Δy - dy = RP',
cioè:
-la
differenza tra l'incremento e il differenziale della funzione è
geometricamente rappresentata dal segmento intercetto tra la curva e la
tangente.
Ciò porta alle seguenti altre considerazioni:
1^)-sostituire
il differenziale all'incremento di una funzione, significa sostituire
nell'intervallo (x, x+h), la tangente nel punto di ascissa x alla
curva;
2^)-quanto più piccolo è l'incremento h dato
alla variabile x, tanto più piccola sarà la differenza
Δy - dy e, quindi, tanto più piccolo sarà l'errore
che si commette considerando la tangente invece che la curva,
nell'intervallo (x, x+h).
3)-Regole di differenziazione
Poichè per calcolare il
differenziale di una funzione basta moltiplicare la derivata
della stessa per l'incremento h = dx della variabile indipendente,
ossia non si ha bisogno di una nuova regola, parimenti non se ne ha
bisogno per differenziare la funzione che si ottiene come
risultato delle operazioni che si possono effettuare con due o
più funzioni. In seguito si scriveranno le formule relative alle
operazioni, già viste per le derivate; gli enunciati delle
stesse saranno evidenti e, comunque, si otterranno da quelli delle
corrispondenti regole delle derivate con la sola sostituzione del
termine differenziale al posto di derivata:
3)-Funzione decrescente in un punto e in un intervallo
Definizione - Una funzione si dice decrescente in un punto x0 quando, per ogni punto del conveniente intorno (x0-h, x0+h) di x0, il valore che la funzione ha in x0 risulta minore di tutti quelli che assume nei punti dell'intorno sinistro di x0, e maggiore di tutti quelli che assume nei punti dell'intorno destro di x0.
(1) f (x0 - h) > f(x0) > f(x0 + h).
Una funzione si dice decrescente in un intervallo se lo è in ogni suo punto.
Analogamente a quanto visto in 1), si ha che la (1) è equivalente al sistema di equazioni
a sua volta equivalente a
cioè:
-in un punto x0 in
cui una funzione è decrescente, i rapporti incrementali sinistro
e destro della funzione risultano negativi. Poichè dalle (3) si
torna alle (2) e alla (1), ricordando che un quoziente è
negativo quando dividendo e divisore sono discordi, resta dimostrato il
teorema:
-condizione necessaria e sufficiente affinchè una funzione sia decrescente in un punto x0 è che siano negativi i rapporti incrementali sinistro e destro della funzione, relativi al punto x0.
2)-Criterio per il riconoscimento della decrescenza di una funzione in un punto
Più conveniente dell'esame di Rs e Rd è il seguente teorema:
-condizione sufficiente affinchè una funzione sia decrescente in un punto x0, è che sia negativa la derivata della funzione calcolata nel punto.
La dimostrazione è del tutto analoga a quella vista per una funzione crescente in un punto e si tralascia. Per effetto della stessa considerazione
fatta in (2), e risultante dalla Fig. 18, il teorema è
invertibile solo parzialmente, ossia vale il seguente:
-se in un punto x0 la funzione è decrescente ed ammette derivata determinata, tale derivata è negativa o nulla, cioè
f'(x) ≤ 0.
Massimi e minimi
1)-Punto di massimo e valore massimo di una funzione
Definizione - Un punto x0 si dice di massimo per la funzione y = f(x) quando il valore che la funzione ha in esso è più grande di tutti quelli che assume nel conveniente intorno (x0-h, x0+h) di x0, cioè:
(1) f(x0 - h) < f(x0) > f(x0 + h).
f(x0), in tal caso, si dice valore massimo o massimo della funzione.
Si
badi che il massimo di una funzione in un punto è da
considerare relativamente all'intorno preso del punto e, perciò,
si chiama massimo relativo.
Se invece il valore f(x0) fosse il massimo della funzione per qualsiasi intorno del punto x0,
allora si chiamerebbe massimo assoluto. Esso coincide con il massimo
relativo, se la funzione non ha altri massimi, ma è il massimo
dei massimi relativi nel caso in cui la funzione ammetta più
massimi relativi.
Per la curva e la funzione della Fig. 19, f(x1), f(x2), f(x3) sono massimi relativi a convenienti intorni di ciascuno dei punti x1, x2, x3; f(x3) è il massimo assoluto della funzione in (a, b) in quanto risulta:
f(x3) > f(x2) > f(x1).
La (1) equivale al sistema di disequazioni:
a sua volta equivalente a
Dalle (2) segue:
cioè:
-se in un punto x0 la funzione ha un massimo, in quel punto si ha Rs > 0 e Rd < 0.
Per quanto detto sulle funzioni crescenti e decrescenti, segue:
-un punto x0 è di massimo per una funzione, quando questa è crescente nell'intorno sinistro di x0 ed è decrescente nell'intorno destro di x0.
Da questa considerazione e dalle ipotesi della continuità delle derivate della funzione, segue ancora:
-se in un punto x0 una funzione ha un massimo, risulta: f'(x0) = 0.
Si
vedrà che l'annullarsi della derivata prima di una funzione in
un punto è condizione solo necessaria, e non anche sufficiente,
per dire che il punto è di massimo.
