffè dall’indiano. Fa più caldo del solito e mi sparo una Mirinda ghiacciata per cercare un po' di refrigerio. Andiamo all’aeroporto con molto anticipo e ci tocca indossare la felpa! In queste settimane abbiamo imparato ad apprezzare l’uso smodato dell’aria condizionata ma qui esagerano. Sembra di essere arrivati in Svizzera d’inverno e temo seriamente che ci possa prendere un colpo. Ci rifugiamo al primo piano dove la temperatura è più accettabile. A proposito. Forse dovrebbero mandare qui qualche genio delle nostre parti a fare uno stage sull’aria condizionata: mezzi pubblici compresi. L’atterraggio è molto soft ma dal mio sedile posso assistere alla discesa spiando nella cabina di pilotaggio e sembra di vedere lo schermo di un videogioco; l’aereo sbanda a destra e manca e non sembra poter veramente centrare quella striscietta di asfalto con la riga bianca al centro che, tra le altre cose, è anche incredibilmente corta! L'esagitata compagna di viaggio che viene da Singapore fa un gran casino ma riusciamo a fare i biglietti per il ritorno ed a trovare da dormire. Il posto non è male e si sente aria di montagna. Vediamo le risaie e tutt’intorno è un alternarsi di montagne ammantate di foresta. Un paio di carretti trainati dai bufali ci ricordano che qui si arriva solo in aereo. Siamo però disorientati e non riusciamo a capire quali siano i punti di riferimento in questa valle. Ci consola il fatto che questa sera dormiremo con la coperta.

13/08 BORNEO O ABRUZZO?

Affittiamo le biciclette e rimediamo una cartina della zona. Puntiamo decisi verso la longhouse più vicina e finalmente riusciamo ad orientarci. Questa notte ho avuto freddo (assurdo!) e il primo calore della mattina mi fa piacere. Qui tutti sono molto friendly e la vita ha, decisamente, il ritmo del bufalo. Con molta soddisfazione riconosciamo, nella vegetazione intorno a noi, l’ambiente della nepente ed infatti la troviamo. All’arrivo al villaggio quasi non riusciamo a credere ai nostri occhi. E’ tutto incredibilmente pulito e ordinato e le risaie danno alla valle quel tocco esotico in più. Anche la longhouse è in armonia con il tutto e dopo un po' che ci gironzoliamo intorno una nonna con nipote ci invita ad entrare e ci offre dell’acqua. La lunga sala comune è incredibilmente grande e fresca ma è anche vuota ed un po' malinconica. La nonna ci spiega che molti lavorano a Miri. Spiccichiamo due parole in bahasa ed offriamo delle caramelle alla bimba. Anche se la comunicazione è molto limitata la donna sembra che ci capisca e qualche volta risponde in inglese: ad un certo punto si alza e va in casa poi torna con una collana di perline che regala a Chiara. Anche questa volta un'esperienza autentica ci da una lezione di vita e di generosità, ospitalità, semplicità ecc, ecc … Provo la stessa sensazione di egoismo innato ed inadeguato che mi aveva attanagliato nel primo viaggio in Tunisia quando ricevetti una vera ed umiliante lezione di vita. Accolto con entusiasmo e incredibile ospitalità in ogni dove fui costretto ad amare considerazioni sul trattamento che noi riserviamo ai popoli del sud del mondo. Al ritorno la bici di Chiara perde un pedale e riusciamo a rimetterlo con un po' di fantasia e l’aiuto di alcuni pezzetti di un ramoscello raccolto per strada: è quanto basta per tornare alla base. Nel pomeriggio tutti al fiume, con la famiglia che gestisce il lodge dove dormiamo ed alcuni loro parenti, ad aspettare altri turisti che tornano da un giro nella foresta. Gli indigeni ne approfittano per raccogliere una quantità incredibile di frutti e piante e capiamo che quello che sembrava un intrigo inestricabile di vegetazione è in realtà un frutteto/orto. Poco più in la restiamo di sasso nel vedere uno stazzo in piena regola con le pecore ed un casale di campagna per il pastore che però, ci dicono, vi si ferma solo di giorno. Occasionalmente qui vengono organizzati dei barbecue per gli amici. Ma siamo nel pieno della foresta pluviale più antica del mondo, completamente isolati! Una ragazza canado/tailandese che è a Bario per controllare i progressi di un progetto per la ONG di turno e che è venuta con noi ci fa ammazzare dalle risate ed assaggia ogni cosa. Abbiamo ancora la forza per una biciclettata fino alla scuola e poi conosciamo Reddish, il capofamiglia, che se aprisse la bocca quando parla sarebbe molto meglio e forse si riuscirebbe a capire qualcosa. Ci arrendiamo alla nostra sorte ed il programma per domani sarà qualsiasi cosa lui voglia: tanto non riusciremmo a capire nulla.

14/08 THE BUG

La mattina piove e facciamo colazione con molta calma. Il gruppo dei singaporesi è compatto e deciso ed appena smette di piovere partiamo. Sembra la gita fuori porta dell’allegra brigata con abbinamenti di scarpe tra i più improbabili. Ben presto l’escursione si rivela impegnativa perché nella foresta (come al solito) sembra di fare acquagym e si scivola da matti. Per fortuna arriviamo a questo benedetto bug, che altro non è se non una striscia di alberi sulla sommità della collina tagliata per indicare la direzione agli aerei in fase di atterraggio. Incontriamo 4 o 5 ragazzi indonesiani che portano taniche da 30 litri di benzina al villaggio successivo ed un ragazzo Penan che porta una bombola di gas a Bario. La timidezza del Penan ci impressiona e dobbiamo forzarlo ad accettare del cibo in regalo anche se, indubbiamente, da come lo mangia, si capisce che ha una gran fame. Finalmente avvistiamo le sanguisughe. Al ritorno la nebbia avvolge la foresta e lo scenario è molto suggestivo. Arriviamo a casa appena in tempo e riprende a piovere. La secchetta tailandese viene a stare da noi e fa a Chiara un test di energia: tutto ok.

