Schermo bianco, quasi accecante. Scorrono i titoli di
testa, in nero.
GorgonStare
Productions presenta
Oscuramenti
un film di Michael Lindsay-Hogg
James Marsters Thomas Gibson
con la partecipazione di
Orson Bean
e
Richard Belzer
Di
botto, lo schermo diventa nero, come se si fosse spenta improvvisamente la
luce.
Assolvenza
sulla prima scena.
Scena
1 – Ufficio
Interno
– Luce artificiale
Una
porta di vetro smerigliato con la scritta ENTRATA rovesciata (evidentemente
vediamo la porta dall’interno). Si sente un forte ronzio. Primo piano di uno
strano oggetto grigio a forma di cubo. Una matita nuova viene inserita
nell’oggetto. Ronzio. La matita viene estratta appuntita: si tratta di un
temperamatite elettrico. Un’altra matita. Ronzio. La matita viene estratta
mostrando la sua punta. Matita. Ronzio. Punta. Matita. Ronzio. Punta.
VFC
Green!
Matita. Ronzio. Punta.
VFC (più forte)
Green!
L’ennesima
matita, già pronta per essere infilata nell’aggeggio, resta sospesa a
mezz’aria. Inquadratura di un uomo anziano, vestito di verde, seduto a una
scrivania, con la matita ancora in mano (Orson Bean). Ha un’aria simpatica ma
svagata.
GREEN
Sì?
Viene
inquadrato l’uomo che ha chiamato Green. È sulla quarantina, ancora giovanile,
tuttavia il volto sembra leggermente segnato, non dal tempo ma dalle
preoccupazioni (Thomas Gibson). È vestito tutto di nero. È seduto dietro
un’altra scrivania, che ha un’altra sedia, vuota, dall’altra parte.
UOMO IN NERO
Le matite.
GREEN
Guarda la matita che ha ancora in mano.
Le matite.
Fa
cenno di sì con la testa. Infila la matita nel temperamatite. Ronzio.
UOMO IN NERO
Troppo rumore.
Primo
piano del temperamatite. Matita. Ronzio. Punta.
UOMO IN NERO
Troppo rumore!
GREEN
Resta
di nuovo con la matita a mezz’aria.
Scusa, non ho capito.
UOMO IN NERO
Le matite: fanno troppo rumore.
GREEN
Le matite?
Esamina
ancora.
Le matite non fanno…rumore.
UOMO IN NERO
Scuote
la testa, esasperato.
Il baccano…di quell’aggeggio.
GREEN
Infila
appena la punta della matita nella macchina. Appena sente il ronzio, la estrae
immediatamente. Prova a infilarla un po’ di più. Ronzio. La estrae. Prova a
infilarla lentamente, poi velocemente. Il ronzio resta invariato. La matita è
ormai un mozzicone. Green alza le spalle, sconfitto.
Non c’è
niente da fare. È nella natura…della macchina. Le lame…le lame ruotano.
UOMO IN NERO
Spegnilo.
GREEN
Ma non sono pronto. Non ho…non ho abbastanza matite.
L’uomo
in nero si è alzato ed ha appoggiato le mani sulla scrivania di Green. Lo
vediamo dalla prospettiva di quest’ultimo, dal basso verso l’alto.
UOMO IN NERO
Sei pronto.
GREEN
Come preferisci.
Primo
piano della mano di Green che dispone le matite temperate sulla scrivania,
dalla più corta alla più lunga.
UOMO IN NERO
Sei pronto?
GREEN
Sembra
fare uno sforzo di memoria
Prendo nota. Scrivo tutto ciò che viene detto. Devo indicare
anche il silenzio…
Pare
che gli manchi l’aria. Si blocca.
UOMO IN NERO
Silenzio.
GREEN
…Silenzio. Non si parla se non si è interrogati. Tutti
orecchie e niente bocca. Solo…solo la mano che scrive le parole.
UOMO IN NERO
Tu chi sei?
GREEN
Apre
la bocca come per parlare, poi la richiude. La riapre, e stavolta esce il
suono.
Green. Come prima. L’esecutore…del suddetto.
Primo
piano di Green, che non parla più. Primo piano dell’uomo in nero. Qualche
secondo di silenzio. Poi
UOMO IN NERO
Chi sono io?
Primo
piano dell’espressione smarrita di Green. Di nuovo sull’uomo in nero
UOMO IN NERO
Chi sono io?
GREEN
Black.
BLACK
Da quando?
GREEN
Da…dall’inizio.
BLACK
E così sarà…
GREEN
…Fino alla fine. Quella vera.
Black
è tornato alla sua scrivania. Si abbandona sulla sedia, espirando soddisfatto.
BLACK
Questo è un gran giorno, Green. Grande e importante.
GREEN
Non ne dubito. Ma ogni giorno lo è.
Assentisce
col capo, come se fosse d’accordo col suo stesso pensiero.
Un
nuovo inizio per tutti i giorni che rimangono.
BLACK
No. Oggi è diverso. Oggi è il giorno della fine.
GREEN
Se lo dici tu.
Prende
una matita. Primo piano del palmo aperto di Green: prova la punta della matita
pungendo il palmo, lo ritrae subito con un brivido.
BLACK
Non sono io a dirlo. È scritto. Un uomo entrerà da quella
porta, siederà di fronte a me, e parleremo. Quando avremo finito, non rimarrà
più nulla.
