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Meditazioni sul Natale

 

1 - Meditiamo sul Natale

Un confessore raccomandò ad una  penitente la meditazione quotidiana.  

Quella chiese: - Padre, come si fa a meditare bene?  Il sacerdote le spiegò: -per esempio: ecco vicino il Natale.  Si metta davanti al presepio e guardi a lungo la paglia, la mangiatoia, gli animali, i pastori, ecc. 

Dopo quindici giorni, rivedendo la sua penitente, il confessore chiese:  - E allora ha provato a meditare sul presepio? La donna rispose con semplicità:  - Si, padre; ma non so continuare: sono sempre alla paglia!

 

2 - Che cosa ti offriremo

Che cosa ti offriremo o Cristo, che per noi ti sei fatto uomo sulla terra?

Ogni tua creatura ti rende grazie: gli angeli ti offrono il canto,

il cielo la stella, i Magi i doni, i pastori lo stupore per il miracolo,

la terra una grotta, il deserto una mangiatoia;  e noi ti offriamo una madre vergine.

Cielo e terra si rallegrino profeticamente, angeli e uomini spiritualmente esultino:

Dio infatti è apparso nella carne a coloro che sedevano nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Un presepe e una mangiatoia accolgono colui che è nato dalla Vergine: i pastori annunziano il miracolo,

i Magi da Oriente portano doni a Betlemme.

Anche noi con labbra pure, come gli angeli di Dio, offriamo la lode: gloria in cielo a Dio e pace in terra, poiché si è compiuta l’attesa dei popoli. (Giovanni Damasceno)

 

 

3 - Inno primo di Natale

Oggi la Vergine dà alla luce il Sovra essenziale e la terra offre una grotta all’Inaccessibile.

Gli angeli con i pastori cantano gloria, i Magi camminano guidati dalla stella: per noi è nato, nuovo Bambino, il Dio di prima dei secoli. Betlemme ha riaperto l’Eden. Andiamo a vedere. Vi tro­veremo le delizie in un luogo nascosto. Andiamo a coglie­re i beni del paradiso in una grotta. Ivi è apparsa la radice non irrorata, che germinò il perdono. Ivi si è trovato li pozzo, non scavato, al quale Davide desiderò bere. Ivi una Vergine, mettendo alla luce un bambino, estinse subito la sete di Adamo e di Davide. Affrettiamoci perciò ad andare dove è nato, nuovo Bambino, il Dio di prima dei secoli.  L’Intemerata, di fronte a tutte queste cose nuove e splen­dide — i Magi prostrati con le mani ricolme, lo splendore della stella, i pastori inneggianti — rivolse al Creatore e Signore di tutti questa supplica: Accogli, Figlio, questo triplice dono e adempi la triplice domanda di colei che ti ha messo al mondo. Ti invoco per le stagioni, per i frutti della terra e per tutti i suoi abitanti.Riconcilia con te il mondo intero, per riguardo a me da cui sei nato, nuovo Bambino, o Dio di prima dei secoli. Non sono solo Madre tua, o Salvatore misericordioso. Non nutro invano il Dispensatore stesso del latte. Ma per tutti gli uomini ti supplico. Hai fatto di me bocca e vanto di tutta la mia stirpe. La terra che tu hai creata trova in me protezione sicura, baluardo e presidio. A me guardano coloro che furono cacciati dalle delizie del Paradiso, perché là io li riconduca. Prenda coscienza l’universo che tu sei nato da me. nuovo Bambino, o Dio dl prima dei secoli.  Salva il mondo, o Salvatore, per questo tu sei venuto. Restaura l’opera tua tutta: per questo sei apparso a me, ai Magi, al creato tutto. Guarda i Magi, ai quali hai manifestato la luce del tuo volto: essi sono prostrati ai tuoi piedi, ti hanno portato doni utili, belli,accuratamente scelti. Mi torneranno utili, nel momento in cui dovrò recarmi in Egitto e fuggire con te, per te, o mia guida, mio Figlio e mio Creatore, tu che mi hai fatta ricca, o nuovo Bambino, Dio di prima dei secoli.

(Romano il Melode )

 

 

4 - Tanti auguri scomodi!

Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza.