15/08 UNA PASSEGGIATA NELLE HIGHLANDS

Oggi passeggiata alle longhouse. Incontriamo i nostri omologhi tedeschi che ci offrono un the nel lodge dove si sono sistemati. Sono parecchio sgonfio e la sosta mi ritempra. Il villaggio non è nulla di speciale e continuiamo lungo un sentiero che passa tra gli eucalipti. Al ritorno ci fermiamo a vedere un altro lodge tipo longhouse che è molto carino ed è tenuto da indonesiani. E infatti c’è un tipo che attacca subito discorso e non ci molla più. Questo ci conferma quanto siano caratterialmente diversi gli indonesiani. A cena chiacchierata con la tailandese e poi studio un po' la guida del Sabha.

16/08 AEREO DI RISERVA

Questa notte Chiara ha fatto i sognacci e ci svegliamo un po' giù. Andiamo al mercato ma non c’è molta attività ed il negozio di artigianato ha solo qualche cestino e tante perline. Prendiamo atto. Reddish ci avverte che sull’aereo ci sono solo dodici posti e corriamo all’aeroporto. Arriviamo con tanto anticipo e siamo i posti 8 e 9. Questa volta ci pesano assieme agli zaini. Siccome la benzina è carissima e costa RM5 (con la stessa somma si può consumare un pasto) al litro i tipi del lodge arrivano con due macchine e la seconda arriva 2 minuti dopo la nostra. Che poi cosa sono venuti a fare non si sa bene. Mentre siamo lì ad aspettare arriva l’aereo cargo ed il pilota viene a farsi una chiacchierata al bar. Reddish gli chiede se hanno un posto e quando riparte va a farsi un giretto con loro. Roba da matti! Siamo pronti: ci imbarchiamo ed il pilota accende i motori. A un certo punto, però, il pilota inizia a picchiettare con il dito su uno strumento ed il secondo pilota tira fuori il libretto delle istruzioni!!! Cazzarola!! Per fortuna dopo qualche tentativo di aggiustare il tutto ci fanno scendere in attesa di un altro aereo. Mentre aspettiamo di fare il secondo tentativo torna il cargo, ribattezzato pesce scatola per il suo aspetto quadriforme, che dentro ha gli sportelli, il cassone e le ruote di un Toyota pick-up nero nuovo fiammante, che viene preso in consegna dai parenti di Reddish. Ma è la quarta macchina! Che cavolo ci fanno? E poi Reddish dov’è? Nel frattempo i piloti del nostro aereo comprano una scheda telefonica e, con qualche difficoltà, aiutati da un solerte omino forse impiegato dell’aeroporto, telefonano a Miri per avvertire del guasto. Sembra anche che gli diano le istruzioni per ripararlo ma dopo un po' sono alla caffetteria ad aspettare e chiacchierare con i passeggeri. Alla fine arriva veramente il secondo aereo e torniamo a Miri sani e salvi. Proprio questa mattina era arrivata la notizia di un altro elicottero precipitato qui vicino. L’attesa è stata allietata da una banda di bambini (tre) che godeva dei venti metri di strada in cemento davanti all’aeroporto per fare le sgommate con la bici (una). In mancanza dei freni si frena con il piede sopra la ruota posteriore. Vince nettamente il più grandino ma è chiaramente avvantaggiato dai sandali con il cinturino dietro. L’altro bambino ogni volta che frena deve tenere la ciabatta con le dita dei piedi per non farla partire a razzo spinta dalla rotazione della ruota.

17/08 ARRIVO IN SABAH

Aereo per Kota Kinabalu e atterraggio sotto un diluvio. Per fortuna smette presto e prendiamo un bus per KK. La città è moderna con tanti palazzoni in cemento e sembra che gli hotel di media categoria siano tutti pieni. Ci rifugiamo in un ostello. Facciamo il giro degli uffici turistici ed andiamo a vedere dove partono le barche per le isole. L’impressione è che il turismo sia una grande industria e mi arrabbio perché la tipa dell’ufficio informazioni è incantata sulla stessa risposta: "chiedete alle agenzie". In effetti sembra tutto tremendamente complicato e la maggior parte dei posti sono off limits per i viaggiatori fai da te. Studiamo a lungo nella biblioteca comunale ma senza troppa soddisfazione. Tornati all’ostello troviamo un inglese lobotomico che guarda un film demenziale in TV assieme al figlio della proprietaria che però, oltretutto, non sa neppure l’inglese; praticamente guarda le figure. In compenso mi accorgo che quando siamo arrivati non si sono preoccupati di dirmi che c’è la stanza degli uomini e quella delle donne. Mi trasferisco a dormire dall’altra parte.

