Schermo bianco, quasi accecante. Scorrono i titoli di testa, in nero.

 

GorgonStare Productions presenta

 

Oscuramenti

 

un film di Michael Lindsay-Hogg

 

 

James Marsters                            Thomas Gibson

 

con la partecipazione di

Orson Bean

 

e

Richard Belzer

 

 

 

Di botto, lo schermo diventa nero, come se si fosse spenta improvvisamente la luce.

Assolvenza sulla prima scena.

 

Scena 1 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

Una porta di vetro smerigliato con la scritta ENTRATA rovesciata (evidentemente vediamo la porta dall’interno). Si sente un forte ronzio. Primo piano di uno strano oggetto grigio a forma di cubo. Una matita nuova viene inserita nell’oggetto. Ronzio. La matita viene estratta appuntita: si tratta di un temperamatite elettrico. Un’altra matita. Ronzio. La matita viene estratta mostrando la sua punta. Matita. Ronzio. Punta. Matita. Ronzio. Punta.

 

VFC

Green!

 

Matita. Ronzio. Punta.

 

VFC (più forte)

Green!

 

L’ennesima matita, già pronta per essere infilata nell’aggeggio, resta sospesa a mezz’aria. Inquadratura di un uomo anziano, vestito di verde, seduto a una scrivania, con la matita ancora in mano (Orson Bean). Ha un’aria simpatica ma svagata.

 

GREEN

Sì?

 

Viene inquadrato l’uomo che ha chiamato Green. È sulla quarantina, ancora giovanile, tuttavia il volto sembra leggermente segnato, non dal tempo ma dalle preoccupazioni (Thomas Gibson). È vestito tutto di nero. È seduto dietro un’altra scrivania, che ha un’altra sedia, vuota, dall’altra parte.

 

UOMO IN NERO

Le matite.

 

GREEN

Guarda la matita che ha ancora in mano.

Le matite.

Fa cenno di sì con la testa. Infila la matita nel temperamatite. Ronzio.

 

UOMO IN NERO

Troppo rumore.

 

Primo piano del temperamatite. Matita. Ronzio. Punta.

 

UOMO IN NERO

Grida

Troppo rumore!

 

GREEN

Resta di nuovo con la matita a mezz’aria.

Scusa, non ho capito.

 

UOMO IN NERO

Le matite: fanno troppo rumore.

 

GREEN

Esamina perplesso una matita.

Le matite?

Esamina ancora.

Le matite non fanno…rumore.

 

UOMO IN NERO

Scuote la testa, esasperato.

Il baccano…di quell’aggeggio.

 

GREEN

Infila appena la punta della matita nella macchina. Appena sente il ronzio, la estrae immediatamente. Prova a infilarla un po’ di più. Ronzio. La estrae. Prova a infilarla lentamente, poi velocemente. Il ronzio resta invariato. La matita è ormai un mozzicone. Green alza le spalle, sconfitto.

Non c’è niente da fare. È nella natura…della macchina. Le lame…le lame ruotano.

 

UOMO IN NERO

Spegnilo.

 

GREEN

Agitandosi

Ma non sono pronto. Non ho…non ho abbastanza matite.

 

L’uomo in nero si è alzato ed ha appoggiato le mani sulla scrivania di Green. Lo vediamo dalla prospettiva di quest’ultimo, dal basso verso l’alto.

 

UOMO IN NERO

Sei pronto.

 

GREEN

Come preferisci.

 

Primo piano della mano di Green che dispone le matite temperate sulla scrivania, dalla più corta alla più lunga.

 

UOMO IN NERO

Sei pronto?

 

GREEN

Sembra fare uno sforzo di memoria

Prendo nota. Scrivo tutto ciò che viene detto. Devo indicare anche il silenzio…

Pare che gli manchi l’aria. Si blocca.

 

UOMO IN NERO

Silenzio.

 

GREEN

…Silenzio. Non si parla se non si è interrogati. Tutti orecchie e niente bocca. Solo…solo la mano che scrive le parole.

 

UOMO IN NERO

Tu chi sei?

 

GREEN

Apre la bocca come per parlare, poi la richiude. La riapre, e stavolta esce il suono.

Green. Come prima. L’esecutore…del suddetto.

 

Primo piano di Green, che non parla più. Primo piano dell’uomo in nero. Qualche secondo di silenzio. Poi

 

UOMO IN NERO

Chi sono io?

 

Primo piano dell’espressione smarrita di Green. Di nuovo sull’uomo in nero

 

UOMO IN NERO

Chi sono io?

 

GREEN

Black.

 

BLACK

Da quando?

 

GREEN

Da…dall’inizio.

 

BLACK

E così sarà…

 

GREEN

…Fino alla fine. Quella vera.

 

Black è tornato alla sua scrivania. Si abbandona sulla sedia, espirando soddisfatto.

 

BLACK

Questo è un gran giorno, Green. Grande e importante.

 

GREEN

Non ne dubito. Ma ogni giorno lo è.

Assentisce col capo, come se fosse d’accordo col suo stesso pensiero.

Un nuovo inizio per tutti i giorni che rimangono.

 

BLACK

No. Oggi è diverso. Oggi è il giorno della fine.

 

GREEN

Se lo dici tu.

Prende una matita. Primo piano del palmo aperto di Green: prova la punta della matita pungendo il palmo, lo ritrae subito con un brivido.

 

BLACK

Non sono io a dirlo. È scritto. Un uomo entrerà da quella porta, siederà di fronte a me, e parleremo. Quando avremo finito, non rimarrà più nulla.