Non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi «Buon Natale» senza darvi disturbo.

Io, invece, vi voglio infastidire.

Non posso, infatti, sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla «routine» di calendario. Mi lusinga, addirittura, l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunziano la pace portino guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere «una gran luce», dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.

I pastori che vegliano nella notte, «facendo la guardia al gregge» e scrutando l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l’unico modo per morire ricchi.

Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza.

     (Don Tonino Bello – Alla finestra la speranza)

 

 

5 - Il Natale visto da Gandhi

Non si dovrebbe celebrare la nascita di Cristo una volta all'anno, ma ogni giorno, perché Egli rivive in ognuno di noi. Gesù è nato e vissuto invano se non abbiamo imparato da Lui a regolare la nostra vita sulla legge eterna dell'amore pieno. Là dove regna senza idea di vendetta e di violenza, il Cristo è vivo. Allora potremmo dire che il Cristo non nasce soltanto un giorno all'anno: è un avvenimento costante che può avverarsi in ognuna delle nostre vite. Quando la legge suprema dell'amore sarà capita e la sua pratica sarà universale, allora Dio regnerà sulla terra come regna in cielo. Il senso della vita consiste nello stabilire il Regno di Dio sulla terra, cioè nel proporre la sostituzione di una vita egoista, astiosa, violenta e irragionevole con una vita di amore, di fraternità, di libertà, di ragione. Quando sento cantare "gloria a Dio e pace in terra agli uomini di buona volontà" mi chiedo oggi come sia reso gloria a Dio e dove ci sia pace sulla terra. Finché la pace sarà una fame insaziata, finché noi non saremo riusciti a rinascere come uomini illuminati dallo Spirito, a instaurare con le persone rapporti autentici di comunione da cui siano estranei i sorrisi forzati, l'invidia, la gelosia, la falsa cortesia, la diplomazia, finché non avremo come senso della vita la ricerca della verità su noi stessi, del giusto, del bello, finché non saremo capaci di spogliarci dell' inautentico, di ciò che abbiamo di troppo a spese di coloro che non hanno niente, finché continueremo a calpestare i nostri sogni più belli e più profondi, il Cristo non sarà mai nato.Quando la pace autentica si sarà affermata, quando avremo sradicato la violenza dalla nostra civiltà, solo allora noi diremo che "Cristo è nato in mezzo a noi". Allora non penseremo tanto ad un giorno che è un anniversario, ma ad un evento che può realizzarsi in tutta la nostra vita. Se dunque si augura un "buon Natale" senza dare un senso profondo a questa frase, tale augurio resta una semplice formula vuota. (Mahatma Gandhi)

 

 

6 - Natale del Signore

Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio!

Quali lodi potremo dunque cantare all'amore di Dio, quali grazie potremo rendere? Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo lui, per mezzo del quale è stato creato il tempo; nel mondo fu più piccolo di età di molti suoi servi, lui che è eternamente anteriore al mondo stesso; è diventato uomo, lui che ha fatto l'uomo; è stato formato da una madre che lui ha creato; è stato sorretto da mani che lui ha formato; ha succhiato da un seno che lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l'umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare.

Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l'insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. Tu una volta, nel paradiso terrestre, fosti così loquace da imporre il nome ad ogni essere vivente (Cf. Gn 2, 19-20); il tuo Creatore invece per te giaceva bambino in una mangiatoia e non chiamava per nome neanche sua madre. Tu in un vastissimo giardino ricco di alberi da frutta ti sei perduto perché non hai voluto obbedire; lui per obbedienza è venuto come creatura mortale in un angustissimo riparo, perché morendo ritrovasse te che eri morto. Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto (Cf. Gn 3); lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l'umiltà divina.

SANT’AGOSTINO (Sermo 188, 2,2-3,3)

 

 

7 - Imparare la tristezza del Natale

« Ora accadde che, mentr'essi erano là, si compi il tempo in cui Maria doveva partorire; e diede alla luce il suo “figlio primogenito”, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c'era per essi posto nell'albergo». (Lc 2, 6-7).

 

Tre righe in tutto. Per raccontarci l'avvenimento più straordinario della storia del mondo, Luca impiega tre righe. Un Dio che viene a «piantare la propria tenda in mezzo a noi ». E l'evangelista ce lo riferisce in tre righe. Probabilmente la sua penna deve aver lottato parecchio per resistere alla tentazione di dire di più.