GREEN
Rimarranno le parole. Le avrò trascritte una per una.
BLACK
Questo non c’entra.
GREEN
Ma, allora…perché sono qui? Che ci sto a fare?
BLACK
Tu sei qui per registrare, per dimostrare che ciò che è
accaduto è accaduto davvero. Ma non importa. Comunque sia, non c’entra.
GREEN
Sei fuori di testa.
BLACK
Non fuori, dentro semmai.
Primo
piano dell’occhio di Black.
Anzi,
sono fin troppo dentro la mia testa.
Primo piano
del volto di Black.
Ma è
solo un dettaglio.
Black
si avvicina con impeto a Green.
Ti
ricordi di me?
GREEN
Naturale che mi ricordo di te. Come potrei dimenticarti?
BLACK
Sono molto cambiato?
GREEN
Sei
invecchiato. Come me del resto. Direi che sei diventato…sempre più quello che
sei.
BLACK
Trovi?
È possibile, davvero?
GREEN
Perché non dovrebbe? Sembra quasi….inevitabile.
BLACK
No, per me non lo è.
Resta
in silenzio per qualche istante.
Ti stai
prendendo gioco di me, vero?
GREEN
Ascolta, Charlie…
BLACK (esplode)
Non
chiamarmi in quel modo! Non chiamarmi mai più in quel modo, hai capito??
GREEN (mortificato)
Dimenticavo.
BLACK
Come mi chiamo?
GREEN
Black. Black. Da sempre, fin dall’inizio. Black.
BLACK
Non devi mai dimenticarlo, capito?
Interno – Luce artificiale
Assolvenza
Green e Black sono di nuovo seduti, ognuno dietro la sua
scrivania.
GREEN
Sarà qui presto?
BLACK
Impossibile dirlo.
Resta
in silenzio per un istante.
Forse non verrà mai.
GREEN
Quando dovrebbe arrivare?
BLACK
Guarda
l’orologio. Primo piano dell’orologio. La lancetta dei secondi sembra muoversi
con una lentezza esasperante.
Inquadratura di Black; appare risoluto.
Da un momento all’altro.
GREEN
Come si chiama?
Black fissa Green. Primo piano degli occhi di Black. Primo piano degli occhi di
Green. Primo piano della bocca di Black mentre pronuncia
BLACK
Blue.
Green
ride, imbarazzato. Poi smette. Alcuni lunghi secondi di silenzio.
GREEN
È finita, allora?
BLACK
Finita che cosa?
GREEN
La storia.
BLACK
Sì, è finita.
La MDP
segue Black che si alza e va alla finestra. Inquadratura della finestra, con
Black di spalle. Fuori si vede solo un’anonima città, grigia. Grigio il cielo.
Tutto avvolto da una sottile nebbia grigia. È anche difficile capire se è
mattino o sera.
BLACK
È finita. Su questo, non ci sono dubbi.
GREEN
Ci credevi a tal punto?
BLACK
È
sempre in piedi, di fronte alla finestra.
Non era
questione di crederci. Io volevo sapere davvero come sarebbe andata.
GREEN
Per così tanto tempo? Per tutti questi anni?
BLACK
Dopo aver cominciato, non è stato facile fermarsi. Ci ho
preso….un certo gusto.
GREEN
A…vivere
come un fantasma?
BLACK
Bada a come parli, vecchio!
GREEN
Sembra
molto offeso.
Non mi
va che mi chiami in quel modo.
BLACK
Ora è
inquadrato di fronte, la finestra alle sue spalle.
Ma in fondo è quello che sei. Un vecchio.
GREEN
Per la
prima volta lo vediamo irritato.
Dimentichi chi sono?
BLACK
Fa
spallucce
E come potrei.
GREEN
E che sono stato io a trovare te?
BLACK
Un
istante di silenzio.
Solo perché volevo essere trovato.
GREEN
Cosa farai quando sarà finita?
BLACK
Non ho molta scelta, vero?
GREEN
Esita
un istante.
Il ragazzo è veramente morto?
BLACK
Sembra
triste.
Non me lo ricordo più
GREEN
White è veramente sparito? E Gray, è sparito anche lui?
BLACK
Sai anche tu qual è la risposta.
GREEN
E Blue? Che gli succederà?
BLACK
Non ci sono molte possibilità di scelta, vero?
GREEN
Sarà
qui presto?
Black
non sembra aver sentito la domanda. Ci volta di nuovo le spalle, per guardare
fuori della finestra. Primo piano di Black: è terrorizzato.
BLACK
Oh mio Dio.
Schermo
nero.
Scena 3 – Ufficio
Interno – Luce artificiale
Black
e Green sono nella stessa posizione di prima: il primo in piedi davanti alla
finestra, il secondo seduto alla scrivania. Si sente bussare. Inquadratura
della porta: attraverso il vetro smerigliato si indovina la sagoma di un uomo.
Black e Green si guardano. Si sente bussare un’altra volta. Black indica la
porta a Green; Green si trascina verso la porta. La apre molto lentamente.
Nella cornice della porta appare Blue, anche lui sulla quarantina; capelli
castani, e lo stesso volto leggermente segnato dalla vita (James Marsters). Indossa
impermeabile e cappello blu.
GREEN
S…Sì?
