2. 2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO

Ritorna all'indice

 

La geologia della Nurra settentrionale (vedi carta geologica) è caratterizzata da tre complessi ben distinti:

1) il substrato costituito da scisti, filladi, micascisti e quarziti del periodo cambro-siluriano, attraversati da filoni di quarzo; queste formazioni affiorano nella parte occidentale della Nurra, si estendono da Porto Ferro sino alla Penisola di Stintino e costituiscono anche la maggior parte dell’isola dell’Asinara.

2) un complesso essenzialmente calcaro-dolomitico di età mesozoica ricoprente le rocce del substrato cambro-siluriano ed affiorante in parte nella Nurra orientale (Monte Santa Giusta e Monte Alvaro) e i parte in quella meridionale (Capo Caccia, Fertilia e Alghero). Secondo l’opinione generalmente accettata, la Nurra orientale sarebbe stata sottoposta ad un affossamento tettonico che avrebbe favorito la conservazione dei calcari del Secondario e, contemporaneamente, nella parte occidentale, avrebbe provocato la messa a nudo dello zoccolo paleozoico.

3) Il terzo complesso risulta essere costituito da depositi eolici, terrazzi marini, depositi alluvionali e dai cosiddetti "éboulis ordonnes" o detriti ordinati. I depositi alluvionali sono costituiti prevalentemente da ciottoli di quarzo immersi in una matrice sabbio-argillosa e provengono dallo smantellamento del substrato del paleozoico. Essi si estendono in parte verso la Nurra meridionale e, in parte, verso quella settentrionale, da Canaglia sino al Golfo dell’Asinara, nel tratto immediatamente retrostante il litorale sabbioso, costituito da depositi eolici, interposto tra lo Stagno di Pilo e lo Stagno delle Saline.

FRANCHI (1910) ha stabilito, per tali depositi alluvionali, un’età quaternaria, descrivendoli come depositi di argilla rossa con ciottoli di quarzo provenienti da vene quarzifere presenti frequentemente nelle filladi; MORETTI (1953) ha sostenuto la probabile origine fluvio-lacustre della formazione, considerando, come fattore comprovante di tale ipotesi, il marcato arrotondamento dei ciottoli; ad essa ha inoltre attribuito un’età quaternaria, anche se incerta a causa della mancanza totale di fossili e avendo come unico segno di riconoscimento, lo strato di depositi eolici che la ricoprono. In seguito anche MARTELLI (1953) e VARDABASSO-BONICELLI (1960) hanno assegnato, alla formazione alluvionale, un’età quaternaria. Nel 1963, PECORINI, diede una descrizione più dettagliata della formazione, definendola come una copertura continua di ciottoli di quarzo, quarziti, scisti cristallini, argilla e sabbia ricca di ossidi di ferro, avente una potenza media tra i 10 e i 20 metri, sottolineando che questo strato subì un improvviso abbassamento sotto il livello del mare. Lo stesso autore suppose che la formazione avesse un’età anteriore al quaternario, sostenendo che essa si sarebbe costituita in gran parte nel Pliocene e, solo in parte nel Pleistocene inferiore (Villafranchiano), e che sarebbe poi stata ricoperta da depositi quaternari. Questa ipotesi è stata in seguito confermata anche da PIETRACARPINA (1971) e da DETTORI (1972). Nel 1971, A. GANDIN, dell’Università di Cagliari, per conto della Società Geosonda, ha eseguito un’analisi micropaleontologica su campioni prelevati mediante sondaggi effettuati ad est dello Stagno di Pilo. I risultati conseguiti hanno dimostrato che i depositi alluvionali si sono formati per sedimentazione in mezzo lacustre e che per la loro datazione non si ha alcuna precisa indicazione in quanto, i fossili rimaneggiati che sono stati trovati nei livelli inferiori risalgono al Cretaceo e, di conseguenza, gli strati sovrastanti si sono depositati successivamente, probabilmente nel Terziario.

 

FRANGIA LITORALE

La bordura litorale orientale della Nurra è caratterizzata da uno sviluppo intenso di depositi alluvionali di colore rossastro che ricoprono un’estensione considerevole, come mostra la figura 3. Questi depositi costituiscono il plateau di Planu d’Ezi (30 metri di spessore), il plateau compreso tra Guardia Secca e Badde Lu Laccu (31 metri), quelli di Cuili Issi (30 m.), di Cabu Aspru (33 m.), e di Cazzalarga (44 m.).

Il tratto antistante a tali depositi, ovvero quello immediatamente costiero, è costituito da depositi eolici, costituiti da sabbie e ghiaie silicee, risalenti al Quaternario.

 

STAGNO DI PILO

La sponda occidentale dello Stagno di Pilo, è costituita da colline tagliate formate anch’esse dalla formazione argillosa contenente ciottoli di quarzo; tale formazione si protende sin sotto lo stagno. Nella parte opposta, di fronte a Cuile Cagaboi, la formazione è sormontata da una lastra di calcare; quest’ultima sta a testimoniare che la sponda dello stagno, in questo tratto, si è formata durante la trasgressione marina del II° Tirreniano. A nord di Cuili Issi, si sviluppa la larga lingua di terra che divide la parte meridionale dello stagno in due lobi; essa è parimenti costituita da depositi ciottolosi di quarzo immersi in una matrice argillosa di colore rossastro e, nel fianco orientale, presenta affioramenti di calcare risalente ugualmente al II° Tirreniano. In questo tratto si rilevano, inoltre, depositi eolici costituiti da elementi a bassissima granulometria (Gres) che si sono accumulati durante la regressione marina del Würm e che giacciono sulla formazione ciottolosa.

 

In conclusione, viste anche le misurazioni degli indici morfometrici effettuate da DAL CIN (1968), è stato accertato che la formazione alluvionale della Nurra, si è formata durante un periodo a clima caldo-umido; a questo clima, probabilmente di tipo equatoriale, si può anche imputare l’intensa alterazione chimica responsabile della quasi totale scomparsa del calcare del secondario. Per quanto riguarda la matrice argillo-fangosa, si può affermare che essa si sia formata per idratazione delle rocce scistose del periodo cambro-siluriano e, in modesta misura, per la dissoluzione delle rocce calcaree del Mesozoico. CAILLEUX (1959) sostiene che i ciottoli di quarzo, si siano formati in seguito alla decomposizione chimica dei suoli, a causa dell’infiltrazione di acqua derivante da intense precipitazioni. Secondo lo stesso autore, una situazione simile, sarebbe tuttora riscontrabile nelle foreste tropicali molto fitte e che, quindi, verosimilmente, in quel periodo il clima della Nurra fosse di tipo tropicale umido.

CARTA GEOLOGICA

Ritorna al testo

Ritorna all'indice