 

GREEN

Rimarranno le parole. Le avrò trascritte una per una.

 

BLACK

Questo non c’entra.

 

GREEN

Ma, allora…perché sono qui? Che ci sto a fare?

 

BLACK

Tu sei qui per registrare, per dimostrare che ciò che è accaduto è accaduto davvero. Ma non importa. Comunque sia, non c’entra.

 

GREEN

Sei fuori di testa.

 

BLACK

Non fuori, dentro semmai.

Primo piano dell’occhio di Black.

Anzi, sono fin troppo dentro la mia testa.

Primo piano del volto di Black.

Ma è solo un dettaglio.

Black si avvicina con impeto a Green.

Ti ricordi di me?

 

GREEN

Naturale che mi ricordo di te. Come potrei dimenticarti?

 

BLACK

Sono molto cambiato?

 

GREEN

Riflette un attimo in silenzio. Poi

Sei invecchiato. Come me del resto. Direi che sei diventato…sempre più quello che sei.

 

BLACK

Sembra soddisfatto e sollevato

Trovi? È possibile, davvero?

 

GREEN

Perché non dovrebbe? Sembra quasi….inevitabile.

 

BLACK

No, per me non lo è.

Resta in silenzio per qualche istante.

Ti stai prendendo gioco di me, vero?

 

La mano di Green si appoggia sul braccio di Black

 

GREEN

Ascolta, Charlie…

 

BLACK (esplode)

Non chiamarmi in quel modo! Non chiamarmi mai più in quel modo, hai capito??

 

GREEN (mortificato)

Dimenticavo.

 

BLACK

Come mi chiamo?

 

GREEN

Black. Black. Da sempre, fin dall’inizio. Black.

 

BLACK

Non devi mai dimenticarlo, capito?

 

Schermo nero

 

Scena 2 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

Assolvenza

Green e Black sono di nuovo seduti, ognuno dietro la sua scrivania.

 

GREEN

Sarà qui presto?

 

BLACK

Impossibile dirlo.

Resta in silenzio per un istante.

Forse non verrà mai.

 

GREEN

Quando dovrebbe arrivare?

 

BLACK

Guarda l’orologio. Primo piano dell’orologio. La lancetta dei secondi sembra muoversi con una lentezza esasperante. Inquadratura di Black; appare risoluto.

Da un momento all’altro.

 

GREEN

Come si chiama?

 

Black fissa Green. Primo piano degli occhi di Black. Primo piano degli occhi di Green. Primo piano della bocca di Black mentre pronuncia

 

BLACK

Blue.

 

Green ride, imbarazzato. Poi smette. Alcuni lunghi secondi di silenzio.

 

GREEN

È finita, allora?

 

BLACK

Finita che cosa?

 

GREEN

La storia.

 

BLACK

Sì, è finita.

 

La MDP segue Black che si alza e va alla finestra. Inquadratura della finestra, con Black di spalle. Fuori si vede solo un’anonima città, grigia. Grigio il cielo. Tutto avvolto da una sottile nebbia grigia. È anche difficile capire se è mattino o sera.

 

BLACK

È finita. Su questo, non ci sono dubbi.

 

GREEN

Ci credevi a tal punto?

 

BLACK

È sempre in piedi, di fronte alla finestra.

Non era questione di crederci. Io volevo sapere davvero come sarebbe andata.

 

GREEN

Per così tanto tempo? Per tutti questi anni?

 

BLACK

Dopo aver cominciato, non è stato facile fermarsi. Ci ho preso….un certo gusto.

 

GREEN

Sembra perplesso

A…vivere come un fantasma?

 

BLACK

Si volta di scatto, guarda in camera

Bada a come parli, vecchio!

 

GREEN

Sembra molto offeso.

Non mi va che mi chiami in  quel modo.

 

BLACK

Ora è inquadrato di fronte, la finestra alle sue spalle.

Ma in fondo è quello che sei. Un vecchio.

 

GREEN

Per la prima volta lo vediamo irritato.

Dimentichi chi sono?

 

BLACK

Fa spallucce

E come potrei.

 

GREEN

E che sono stato io a trovare te?

 

BLACK

Un istante di silenzio.

Solo perché volevo essere trovato.

 

GREEN

Cosa farai quando sarà finita?

 

BLACK

Non ho molta scelta, vero?

 

GREEN

Esita un istante.

Il ragazzo è veramente morto?

 

BLACK

Sembra triste.

Non me lo ricordo più

 

GREEN

White è veramente sparito? E Gray, è sparito anche lui?

 

BLACK

Sai anche tu qual è la risposta.

 

GREEN

E Blue? Che gli succederà?

 

BLACK

Non ci sono molte possibilità di scelta, vero?

 

GREEN

Dopo qualche istante di silenzio

Sarà qui presto?

 

Black non sembra aver sentito la domanda. Ci volta di nuovo le spalle, per guardare fuori della finestra. Primo piano di Black: è terrorizzato.

 

BLACK

Oh mio Dio.

 

Schermo nero.

 

Scena 3 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

Black e Green sono nella stessa posizione di prima: il primo in piedi davanti alla finestra, il secondo seduto alla scrivania. Si sente bussare. Inquadratura della porta: attraverso il vetro smerigliato si indovina la sagoma di un uomo. Black e Green si guardano. Si sente bussare un’altra volta. Black indica la porta a Green; Green si trascina verso la porta. La apre molto lentamente. Nella cornice della porta appare Blue, anche lui sulla quarantina; capelli castani, e lo stesso volto leggermente segnato dalla vita (James Marsters). Indossa impermeabile e cappello blu.

