Dalla (4), per la proprietà simmetrica dell'uguaglianza, si ha:
cioè: dividendo
l'indice di un radicale e l'esponente del suo radicando per un loro
divisore comune, si ottiene un radicale uguale a quello assegnato.
o
perchè, come nel 1° e nel 2° esempio, pur essendo il
radicando una potenza, l'esponente di questa e l'indice del
radicale sono numeri primi fra loro, oppure perchè non è
possibile considerare il radicando come una potenza, come accade nel
3° e nel 4° esempio.
Nota bene
Nel dire inverso
del teorema dimostrato, si è implicitamente ammesso che la base
della potenza, che costituisce il radicando, fosse positiva e, nelle
applicazioni fatte, tale condizione era sempre soddisfatta, dato che le
lettere a, b, c, ecc. rappresentano numeri reali positivi. Si vuol
vedere ora come si deve procedere quando non è determinato il
segno della base della potenza che costituisce il radicando.
Esempi:
1)-semplificare il radicale:
iI radicale si può scrivere sotto la forma:
il radicando
è positivo se a≠b, la base a-b è positiva se a>b,
negativa se a<b. Perciò, avendo definito la radice ennesima
aritmetica soltanto dei numeri positivi, per semplificare il radicale
assegnato, si devono distinguere due casi:
1)-se a>b, segue a-b>0, pertanto si ha:
2)-se a<b, segue a-b<0, cioè b-a>0, pertanto si ha:
in tale caso, essendo a<b, se si scrivesse (1)
tale
uguaglianza sarebbe assurda in quanto il primo membro della (1)
rappresenta un numero reale positivo e il secondo non rappresenta
nessun numero reale il cui quadrato risulti uguale al numero negativo
a-b.
Se non si vogliono distinguere i due casi, si deve scrivere:
dove |(a-b)| indica il valore assoluto dei numero a-b.
Si ricorda
che si chiama valore assoluto di un numero, il numero stesso, se questo
è positivo, l'opposto, se esso è negativo, quindi: se
a-b>0, si ha |a-b|=a-b; se a-b<0, |a-b|=-(a-b)=b-a.
2)-semplificare il radicale:
Si ha:
3)-semplificare il radicale:
Se fosse a-5b<0, e si scrivesse
si
scriverebbe un'uguaglianza assurda perchè il primo membro
rappresenta un numero positivo, mentre il secondo è negativo.
Riduzione di più radicali allo stesso indice
Il teorema dimostrato in precedenza, esprimente che "il
valore di un radicale aritmetico non si altera, se il suo indice e
l'esponente del suo radicando vengono moltiplicati per uno stesso
numero intero positivo",
permette di ridurre più radicali aritmetici allo stesso indice
senza alterarne il valore. Ad esempio, se si hanno i due radicali:
per
il teorema suddetto, essi si riducono allo stesso indice, moltiplicando
l'indice del primo radicale e l'esponente del suo radicando per
l'indice del secondo radicale e l'indice del secondo radicale
e l'esponente del suo radicando per l'indice del primo radicale. Si
ottengono così due radicali rispettivamente uguali a quelli
assegnati:
In pratica conviene prendere come indice comune ai due radicali assegnati, il m. c. m. degl'indici.
Esempio: ridurre allo stesso indice i radicali:
Il
m. c. m. degl'indici dei radicali è 12; dividendo il m. c. m.
per gl'indici dei singoli radicali, si ha 12:2=6, 12:6=2, 12:4=3;
quindi i radicali, uguali rispettivamente a quelli assegnati, sono:
Da questo esempio si vede che la riduzione dei radicali
allo stesso indice è un'operazione formalmente uguale alla
riduzione delle frazioni allo stesso denominatore; l'indice corrisponde
al denominatore e l'esponente del radicando al numeratore della
frazione. Si può pertanto enunciare la seguente regola:
per
ridurre più radicali irriducibili al minimo indice comune, si
trova il m. c. m. degl'indici e lo si assume come indice comune a tutti
i radicali. Il radicando di ciascun radicale trasformato, si ottiene
elevando il corrispondente radicando a un esponente uguale al quoziente
che si ottiene dividendo il m. c. m. trovato per l'indice del radicale
assegnato. Se i radicali non sono irriducibili, prima di tutto si
semplifica, poi si opera sui radicali ottenuti come detto sopra.