Tre righe in cima alla pagina. Quindi tutto un foglio bianco. E noi ci precipitiamo a imbrattarlo con le nostre parole.

Può sembrare un'idea bizzarra quella di aprire la serie dei «Vangeli scomodi» con il racconto della natività, con una pagina che pare autorizzare esclusivamente la tenerezza, la dolcezza e i pensieri più consolanti.

Eppure proprio queste tre righe di Luca, se riusciamo a spazzare via le nebbie di un equivoco sentimentalismo, risultano terribilmente scomode. Infatti costituiscono una spietata condanna per il nostro Natale gonfio di retorica, per il nostro Natale zeppo di cattiva poesia, per il nostro Natale ricco di cianfrusaglie multicolori e di commozione a buon mercato.

Tre righe. E noi, invece, abbiamo imbastito un copione mastodontico e interminabile, imbottito di pacchianerie. Gli abbiamo rovesciato sopra tonnellate di sentimentalismi, di elementi folkloristici,. di paccottiglia varia e di cattivo gusto. Il Natale come pretesto.

Pretesto per dare la stura alla nostra vena poetica (piuttosto scadente), dare una lucidatina alla nostra religiosità, rispolverare la nostra divisa cristiana, metterci a posto coi poveri, grazie magari al pranzo natalizio che serviamo loro, insomma rassicurarci che siamo persone tanto perbene.

Pretesto per salire sul palcoscenico e recitare, una volta l'anno, la parte del buono. Sì, ci prendiamo addirittura il lusso di sentirci buoni. Una volta l'anno.

Abbiamo guastato il Natale. Ecco tutto. Abbiamo sabotato la semplicità di quelle tre righe. E il nostro Natale ricco ha finito per impoverire il Natale vero...

(Alessandro Pronzato – Vangeli scomodi – Gribaudi)

 

 

8 - Perche' sono nato dice DIO

Sono nato nudo, dice Dio

perché tu sappia spogliarti di te stesso

Sono nato povero, perché tu possa

considerarmi l’unica ricchezza

Sono nato in una stalla perché

tu impari a santificare ogni ambiente

Sono nato debole, dice Dio

perché tu non abbia mai paura di me

Sono nato per amore perché tu

non dubiti mai del mio amore

Sono nato di notte perché tu

creda che posso illuminare qualsiasi  realtà

Sono nato persona, dice Dio

perché tu non abbia mai

a vergognarti di essere te stesso

Sono nato uomo perché tu possa essere “dio”

Sono nato perseguitato

perché tu sappia accettare le difficoltà

Sono nato nella semplicità

perché tu smetta di essere complicato

Sono nato nella tua vita, dice Dio

per portare tutti alla casa del Padre

                                    Lambert  Noben

 

 

 

9 - Quali lodi

Quali lodi potremo dunque

cantare all'amore di Dio,

 quali grazie potremo rendere?

Ci ha amato tanto

che per noi è nato nel tempo lui,

per mezzo del quale

è stato creato il tempo;

nel mondo fu più piccolo di età

 di molti suoi servi,

 lui che è eternamente anteriore

al mondo stesso; è diventato uomo,

lui che ha fatto l'uomo;

è stato formato da una madre

che lui ha creato; è stato sorretto da mani

che lui ha formato;

 ha succhiato da un seno

 che lui ha riempito;

 il Verbo senza il quale

è muta l'umana eloquenza

ha vagito nella mangiatoia,

come bambino che

non sa ancora parlare.

Sant’Agostino

(Sermo 188, 2,2-3,3)

 

10 - Mira in alto la povertà 

Mira in alto la povertà di Colui che fu deposto nel presepe e avvolto in poveri pannicelli (cf Lc 2,12).  O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra (cfr Mt 11,25), è adagiato in una mangiatoia!  Vedi poi, al centro dello specchio, la santa umiltà, e insieme ancora la beata povertà, le fatiche e pene senza numero ch’Egli sostenne per la redenzione del genere umano - (Lettera quarta di S.Chiara d’Assisi alla Beata Agnese di Praga 19,22)

      11 - Una stalla

          (Giovanni Paolo II)

 

Non è una reggia quella dove

nasce chi salverà il mondo,

ma una stalla

e venendo tra noi accende

il fuoco dell'amore.