 

GREEN

S…Sì?

 

BLUE

È arrivato il momento?

 

GREEN

Si rivolge a Black

Vuole sapere se è arrivato il momento.

 

BLACK

A Green

Chiedigli come si chiama.

 

GREEN

A Blue

Vuol sapere come ti chiami.

 

BLUE

A Green

Digli che voglio sapere se è arrivato il momento

 

GREEN

A Black

Vuole sapere se è arrivato il momento.

 

BLACK

Sì. È arrivato.

 

GREEN

A Blue

Dice che è arrivato.

 

Blue entra, tenendo le mani nelle tasche dell’impermeabile. Si ferma in mezzo alla stanza.

 

BLACK

Indica la sedia dall’altro lato della sua scrivania

Siediti.

Blue posa il cappello sulla scrivania di Black, getta l’impermeabile sullo schienale della sedia. Ognuno si siede al suo posto.

 

BLUE

Non vuoi chiedere di nuovo la mia identità?

 

Mentre Blue parla viene inquadrato Green. Green sta scrivendo tutto ciò che dice Blue.

 

BLACK

So chi sei. L’unica cosa che mi interessa è il tuo rapporto.

 

Green continua a scrivere. Scrive tutto ciò che dicono Black e Blue.

 

BLUE

Ho il rapporto. Non preoccuparti.

 

BLACK

Ti sorprende che tutto si riduca a questo?

 

BLUE

Mi occupo da troppo tempo di questo caso per sorprendermi di qualunque cosa.

 

BLACK

E non provi…rimpianti.

 

BLUE

Quello che provo non conta. D’altronde, non puoi riportare le cose com’erano, vero?

 

BLACK

Riflette un attimo. Poi

Adesso sì. È quello che stiamo facendo.

 

BLUE

No. È tutto finito. Semplicemente, lo esprimiamo a parole.

 

BLACK

Si rivolge a Green

Hai scritto l’ultima frase? Me la rileggi?

 

GREEN

Green sta ancora scrivendo. Quando finisce si concentra un attimo, poi consulta il foglio.

“Me la rileggi?”

 

BLACK

È quello che ti ho chiesto.

 

GREEN

Appare confuso

E io te l’ho detto.

 

BLACK

Capisce il malinteso, si infuria. Grida

No, no! La frase sulle parole!

 

GREEN

Cerca sul foglio. Legge

“Semplicemente, lo esprimiamo a parole”.

 

BLACK

A Blue

È questo, che vuoi dire?

 

GREEN

Infastidito, a Black

Non dovresti essere così vago.

 

BLACK

Niente chiacchiere Green, non ricordi?

 

GREEN

Canticchia a mezza voce

L’orso valicò la montagna, l’orso valicò la montagna, l’orso valicò la montagna per vedere le cose coi propri occhi…

 

BLACK

Che cosa hai detto! Dimmi cosa…

 

Green serra le labbra, e fa cenno di non poter parlare. Black e Green si fissano, si studiano, come predatori.

 

BLUE (VFC)

Sì.

Blue viene inquadrato.

È esattamente questo che voglio dire.

 

BLACK

Mi dispiace.

 

BLUE

Fa spallucce

Ho tutto il tempo del mondo.

 

BLACK

Sarebbe bello crederci. Dove eravamo?

 

BLUE

Da nessuna parte. Non abbiamo ancora cominciato.

 

BLACK

Immagino che vorrai toglierti il pensiero alla svelta.

 

BLUE

Come dicevo, ho tutto il tempo del mondo.

 

BLACK

Pensi che abbia paura? Che voglia tirarla per le lunghe?

Primo piano del pugno di Black che batte sul tavolo.

Maledizione! Dimmi cosa intendi dire, per Dio!

 

BLUE

Senza scomporsi

Intendo dire tutto ciò che dico. Se vuoi che cominci, allora comincerò. Se vuoi che aspetti, aspetterò. Se vuoi che me ne vada, me ne andrò e tornerò domani.

 

BLACK

No, no, non domani. Sarebbe troppo tardi.

 

Qualche secondo di silenzio.

 

BLUE

Dove eravamo?

 

BLACK

Stavamo per cominciare.

 

Si sente uno squittio sommesso.

 

BLACK

Nervoso

Che cos’è?

 

BLUE

Sembrano topi.

 

GREEN

Sì, sono i topi.

 

BLACK

Significa che ci sono dei topi nei muri e tu non me lo hai detto?

 

GREEN

È solo…un dettaglio. Non volevo seccarti.

 

BLACK

È disgustoso.

 

GREEN

Non c’è bisogno di preoccuparsi. Ci ho pensato io.

 

BLACK

Che significa?

 

Silenzio. Primo piano di Green. Primissimo piano.

 

GREEN

Veleno.

 

BLACK

Moriranno lì dentro e cominceranno a puzzare. I loro corpi marciranno nei muri.

 

GREEN

No. Mangiano il veleno e poi se ne vanno. A morire fuori.

 

BLACK

Come fai a esserne sicuro?

 

GREEN

Il veleno gli fa venire sete. Dopo aver mangiato il veleno sentono un disperato bisogno d’acqua. Cercano freneticamente qualcosa da bere, ma è inutile, perché anche se bevono continuano a morire di sete.

 

Lungo silenzio. La camera inquadra di seguito i volti dei tre, fino a tornare a Black.