BLUE
È arrivato il momento?
GREEN
Vuole
sapere se è arrivato il momento.
BLACK
Chiedigli come si chiama.
GREEN
Vuol
sapere come ti chiami.
BLUE
Digli che voglio sapere se è arrivato il momento
GREEN
Vuole
sapere se è arrivato il momento.
BLACK
Sì. È arrivato.
GREEN
Dice
che è arrivato.
Blue
entra, tenendo le mani nelle tasche dell’impermeabile. Si ferma in mezzo alla
stanza.
BLACK
Siediti.
Blue posa il cappello sulla scrivania di Black, getta
l’impermeabile sullo schienale della sedia. Ognuno si siede al suo posto.
BLUE
Non vuoi chiedere di nuovo la mia identità?
Mentre
Blue parla viene inquadrato Green. Green sta scrivendo tutto ciò che dice Blue.
BLACK
So chi sei. L’unica cosa che mi interessa è il tuo
rapporto.
Green
continua a scrivere. Scrive tutto ciò che dicono Black e Blue.
BLUE
Ho il rapporto. Non preoccuparti.
BLACK
Ti sorprende che tutto si riduca a questo?
BLUE
Mi occupo da troppo tempo di questo caso per sorprendermi
di qualunque cosa.
BLACK
E non provi…rimpianti.
BLUE
Quello che provo non conta. D’altronde, non puoi riportare
le cose com’erano, vero?
BLACK
Adesso
sì. È quello che stiamo facendo.
BLUE
No. È tutto finito. Semplicemente, lo esprimiamo a parole.
BLACK
Hai scritto l’ultima frase? Me la rileggi?
GREEN
“Me la
rileggi?”
BLACK
È quello che ti ho chiesto.
GREEN
E io te
l’ho detto.
BLACK
No, no! La frase sulle parole!
GREEN
“Semplicemente,
lo esprimiamo a parole”.
BLACK
È
questo, che vuoi dire?
GREEN
Non
dovresti essere così vago.
BLACK
Niente chiacchiere Green, non ricordi?
GREEN
L’orso
valicò la montagna, l’orso valicò la montagna, l’orso valicò la montagna per
vedere le cose coi propri occhi…
BLACK
Che cosa hai detto! Dimmi cosa…
Green
serra le labbra, e fa cenno di non poter parlare. Black e Green si fissano, si
studiano, come predatori.
BLUE (VFC)
Sì.
Blue
viene inquadrato.
È
esattamente questo che voglio dire.
BLACK
Mi dispiace.
BLUE
Ho
tutto il tempo del mondo.
BLACK
Sarebbe bello crederci. Dove eravamo?
BLUE
Da nessuna parte. Non abbiamo ancora cominciato.
BLACK
Immagino che vorrai toglierti il pensiero alla svelta.
BLUE
Come dicevo, ho tutto il tempo del mondo.
BLACK
Pensi che abbia paura? Che voglia tirarla per le lunghe?
Primo
piano del pugno di Black che batte sul tavolo.
Maledizione!
Dimmi cosa intendi dire, per Dio!
BLUE
Intendo
dire tutto ciò che dico. Se vuoi che cominci, allora comincerò. Se vuoi che
aspetti, aspetterò. Se vuoi che me ne vada, me ne andrò e tornerò domani.
BLACK
No, no, non domani. Sarebbe troppo tardi.
Qualche
secondo di silenzio.
BLUE
Dove eravamo?
BLACK
Stavamo per cominciare.
Si
sente uno squittio sommesso.
BLACK
Nervoso
Che
cos’è?
BLUE
Sembrano topi.
GREEN
Sì, sono i topi.
BLACK
Significa che ci sono dei topi nei muri e tu non me lo hai
detto?
GREEN
È solo…un dettaglio. Non volevo seccarti.
BLACK
È disgustoso.
GREEN
Non c’è bisogno di preoccuparsi. Ci ho pensato io.
BLACK
Che significa?
Silenzio.
Primo piano di Green. Primissimo piano.
GREEN
Veleno.
BLACK
Moriranno lì dentro e cominceranno a puzzare. I loro corpi marciranno
nei muri.
GREEN
No. Mangiano il veleno e poi se ne vanno. A morire fuori.
BLACK
Come fai a esserne sicuro?
GREEN
Il veleno gli fa venire sete. Dopo aver mangiato il veleno
sentono un disperato bisogno d’acqua. Cercano freneticamente qualcosa da bere,
ma è inutile, perché anche se bevono continuano a morire di sete.
Lungo
silenzio. La camera inquadra di seguito i volti dei tre, fino a tornare a
Black.
BLACK
Dov’eravamo? Rileggimi l’ultima frase.
GREEN
“Stavamo per cominciare”.
BLACK
Chi l’ha detta?
GREEN
Tu.
BLACK
Solo
alcune domande.
BLUE
Come
vuoi.
BLACK
Pensi di essere stato pagato bene?
BLUE
Sono stato pagato.
BLACK
Credo di non aver capito.
BLUE
Non mi hanno mai dato troppo, altrimenti avrei già smesso,
né troppo poco, altrimenti me ne sarei già andato.
BLACK
E non provi nessuna…amarezza?
BLUE
E per che cosa? Che senso avrebbe…
BLACK
E allora?