Esempi:
1)-ridurre allo stesso indice i radicali:
Poichè i radicali sono irriducibili e il m. c. m. degl'indici è 30, i radicali uguali a quelli assegnati ridotti allo stesso indice sono:
ossia:
2)-ridurre allo stesso indice i radicali:
I radicali si possono scrivere sotto la forma:
e quindi, in forma irriducibile:
Il m. c. m. degl'indici è 12, quindi i radicali uguali a quelli assegnati sono:
Ossia:
3)-ridurre allo stesso indice i radicali:
i radicali si possono scrivere sotto la forma:
e quindi, in forma irriducibile:
Il m. c. m. degl'indici è 6, quindi i radicali uguali a quelli assegnati sono:
Operazioni con i radicali
Nel
calcolo dei radicali, si usano frequentemente alcune regole di
trasformazione e semplificazione, che derivano da quattro teoremi
fondamentali.
Teorema 1) - Il prodotto di due o più
radicali aventi lo stesso indice è uguale ad un radicale avente
lo stesso indice di quelli assegnati e per radicando il prodotto dei
singoli radicandi.
Si deve quindi dimostrare che, se a, b, c, sono tre numeri reali positivi e n un numero intero positivo, risulta: (1)
Per
dimostrare che vale la (1), tenendo conto dell'inverso di un teorema
precedente, è sufficiente dimostrare che elevando ambo i
membri all'ennesima potenza, si ottengono risultati uguali.
Infatti, elevando all'ennesima potenza il
primo membro della (1) e ricordando che la potenza di un prodotto
è uguale al prodotto delle potenze dei singoli fattori, si ha:
(2)
In base poi alla definizione di radice ennesima aritmetica di un numero positivo, si ha: (3)
e quindi, dalla (2) e (3), per la proprietà transitiva dell'uguaglianza, segue:
Elevando all'ennesima potenza il secondo membro della 1), per definizione di radice ennesima aritmetica, si ha:
cioè, si ha lo stesso risultato ottenuto elevando alla potenza ennesima il primo membro della 1), quindi il teorema è dimostrato.
Nota bene
Quando
si vuole effettuare il prodotto di radicali aventi indici disuguali, si
riducono prima allo stesso indice e poi si applica il teorema 1).
Esempi:
Dalla 1), per la proprietà simmetrica dell'uguaglianza, si ha:
cioè: la
radice ennesima aritmetica di un prodotto di fattori positivi è
uguale al prodotto delle radici ennesime dei singoli fattori.
Esempi:
Teorema 2) - Il
quoziente di due radicali aventi lo stesso indice, dei quali il secondo
abbia il radicando diverso da zero, è uguale ad un radicale
avente
lo stesso indice di quelli assegnati e per radicando il quoziente dei
singoli radicandi, cioè: 1)
Infatti, elevando all'ennesima potenza il
primo membro della (1) e ricordando che la potenza di un quoziente
è uguale al quoziente delle potenze del dividendo e del divisore, si ha:
(2)
Inoltre, per definizione di radice ennesima aritmetica, si ha: (3)
e quindi, dalla (2) e (3), per la proprietà transitiva dell'uguaglianza, segue:
Elevando all'ennesima potenza il secondo membro della 1), per definizione di radice ennesima aritmetica, si ha:
cioè si ha lo stesso risultato ottenuto elevando all'ennesima potenza il primo membro della 1), quindi il teorema è dimostrato.
Nota bene
Quando
si vuole effettuare il quoziente di radicali aventi indici disuguali, si
riducono prima allo stesso indice e poi si applica il teorema 2).
Esempi:
Dalla 1), per la proprietà simmetrica dell'uguaglianza, si ha:
cioè: la
radice ennesima aritmetica di un quoziente a termini positivi è
uguale al quoziente delle radici ennesime aritmetiche del dividendo e del divisore.
Esempio:
Trasporto di un fattore sotto il segno di radice
Si
considera ora un caso particolare di moltiplicazione, quello in cui uno
dei due fattori del prodotto è un radicale e l'altro no. Si
abbia, ad esempio:
Siccome si può scrivere:
applicando il teorema 1), si ha:
In generale, se a e b, sono due numeri reali positivi, si può dire:
Si può quindi enunciare la seguente regola:
quando si moltiplica un radicale per un numero positivo,
tale fattore si può trasportare sotto il segno di radice,
come fattore del radicando, purchè lo si elevi a una potenza
uguale all'indice del radicale.