 

BLACK

Dov’eravamo? Rileggimi l’ultima frase.

 

GREEN

Sfoglia le pagine

“Stavamo per cominciare”.

 

BLACK

Chi l’ha detta?

 

GREEN

Tu.

 

BLACK

Si rivolge a Blue. Esita per qualche istante. Poi

Solo alcune domande.

 

BLUE

Fa di nuovo spallucce

Come vuoi.

 

BLACK

Pensi di essere stato pagato bene?

 

BLUE

Sono stato pagato.

 

BLACK

Credo di non aver capito.

 

BLUE

Non mi hanno mai dato troppo, altrimenti avrei già smesso, né troppo poco, altrimenti me ne sarei già andato.

 

BLACK

E non provi nessuna…amarezza?

 

BLUE

E per che cosa? Che senso avrebbe…

 

BLACK

E allora?

 

BLUE

Be’, sì, maledizione, che vuoi che ti dica? Sarebbe umanamente impossibile non provarla.

 

BLACK

È solo che affronti il tuo lavoro con un tale…entusiasmo. Anche quando l’indagine girava a vuoto, hai continuato a dedicarti a una approfondita…una approfondita analisi dei dettagli, riportando anche gli elementi più marginali del caso.

Prende alcune cartelle da una pila sulla scrivania, e le sfoglia.

Non è certo l’impegno di chi si limita a svolgere il proprio lavoro. Questo è un vero esempio di…dedizione.

 

BLUE

Esita

Dopo un po’…è come se mi fosse entrato nella pelle. Dopotutto, cosa dovevo fare? Dovevo tenere d’occhio quest’uomo e riportare ciò che vedevo. Era così semplice, non ho mai capito che senso avesse.

 

BLACK

Non hai mai provato a scoprire chi ti pagava?

 

BLUE

Lo sai perfettamente anche tu.

 

BLACK

Non hai risposto alla mia domanda.

 

BLUE

Sta per dire qualcosa, poi sembra ripensarci.

Preferisco non farlo.

 

BLACK

Sai perché oggi ti è stato chiesto di venire?

 

BLUE

Per presentare il mio rapporto.

 

BLACK

Ma perché vuoi dare a me il tuo rapporto?

 

BLUE

Perché qui ci sei tu. Se ci fosse stato qualcun altro, l’avrei dato a lui.

 

BLACK

Non ti preoccupa il fatto che io possa essere l’uomo sbagliato?

 

BLUE

Non hai voluto sapere la mia identità. Significa che sai chi sono. E se tu conosci me, io conosco te.

 

BLACK

E se io sapessi di te più di quanto tu sappia di me?

 

BLUE

Non ci conterei troppo.

 

BLACK

Come funzionava?

 

BLUE

Lo seguivo. Osservavo quello che faceva. Poi scrivevo il mio rapporto. Ogni domenica sera.

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Lo spedivo lunedì mattina al solito numero di casella postale.

 

BLACK

Non ti sei mai chiesto che cosa pensavano?

 

BLUE

Qualche volta. Certo che me lo sono chiesto. Ma poiché ricevevo regolarmente il mio assegno ogni settimana, pensavo fossero soddisfatti del mio lavoro.

 

BLACK

E quell’uomo. Non ti sei mai chiesto cosa pensasse di te?

 

BLUE

Non mi ha mai visto. Questo era il punto, vero? Non doveva sapere che lo stavo osservando.

 

BLACK

Ma non ti è mai venuta la tentazione di parlargli? Non hai mai desiderato…conoscerlo?

 

BLUE

Per me non faceva alcuna differenza. Pensavo: quanto posso scoprire su di lui continuando semplicemente a osservarlo? Mi interessava…come una specie di enigma. E così l’osservavo.

 

L’immagine sfuma dal volto di Blue a un’altra immagine.

 

Scena 4 – Strada

Esterno – Giorno

Si vede Blue, con il suo impermeabile e il suo cappello, seduto su una panchina. Guarda al di sopra di un giornale aperto. Dalla porte di un edificio di fronte a lui, esce un uomo (Richard Belzer).

 

BLUE (VFC)

Al mattino mi piazzavo fuori della sua abitazione e aspettavo che uscisse. In genere, sembrava non andasse da nessuna parte.

L’Uomo si incammina. Blue si alza e lo segue a distanza.

 

Scena 5 – Vari locali

Interno – Giorno

 

BLUE (VFC)

Cose banali, nient’altro: la spesa dal droghiere…

 

In un piccolo supermercato, Blue inquadrato di spalle sposta delle scatole da uno scaffale come se fossero un siparo, e da quel buco spia l’Uomo, che sta pagando alla cassa.

 

BLUE (VFC)

…un taglio di capelli…

 

L’Uomo è seduto sulla sedia di un barbiere, e un inserviente gli sta tagliando i capelli. Qualche sedia più in là vediamo Blue, nascosto dietro il solito giornale.

 

BLUE (VFC)

…qualche volta andava al cinema.

 

L’Uomo è seduto al cinema. Blue si aggira nel locale travestito da venditore di noccioline.

 

BLUE (VFC)

Ma per la maggior parte del tempo si limitava a camminare per strada.

 

Scena 6 – Strada

Esterno – Giorno

 

L’Uomo cammina per strada, inquadrato dalla soggettiva di Blue che è un po’ distante.