Questo fuoco non si spegnerà più.

Possa ardere nei nostri cuori

come fiamma che diventi accoglienza

e sostegno per tanti nel bisogno

 e nella sofferenza

 

 

12 -Vivi nel cuore dell'uomo
(Giovanni Paolo II)
Asciuga, bambino Gesù,

le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l'anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi
e a stringersi in un universale

abbraccio di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri creati
dalla miseria e dalla disoccupazione,
dall'ignoranza e dall'indifferenza,
dalla discriminazione e dall'intolleranza.
Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi, liberandoci dal peccato.
Sei Tu il vero ed unico Salvatore,
che l'umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace, dono di pace

per l'intera umanità,
vieni a vivere nel cuore di ogni uomo

e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace e la nostra gioia!
Amen!

 

 

13 - Ora si accomoda la greppia,

Ora si accomoda la greppia,

vi si pone il fieno e si introducono

 il bue e l’asinello.

In quella scena commovente risplende

 la semplicità evangelica,

si loda la povertà,

si raccomanda l’umiltà.

Greccio è divenuto come

una nuova Betlemme.

Questa notte è chiara come pieno giorno 

e dolce agli uomini

e agli animali!

  (Fonti Francescane - vita 1 di Tommaso da Celano)

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Gesù fu annunziato

da tutti i profeti,

La vergine Madre l’attese e lo portò

in grembo

con ineffabile amore.

 

(Dal Prefazio dell’Avvento)

 

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14 - Colui che era Dio si e’ fatto uomo

Colui che era Dio, si è fatto uomo,

assumendo cio’ che non era,

senza perdere cio’ che era;

e in questo modo Dio si fece uomo.

In questo mistero trovi

il soccorso alla tua debolezza

e trovi in Lui quanto ti occorre

per raggiungere la tua perfezione.

Cristo ti sollevi

in virtu’ della sua umanita’;

ti guidi in virtu’

della sua umana divinita’,

e ti conduca alla sua divinita’.

(S.Agostino - Comm. Vang. Giov. 23,6)

 

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15 - Buon Natale, amico mio
 (don Tonino Bello)

 

Buon Natale, amico mio: non avere paura.
La speranza è stata seminata in te.

Un giorno fiorirà. Anzi, uno stelo è già fiorito.

E se ti guardi attorno,

puoi vedere che anche nel cuore del tuo fratello,

gelido come il tuo,

è spuntato un ramoscello turgido di attese.
E in tutto il mondo, sopra la coltre di ghiaccio,

si sono rizzati arboscelli carichi di gemme.

E una foresta di speranze che sfida

i venti densi di tempeste,

e, pur incurvandosi ancora,

resiste sotto le bufere portatrici di morte.
Non avere paura, amico mio.
Il Natale ti porta un lieto annunzio:

Dio è sceso su questo mondo disperato.

E sai che nome ha preso?

Emmanuele, che vuol dire: Dio con noi.
Coraggio, verrà un giorno in cui le tue nevi

si scioglieranno, le tue bufere si placheranno,

e una primavera senza tramonto regnerà

nel tuo giardino, dove Dio, nel pomeriggio,

verrà a passeggiare con te.

 

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16 - Tu che ne dici Signore...
Tu che ne dici o Signore, se in questo Natale
faccio un bell'albero dentro il mio cuore

e ci attacco, invece dei regali,

i nomi di tutti i miei amici?
Gli amici lontani e vicini. Gli antichi e i nuovi.
Quelli che vedo tutti i giorni

e quelli che vedo di rado.
Quelli che ricordo sempre
e quelli che, alle volte, restano dimenticati.
Quelli costanti e intermittenti.
Quelli delle ore difficili e quelli delle ore allegre.
Quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire.
Quelli che conosco profondamente
e quelli dei quali conosco solo le apparenze.
Quelli che mi devono poco

e quelli ai quali devo molto.
I miei amici semplici ed i miei amici importanti.
I nomi di tutti quelli che sono già passati

nella mia vita.
Un albero con radici molto profonde
perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore.
Un albero dai rami molto grandi,
perché nuovi nomi venuti da tutto il mondo
si uniscano ai già esistenti.
Un albero con un'ombra molto gradevole,
la nostra amicizia sia un momento di riposo
durante le lotte della vita.