BLUE
Be’, sì, maledizione, che vuoi che ti dica? Sarebbe
umanamente impossibile non provarla.
BLACK
È solo che affronti il tuo lavoro con un tale…entusiasmo.
Anche quando l’indagine girava a vuoto, hai continuato a dedicarti a una
approfondita…una approfondita analisi dei dettagli, riportando anche gli
elementi più marginali del caso.
Prende
alcune cartelle da una pila sulla scrivania, e le sfoglia.
Non è certo l’impegno di chi si limita a svolgere il
proprio lavoro. Questo è un vero esempio di…dedizione.
BLUE
Esita
Dopo un
po’…è come se mi fosse entrato nella pelle. Dopotutto, cosa dovevo fare? Dovevo
tenere d’occhio quest’uomo e riportare ciò che vedevo. Era così semplice, non
ho mai capito che senso avesse.
BLACK
Non hai
mai provato a scoprire chi ti pagava?
BLUE
Lo sai
perfettamente anche tu.
BLACK
Non hai
risposto alla mia domanda.
BLUE
Sta
per dire qualcosa, poi sembra ripensarci.
Preferisco
non farlo.
BLACK
Sai
perché oggi ti è stato chiesto di venire?
BLUE
Per
presentare il mio rapporto.
BLACK
Ma
perché vuoi dare a me il tuo rapporto?
BLUE
Perché
qui ci sei tu. Se ci fosse stato qualcun altro, l’avrei dato a lui.
BLACK
Non ti
preoccupa il fatto che io possa essere l’uomo sbagliato?
BLUE
Non hai
voluto sapere la mia identità. Significa che sai chi sono. E se tu conosci me,
io conosco te.
BLACK
E se io
sapessi di te più di quanto tu sappia di me?
BLUE
Non ci
conterei troppo.
BLACK
Come
funzionava?
BLUE
Lo
seguivo. Osservavo quello che faceva. Poi scrivevo il mio rapporto. Ogni
domenica sera.
BLACK
E poi?
BLUE
Lo
spedivo lunedì mattina al solito numero di casella postale.
BLACK
Non ti
sei mai chiesto che cosa pensavano?
BLUE
Qualche
volta. Certo che me lo sono chiesto. Ma poiché ricevevo regolarmente il mio
assegno ogni settimana, pensavo fossero soddisfatti del mio lavoro.
BLACK
E
quell’uomo. Non ti sei mai chiesto cosa pensasse di te?
BLUE
Non mi
ha mai visto. Questo era il punto, vero? Non doveva sapere che lo stavo
osservando.
BLACK
Ma non
ti è mai venuta la tentazione di parlargli? Non hai mai desiderato…conoscerlo?
BLUE
Per me
non faceva alcuna differenza. Pensavo: quanto posso scoprire su di lui
continuando semplicemente a osservarlo? Mi interessava…come una specie di enigma.
E così l’osservavo.
L’immagine
sfuma dal volto di Blue a un’altra immagine.
Scena
4 – Strada
Esterno
– Giorno
Si
vede Blue, con il suo impermeabile e il suo cappello, seduto su una panchina.
Guarda al di sopra di un giornale aperto. Dalla porte di un edificio di fronte
a lui, esce un uomo (Richard Belzer).
BLUE
(VFC)
Al
mattino mi piazzavo fuori della sua abitazione e aspettavo che uscisse. In
genere, sembrava non andasse da nessuna parte.
L’Uomo
si incammina. Blue si alza e lo segue a distanza.
Scena
5 – Vari locali
Interno
– Giorno
BLUE
(VFC)
Cose
banali, nient’altro: la spesa dal droghiere…
In
un piccolo supermercato, Blue inquadrato di spalle sposta delle scatole da uno
scaffale come se fossero un siparo, e da quel buco spia l’Uomo, che sta pagando
alla cassa.
BLUE
(VFC)
…un
taglio di capelli…
L’Uomo
è seduto sulla sedia di un barbiere, e un inserviente gli sta tagliando i
capelli. Qualche sedia più in là vediamo Blue, nascosto dietro il solito
giornale.
BLUE
(VFC)
…qualche
volta andava al cinema.
L’Uomo
è seduto al cinema. Blue si aggira nel locale travestito da venditore di
noccioline.
BLUE
(VFC)
Ma per
la maggior parte del tempo si limitava a camminare per strada.
Scena
6 – Strada
Esterno
– Giorno
L’Uomo
cammina per strada, inquadrato dalla soggettiva di Blue che è un po’ distante.
BLUE
(VFC)
In
apparenza, concentrava la sua attenzione di volta in volta su cose diverse. Per
esempio, per un certo periodo erano le case…
L’Uomo,
sempre inquadrato in soggettiva, smette di camminare e alza il collo per
esaminare il tetto della casa davanti a sé. Poi fa qualche passo verso la porta
e sembra esaminarla. Infine, passa la mano sul muro. Primo piano della mano sul
muro.
BLUE
(VFC)
Poi,
per una settimana o due, si concentrava sulla gente…
L’Uomo,
di nuovo in soggettiva, si ferma per osservare una donna con un bimbo, che
attraversano la strada.
BLUE
(VFC)
…oppure
sui battelli del fiume…o sui segnali stradali,
L’Uomo
tocca con le dita un segnale di stop, poi estrae dalla tasca una piccola pila e
illumina il cartello, come per testarne la catarinfrangenza.