Tale operazione si chiama: trasporto di un fattore sotto il segno di radice.
Analoghe
considerazioni si possono fare nel caso di una divisione in cui dei due
termini uno solo ha la forma di un radicale. Evidentemente, dati due
numeri a, b, reali positivi, si ha:
1° - per 2a<5b, cioè per 2a-5b<0, si ha:
2° - per 2a>5b, cioè per 2a-5b>0, si ha:
3)-Portare sotto il segno di radice il fattore esterno nel prodotto seguente:
1° - per 0<a<1, si ha:
2° - per a>1, si ha:
4)-Portare sotto il segno di radice il fattore esterno nel prodotto seguente:
Trasporto di un fattore fuori dal segno di radice
Dal
teorema "Il
valore di un radicale aritmetico non si altera, se il suo indice e
l'esponente del suo radicando vengono moltiplicati per uno stesso
numero intero positivo", segue facilmente che la radice ennesima
aritmetica di una potenza a base positiva, con esponente multiplo
dell'indice n, è uguale ad una potenza avente la stessa base, il
cui esponente è uguale al quoziente fra l'esponente della
potenza assegnata e l'indice del radicale.
Esempi:
Da
tale osservazione e dall'inverso del teorema 1), si può
facilmente vedere che se il radicando di un radicale, avente indice n,
contiene come fattore una potenza a base positiva con esponente
multiplo di n, questa potenza può essere portata come fattore,
fuori dal segno di radice, con esponente uguale all'ennesima
parte di quello prima posseduto.
Esempi:
Regola - Una
potenza a base positiva, che compare come fattore sotto il segno di
radice ennesima con esponente multiplo di n, può essere portata
fuori dal segno di radice con esponente uguale all'ennesima parte di
quello posseduto.
Quando si compie una tale operazione, si dice che si effettua il trasporto di un fattore fuori dal segno di radice.
Esempio:
Nota bene
La
regola precedente mostra come si può portar fuori dal segno di
radice una potenza a base positiva; si vuole vedere ora, con alcuni
esempi, come si deve procedere quando non si conosce il segno della base
della potenza.
Esempi:
1)-portare fuori dal segno di radice i fattori possibili, nel seguente radicale:
Si ha:
Se si vuole portare fuori dal segno di radice la potenza (a+b)2,
affinchè l'uguaglianza sussista anche nel segno, si dovrà
scrivere |a-b|, dato che la base della potenza pùo essere sia
positiva che negativa; quindi si ha:
Se si vuole specificare tale uguaglianza, si deve scrivere:
2)-portare fuori dal segno di radice i fattori possibili, nel seguente radicale:
2)-portare fuori dal segno di radice i fattori possibili, nella seguente espressione:
Si distinguono tre casi:
1° - a>b, essendo quindi a-b>0, si ha |a-b|=a-b; pertanto risulta:
2° - a=b, essendo quindi a-b=0, si ha:
3° - a<b, essendo quindi a-b<0, si ha |a-b|=-(a-b); pertanto risulta:
Nota bene
In generale, se m è un numero reale qualsiasi, e si vuole semplificare il radicale:
si deve scrivere:
e poi distinguere i tre casi ponendo:
Teorema
3) - La potenza p-esima di un radicale è uguale a un radicale
avente lo stesso indice di quello assegnato e per radicando la potenza
p-esima dello stesso, cioè: (1)
Per p=0 e p=1 il teorema è evidente; supponendo p>1, per definizione di potenza, si ha: (2)
e, per il teorema 1), si ha: (3)
dalla (2) e (3), per la proprietà transitiva dell'uguaglianza, si ha:
Il teorema è così dimostrato.
Esempi:
Dalla (1), per la proprietà simmetrica dell'uguaglianza, si ha:
cioè: per
estrarre la radice da una potenza a base positiva, è sufficiente
estrarre la radice della potenza ed elevare il risultato ottenuto
all'esponente della potenza data.