18/08 NO DURIAN PLEASE

Giriamo quasi un’ora per trovare il bus che ci porterà alla riserva delle rafflesie. Alla fine lo troviamo e sopra ci sono due ragazze nordiche che sembra stiano andando al mare in Sardegna. Comincia la saga del bemo. Ma torniamo alle tipe nordiche: ciabattine, canotta, pantaloncini e gioielli vari. Bohh? Dopo i soliti traffici di gente, pacchi e borse finalmente si parte. Una riflessione sorge spontanea: ma invece di tenere tutto sulle ginocchia che dentro non c’è nemmeno un centimetro di spazio non sarebbe meglio un bel portapacchi? Eppure non ne abbiamo visto neppure uno su bus e minibus. Si vedono solo sui fuoristrada (dei bei modelli in alluminio alla tunisina) che tanto non ne hanno bisogno perché hanno dei bagagliai supermegagalattici e infatti non ci abbiamo mai visto caricato nemmeno uno stuzzicadenti. Comunque la prima fermata è dal gommista (circa 500 metri di strada e quindici minuti di sosta). Seconda fermata al mercato del pesce perché la signora del secondo sedile deve fare la spesa (un Km e mezzo circa di strada e 10 minuti di sosta). Le nordiche iniziano a dare segni di cedimento nervoso. Una fa training autogeno leggendo. Terza fermata a fare benzina. Qualcuno si dispera. Alla fine arriviamo e le nordiche scoprono che le rafflesie crescono nella foresta. Una dovrà rinunciare causa ciabattina rotta ma l’altra si farà onore completando il percorso prima dietro la guida. Il fiore non è tanto grande ma è molto bello. Il viaggio continua senza intoppi fino a Keningau. Qui non è chiaro se passerà qualche mezzo per Tenom. Capiamo che è quasi obbligatorio dividere un taxi e alla fine con l’aiuto di un compagno di viaggio malese saliamo su un’auto privata in cinque passeggeri. Dietro il signore mezza età 80 Kg circa più io e Chiara e una pinguina islamica taglia media. Davanti una secca allampanata, che la possino inciampicalla, che farà 40 Kg con tutte le buste della spesa. Per fortuna la secca scende a metà strada e ci possiamo riespandere sul sedile posteriore. Camera de luxe con acqua calda e, per cena, nasi goreng seafood veramente buono con partita di badminton delle olimpiadi alla TV. Siamo quasi disperati perché in albergo c’è un avviso che proibisce di portare il durian in camera. In compenso puzziamo di aglio fritto e di nasi goreng lontano un chilometro.

19/08 TENOM

Un po' di mal di pancia ci fa rimanere in albergo un po' più a lungo e ripenso a ieri sera. La cena al mercato, le olimpiadi in TV, il ragazzo della cucina che si siede al nostro tavolo per scambiare qualche parola, le famiglie del posto che vanno a mangiare fuori il nasi goreng, i ragazzi del banchetto degli hamburger che salutano "hello friend" con cappelletto (di lana) alla rapper e passo sbilenco da cantante hip hop. E’ forse questo il vero senso del viaggio. Non è necessario accanirsi alla ricerca delle cose da vedere perché il viaggio nella cultura e nella vita delle persone è sempre a portata di mano. Spesso basta fermarsi ad aspettare. Spesso le esperienze più autentiche vengono vissute nei posti che sulla guida vengono indicati con "c’è poco da fare" o "non c’è nulla da vedere" oppure "è solo un luogo di passaggio" proprio perché qui il turismo non è ancora stato commercializzato e si viene percepiti come "persone" e non come "turisti". L’"orang puthe" (uomo bianco) viene visto con sincera e disinteressata curiosità e succederà qualcosa da noi oramai quasi impensabile: sicuramente verremo avvicinati da persone desiderose di scambiare qualche parola e pronte ad aiutarci in qualche modo. Per interagire con loro, però, ed andare oltre i saluti e le domande di rito sulla nazione di provenienza, dovremo sforzarci di abbattere il muro culturale ed azzerare il nostro background di occidentali egocentrici ed eurocentrici. Cerchiamo di trasformare il viaggio nei luoghi in un viaggio nel tempo; assumiamo il ritmo della gente che ci circonda. Solamente in questo modo potremo vivere un’esperienza in armonia con la cultura del paese visitato e con noi stessi. Diversamente rappresenteremo una nota stonata nel concerto della vita che scorre intorno a noi e tutto si trasformerà in un equivoco ed in un contrattempo. Quel che resterà impresso nella mente, del viaggio, più delle immagini dei luoghi visitati, saranno gli odori, i sapori, i dialoghi ed ogni ritardo, contrattempo, difficoltà, episodio per noi assurdo, se vissuto serenamente come parte del viaggio, si trasformerà in un arricchimento ed in un aneddoto che verrà ricordato con il sorriso e costituirà la "vera" esperienza di viaggio. Ognuno avrà la sua percezione del vissuto ma è sicuro che tutti i pacchetti preconfezionati per turisti creano un'esperienza più o meno artificiosa ed asettica in ragione del grado di lontananza dalle condizioni reali di vita del paese che si visita e dell’assenza di contatti con le persone che lo abitano fino all’assurdo delle finzioni dei villaggi turistici e degli alberghi di lusso (o lodge) dove si vive in un mondo a parte tendenzialmente standardizzato e scampoli di cultura locale vengono trasformati un uno show che di reale ha solo la misera paga dei dipendenti delle strutture in cui il turista si gongola nel lusso. Usciamo e troviamo un’incredibile pasticceria moderna e superlusso dove fanno gli spiedini di bombolotti alla crema. Una trovata geniale; e sono buonissimi. Ritemprati prendiamo un bemo per il Murut Cultural Centre ed il tragitto si trasforma in un sightseeing. L’autista accompagna a casa tutti i passeggeri e noi per ultimi. Il centro è bello e sperimentiamo un nuovo gioco: una specie di tappeto elastico fatto con una stuoia di vimini sopra un'impalcatura di tronchi. Provo anche a tirare con la cerbottana. Dopo andiamo al centro delle orchidee e Chiara si esalta. Alla fine della visita il cielo, che è gonfio di nubi temporalesche, ci regala uno spettacolo incredibile. Dal nero cupo delle nuvole emergono una fascia verde ghiaccio ed una rosso rubino così intense e luminescenti da sembrare artificiali. Ci ricorda l'aurora boreale. Torniamo in albergo e puntuali arrivano migliaia di rondini che dormiranno sui fili della luce. A cena dall’indiano e poi la viziata compra un pesce del corallo di pezza al supermercato: la scimmiotta che già abbiamo in valigia ha bisogno di compagnia. Che dire del cinese dove abbiamo pranzato che dopo avere saputo che siamo italiani ci chiede una dritta sulla squadra che vincerà il campionato per scommetterci sopra?