2)-Punto di minimo e valore minimo di una funzione
Definizione - Un punto x0 si dice di minimo per la funzione y = f(x) quando il valore che la funzione ha in esso è più piccolo di tutti quelli che assume nel conveniente intorno (x0-h, x0+h) di x0, cioè:
(1) f(x0 - h) > f(x0) < f(x0 + h).
f(x0), in tal caso, si dice valore minimo o minimo della funzione.
Come il massimo, anche il minimo di una funzione in un punto è da considerare
relativamente all'intorno preso del punto e, perciò, si chiama minimo
relativo.
Il minimo dei minimi della funzione in (a, b) si chiama minimo assoluto.
Per la curva e la funzione della Fig. 21, f(x1), f(x2) sono minimi relativi a convenienti intorni di ciascuno dei punti x1 e x2;
f(x1) è il minimo assoluto della funzione in (a, b).
La (1) equivale al sistema di disequazioni:
a sua volta equivalente a
cioè:
-se in un punto x0 la funzione ha un minimo, in quel punto si ha Rs < 0 e Rd > 0.
Per quanto detto sulle funzioni crescenti e decrescenti, segue:
-un punto x0 è di minimo per una funzione, quando questa è decrescente nell'intorno sinistro di x0 ed è crescente nell'intorno destro di x0.
Da questa considerazione e dalle ipotesi della continuità delle derivate della funzione, si ha:
-se in un punto x0 una funzione ha un minimo, risulta: f'(x0) = 0.
Basterebbe
questo risultato per avere conferma di quanto detto per il massimo e
che ora, si potrà generalizzare come segue:
-l'annullarsi della derivata prima di una funzione in un punto
è condizione solo necessaria, ma non anche sufficiente, per dire che il
punto è di massimo o di minimo.
Ciò vuol dire che:
-se x0 è un punto di massimo o di minimo, in x0 è f'(x0) = 0, ma non viceversa.
Quindi:
-i punti di massimo o di minimo di
una funzione sono da ricercarsi fra i valori che annullano la derivata
della funzione, ossia tra le radici dell'equazione f'(x) = 0.
Tuttavia, poichè la condizione f'(x) = 0 è solo necessaria perchè x0
sia punto di massimo o di minimo, significa che esistono altri punti in
cui si annulla ugualmente la derivata della funzione, e quindi questi
punti sono anche radici dell'equazione f'(x) = 0 senza però che
siano di massimo o di minimo.
Retta tangente ad una curva in cui è f'(x) = 0. Punti di flesso
Tenendo presente il significato geometrico di derivata di una funzione in un punto, si sa che nei punti in cui è f'(x) = 0 la retta tangente alla curva è parallela all'asse x.
Pertanto, da quanto detto in precedenza, si può dire che:
-nei
punti di massimo o di minimo di una funzione, la tangente alla curva
che rappresenta la funzione, è parallela all'asse x.
Si è già detto che vi sono altri punti, oltre quelli di massimo e di minimo in cui è f'(x) = 0, quindi vi sono altri punti in cui la tangente è ancora parallela all'asse x.
Mentre per i punti di massimo
e di minimo, come si vede nella Fig. 22, esistono convenienti intorni
nei quali la curva giace tutta da una parte, semipiano, rispetto alla
tangente, che è parallela all'asse x, per i punti delle Fig. 23 e
Fig. 24, la tangente alla curva, parallela all'asse x, taglia la curva
in due rami e pertanto in qualsiasi intorno dei punti la curva giace
sempre in semipiani opposti.
Questi punti, in cui la
tangente alla curva è parallela all'asse x e quindi f'(x) = 0,
ma non dotati di alcun intorno nel quale la curva giaccia tutta in uno
stesso semipiano si dicono punti di flesso. Di tali punti di flesso si parlerà in seguito.
Determinazione dei punti di massimo o di minimo
1° Teorema - Data una funzione y = f(x), soddisfacente
alle ipotesi della premessa fatta prima di trattare le funzioni
crescenti e decrescenti, cioè y = f(x) dev'essere sempre non
solo
definita limitata e derivabile in un intervallo (a, b) finito o
infinito, ma anche dotata in esso delle derivate successive limitate e
continue, se in un punto x0 è f'(x0) = 0 e f'' < 0, x0 è un punto di massimo per la funzione.
Infatti, si consideri la funzione y' = f'(x), la cui curva rappresentatrice passa per il punto x0, in quanto per ipotesi è f'(x0) = 0. La stessa curva risulta essere decrescente in x0, essendo ancora per ipotesi f''(x0) < 0, ricordando che la D2f(x) = D[Df(x)] e pertanto la curva avrà l'andamento della Fig. 25. Avere tale andamento, significa che a sinistra di x0 è f'(x) > 0, e pertanto la y = f(x) risulta ivi crescente, e a destra di x0 è f'(x) < 0, e pertanto la y = f(x) risulta ivi decrescente.
Da tutto ciò e dalla continuità della y' = f'(x), ammessa per ipotesi, si deduce, come si vede dalla Fig. 25 che x0 è un punto di massimo.