Esempi:
Teorema 4) - La radice m-esima della radice n-esima aritmetica di un numero reale positivo a, è uguale alla radice aritmetica di indice mn del numero a, cioè: (1)
Per
dimostrare l'uguaglianza (1), si eleva il primo membro all'esponente
mn, ricordando che per elevare un numero alla potenza mn basta elevarlo
prima alla potenza m-esima e poi il risultato ottenuto alla potenza
n-esima; quindi, si ha: (2)
Siccome per definizione di radice n-esima risulta:
si ha: (3)
Quindi, dalla (2) e (3), per la proprietà simmetrica dell'uguaglianza, segue:
Elevando alla stessa potenza di esponente mn il secondo membro della (1), per definizione di radice, si ha:
Il teorema è così dimostrato.Il
teorema si estende facilmente nel caso in cui si debbano eseguire su
uno stesso numero, tre o più estrazioni di radice:
Esempio:
Dala (1), per la proprietà simmetrica dell'uguaglianza, si ha:
cioè: estrarre da un numero reale positivo la radice aritmetica di indice mn, equivale ad estrarre la radice m-esima dalla radice n-esima del numero considerato.
Si
vede quindi che quando l'indice di un radicale è un numero non
primo, invece di una radice si possono estrarre due o più radici
successive:
Esempio:
Nota bene
1)-Evidentemente,
due estrazioni successive di radici da eseguire sullo stesso numero
reale positivo, sono due operazioni commutabili, cioè:
Esempio:
2)-I
teoremi 1) e 2) permettono di esprimere il prodotto e il quoziente di
radicali a mezzo di un solo radicale, però non esistono teoremi
analoghi per l'addizione e la sottrazione di radicali, o di numeri e di
radicali. In altri termini: la somma algebrica di due o più radicali non si può esprimere con un solo radicale.
Ad esempio, per indicare la somma di due radicali, si dovrà semplicemente scrivere:
E' bene ricordare che:
Si potrebbe dimostrare che per a>0, b>0, risulta sempre:
Dunque,
della somma e differenza di due radicali, non è possibile,
salvo in casi particolari, avere un'espressione più semplice di
quella che si ha scrivendo:
Definizione
- Due o più radicali irriducibili si dicono simili, quando hanno
lo stesso indice, lo stesso radicando e differiscono eventualmente solo
per il fattore che si moltiplica, il quale si chiama coefficiente del
radicale.
Esempio di radicali simili:
In
questo caso le addizioni e sottrazioni di radicali
simili si possono eseguire con le stesse regole con cui si esegue la
riduzione dei monomi simili in un polinomio, cioè:
la
somma algebrica di due o più radicali simili è un
radicale, simile a quelli assegnati, avente per coefficiente la somma
algebrica dei coefficienti.
Esempio:
Nota bene
Non sono sostituibili, con due o più radicali, quei radicali in cui il radicando è una somma algebrica.
cioè: quando in un radicale il radicando è una somma, non si può portare fuori dalla radice un addendo.
Quando
si vuol semplificare un radicale, il cui radicando sia una potenza, si
deve prima cercare di trasformare il radicando in un prodotto e poi
portare fuori dalla radice quei fattori, se ve ne sono, che sono
potenze con esponente multiplo dell'indice della radice,
Esempio: semplificare la seguente espressione:
Razionalizzazione del denominatore di una frazione
Quando
nel denominatore di una frazione compaiono dei radicali, conviene
sempre trasformare la frazione in un'altra equivalente nella quale il
denominatore non contenga più radicali, moltiplicando numeratore
e denominatore per uno stesso numero, distinguendo 7 casi.
1° Caso: si consideri una frazione il cui denominatore sia un radicale quadratico irriducibile:
Per liberare il denominatore dal radicale quadratico, basta moltiplicare numeratore e denominatore della frazione per
Infatti, si ha:
Esempio:
2° Caso: si consideri una frazione il cui denominatore sia una un radicale irriducibile di indice n:
Infatti, ricordando che: a3-b3=(a-b)(a+-ab+b2), basta moltiplicare numeratore e denominatore della frazione data per:
Esempio:
Radicali doppi
Definizione - si chiama radicale quadratico doppio ogni espressione della forma:
Teorema - Se i numeri a, b, , a2-b sono positivi, valgono le seguenti identità:
Si osserva prima che, per le ipotesi fatte sui numeri a, b, a2-b,
tutti i radicandi dei radicali che compaiono nella formula (1), sono
positivi, e tale è anche il secondo membro. Ciò premesso,
si elevano al quadrato ambo i membri della (1) e si ottiene:
avendo ottenuto risultati uguali, resta dimostrato che vale la (1): analogamente si dimostra la (2).