20/08 IN TRENO

Prendiamo un treno per KK. Vado a cercare i bombolotti per colazione e da lontano vedo il treno che sta partendo molto lentamente. Faccio una corsa pazzesca per raggiungerlo e scoprire che dovevano solo caricare un motorino: mancano ancora cinque minuti. Facciamo il biglietto fino a KK così evitiamo di dover cambiare mezzo. Le ultime parole famose!! Tre cambi di treno!! Poi bus fino a Kudat.Capitolo 27

21/08 API E GONG

Mal di gola a bestia regalino dell’aria condizionata di ieri. Andiamo a cercare le longhouse dei Runguns e facciamo una tremenda camminata sotto il sole impietoso di mezzogiorno. Arriviamo mezzi morti in un posto effettivamente bello e per fortuna troviamo una guida (con vettura) per il pomeriggio. Continua la visita al villaggio dei gong che scopriamo essere di latta ed al villaggio del miele dove Chiara assaggia per la prima volta il favo anche se è semiparalizzata dalla presenza delle api.Capitolo 28

22/08 LE TERME

Dovevamo andare alla spiaggia intorno a Kudat dopo essere andati al mercato ma alla prima sveglia Chiarettina non ne vuole sapere di alzarsi e quindi il mercato salta. Alla seconda sveglia Chiarettina ha avuto un'illuminazione e dobbiamo subito andare a vedere gli oranghi perché i giorni potrebbero non bastarci. Finiamo alle terme di Poring dopo una giornata di viaggio senza episodi particolari. Continuiamo a non capire perché brucino tutta la foresta comprese palme da cocco, alcune loro capanne e dirupi apparentemente impossibili da coltivare. Un bel bagno notturno dopo cena conclude la giornata.

23/08 CANOPY-WALK

Ci svegliamo presto ed andiamo subito a fare la passeggiata nella foresta. Il canopy-walk è fantastico. Si cammina su di una passerella a 40 metri da terra tesa fra alberi enormi. Vediamo un paio di scimmie, qualche scoiattolo e qualche movimento e sbattimento di foglie. Il giro è un po' più corto del previsto e prima di pranzo abbiamo esaurito tutte le escursioni da fare a Poring. Purtroppo la piscina è chiusa (anche se alla reception continuano a dire che deve essere aperta) e le vasche termali sono affollate all’inverosimile. Bagno rimandato. Ci colpisce un cartello di fianco alla sorgente dell’acqua calda in cui, tra i vari divieti, spicca il "divieto di bollire le uova" con tanto di disegno delle uova con sopra la "x" del divieto. Il pomeriggio trascorre lentamente leggendo la guida e cercando di sfuggire al caldo.Capitolo 30

24/08 DI NUOVO ORANGHI

Si parte per Sepilok. Il trasferimento inizia con l’attesa del minibus per Ranau. Mentre aspettiamo conosciamo Silvia (Austria) e facciamo colazione insieme e poi dividiamo il taxi per andare via. Il viaggio fino a Sepilok conferma che in questa parte di Malesia esiste solo la palma da olio. La foresta viene rasa al suolo per far posto a piantagioni sterminate. Sicuramente ci sarà dietro qualche bel progetto della Banca Mondiale. La follia della monocultura vive un’altra stagione d’oro e così basterà una mosca della palma o una diminuzione del prezzo dell’olio per distruggere l’economia di una nazione e far morire di fame tanti poveri cristi. Complimenti ai politici! Silvia decide di scendere con noi e sarà la nostra compagna di viaggio per qualche giorno. Nella guesthouse alloggiano alcuni ragazzi che sono li come volontari e li troviamo sbracati sul pavimento, sui divani e sulle poltrone come fossero a casa loro. Chiaramente noi siamo invisibili e non meritiamo né un saluto né uno sguardo. Forse la nostra umile condizione di turisti non ci fa essere degni d'attenzione da parte di questi giovani eroi dell’era moderna. Finalmente è l’ora d'apertura del parco ed entriamo a vedere gli oranghi. E’ un sogno: non avrei mai immaginato una cosa simile. Per primo arriva un piccoletto un po' spaurito che non trovando le banane ci viene incontro ed abbraccia la gamba di un ragazzo malese che rimane basito. Ovviamente scatta il panico da fotografia e la povera bestiola, assediata dagli aspiranti reporter, si avvinghia alla gamba ancora più forte in cerca di riparo ed affetto. Dopo un po' arrivano tutti gli altri compresa una mamma con il piccolo aggrappato al petto. Per arrivare alla piattaforma con il cibo fanno una sfilata davanti ai nostri occhi increduli e li possiamo vedere tutti a pochi metri. Gli oranghi si trattengono a lungo e con grande dispiacere dobbiamo andare via prima di loro. In alcuni momenti abbiamo la netta impressione che siano loro ad osservare noi. Praticamente siamo rimasti solo io e Chiara fino alla chiusura e questo mi stupisce enormemente. Perché sono andati via tutti se gli oranghi sono ancora li? Bastano pochi minuti per le foto di rito per essere stufi? Possibile che abbiamo perso la capacità di stupirci di fronte a queste creature meravigliose? Possibile non rimanere incantati davanti alle smorfie dei nostri parenti più stretti? Festeggiamo il mio compleanno con un paio di birre a cena.Capitolo 31