Stacco.
Scena
7 – Ufficio
Interno
– Luce artificiale
BLUE
Per
molto tempo ho pensato che non avesse una propria vita. Voglio dire…non faceva niente.
Da quanto riuscivo a capire, viveva solo. Non vedeva mai nessuno, non andava a
lavorare, persino parlare sembrava uno sforzo per lui. È andata avanti così per
più di un anno, forse due…non ricordo con precisione. Era così assente che sembrava
non esistesse neppure. In tutto quel tempo, non ho scoperto nulla sul suo
conto. Niente. Potrei descrivere per filo e per segno tutto quello che ha
fatto, potrei dire quale marca di saponette comprava, quali vestiti indossava,
ma non servirebbe a niente. Non ho mai avuto la minima idea di ciò che gli
passava per la testa.
BLACK
E
questo ti ha pesato?
BLUE
Fa
spallucce
Per me
non faceva differenza. Svolgevo il mio lavoro, mi pagavano…non faceva proprio
nessuna differenza.
BLACK
E poi?
BLUE
Si
sofferma a riflettere. Poi sembra ricordare.
In un
modo o nell’altro, qualcosa cominciò a cambiare. Non saprei veramente dire
perché. Credo che…cominciasse a piacermi. Un giorno mi sono svegliato e mi sono
reso conto che non ce l’avrei fatta a uscire e rimanere lì a osservare quel che
faceva.
BLACK
Avevi
già i tuoi problemi, vero?
BLUE
Che
vuoi dire?
BLACK
Problemi
in famiglia.
Un
rumore secco. Inquadratura di Green: ha rotto la punta della matita. Getta la
matita e ne prende una nuova.
BLUE
Vuoi
dire mia moglie?
BLACK
Tua
moglie. I tuoi figli. Sono…spariti.
Di
nuovo il rumore secco. Green getta di nuovo la matita e ne prende una nuova.
BLUE
Mi ha
lasciato, se è questo che vuoi dire.
BLACK
Più o
meno.
Rumore
secco. Rumore di una matita che cade a terra.
BLUE
Sì, mia
moglie mi ha lasciato. Lo ammetto. Ero un marito terribile. Un padre terribile.
BLACK
Non c’è
niente di cui vergognarsi.
BLUE
Scrolla
le spalle
È questione di opinioni.
Rumore
secco, ripetuto più volte in successione. Black e Blue si girano verso il
rumore. Green sorride con aria imbarazzata, fa cenno che non può farci niente.
Prende l’ennesima matita e fa cenno di continuare.
BLACK
E poi?
BLUE
Avevo
più tempo.
BLACK
Hai
cambiato la tua vita.
BLUE
La mia
vita?
BLACK
Ti sei
spostato, non è vero? Dall’altra parte della strada…di fronte a casa sua.
BLUE
Mi
sembrava molto più pratico. Dopotutto, eravamo in inverno. Potevo guardarlo
dalla finestra e stare al caldo. Al caldo e al riparo. Quando lui usciva,
uscivo anch’io.
BLACK
È
allora che ha cominciato?
BLUE
Che
cosa?
BLACK
A
entrarti…nella pelle. Credo siano state le tue parole.
BLUE
Capisci
anche tu che non avevo nient’altro da fare. Non c’era nient’altro a cui
pensare.
BLACK
Così,
ti sei seduto accanto alla finestra a scrivere…di quell’uomo.
BLUE
Ho
cominciato a farmi delle domande. Ho pensato: a nessuno verrebbe mai in mente
di interessarsi a quest’uomo. Nessuno sarebbe mai disposto a pagarmi tutte le
settimane per fare quello che faccio tranne…
BLACK
Tranne?
BLUE
…lui
stesso.
BLACK
Sembra
innervosirsi
Ma
perché mai farebbe una cosa del genere?
BLUE
Fa
spallucce
Non ne
ho idea. Sto solo raccontando come sono andate le cose. Esattamente come sono
accadute.
BLACK
E poi?
BLUE
Pensavo
che sarebbe stata una buona idea controllare se era lui a ritirare i miei
rapporti all’ufficio postale.
Scena
8 – Giardini pubblici di fronte all’Ufficio Postale
Esterno
– Giorno
BLUE
(VFC)
Mi sono
appostato lì vicino per una settimana intera, ogni giorno con un travestimento
diverso.
Blue
è seduto su una panchina. Ha un enorme paio di baffi finti, neri.
Stacco.
Blue
sulla solita panchina. Ora ha una parrucca rossa, riccia.
Stacco.
Blue
indossa occhiali alla Groucho Marx, con naso e baffi finti.
Stacco.
Blue
è vestito da donna.
BLUE
(VFC)
Mi
piace farlo. Comunque, il sesto giorno si è fatto vedere.
BLACK
(VFC)
Era
lui?
BLUE
(VFC)
Non ne
sono sicuro. Anche lui si era travestito.
In
soggettiva (punto di vista di Blue), vediamo un uomo che indossa una strana
maschera di plastica, che sembra rappresentare uno spirito maligno.
BLACK
(VFC)
E tu
non potevi riconoscerlo.
Stacco.
Scena
9 – Ufficio
Interno
– Luce artificiale
BLUE
Avevo
dei sospetti, ma non la certezza. Portava una maschera. Cosa avrei dovuto fare?