Nota bene
Quando il numero a2-b
è un quadrato perfetto, la (1) e (2) permettono di trasformare
un radicale doppio nella somma o differenza di due radicali quadratici
semplici.
Esempio:
1)-trasformare il seguente radicale doppio nella somma di due radicali semplici:
In tal caso: a=5, b=21, a2-b=4 e, applicando la formula (1), si ha:
Potenze con esponente fratto
La potenza
di un numero reale a qualsiasi è stata finora definita, nel caso
dell'esponente intero e positivo con a≠0, anche nel caso
dell'esponente nullo e intero negativo. Ora si vuole far vedere come le
proprietà stabilite per i radicali conducano a estendere il
concetto di potenza di un numero reale nel caso dell'esponente
frazionario. A tale scopo, si deve imporre una restrizione e
precisamente i numeri che si impiegherenno come base si dovranno sempre supporre positivi.
Per ottenere tale estensione, è bene osservare che per un teorema precedente, si può, ad esempio, scrivere:
Analogamente si può scrivere:
e ciò perchè 20/4=5, 21/7=3, e le potenze con esponente intero sono state già definite.
Questa
riduzione del radicale a una potenza non è più possibile
quando l'esponente del radicando non è divisibile esattamente
per l'indice della radice, come ad esempio, nel caso di:
Se
si vuole anche in tal caso esprimere il radicale mediante una potenza,
in modo analogo ai casi precedenti, si dovrà porre, per
definizione:
Definizione
- Si chiama potenza con esponente frazionario positivo m/n di un numero
reale non negativo a, quel radicale che ha come indice il denominatore
n della frazione esponente e come radicando il numero a elevato alla
potenza di esponente uguale al numeratore m della frazione, cioè:
Si
definiscono ora le potenze con esponente frazionario negativo di un
numero reale positivo a, ponendo, se m/n è maggiore di zero:
Non si definiscono le potenze di base zero con esponente razionale negativo.
In base alle definizioni date, ogni potenza a base positiva e esponente frazionario equivale a un radicale e viceversa.
Esempi:
Nota bene
Dalla
definizione data di potenza con esponente fratto, si vede non solo
perchè la base debba essere sempre positiva, o nulla se
l'esponente è positivo, ma anche che ogni potenza a esponente
razionale relativo risulta sempre positiva, e ciò perchè
è positiva la radice ennesima aritmetica di un numero positivo.
L'importanza
della definizione data di potenza con esponente frazionario è
dovuta al fatto che, anche per queste potenze valgono tutti i teoremi
dimostrati per le potenze con esponente intero, positivo o negativo.
Precisamete, limitandosi al caso di esponenti frazionari positivi,
valgono le relazioni:
Delle
uguaglianze suddette si dimostra soltanto la prima, perchè in
modo analogo si dimostrano le altre quattro. A tal fine, si osserva
prima che, per definizione di potenza con esponente frazionario,
positivo, si ha:
e quindi risulta:
Riducendo
allo stesso indice i radicali del secondo membro quest'ultima
uguaglianza e riducendo poi allo stesso indice, si ha: (1)
Siccome per l'inversa di definizione di potenza con esponente frazionario risulta:
la (1) si può scrivere sotto la forma: (2)
e quindi per (1) e (2), per la proprietà distributiva dell'uguaglianza, segue:
Teorema
(1) - Se a è un numero reale maggiore di 1, ogni sua potenza con
esponente razionale positivo è maggiore di 1, se invece a è un numero positivo minore di 1, ogni sua potenza con esponente razionale positivo è minore di 1.
Si
dimostra la prima parte del teorema nell'ipotesi a>1. Se l'esponente
è un numero intero positivo m, evidentemente risulta am>1, perchè am è
un prodotto di m fattori tutti maggiori di 1. Se poi m/n è un
numero razionale positivo, siccome per definizione:
ed essendo am>1, e dato che la radice ennesima aritmetica di un numero maggiore di 1 è anch'essa maggiore di 1, si ha:
come volevasi dimostrare.