 

BLUE (VFC)

In apparenza, concentrava la sua attenzione di volta in volta su cose diverse. Per esempio, per un certo periodo erano le case…

 

L’Uomo, sempre inquadrato in soggettiva, smette di camminare e alza il collo per esaminare il tetto della casa davanti a sé. Poi fa qualche passo verso la porta e sembra esaminarla. Infine, passa la mano sul muro. Primo piano della mano sul muro.

 

BLUE (VFC)

Poi, per una settimana o due, si concentrava sulla gente…

 

L’Uomo, di nuovo in soggettiva, si ferma per osservare una donna con un bimbo, che attraversano la strada.

 

BLUE (VFC)

…oppure sui battelli del fiume…o sui segnali stradali,

 

L’Uomo tocca con le dita un segnale di stop, poi estrae dalla tasca una piccola pila e illumina il cartello, come per testarne la catarinfrangenza.

Stacco.

 

Scena 7 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

BLUE

Per molto tempo ho pensato che non avesse una propria vita. Voglio dire…non faceva niente. Da quanto riuscivo a capire, viveva solo. Non vedeva mai nessuno, non andava a lavorare, persino parlare sembrava uno sforzo per lui. È andata avanti così per più di un anno, forse due…non ricordo con precisione. Era così assente che sembrava non esistesse neppure. In tutto quel tempo, non ho scoperto nulla sul suo conto. Niente. Potrei descrivere per filo e per segno tutto quello che ha fatto, potrei dire quale marca di saponette comprava, quali vestiti indossava, ma non servirebbe a niente. Non ho mai avuto la minima idea di ciò che gli passava per la testa.

 

BLACK

E questo ti ha pesato?

 

BLUE

Fa spallucce

Per me non faceva differenza. Svolgevo il mio lavoro, mi pagavano…non faceva proprio nessuna differenza.

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Si sofferma a riflettere. Poi sembra ricordare.

In un modo o nell’altro, qualcosa cominciò a cambiare. Non saprei veramente dire perché. Credo che…cominciasse a piacermi. Un giorno mi sono svegliato e mi sono reso conto che non ce l’avrei fatta a uscire e rimanere lì a osservare quel che faceva.

 

BLACK

Avevi già i tuoi problemi, vero?

 

BLUE

Che vuoi dire?

 

BLACK

Problemi in famiglia.

 

Un rumore secco. Inquadratura di Green: ha rotto la punta della matita. Getta la matita e ne prende una nuova.

 

BLUE

Vuoi dire mia moglie?

 

BLACK

Tua moglie. I tuoi figli. Sono…spariti.

Di nuovo il rumore secco. Green getta di nuovo la matita e ne prende una nuova.

 

 

BLUE

Mi ha lasciato, se è questo che vuoi dire.

 

BLACK

Più o meno.

 

Rumore secco. Rumore di una matita che cade a terra.

 

BLUE

Sì, mia moglie mi ha lasciato. Lo ammetto. Ero un marito terribile. Un padre terribile.

 

BLACK

Non c’è niente di cui vergognarsi.

 

BLUE

Scrolla le spalle

 È questione di opinioni.

 

Rumore secco, ripetuto più volte in successione. Black e Blue si girano verso il rumore. Green sorride con aria imbarazzata, fa cenno che non può farci niente. Prende l’ennesima matita e fa cenno di continuare.

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Avevo più tempo.

 

BLACK

Hai cambiato la tua vita.

 

BLUE

La mia vita?

 

BLACK

Ti sei spostato, non è vero? Dall’altra parte della strada…di fronte a casa sua.

 

BLUE

Mi sembrava molto più pratico. Dopotutto, eravamo in inverno. Potevo guardarlo dalla finestra e stare al caldo. Al caldo e al riparo. Quando lui usciva, uscivo anch’io.

 

BLACK

È allora che ha cominciato?

 

BLUE

Che cosa?

 

BLACK

A entrarti…nella pelle. Credo siano state le tue parole.

 

BLUE

Capisci anche tu che non avevo nient’altro da fare. Non c’era nient’altro a cui pensare.

 

BLACK

Così, ti sei seduto accanto alla finestra a scrivere…di quell’uomo.

 

BLUE

Ho cominciato a farmi delle domande. Ho pensato: a nessuno verrebbe mai in mente di interessarsi a quest’uomo. Nessuno sarebbe mai disposto a pagarmi tutte le settimane per fare quello che faccio tranne…

 

BLACK

Tranne?

 

BLUE

…lui stesso.

 

BLACK

Sembra innervosirsi

Ma perché mai farebbe una cosa del genere?

 

BLUE

Fa spallucce

Non ne ho idea. Sto solo raccontando come sono andate le cose. Esattamente come sono accadute.

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Pensavo che sarebbe stata una buona idea controllare se era lui a ritirare i miei rapporti all’ufficio postale.

 

Scena 8 – Giardini pubblici di fronte all’Ufficio Postale

Esterno – Giorno

 

BLUE (VFC)

Mi sono appostato lì vicino per una settimana intera, ogni giorno con un travestimento diverso.

 

Blue è seduto su una panchina. Ha un enorme paio di baffi finti, neri.

Stacco.

Blue sulla solita panchina. Ora ha una parrucca rossa, riccia.

Stacco.

Blue indossa occhiali alla Groucho Marx, con naso e baffi finti.

Stacco.

Blue è vestito da donna.

 

BLUE (VFC)

Mi piace farlo. Comunque, il sesto giorno si è fatto vedere.

 

BLACK (VFC)

Era lui?

 

BLUE (VFC)

Non ne sono sicuro. Anche lui si era travestito.