25/08 UNCLE TOM

Ripartiamo verso Sandakan per cercare una sistemazione un po' economica sul Kinabatangan. Dopo la visita all’ufficio del turismo facciamo qualche telefonata ed il solo operatore disponibile è Uncle Tom. Sono molto scettico ma non c’è alternativa: partiamo con loro per il campo nella foresta. Durante il trasferimento in barca vediamo tantissimi animali e la sistemazione non è poi così male. Anche il giro notturno in barca è ok ed i ragazzi dello staff sono molto impegnati. Decidiamo di rimanere due giorni.Capitolo 32

26/08 NELLA FORESTA

Partiamo alle 6,00 per il primo giro in barca e poi alle 10,00 giro a piedi e poi relax fino alle 17,00 ed altro giro in barca e poi alle 21,00 escursione notturna. Tanti animali e umidità al 99,99%. Abbiamo visto le nasiche in piena attività fare dei salti incredibili da un albero all’altro e gli elefanti pigmei e macachi coda lunga a centinaia e tanti uccelli. La sera Chiarettina mia è tanto contenta perché ha imparato a vedere i ragni e le rane di notte usando la torcia. Abbiamo anche visto molti degli animali che vengono mostrati nei documentari. Veramente un bel posto.Capitolo 33

27/08 VERSO MABUL

Di nuovo alzataccia per l’escursione in barca e vediamo moltissimi animali. Saluti di rito e via verso Semporna. Durante il viaggio in minibus mi tornano in mente due episodi dell’arrivo a Sepilok. La stanza della guesthouse ha delle enormi finestre con la parte inferiore, dotata di una perfetta zanzariera, rigorosamente chiusa mentre la parte superiore, con apertura a compasso e senza zanzariera, è aperta. La ragazza alla reception ci mostra anche la camera doppia e sul letto sta dormendo un tipo parecchio sudaticcio. Quando gli faccio notare la cosa la tipa mi tranquillizza dicendomi che è dello staff: e così secondo lei è tutto a posto. Quelli dello staff hanno licenza di dormita! Esempi di logica asiatica? Arrivati a Semporna prenotiamo una notte a Mabul dopo essere stati rassicurati sull’alloggio da una persona che è appena rientrata. Salutiamo anche Silvia perché domani mattina ci separeremo.Capitolo 34

28/08 LADRI DI SANDALI

La mattina comincia bene perché troviamo le ciambelle fritte al mercato. Ci voleva perché ho passato una nottataccia. Sono stato svegliato dalle zanzare che mi massacravano e dal caldo insopportabile e ho dovuto montare la zanzariera e buttare il materasso in terra. Partiamo per Mabul con molti dubbi sulla sistemazione che ci aspetta. Il viaggio non è male anche se la barca sbatte un po' per il mare mosso. La guesthouse non è poi così male anche se non vale i sessanta ringgit della pensione completa. L’isola è circondata dalla barriera corallina ma è davvero troppo affollata. Cinque resorts ed un villaggio di circa 1500 persone sono veramente troppo. Praticamente è tutto costruito e non c’è un metro di spiaggia libera. Ovviamente il corallo è in gran parte distrutto fino al limite della visibilità. Forse offre bei punti per le immersioni ma per lo snorkeling non vale niente. L’acqua è piena d'immondizia e mentre facciamo il bagno mi fregano i sandali. Non è un buon inizio! Decidiamo di prendere una barca per andare a Kapalai domani e provare Sipadan il giorno dopo. L’episodio dei sandali mi fa ripensare al tipo dove abbiamo comprato i biglietti aerei per tornare a Singapore. Mentre aspettavamo ci ha raccontato che ogni tanto accompagna dei gruppi a Roma e le cose che più lo hanno colpito, nell’ordine d'importanza, sono le seguenti: il modo di parcheggiare dando alle macchine una botta davanti e dietro per farsi spazio ed i borseggiatori. Tutto il mondo è paese e preferisco pensare di aver regalato i sandali a qualcuno che ne aveva bisogno. Il pomeriggio trascorre pigramente godendo il fresco della veranda.