 

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17 - Con tutta te stessa

Con tutta te stessa

ama Colui che per amor tuo

tutto si è donato.

Voglio dire quel Figlio dell’Altissimo,

che la Vergine

ha partorito, senza cessare

di essere vergine. 

Stringiti alla sua dolcissima Madre,

la quale generò un Figlio tale

che i cieli non potevano contenere,

eppure Ella

lo raccolse nel piccolo chiostro

del suo Santo Seno e lo portò

nel suo Grembo verginale.

 

S.Chiara alla B. Agnese di Praga

 

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18 - Dove ti trovi Signore per causa mia?

Dove ti trovi Signore per causa mia?

In un piccolo alloggio, avvolto in panni,

 adagiato in una mangiatoia.

E per chi tutto questo?

Colui che regola il corso delle stelle

succhia da un seno di donna:

nutre gli angeli, parla nel seno del Padre,

tace nel grembo della madre.

Colui che era adagiato nella mangiatoia

 è divenuto debole ma non ha perduto la sua potenza:

assunse ciò che non era ma rimase ciò che era.

Ecco, abbiamo davanti il Cristo bambino:

cresciamo insieme con lui.    

(S.Agostino) (Sermo 196, 3)

 

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19 - E' Natale  (Beata Madre Teresa di Calcutta)

E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tieni la mano.
E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano.
E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze.
E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere in te e poi lo doni agli altri.

 

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20 - DIO SI NASCONDE IN UN BAMBINO
di: Joseph Ratzienger (Benedetto XVI)
 
Dio si è fatto uomo.

E' diventato un bambino.
In questo modo egli adempie la grande

e misteriosa promessa secondo la quale sarà "Emanuele, un Dio con noi".

Dio si è fatto così vicino a noi,

si è presentato in maniera così dimessa,

che ognuno può sentirsi a suo agio con lui.

Diventando un bambino,

Dio ci propone di dargli del tu.

Ha abbandonato ogni lontananza

e inaccessibilità. Non è più irraggiungibile per nessuno.

A meno che qualcuno si sia posto tanto al di sopra degli altri

 che nessuno possa più dargli deltu, che un bambino,

 un bambino sconosciuto, nato in una stalla,

non possa più entrare nella sua vita.

Dio è Emmanuele. Diventando un bambino,

ci propone di dargli del tu.

 

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21 - AMARO SORRISO DI ANGELI
di: Davide Maria Turoldo

La tristezza di questi natali, Signore, ti muova a pietà.

Luminarie a fiumane, ghirlande di false costellazioni oscurano il cielo di tutte le città.

Nessuno più appare all’orizzonte: nulla che indichi l’incontro con la carovana del Pellegrino;

non uno che dica in tutto l’Occidente :”Nel mio albergo, sì, c’è un posto!”

Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno qualcuno creda,

uno che attenda ancora colui che deve venire…

Non è vero che l’attendiamo: non attendiamo più nessuno!
Tutto è immoto, pure se dentro un inarrestabile vortice:

 pur esso segno di fatale fissità.

E così, è Destino, più non ci sono ritorni,

né ricorsi: è inutile che venga!

Tale è questa civiltà gravida del nulla!

Ora tu, anche se illuso di credere o figlio dell’ateo Occidente, segui pure la tua stella-

così è gridato per tutta la città dai vessilli-

segui, dico, la stella e troverai  non altro che

spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine…

Poiché falso è questo tuo donare (è Natale),

falso perfino stringerci la mano avanti la comunione,

 e trovarci assiepati nella Notte a cantare “Gloria nei cieli…” 

Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillio dei nostri presepi,

Francesco cantore di perfette, tragiche letizie:

 pure se un Dio continuerà a nascere,

a irrompere da insospettati recessi: l

à dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata:

dal sorriso forse di un fanciullo dalla casba a Dacca, o a Calcutta…

Nessuno conosce solitudine come il Dio del Cristo:

un Dio che meno di tutti può vivere solo pure se sia la dorata solitudine di paradiso.