Andare lì e strappargliela dal viso? Non potevo rischiare di rivelare la mia
identità.
BLACK
Non hai
mai ritentato?
BLUE
Qualche
altra volta. Ma senza fortuna. Lui portava sempre una maschera diversa.
BLACK
Tu dici “lui”. Ma
potrebbero essere stati dei “loro”, non credi? Ogni volta una persona
diversa. Ogni volta qualcuno con una maschera diversa.
BLUE
Esattamente.
BLACK
E poi?
BLUE
Un anno
dopo, più o meno, ho deciso di cambiare tattica. L’idea era quella di entrare
in contatto con lui. Trovavo irritante travestirmi continuamente, e stava
cominciando a farmi impazzire. Voglio dire, non cambiava mai nulla. Mi sentivo
in trappola. Mio Dio, come se tutto dovesse andare avanti all’infinito.
BLACK
Che
cosa hai fatto?
BLUE
Ho
aspettato l’occasione giusta.
Il
volto di Blue con un morphing si trasforma.
Scena
10 – Strada
Esterno
– Giorno
I
lineamenti sono modificati dal trucco prostetico e in più è sporco.
L’inquadratura si allarga, mostrando Blue vestito da mendicante, seduto su un
marciapiede. Sembra aspettare qualcuno. Rumore di passi. Immediatamente, Blue
assume una faccia sofferente. Entrano nell’inquadratura un paio di gambe. Si fermano
davanti a Blue. Una monetina cade nel cappello del mendicante.
VFC
Dio ti
benedica.
È
inquadrato l’uomo che ha parlato. È l’Uomo.
L’inquadratura
torna su Blue, sempre vestito da mendicante. Le gambe si allontanano. Blue
guarda dritto in camera.
BLUE
È stata
la prima volta che l’ho sentito parlare.
Il
volto di Blue cambia di nuovo. Ora è pulito, ma il viso sembra più tondo.
L’inquadratura si allarga: Blue è visibilmente ingrassato (un’imbottitura?) e
indossa un completo di poliestere, come un uomo d’affari da poco che si atteggi
a gran dirigente. Sembra appostato dietro un angolo. Rumore di passi. Blue esce
dall’angolo come per caso, e ferma l’uomo che sta arrivando. È l’Uomo.
BLUE
Potrebbe
indicarmi dove si trova la Quinta?
UOMO
Certo…giri
a sinistra, è la terza traversa.
BLUE
Sa,
devo incontrare una persona lì…per affari. (Sembra cercare un argomento)
Ma in realtà non mi va. Vorrei prendermi un giorno di pausa. Lei cosa deve
fare?
UOMO
Io…niente.
BLUE
Posso
offrirle da bere per la sua gentilezza?
Scena
11 – Bar
Interno
– Scarsa luce artificiale
BLUE
Dunque,
lei cosa fa?
UOMO
Sono un
investigatore. In questi ultimi anni ho lavorato a un solo caso. Ho continuato
a seguire un uomo tutti i santi giorni. Ormai, quell’uomo, lo conosco come me
stesso.
BLUE
Si
volta è guarda in camera
Capito?
Parlava di me. Mi stava prendendo in giro!
Inquadratura
del barista, che sta pulendo il bancone. È Black. L’Uomo sembra avulso dalla
conversazione.
BLACK
Ti
faceva sentire a disagio?
BLUE (a Black)
Mi
faceva sentire un idiota.
Il
volto di Blue cambia di nuovo: torna il solito, vecchio Blue.
Scena
12 – Ufficio
Interno
– Luce artificiale
BLUE
Ero
quasi deciso a piantare tutto su due piedi.
BLACK
Perché
non l’hai fatto?
BLUE
Perché,
anche così, avevo fatto delle scoperte importanti. Prima di tutto, lui era
l’uomo che mi aveva assunto. Non c’erano più dubbi. Secondo, aveva bisogno di
me. C’era qualcosa che voleva assolutamente farmi sapere, e mi stava rivelando
poco per volta il suo segreto.
BLACK
Non te
lo immaginavi?
BLUE
No. La
verità mi sfuggiva. Sapevo solo che era lui a guidare il gioco. Tracce,
pedinamenti, la routine delle indagini…tutte cose che non avevano più
importanza. Dovevo fare di testa mia. Allo stesso tempo, dovevo salvare le
apparenze…pensare al mio lavoro…portare avanti l’incarico per il quale, a
quanto pare, qualcuno mi pagava.
BLACK
Hai
fatto il finto tonto.
BLUE
Mi sono
impegnato al massimo.
BLACK
Ma
naturalmente, lui lo sapeva.
BLUE
Naturalmente.
BLACK
E poi?
BLUE
Be’,
poco per volta ho ricominciato a perdere la pazienza. Ho studiato un altro
piano. Ma naturalmente, a questo punto, non potevo più dire se l’idea fosse mia
o sua. Ho ripiegato sulla vecchia trovata del rappresentante di spazzole.
Stacco.
Scena
13 – Un pianerottolo
Interno
– Giorno
Blue
è travestito da rappresentante. Ha in mano una valigetta. È fermo davanti a una
porta. Bussa. Si gira verso la macchina da presa.
BLACK
(VFC)
Ti ha
fatto entrare?
BLUE
Certo
che mi ha fatto entrare.