29/08 JALAL, IL PESCATORE DI TONNI

La mattina siamo pronti per scoprire Pulau Kapalai e dopo colazione diciamo al tipo della guesthouse di avvertire il barcaiolo. Dopo una mezzora, siccome non succede nulla, torniamo alla carica e il barcaiolo viene sollecitato. Ad un certo punto vedo che dalla casa di fronte stanno tirando giù una barchetta microscopica e mi preoccupo. Arriva puntuale la conferma che vorrebbero farci andare con quella. E’ così piccola che non si sa nemmeno se ci si sta in tre! Diciamo all’intermediario che quella barca non va bene e che ieri ce ne aveva promessa una di quelle grandi ed insistiamo perché ne trovi una. In effetti la barca che aveva indicato ieri non è più li. Dopo un po' appare un altro signore che parla bene inglese e ci offre di portarci con la sua barca allo stesso prezzo. Accettiamo: speriamo bene. L’isola è praticamente inesistente. C’è solo il resort su palafitta e la lingua di sabbia e coralli con la bassa marea. Il sig. Jalal si rivela una guida affidabile ed esperta e ci racconta di aver lavorato con i turisti a Sipadan. Il mare è molto bello e ci divertiamo facendo snorkeling fino all’ora di pranzo. Tutto fila liscio e, come alcune volte accade, il problema iniziale si è risolto a nostro favore: abbiamo trovato una persona saggia ed affabile oltre a una brava guida. Andiamo a casa sua per pagargli la gita e ci fa conoscere parte della famiglia. Ha dodici figli avuti con tre mogli diverse tutte di Mabul!! Ora fa il pescatore di tonno perché lo stipendio dei dipendenti del resort è da 300 a 700 ringgit al mese. Tanto per avere una idea una notte negli stessi resort costa in media 300-400 ringgit. Se questo non è sfruttamento … Sempre per avere un'idea Jalal ci dice che con tre giorni di buona pesca guadagna 2000 ringgit. Gli chiediamo se è vero che a dicembre il villaggio verrà smantellato per fare posto ai resorts che si sposteranno da Sipadan e lui ci dice che il primo ministro ha smentito questa notizia. La cosa non ci tranquillizza affatto e non rimane che sperare che questa gente possa continuare a vivere di pesca sulla sua isola, invece di essere sfruttata dai magnati del turismo.

30/08 FINALMENTE SIPADAN

Veniamo svegliati dai rumori del villaggio che alla prima luce della mattina appare estremamente accogliente pur nella sua vivacità. Oggi tocca alla mitica Pulau Sipadan! Chiara è molto preoccupata perché tutti gli hanno raccontato di enormi pesci e squali ovunque e poi del famigerato dropp-off: 400 metri di parete verticale che sprofonda nell’ignoto. Quando arriviamo l’isola appare in tutta la sua bellezza e ci accoglie con gli aironi che la sorvolano e con le tartarughe che fanno capolino dall’acqua per respirare. Lo snorkeling in queste acque è veramente un’esperienza unica. Il mare è così ricco di vita che non si sa cosa guardare prima ed anche Chiara ne è così rapita che dimentica ogni paura. Ad un certo punto avvistiamo uno squalo di un paio di metri nell’acqua bassa e Chiara, senza dirmi nulla, si mette ad inseguirlo. Rimango allibito. Se questa è paura dei pesci grandi! Si nuota fra le tartarughe e sono così tante da far sembrare banale il loro incontro. Mentre pinneggiamo vicino al pontile dove decine di barche a motore si muovono in continuazione incrociamo due tartarughe che si accoppiano. Esattamente sotto il pontile un enorme pesce napoleone sembra esibirsi per i turisti accalcati a godersi lo spettacolo. E’ veramente un posto incredibile anche in rapporto alla quantità di turisti che lo affollano ogni giorno. Andiamo via felici di aver potuto visitare questo paradiso e con negli occhi le incredibili creature della barriera corallina. La sera prendiamo il bus notturno che ci riporterà a KK. A parte il fatto che sembra di essere in un congelatore il viaggio scorre tranquillo.

31/08 SOUVENIR

Alle 5,30 siamo in città e non c’è altro da fare che prendere un the al ristorantino di turno e aspettare. Verso le 6,30 andiamo in ostello e ci riposiamo un po'. La giornata di ieri (o forse la nottata) ha regalato ad entrambi il mal di pancia e decidiamo di dedicare la giornata all’acquisto dei souvenir. Tra mercato filippino e centro commerciale, con un po' di fatica, facciamo i nostri acquisti. L’impressione è che quasi tutta la merce provenga dall’Indonesia o dalle Filippine ed in effetti stentiamo a trovare oggetti che possano essere immediatamente collegati con ciò che abbiamo visto. Forse è anche questo il prezzo della modernità e dello sviluppo.Capitolo 38

1/09 CALAMARI RIPIENI

Oggi tocca al famoso parco Tunku Abdul Raman. Scegliamo l’isola di Sapi, una delle più piccole e quasi attaccata a Gaia, la più grande. Sulla barca c’è una coppia di sposini di Kuala Lumpur entusiasti della gita. Lei è una pinguina islamica. L’isola, come tutto il parco, è effettivamente molto bella ed assolutamente inaspettata di fronte ad una città così grande. Gli sposini scendono con noi e dopo pochi minuti sono pronti per il primo snorkeling della loro vita. Come molti altri indossano il salvagente d’ordinanza e, cosa incredibile per noi, lei mette la maschera con indosso ancora il velo. Chiaramente la pinguina ha grosse difficoltà e per fortuna interviene il bagnino che le consiglia vivamente di togliere il velo. Jeans e maglietta possono bastare a mantenere il pudore. Il grande ed ombroso spiazzo davanti al pontile è pieno di gente che cucina ogni ben di dio e tavolini imbanditi che ci fanno venire l’acquolina in bocca. L’isola è meta prediletta delle escursioni organizzate dagli alberghi. Andiamo a fare due passi e quando torniamo ci dicono che i nostri zainetti sono stati attaccati dalle scimmie che ora hanno occupato gli alberi intorno mentre i bagnini le sorvegliano. La giornata trascorre tra bagni e sbraco sulla spiaggia ed ogni tanto l’ambiente viene ravvivato dagli assalti delle scimmie alle provviste del turista di turno. Al ritorno notiamo che la pinguina non porta il velo e mi viene il sospetto che l’abbia voluto bagnare per non doverlo indossare dopo. Eccessiva malizia? La sera andiamo a cenare al pasar malam dietro al mercato filippino e dopo aver superato le difficoltà iniziali per capire come funziona il tutto ci godiamo calamari ripieni di calamaro e fette di tonno alla brace. Vicino a noi si siede un corpulento bandito con capezza regolamentare, maglietta e bandana mimetiche che snocciola due parole in italiano e ci chiede se siamo siciliani. Boh! La quantità di pesce cotto e crudo in vendita è veramente impressionante e il fumo dei banchetti che lo cucinano crea una suggestiva atmosfera nebbiosa. E’ sicuramente un'orgia gastronomica impossibile da descrivere.Capitolo 39