Certo verrà, continuerà a venire, a nascere ma altrove, altrove…

 

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22 - IL CORREDINO DI GESU' BAMBINO
Atti di devozione per la Novena del Santo Natale

I giorno - LA CULLA

Preparerò una comoda culla al Dio Bambino con atti di profonda umiltà:
mai una parola in mia lode, mai un pensiero assecondato di superbo compiacimento,
non mi scuserò, non mi ostinerò nel mio parere,
non inventerò pretesti per salvare il mio amor proprio;
ripeterò spesso quella frase che ha formato i santi:
"Dallo zero in su, tutto è di Dio - dallo zero in giù son proprio io".
Il mio cuore diventerà così, soffice culla in cui il Santo Bambino si adagerà felice.

Giaculatoria

Come sei vago, dolce Bambinello
Pure giacente tra il bue e l'asinello!
Ma farti io vo' più bello e più grazioso
Se in me verrai a prenderti riposo.

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II giorno - LA CAMICINA

Il candore della mente, la purezza del cuore, la modestia degli atti esteriori
intesseranno al Bambino Gesù una morbida, candidissima camicina;
a tal fine eviterò oggi ogni peccato veniale avvertito.

Giaculatoria

Brutto peccato, non ti voglio più
Perchè fai piangere il mio Gesù!

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III Giorno - IL MATERASSINO

L'amabilità del volto, della parola, dello sguardo e del sorriso,
la calma serena negli incontri e scontri della vita,
la cura di vedere in tutto il lato bello e buono
e d'infondere in ogni cuore gioia e pace, formeranno
al Pargoletto di Betlemme un serico materassino di celeste morbidezza;
oggi sopporterò in pace ogni aspra e dura vicenda.


Giaculatoria

Quest'oggi voglio proprio stare attento
Per far la Madre Tua di me contento
Ed allora son certo che anche Tu
mi vorrai bene, o piccolo Gesù

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IV Giorno - LA CUFFIETTA

Per coprire la testina adorata di Gesù Bambino
non serberò nella mia mente che pensieri celesti, allontanerò prontamente
ogni inutile fantasma e vigilerò la purezza d'ogni intenzione,
sforzandomi di dare ad ogni atto, anche il più piccolo, un fine soprannaturale e santo.
Nel coprire il capo a Gesù gli chiederò uno sguardo di misericordia
per i poveri peccatori e gli regalerò tutto il mio cuore.

Giaculatoria

Dammi, o Maria, nell'Ostia dell'amore
Il Divin Pargoletto del mio cuore

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V Giorno - IL GUANCIALINO DI PIUMA

Oggi volerò leggero come piuma al primo cenno dell'obbedienza
e compirò con accurata precisione i miei doveri, fossero pure ripugnanti
alle mie tendenze ed ai miei desideri; nessuna esitazione o discussione sui comandi:
sorriderò generosamente al sacrificio, perchè il santo Bambino dorma sonni indisturbati
e placidi sulla soffice piuma del mio dono d'amore.

Giaculatoria

O dolce Pargolo, mia speranza,
Dal cuore scacciami la noncuranza

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VI Giorno - LE FASCE

Per preparare all'Infante Divino belle fasce,
farò un continuo sforzo per vigilare la mia lingua, evitando parole oziose,
motti acerbi e profani e quella frivola loquacità che è la tomba della vita interiore;
tacerò soprattutto nei momenti difficili, nei rimproveri non meritati,
immolando le mie ragioni all'amabile mio Gesù, fattosi silenzioso per amore.

Giaculatoria

Il caro, santo silenzio d'oro
voglio serbare come tesoro

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VII Giorno - LE LENZUOLA

Coprirò affettuosamente il Santo Bambino con le morbide lenzuola della devozione;
guarderò sempre a Lui, studierò, lavorerò, mi divertirò sotto lo sguardo di Gesù,
mi mortificherò per Gesù, a Lui innalzerò perennemente il cantico della pietà,
con frequenti giaculatorie e comunioni spirituali.
Ad ogni ora il mio pensiero andrà da Gesù a Maria e viceversa,
affinchè tutta la mia vita si conformi alle loro virtù.