 

In soggettiva (punto di vista di Blue), vediamo un uomo che indossa una strana maschera di plastica, che sembra rappresentare uno spirito maligno.

 

BLACK (VFC)

E tu non potevi riconoscerlo.

 

Stacco.

 

Scena 9 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

BLUE

Avevo dei sospetti, ma non la certezza. Portava una maschera. Cosa avrei dovuto fare? Andare lì e strappargliela dal viso? Non potevo rischiare di rivelare la mia identità.

 

BLACK

Non hai mai ritentato?

 

BLUE

Qualche altra volta. Ma senza fortuna. Lui portava sempre una maschera diversa.

 

BLACK

Tu dici “lui”. Ma potrebbero essere stati dei  “loro”, non credi? Ogni volta una persona diversa. Ogni volta qualcuno con una maschera diversa.

 

BLUE

Esattamente.

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Un anno dopo, più o meno, ho deciso di cambiare tattica. L’idea era quella di entrare in contatto con lui. Trovavo irritante travestirmi continuamente, e stava cominciando a farmi impazzire. Voglio dire, non cambiava mai nulla. Mi sentivo in trappola. Mio Dio, come se tutto dovesse andare avanti all’infinito.

 

BLACK

Che cosa hai fatto?

 

BLUE

Ho aspettato l’occasione giusta.

 

Il volto di Blue con un morphing si trasforma.

 

Scena 10 – Strada

Esterno – Giorno

 

I lineamenti sono modificati dal trucco prostetico e in più è sporco. L’inquadratura si allarga, mostrando Blue vestito da mendicante, seduto su un marciapiede. Sembra aspettare qualcuno. Rumore di passi. Immediatamente, Blue assume una faccia sofferente. Entrano nell’inquadratura un paio di gambe. Si fermano davanti a Blue. Una monetina cade nel cappello del mendicante.

 

VFC

Dio ti benedica.

 

È inquadrato l’uomo che ha parlato. È l’Uomo.

L’inquadratura torna su Blue, sempre vestito da mendicante. Le gambe si allontanano. Blue guarda dritto in camera.

 

BLUE

È stata la prima volta che l’ho sentito parlare.

 

Il volto di Blue cambia di nuovo. Ora è pulito, ma il viso sembra più tondo. L’inquadratura si allarga: Blue è visibilmente ingrassato (un’imbottitura?) e indossa un completo di poliestere, come un uomo d’affari da poco che si atteggi a gran dirigente. Sembra appostato dietro un angolo. Rumore di passi. Blue esce dall’angolo come per caso, e ferma l’uomo che sta arrivando. È l’Uomo.

 

BLUE

Potrebbe indicarmi dove si trova la Quinta?

 

UOMO

Certo…giri a sinistra, è la terza traversa.

 

BLUE

Sa, devo incontrare una persona lì…per affari. (Sembra cercare un argomento) Ma in realtà non mi va. Vorrei prendermi un giorno di pausa. Lei cosa deve fare?

 

UOMO

Io…niente.

 

BLUE

Posso offrirle da bere per la sua gentilezza?

 

Scena 11 – Bar

Interno – Scarsa luce artificiale

 

BLUE

Dunque, lei cosa fa?

 

UOMO

Sono un investigatore. In questi ultimi anni ho lavorato a un solo caso. Ho continuato a seguire un uomo tutti i santi giorni. Ormai, quell’uomo, lo conosco come me stesso.

 

BLUE

Si volta è guarda in camera

Capito? Parlava di me. Mi stava prendendo in giro!

 

Inquadratura del barista, che sta pulendo il bancone. È Black. L’Uomo sembra avulso dalla conversazione.

 

BLACK

Ti faceva sentire a disagio?

 

BLUE (a Black)

Mi faceva sentire un idiota.

 

Il volto di Blue cambia di nuovo: torna il solito, vecchio Blue.

 

Scena 12 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

BLUE

Ero quasi deciso a piantare tutto su due piedi.

 

BLACK

Perché non l’hai fatto?

 

BLUE

Perché, anche così, avevo fatto delle scoperte importanti. Prima di tutto, lui era l’uomo che mi aveva assunto. Non c’erano più dubbi. Secondo, aveva bisogno di me. C’era qualcosa che voleva assolutamente farmi sapere, e mi stava rivelando poco per volta il suo segreto.

 

BLACK

Non te lo immaginavi?

 

BLUE

No. La verità mi sfuggiva. Sapevo solo che era lui a guidare il gioco. Tracce, pedinamenti, la routine delle indagini…tutte cose che non avevano più importanza. Dovevo fare di testa mia. Allo stesso tempo, dovevo salvare le apparenze…pensare al mio lavoro…portare avanti l’incarico per il quale, a quanto pare, qualcuno mi pagava.

 

BLACK

Hai fatto il finto tonto.

 

BLUE

Mi sono impegnato al massimo.

 

BLACK

Ma naturalmente, lui lo sapeva.

 

BLUE

Naturalmente.

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Be’, poco per volta ho ricominciato a perdere la pazienza. Ho studiato un altro piano. Ma naturalmente, a questo punto, non potevo più dire se l’idea fosse mia o sua. Ho ripiegato sulla vecchia trovata del rappresentante di spazzole.

 

Stacco.

 

Scena 13 – Un pianerottolo

Interno – Giorno

 

Blue è travestito da rappresentante. Ha in mano una valigetta. È fermo davanti a una porta. Bussa. Si gira verso la macchina da presa.