2/09 LITTLE INDIA

Alle 10,00 aereo per Johor Baru. Ci sorprende un messaggio dall’Italia in cui ci dicono che il volo per Roma è stato spostato al giorno successivo. Andiamo subito, frontiere permettendo (per passare dalla Malesia a Singapore impieghiamo più di due ore tra traffico e controllo passaporti), all’ufficio della Garuda per verificare. Incredibilmente ci dicono che il volo è stato cancellato e dobbiamo prendere quello del giorno successivo. Nessuna motivazione; semplicemente il volo non c’è. Vabbe, ci facciamo sistemare in un albergo per la notte di venerdì e partiamo all’esplorazione di Singapore. Scopriamo una città sicuramente cosmopolita, moderna e pulita. Ci colpisce l’incredibile gentilezza e disponibilità della gente. Se ci fermiamo con la cartina della città in mano subito qualcuno si offre di aiutarci. Ci stupisce sicuramente la diversità di Little India, una vera enclave indiana con graziose costruzioni a due o tre piani di tutti i colori strette d’assedio dai palazzoni della Singapore moderna. Il caldo tropicale viene combattuto con i condizionatori al massimo e quando si esce da un centro commerciale sembra di entrare in piscina. L’impatto contro l’aria calda e umida è tremendo e lo sbalzo termico da la sensazione di entrare in una piscina; manca solo l’odore di cloro. Dopo cena stiamo passeggiando per le strade di Little India e passando davanti ad uno delle migliaia di ristoranti vedo un tizio che si sbraccia dietro la vetrina. Pazzesco. E’ uno dei quattro pescatori singaporesi che abbiamo conosciuto a Bario. E’ proprio vero che il mondo è piccolo. Ci presenta la moglie ed una amica. Aioddio!! Sono due signore sovraeccitate che ci vorrebbero raccontare tutto di Singapore in trenta secondi e parlano contemporaneamente a trecento all’ora.Capitolo 40

3/09 ORCHARD ROAD

Oggi tocca alla famigerata Orchard Road, la strada dello shopping per eccellenza a Singapore. Il perverso meccanismo consumistico ci frega e compriamo un orologio patacca da un ambulante per € 4 e un paio di scarpe Timberland per Chiara al negozio ufficiale a € 80. Presi nel vortice del centro commerciale iniziamo a sondare il terreno per una camera digitale ma annaspiamo nelle paludi dell’elettronica. La stessa macchinetta fotografica sembra essere fabbricata in Cina, Malesia e Giappone con prezzi da € 350 a 200. Ad un certo punto scopriamo che la marca prescelta è la sola a non avere la garanzia internazionale. Il rischio "sola" è altissimo e decidiamo di rinunciare. Esausti prendiamo possesso della camera in albergo e ci facciamo belli. Per cena troviamo un posticino eccezionale al piano interrato dell’ennesimo centro commerciale. E’ una specie di fiera gastronomica molto elegante in cui c’è una serie di punti vendita ognuno specializzato in un settore gastronomico (maiale, anatra, pesce, pollo ecc.) con i tavoli in comune. Sono tutti presi d’assalto dagli indigeni e servono porzioni enormi. Chiara prende un intruglio di zuppa di pesce meglio conosciuta come laksa che picca da morire e gli scatena moccio e lacrimosi da chili extra strong. La pulzella sopravvive e possiamo andare a nanna.apitolo 41