BLACK
(VFC)
Perché
pensi che l’abbia fatto?
BLUE
Perché
era pronto a ricevermi. Voleva che io fossi lì.
BLACK (VFC)
Ah.
La
porta si apre. Appare l’Uomo.
UOMO
Entri,
prego.
Blue
lancia un’occhiata soddisfatta verso la MDP, poi entra.
Lo
seguiamo nell’appartamento. Soggettiva di Blue che osserva l’appartamento. È
un’unica grande stanza. In un angolo c’è un cucinino; in un altro, un letto
singolo. Al centro, un tavolo con una sedia. Sul tavolo c’è una macchina da
scrivere, e poi fogli, penne, matite. I fogli sono dappertutto, impilati
ordinatamente: sul tavolo, sul pavimento, sulla libreria. Tutto è molto pulito
e ordinato.
BLUE
(VFC)
Niente
telefono, radio, libri. Niente. Non era una stanza dove si potesse vivere.
Forse era un luogo dove pensare. Un luogo dove scrivere. Niente di più.
Quell’uomo non aveva quella che si poteva definire una vita.
Blue
e l’Uomo cominciano a parlare, ma non sentiamo quello che dicono.
BLACK
(VFC)
Di che
cosa avete parlato?
BLUE
(VFC)
Spazzole.
Dovevamo salvare le apparenze, ricordatelo. Faceva parte del gioco.
BLACK
(VFC)
E poi?
BLUE
(VFC)
Ho
cominciato a fargli delle domande. Con noncuranza, sugli argomenti più
disparati, con la tipica parlantina dei rappresentanti. Mi ha detto che era uno
scrittore e che lavorava da molto tempo a un libro. Gli ho chiesto quando avrei
avuto l’occasione di leggerlo. Ha risposto che non lo sapeva. Forse mai, ha
aggiunto. Non sapeva se sarebbe vissuto abbastanza per finirlo.
Stacco.
Scena
14 – Ufficio
Interno
– Luce artificiale
BLACK
E poi?
BLUE
Mi è
venuta l’idea di rubargli i dattiloscritti.
BLACK
Sembra
che lì tu abbia cominciato…a passare il limite.
BLUE
No. Mi
aveva chiesto lui di prenderli.
BLACK
In
maniera così esplicita?
BLUE
Naturalmente
no. Nulla di ciò che si diceva era da prendere alla lettera. Questo era il
punto. Era questione di capire le cose in anticipo…di leggere fra le righe.
Alla fine ci sono arrivato.
BLACK
E sei
andato fino in fondo?
BLUE
La
notte successiva. Sapevo quello che facevo. Non c’era motivo per sprecare
tempo.
BLACK
Hai
aspettato che uscisse…o hai provato con un altro sistema?
BLUE
Non mi
sono preoccupato più di tanto. Sapevo quello che stavo facendo. Ho forzato la
serratura senza difficoltà. Un gioco da ragazzi. Sono entrato, e lui era lì.
Stacco.
Scena
15 – Appartamento
Interno
– Notte
L’Uomo
è seduto sul letto, immobile. Indossa la maschera che abbiamo visto nella scena
dell’ufficio postale. Blue va verso il tavolo e prende una pila di
dattiloscritti a casa. Se li mette sottobraccio. Esce. L’Uomo è sempre
immobile.
Stacco.
Scena
16 – Ufficio
Interno
– Luce artificiale
Black
tira fuori qualcosa da un cassetto della scrivania. È la stessa maschera. La
indossa.
BLACK
Era questa
la maschera?
BLUE
Sì,
proprio quella.
BLACK
E così,
non ha fatto nulla per fermarti?
BLUE
Continui
a non capire. Mi aspettava. Voleva che li prendessi. E avrei potuto prenderne
altri. È stato il mio unico errore. Così sono tornato la notte successiva. E
quella dopo ancora.
BLACK
E che
cos’è successo?
BLUE
Tutto
come prima…niente. Non è successo niente.
BLACK
Hai
letto i dattiloscritti?
BLUE
Parola
per parola.
BLACK
Ebbene?
BLUE
Lì
dentro c’era tutto quanto. Più o meno come avevo immaginato.
BLACK
Non
eri…deluso?
BLUE
Non
direi. Sembrava che avesse un senso.
BLACK
E poi?
BLUE
Sono
tornato un’altra volta. Ma è andata diversamente.
BLACK
In che
senso?
Stacco.
Scena
17 – Appartamento
Interno
– Notte
L’Uomo
è sempre seduto sul letto, con la maschera. Ma ha in mano una pistola, puntata
dritta verso la MDP.
BLUE
(VFC)
…Aveva
una pistola.
Soggettiva
di Blue. Apre la porta ed entra. La pistola è puntata proprio contro di lui.
UOMO
Adesso
basta, amico mio. Sei arrivato al limite.
L’Uomo
si trasforma in Black; l’appartamento si trasforma nell’ufficio.
BLACK
(con la pistola sempre puntata contro Blue)
È
questa la pistola?
BLUE
Sì, è
quella.
BLACK
…E tu
cos’hai detto?
BLUE
Niente.
Non ho detto una parola.
L’ambiente
intorno a Blue cambia di nuovo. Siamo di nuovo nell’appartamento.
BLUE (come
se parlasse a se stesso)
Non ho
detto una parola.