Giaculatoria

Co' i miei fioretti e le mie erboline
Vo' profumarti le fredde lenzuoline
O caro Bambinel dell'alma mia,
Suprema mia dolcezza e poesia!

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VIII Giorno - IL COLTRONCINO

Generosa mortificazione della mente, del cuore e del corpo trapunterà la copertina
al Pargoletto Gesù: il ricordo di Lui innocente ed immolato alla giustizia divina
per i miei peccati, mi renderà vigile e disinvolto nel sacrificare la natura
alle esigenze della riparazione; dirò sempre "si" a Gesù e "no" a me stesso
e trasformerò ogni spina della vita in una rosa d'amore,
che sfoglierò ai piedi della santa collina per far sorridere Gesù.

Giaculatoria

Quaggiù son spine tutte le cose
Solo con Dio spuntano le rose!

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IX Giorno - IL FAZZOLETTINO

Completerò il corredo di Gesù con un fazzolettino ben ricamato
che servirà ad asciugare le Sue prime lagrime.
Gesù piange perchè non è amato: avrò quindi premura di fare ogni azione per puro amore,
non per calcoli umani o per vantaggio personale, ma solo per consolarLo
e dare gioia al Suo Cuore.
Imparerò a soffrire interiormente in silenzio senza cessare di sorridere.

Giaculatoria

Il mondo intero a Te condur vorrei
O sole splendido degli occhi miei,
Vorrei che tutti quanti in Paradiso
Gustassero un bel dì del tuo sorriso

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OFFERTA DEL CORREDINO A GESU' ATTRAVERSO LE MANI DI MARIA.

Santissima Vergine, il piccolo fardello che desidero presentare al Pargoletto Gesù
è compiuto nella povera cella del mio cuore, ma è tanto imperfetto
che non ho coraggio di offrirglielo.
Tu che con le tue delicatissime mani materne preparasti a Gesù un candido corredino
fragrante di Paradiso, piegati sul mio povero lavoro, purificalo col tuo sguardo,
infiammalo coi palpiti del tuo cuore immacolato,
affinche possa essere accetto al piccolo Gesù ed Egli venga a nascere nel mio cuore,
ove propongo di custodirlo ed amarlo come unico tesoro.

Per le tue mani, dolcissima Maria,
Avrò Gesù delizia e vita mia

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CINQUE BACI D' AMORE AL SANTO BAMBINO
da farsi alla mezzanotte del s. Natale
e nei momenti difficili della vita.

Baciando la manina destra:
O mio Gesù, quel che vuoi tu voglio pur io, voglio perchè lo vuoi, o Gesù mio.

Baciando la manina sinistra:
Gesù, quel che vuoi tu voglio pure io, lo voglio come lo vuoi, o Gesù mio.

Baciando il piedino destro:
Gesù quel che vuoi tu, voglio pur io, lo voglio quando lo vuoi, o Gesù mio.

Baciando il piedino sinistro:
Gesù quel che vuoi tu, voglio pur io, lo voglio finchè lo vuoi, o Gesù mio.

Baciando il cuore del S. Bambino:
Gesù quel che vuoi tu, lo voglio pure io, lo voglio perchè tutto da te viene
e tutto è per tua gloria e per mio bene.
Sia pur qualunque cosa, Gesù mio.

O mio Gesù, o dolce mio Signore,
Dammi quello che vedo nel tuo cuore,
Dolore perchè non manchi in me l'amore
Amor perchè non manchi nel dolore
Dolore a sostenere ogni dolore,
Amore a disprezzar ogni altro amore.

 

 

23 - Perché sono nato, dice Dio - (Lambert Nolen)

Sono nato nudo, dice Dio,
perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero,
perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
Sono nato in una stalla,
perché tu impari a santificare ogni ambiente.
Sono nato debole, dice Dio,
perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore,
perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono nato di notte,
perché tu creda che io posso illuminare qualsiasi realtà.
Sono nato persona, dice Dio,
perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato uomo,
perché tu possa essere "dio".
Sono nato perseguitato,
perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità,
perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio,
per portare tutti alla casa del Padre.

 

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