4/09 SHOPPING CHE PASSIONE

Ultimo giorno, forse! I centri commerciali di Singapore ci aspettano a fauci spalancate. Prima di tutto andiamo a vedere il Raffles Hotel, il primo hotel di Singapore ed il centro della vita anglosassone a Singapore nei tempi che furono. Il complesso comprende un albergo e, manco a dirlo, un centro commerciale. Nel suo insieme è gradevole ed effettivamente vi si respira un’aria un po' retrò dei tempi delle colonie. Per i singaporesi il Raffles ha un forte valore simbolico ed è un luogo di grande prestigio: lo si capisce soprattutto dagli articoli in vendita e dai prezzi. Qui si possono acquistare antiquariato cinese, oggettistica e abbigliamento delle migliori marche, zanne di mammuth, orologi con quadranti di vera pietra di meteorite, la serie completa di fossili esistenti. Qui si possono gustare gelati e caffè Illy e, nel long bar, si può dare libero sfogo al proprio lato oscuro buttando a terra le bucce delle noccioline americane. Chiara è incuriosita da un costume da bagno che avremmo potuto benissimo trovare in edicola come regalo di una delle tante riviste femminili: prezzo 500 dollari di Singapore (€ 250). Complimenti! Non osiamo chiedere il prezzo del baule in pelle lavorata a mano stile coloniale con cassetti, capienza 300 litri circa. Il portafoglietto da donna costa 308 dollari di Singapore (€ 150). Decidiamo di farci del male completando il tour di Orchard Road. Ne siamo quasi fuori quando Chiara mi dice: "questo a te piace". L’ultimo centro commerciale è fatale e di fronte ai batic e alle magliette di Singapore con scritta in giapponese non resisto. Armato di carte di credito mi do allo shopping. Siamo alla fine della vacanza ma la sorpresa è in agguato all’aeroporto. Ci stanno aspettando e poiché il volo è pieno ci trasferiscono sul diretto per Roma della Singapore Airlines. Questa volta ci tocca davvero. Niente più rinvii. Terimakasih Borneo.Capitolo 42

5/09 CASA DOLCE CASA

Il ritorno. L’aereo sorvola Roma e sfiora i cieli del lago di Bracciano poi, lentamente ed inesorabilmente, scende verso terra. E’ un atterraggio morbido che attutisce l’impatto con la realtà del ritorno. Tra occhiaie, jet lag e membra intorpidite dal sonno e dalla lunga immobilizzazione si fanno strada sentimenti contrastanti. Appena ieri eravamo pronti a ripartire per ogni dove ed il pensiero del rientro ci provocava una leggera ansia ed una grande smania di libertà prolungata. Oggi i paesaggi, gli odori, le voci di casa evocano sapori e sensazioni piacevolmente domestiche e fanno avvertire quel sottile rilassamento del ritorno al proprio mondo. L’impatto con l’aeroporto di Roma è francamente sconfortante. E’ molto sporco. I bagni sono quasi impraticabili, i bagagli arrivano buttati alla rinfusa uno sull’altro e cadono inevitabilmente fuori dal rullo, il personale è distratto ed assente (tutori dell’ordine in primis) e riesco a malapena a strappare un abbozzo di sorriso al controllo passaporti. Sinceramente è il peggior aeroporto di tutti quelli (ben otto) in cui siamo transitati dall'inizio del viaggio. Anche questo dovrebbe far riflettere ed infatti non posso esimermi dal confrontare lo sforzo di efficienza, la naturale cortesia e la capacità organizzativa degli asiatici con la nostra (almeno apparente) totale indolenza. Conquistati gli zaini prendiamo il treno per Roma. Alla Magliana il vagone si riempie di slavi, alcuni con il vestito della domenica ed altri con gli strumenti e la merce del venditore ambulante, tutti o quasi diretti verso Porta Portese. L'impressione è di avere sbagliato città: dove sono i romani? A già, sono le 8,30 di domenica mattina. Colgo il segno del radicamento delle prime ondate di immigrati in una coppia di fidanzati tutti in tiro che scende dalla metropolitana in contemporanea con un omone in tuta da lavoro. E poi la famiglia tutta bionda con la figlia preadolescente tutta burro e sorriso con canotta rosa che lascia scoperto un ammiccante rotolo di ciccia in cui è incastonato l'ombelico; padre con manone scolpite nella pietra ed economy polo allacciata fino al terzo bottone e mamma natural sferica con una fresca messa in piega casalinga completano il quadretto di un'allegra gita domenicale. Sulla metro un gruppetto di coattelli diretti al mare con occhiali da sole extra large e un problema dell'impostazione dell'opzione più figa sul telefonino mi fa apparire straordinariamente, cerebralmente dotato il tredicenne semizingarello con una mano storpia che, al tamburello, accompagna il principale, chitarrista pessimo e cantante stonato. Il tredicenne con un'energica messa in scena ballata riesce a rendere quasi credibile la pantomima e si merita le monetine che raccoglie con la mano sana. Sarà meglio l'illibata metropolitana di Singapore con l'aria condizionata a palla che ti fa dimenticare di essere all'equatore od il caldo vagone di Roma che permette di sopravvivere anche al suonatore di tamburello? Sinceramente è molto soggettivo. Quel che è sicuro è che bisogna avere un gran culo a nascere nel posto giusto e non scordarsi mai della fortuna che ci è toccata. Adesso l'unica cosa che vedo sono i tre bambini bajau laut (zingari del mare) che, accucciati a prua della loro barca-casa, dividono la noce di cocco arrivata nelle loro mani chissà come. I capelli rossi e ispidi bruciati dal mare e la pelle nera bruciata dal sole, ed al posto delle parole solo gesti ancestrali e sguardi catturati dai nostri occhi mentre camminiamo sul molo per andare a fare snorkeling a Sipadan. No, non nasciamo tutti uguali. Molti hanno avuto un gran culo ed hanno vinto il premio di una vita nel mondo del benessere. Molti di loro, purtroppo, non si rendono conto di aver vinto e continuano a fare la vita di sempre. Inizia la caccia alle chiavi di casa lasciate a parenti ed amici di Roma e mi ritrovo a casa dei miei, dopo vari giri a vuoto, imbestialito perché non riesco a far funzionare l'allarme. Possibile?! Sono passate solo tre ore dall'atterraggio e già sono ridotto così? Possibile che sono così duro da aver già azzerato gli insegnamenti del viaggio? E li ho anche scritti! Speriamo Bene. Domani si ricomincia sul serio.

 

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