 

BLACK (VFC)

Ti ha fatto entrare?

 

BLUE

Certo che mi ha fatto entrare.

 

BLACK (VFC)

Perché pensi che l’abbia fatto?

 

BLUE

Perché era pronto a ricevermi. Voleva che io fossi lì.

 

BLACK (VFC)

Ah.

 

La porta si apre. Appare l’Uomo.

 

UOMO

Entri, prego.

 

Blue lancia un’occhiata soddisfatta verso la MDP, poi entra.

Lo seguiamo nell’appartamento. Soggettiva di Blue che osserva l’appartamento. È un’unica grande stanza. In un angolo c’è un cucinino; in un altro, un letto singolo. Al centro, un tavolo con una sedia. Sul tavolo c’è una macchina da scrivere, e poi fogli, penne, matite. I fogli sono dappertutto, impilati ordinatamente: sul tavolo, sul pavimento, sulla libreria. Tutto è molto pulito e ordinato.

 

BLUE (VFC)

Niente telefono, radio, libri. Niente. Non era una stanza dove si potesse vivere. Forse era un luogo dove pensare. Un luogo dove scrivere. Niente di più. Quell’uomo non aveva quella che si poteva definire una vita.

 

Blue e l’Uomo cominciano a parlare, ma non sentiamo quello che dicono.

 

BLACK (VFC)

Di che cosa avete parlato?

 

BLUE (VFC)

Spazzole. Dovevamo salvare le apparenze, ricordatelo. Faceva parte del gioco.

 

BLACK (VFC)

E poi?

 

BLUE (VFC)

Ho cominciato a fargli delle domande. Con noncuranza, sugli argomenti più disparati, con la tipica parlantina dei rappresentanti. Mi ha detto che era uno scrittore e che lavorava da molto tempo a un libro. Gli ho chiesto quando avrei avuto l’occasione di leggerlo. Ha risposto che non lo sapeva. Forse mai, ha aggiunto. Non sapeva se sarebbe vissuto abbastanza per finirlo.

 

Stacco.

 

Scena 14 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Mi è venuta l’idea di rubargli i dattiloscritti.

 

BLACK

Sembra che lì tu abbia cominciato…a passare il limite.

 

BLUE

No. Mi aveva chiesto lui di prenderli.

 

BLACK

In maniera così esplicita?

 

BLUE

Naturalmente no. Nulla di ciò che si diceva era da prendere alla lettera. Questo era il punto. Era questione di capire le cose in anticipo…di leggere fra le righe. Alla fine ci sono arrivato.

 

BLACK

E sei andato fino in fondo?

 

BLUE

La notte successiva. Sapevo quello che facevo. Non c’era motivo per sprecare tempo.

 

BLACK

Hai aspettato che uscisse…o hai provato con un altro sistema?

 

BLUE

Non mi sono preoccupato più di tanto. Sapevo quello che stavo facendo. Ho forzato la serratura senza difficoltà. Un gioco da ragazzi. Sono entrato, e lui era lì.

 

Stacco.

 

Scena 15 – Appartamento

Interno – Notte

 

L’Uomo è seduto sul letto, immobile. Indossa la maschera che abbiamo visto nella scena dell’ufficio postale. Blue va verso il tavolo e prende una pila di dattiloscritti a casa. Se li mette sottobraccio. Esce. L’Uomo è sempre immobile.

 

Stacco.

 

Scena 16 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

Black tira fuori qualcosa da un cassetto della scrivania. È la stessa maschera. La indossa.

 

BLACK

Era questa la maschera?

 

BLUE

Sì, proprio quella.

 

BLACK

E così, non ha fatto nulla per fermarti?

 

BLUE

Continui a non capire. Mi aspettava. Voleva che li prendessi. E avrei potuto prenderne altri. È stato il mio unico errore. Così sono tornato la notte successiva. E quella dopo ancora.

 

BLACK

E che cos’è successo?

 

BLUE

Tutto come prima…niente. Non è successo niente.

 

BLACK

Hai letto i dattiloscritti?

 

BLUE

Parola per parola.

 

BLACK

Ebbene?

 

BLUE

Lì dentro c’era tutto quanto. Più o meno come avevo immaginato.

 

BLACK

Non eri…deluso?

 

BLUE

Non direi. Sembrava che avesse un senso.

 

BLACK

E poi?

 

BLUE

Sono tornato un’altra volta. Ma è andata diversamente.

 

BLACK

In che senso?

 

Stacco.

 

Scena 17 – Appartamento

Interno – Notte

 

L’Uomo è sempre seduto sul letto, con la maschera. Ma ha in mano una pistola, puntata dritta verso la MDP.

 

BLUE (VFC)

 

…Aveva una pistola.

 

Soggettiva di Blue. Apre la porta ed entra. La pistola è puntata proprio contro di lui.

 

UOMO

Adesso basta, amico mio. Sei arrivato al limite.

 

L’Uomo si trasforma in Black; l’appartamento si trasforma nell’ufficio.

 

BLACK (con la pistola sempre puntata contro Blue)

È questa la pistola?

 

BLUE

Sì, è quella.

 

BLACK

…E tu cos’hai detto?

 

BLUE

Niente. Non ho detto una parola.

 

L’ambiente intorno a Blue cambia di nuovo. Siamo di nuovo nell’appartamento.

 

BLUE (come se parlasse a se stesso)

Non ho detto una parola.