Blue
scatta in avanti, verso l’Uomo. Lo disarma con un calcio, poi lo afferra per il
bavero e comincia a sbattergli la testa contro il muro. Lo getta a terra, lo
prende a calci nelle costole. Lo spinge di nuovo contro il muro e comincia a
tempestargli la faccia di pugni. All’improvviso si ferma. Guarda in camera.
BLUE
Volevo
ammazzarlo.
Stacco.
Scena
18 – Ufficio
Interno
– Luce artificiale
Black
ha sempre la maschera e la pistola. Ogni volta che parla, tiene la pistola
puntata contro la MDP.
BLACK
Sul
serio?
BLUE
…Non
sono sicuro.
BLACK
Con
rabbia
Come sarebbe?
Più
calmo
Non ci sono mezze misure, amico mio. O la
vita o la morte. Non c’è una via di mezzo.
BLUE
Non
saprei. Respirava ancora quando me ne sono andato, ma di sicuro non gli restava
molto da vivere. Probabilmente aveva delle emorragie interne e aveva già perso
conoscenza.
BLACK (furioso)
E
adesso com’è? Vivo o morto?
BLUE (esitante)
Vivo.
BLACK (urla)
Sei
sicuro?
BLUE (esitante)
Morto.
BLACK (fuori
di sé)
Sei
sicuro?
BLUE
No. Non
sono sicuro. Non sono sicuro di niente.
Viene
inquadrato Black. Non ha più maschera né pistola.
BLUE (a Black)
Allora?
Hai finito?
BLACK
Sì, non
c’è altro.
BLUE
Niente
da aggiungere? O da togliere?
BLACK
No.
Nient’altro.
BLUE
È vero
che il ragazzo è morto?
BLACK
Non
sono sicuro.
BLUE
E l’uomo,
quello nel fosso? Come si chiamava?
BLACK
White.
BLUE
Che
cosa è successo a White?
BLACK
Non
sono sicuro.
BLUE
E Gray?
È vivo o morto?
BLACK
Probabilmente
morto.
BLUE
Sei
pronto a parlarne?
BLACK
Più
tardi. Ti racconterò tutto più tardi.
BLUE
E
Green, cosa dice?
BLACK (a Green)
Green,
cos’hai da dire?
Green
è ancora intento a scrivere. Finalmente alza la testa.
GREEN
Che
cosa?
BLACK
Che
cos’hai da dire, Green?
GREEN
Posa
la matita e si schiarisce la gola, come se si preparasse a un lungo discorso.
Niente.
Non dico niente.
BLACK (a Blue)
Green
non dice niente.
BLUE
Peccato.
BLACK
Estrae
di nuovo la pistola. La punta contro Green.
E
adesso, cos’hai da dire, Green?
GREEN (impassibile)
Niente.
BLACK
Niente?
GREEN
Batte
il pugno sulla scrivania, e urla
Niente!
BLUE (sospira)
Ricominciamo
da capo.
Black
mette via la pistola. Green si accinge di nuovo a scrivere.
BLACK
Non
sono sicuro che ci sia qualcosa di cui discutere.
BLUE
Lascia
che sia io a giudicare. (A Green) Sei pronto, Green?
GREEN
È di
nuovo distratto. Mette un po’ a capire che è stato interpellato.
Dici a
me?
BLUE
Sei
pronto?
GREEN
Pronto?
Certo che sono pronto. (Mostra la matita) La matita è pronta. (Mostra
il foglio) La carta è pronta. (Accenna ad alzarsi e fa un piccolo
inchino) E Green è pronto.
BLUE
Bene. (A
Black) Il ragazzo è morto?
BLACK
Sì, è
morto. Non credo ci siano dubbi a riguardo.
BLUE
E White?
BLACK
L’hanno
ridotto in fin di vita.
BLUE
E Gray?
BLACK
Si è
fatto saltare le cervella.
BLUE
E Black?
BLACK
Che ne
è di Black?
BLUE
È
quello che ti chiedo. Che ne è di Black?
BLACK
(Riflette) Non lo so. Black non conta. Black è colui che non c’è.
BLUE
E Black
cosa dice?
BLACK
Black
dice che è stanco. Black dice che non può più andare avanti. Black non dice
nulla.
Green
comincia a strappare tutti i fogli che ha scritto, molto lentamente.
BLACK
Hai
finito?
Primo
piano delle mani di Green che strappano la carta.
GREEN
Quasi.
BLACK
E
adesso, hai finito?
GREEN
Quasi.
BLACK
E
adesso, hai finito?
GREEN
Ho
finito.
BLUE
Bene.
Adesso siamo pronti per cominciare, credo. Sei pronto per cominciare, Green?
GREEN
Sì,
sono pronto.
BLUE
E tu,
Black?
BLACK
Sono pronto.
GREEN
E
quanto a te, Blue?
BLUE
Sono
pronto.
BLACK
Bene.
Allora procediamo. D’accordo?
Schermo
nero.
Oscuramenti
di Michael Lindsay-Hogg
Una produzione GorgonStare Productions
Soggetto di Paul Auster
Sceneggiatura di Paul Auster e Medusa
Cast
James Marsters……….Blue
Thomas Gibson…...........Black
Orson Bean......................Green
Richard Belzer....................L’Uomo
Schermo
nero.