Teorema
(2) - Se a è un numero reale maggiore di 1, ogni sua potenza con
esponente razionale negativo è minore di 1, se
invece a è un numero reale positivo minore di 1, ogni sua
potenza con esponente razionale negativo è maggore di 1.
Infatti, supposto a>1 e detto m/n un numero razionale positivo, per definizione si ha:
ed essendo, per la prima parte del teorema (1):
Ora se r>s, l'esponente r-s è positivo e pertanto, per la prima parte del teorema (1) è ar-s >1, e quindi:
da cui: ar>as.
Se invece r<s, l'esponente r-s è negaivo e pertanto, per la prima parte del teorema (2) è ar-s <1, e quindi:
da cui: ar<as.
Teorema
(4) - Se a è un numero reale positivo minore di 1, e r, s due numeri razionali relativi, si ha:
La dimostrazione è analoga a quella del teorema precedente.
Le proprietà espresse dagli ultimi due teoremi possono enunciarsi nel modo seguente:
il
valore della potenza di un numero reale maggiore di 1 cresce al
crescere dell'esponente, mentre il valore della potenza di un numero
reale positivo minore di uno diminuisce al crescere dell'esponente.
Radicali algebrici
Finora
si è trattato il problema dell'estrazione della radice
ennesima di soli numeri reali positivi, cioè dato un numero
reale positivo a, si è cercata l'esistenza di un numero reale
positivo b, tale che fosse bn=a
e si è
visto che di tali numeri ne esiste uno ed uno solo. Si vuole
ora considerare l'analogo problema nel campo dei numeri reali
relativi,
cioè, dato un numero reale relativo a e un numero intero positivo n, si vogliono ricercare tutti quei numeri reali relativi, se esistono, che soddisfano l'equazione: (1)
ossia che, elevati all'ennesima potenza, diventano uguali al numero a.
I numeri reali relativi che soddisfano questa equazione, se esistono, si chiamano radici ennesime algebriche del numero a.
Per vedere se l'equazione (1) ammette o no soluzioni, si distinguono 4 casi:
1° Caso: a>0, n pari.
In questo caso è stato dimostrato che esiste un numero reale positivo che soddisfa l'equazione (1), cioè che elevato all'ennesima potenza, risulta uguale ad a; questo numero è stato indicato con:
e chiamato radice ennesima di a.
In tal caso, anche l'opposto di tale numero, cioè:
soddisfa l'equazione (1).
Infatti, essendo n pari, si ha:
2° Caso: a>0, n dispari. In questo caso solo il numero:
soddisfa l'equazione (1), infatti, essendo n dispari, si ha:
e quindi il numero negativo:
non soddisfa la (1), cioè non è una radice di a.
3° Caso: a<0, n pari.
In questo caso l'equazione (2) non ammette soluzioni, cioè non esiste nessun numero reale relativo che elevato a n, risulti uguale ad a. Basta ricordare che la potenza di esponente pari di un numero reale qualsiasi, diverso da zero, è un numero positivo.
4° Caso: a<0, n dispari. In questo caso il numero:
soddisfa l'equazione (1). Infatti, per n dispari risulta:
D'altra parte nessun altro numero diverso da:
può soddisfare l'equazione.
Riassumendo, si ha:
per n pari, ogni numero reale positivo ammette due radici ennesime algebriche fra loro opposte; mentre ogni numero reale negativo non ne ammette alcuna. per
n dispari, ogni numero reale positivo ammette una radice ennesima
algebrica e una sola, la quale è positiva o negativa a seconda che tale sia il numero considerato. Perciò, estendendo il segno di radice, cioè indicando con:
tutti i numeri reali relativi la cui potenza ennesima sia uguale ad a, si può dire che:
il simbolo:
per
n dispari, rappresenta un unico numero reale relativo che ha lo stesso
segno di a; mentre quando n è pari, esso rappresenta due numeri
reali opposti se a è positivo, e non rappresenta alcun numero
reale se a è negativo. In tal senso si può scrivere:
non rappresentano alcun numero.
Nota bene
In seguito, quando si considereranno radicali di indice pari, sarà preso solo il valore positivo.