 

Blue scatta in avanti, verso l’Uomo. Lo disarma con un calcio, poi lo afferra per il bavero e comincia a sbattergli la testa contro il muro. Lo getta a terra, lo prende a calci nelle costole. Lo spinge di nuovo contro il muro e comincia a tempestargli la faccia di pugni. All’improvviso si ferma. Guarda in camera.

 

BLUE

Volevo ammazzarlo.

 

Stacco.

 

Scena 18 – Ufficio

Interno – Luce artificiale

 

Black ha sempre la maschera e la pistola. Ogni volta che parla, tiene la pistola puntata contro la MDP.

 

BLACK

Sul serio?

 

BLUE

…Non sono sicuro.

 

BLACK

Con rabbia

 Come sarebbe?

Più calmo

 Non ci sono mezze misure, amico mio. O la vita o la morte. Non c’è una via di mezzo.

 

BLUE

Non saprei. Respirava ancora quando me ne sono andato, ma di sicuro non gli restava molto da vivere. Probabilmente aveva delle emorragie interne e aveva già perso conoscenza.

 

BLACK (furioso)

E adesso com’è? Vivo o morto?

 

BLUE (esitante)

Vivo.

 

BLACK (urla)

Sei sicuro?

 

BLUE (esitante)

Morto.

 

BLACK (fuori di sé)

Sei sicuro?

 

BLUE

No. Non sono sicuro. Non sono sicuro di niente.

 

Viene inquadrato Black. Non ha più maschera né pistola.

 

BLUE (a Black)

Allora? Hai finito?

 

BLACK

Sì, non c’è altro.

 

BLUE

Niente da aggiungere? O da togliere?

 

BLACK

No. Nient’altro.

 

BLUE

È vero che il ragazzo è morto?

 

BLACK

Non sono sicuro.

 

BLUE

E l’uomo, quello nel fosso? Come si chiamava?

 

BLACK

White.

 

BLUE

Che cosa è successo a White?

 

BLACK

Non sono sicuro.

 

BLUE

E Gray? È vivo o morto?

 

BLACK

Probabilmente morto.

 

BLUE

Sei pronto a parlarne?

 

BLACK

Più tardi. Ti racconterò tutto più tardi.

 

BLUE

E Green, cosa dice?

 

BLACK (a Green)

Green, cos’hai da dire?

 

Green è ancora intento a scrivere. Finalmente alza la testa.

 

GREEN

Che cosa?

 

BLACK

Che cos’hai da dire, Green?

 

GREEN

Posa la matita e si schiarisce la gola, come se si preparasse a un lungo discorso.

 Niente. Non dico niente.

 

BLACK (a Blue)

Green non dice niente.

 

BLUE

Peccato.

 

BLACK

Estrae di nuovo la pistola. La punta contro Green.

E adesso, cos’hai da dire, Green?

 

GREEN (impassibile)

Niente.

 

BLACK

Niente?

 

GREEN

Batte il pugno sulla scrivania, e urla

Niente!

 

BLUE (sospira)

Ricominciamo da capo.

 

Black mette via la pistola. Green si accinge di nuovo a scrivere.

 

BLACK

Non sono sicuro che ci sia qualcosa di cui discutere.

 

BLUE

Lascia che sia io a giudicare. (A Green) Sei pronto, Green?

 

GREEN

È di nuovo distratto. Mette un po’ a capire che è stato interpellato.

Dici a me?

 

BLUE

Sei pronto?

 

GREEN

Pronto? Certo che sono pronto. (Mostra la matita) La matita è pronta. (Mostra il foglio) La carta è pronta. (Accenna ad alzarsi e fa un piccolo inchino) E Green è pronto.

 

BLUE

Bene. (A Black) Il ragazzo è morto?

 

BLACK

Sì, è morto. Non credo ci siano dubbi a riguardo.

 

BLUE

E White?

 

BLACK

L’hanno ridotto in fin di vita.

 

BLUE

E Gray?

 

BLACK

Si è fatto saltare le cervella.

 

BLUE

E Black?

 

BLACK

Che ne è di Black?

 

BLUE

È quello che ti chiedo. Che ne è di Black?

 

BLACK

(Riflette) Non lo so. Black non conta. Black è colui che non c’è.

 

BLUE

E Black cosa dice?

 

BLACK

Black dice che è stanco. Black dice che non può più andare avanti. Black non dice nulla.

 

Green comincia a strappare tutti i fogli che ha scritto, molto lentamente.

 

BLACK

Hai finito?

 

Primo piano delle mani di Green che strappano la carta.

 

GREEN

Quasi.

 

BLACK

E adesso, hai finito?

 

GREEN

Quasi.

 

BLACK

E adesso, hai finito?

 

GREEN

Ho finito.

 

BLUE

Bene. Adesso siamo pronti per cominciare, credo. Sei pronto per cominciare, Green?

 

GREEN

Sì, sono pronto.

 

BLUE

E tu, Black?

 

BLACK

Sono pronto.

 

GREEN

E quanto a te, Blue?

 

BLUE

Sono pronto.

 

BLACK

Bene. Allora procediamo. D’accordo?

 

Schermo nero.

 

 

 

 

Oscuramenti

 

di Michael Lindsay-Hogg

 

 

Una produzione GorgonStare Productions

 

Soggetto di Paul Auster

 

Sceneggiatura di Paul Auster e Medusa

 

 

Cast

 

James Marsters……….Blue

Thomas Gibson…...........Black

Orson Bean......................Green

Richard Belzer....................L’Uomo

 

 

Schermo nero.