Teorema - Data una funzione y = f(x), soddisfacente alle stesse ipotesi del teorema 1, se in un punto x0 è f'(x0) = 0 e f'' > 0, x0 è un punto di minimo per la funzione.
Infatti, si consideri ancora la funzione y' = f'(x), la cui curva rappresentatrice passa per il punto x0, in quanto per ipotesi è f'(x0) = 0. La stessa curva risulta essere crescente in x0, essendo ancora per ipotesi f''(x0) > 0, e pertanto la curva avrà l'andamento della Fig. 26. Avere tale andamento, significa che a sinistra di x0 è f'(x) < 0, e pertanto la y = f(x) risulta ivi decrescente, e a destra di x0 è f'(x) > 0, e pertanto la y = f(x) risulta ivi crescente.
Da tutto ciò, e dalla continuità della y' = f'(x) ammessa per ipotesi, si deduce, come si vede dalla Fig. 26, che x0 è un punto di minimo.
Nulla però si è detto se in x0 è f''(x0) = 0. La natura di questi punti si precisa subito.
Allora,
per effettuare la ricerca dei punti di massimo e di minimo, detti anche
punti estremanti, di una funzione, si calcola la derivata della stessa
e si considera l'equazione f'(x) = 0.
Le radici di tale equazione possono essere punto di massimo o di minimo o, di altra natura, singolari.
Per
precisare la loro natura, si calcola la derivata seconda della funzione
ed in questa si sostituiscono una alla volta le radici dell'equazione
f'(x) = 0.
Effettuata la sostituzione, se risulta f''(x) < 0, il numero sostituito rappresenta l'ascissa di un punto di massimo; se invece risulta f''(x) > 0, il numero sostituito rappresenta l'ascissa di un punto di minimo; infine, se
risulta f''(x) = 0, ma nello stesso punto è f'''(x) ≠
0, il numero sostituito rappresenta l'ascissa di un punto di
flesso.
Nota bene
Solitamente, per le funzioni che si
tratteranno, saranno sufficienti le condizioni suddette per stabilire
la natura dei punti in cui la f'(x) = 0, tuttavia, si precisa che:
-se in un punto x0 è f''(x0) = 0 ed anche f'''(x0) = 0, basta effettuare le derivate successive della funzione e calcolare il valore di ciascuna sempre in x0.
Quando capita che la 1^ derivata che non si annulla in x0 è di ordine dispari, la funzione ha in x0 un flesso; se invece detta derivata è di ordine pari, x0 è un punto di massimo o di minimo, sempre relativo, a seconda del valore negativo o positivo di tale derivata.
Esempi di ricerca dei punti estremanti di una funzione e degl'intervalli di crescenza o decrescenza della stessa
1) y = mx + n, equazione di una retta con m ≠ 0 e n ≠0.
Essendo y'(x) = m ≠ 0 sempre, la funzione non ha punti estremanti.
Se m < 0, la linea retta è crescente.
Se m < 0, la linea retta è decrescente su tutto l'asse reale
2) y = ax2 + bx + c, equazione di una parabola con a ≠ 0.
Essendo
y'(x) = 2ax + b,
dall'equazione
2ax + b = 0
si ha la radice
la quale può essere l'ascissa un punto di massimo o di minimo o di flesso per la curva.
Essendo
y''(x) = 2a ≠ 0,
è l'ascissa di un punto di massimo o di minimo, e precisamente:
se a < 0, ascissa di un punto di massimo;
se a > 0, ascissa di un punto di minimo.
Si
ricorda dalla geometria analitica che -b/2a è l'ascissa del
vertice della parabola e tale punto risulta essere un massimo o un
minimo per la curva a seconda che questa rivolga la concavità
verso il semiasse -y, a < 0, o verso il semiasse +y, a > 0.
Il
valore massimo o minimo della funzione è quello che la funzione
assume nel punto corrispondente e, quindi, si ottiene sostituendo nella
funzione l'ascissa di quello.
Nell'esempio:
è uguale al valore massimo se a >0,
è uguale al valore minimo se a > 0,
è l'ordinata del vertice.
Infine, la funzione è crescente nell'intervallo in cui risulta f'(x) = 2ax + b > 0 e decrescente in quello in cui risulta f'(x) = 2ax + b < 0.
Si ha:
f'(x) = 3x2 - 5x + 2
e, quindi, si considera l'equazione
che possono essere punti di massimo o di minimo o di flesso.
Essendo
f''(x) = 6x - 5
e
Infine, poichè
f'(x) = 3x2 - 5x + 2 > 0
per
esternamente all'intervallo
la funzione è crescente e nello stesso intervallo è, invece, decrescente.
Si ha:
quindi, si considera l'equazione
f'(x) = 0,
cioè
che è impossibile e, pertanto, non vi sono punti estremanti.
Poichè
la curva è sempre crescente.
Si ha:
Si considera allora l'equazione
Dopo
aver osservato che sono da scartare i valori x = -1 e x = 1/2, per i
quali si annulla il denominatore, la radice dell'equazione è x =
-1/4.
Essendo
si ha che:
è l'ordinata minima o il valore minimo della funzione.
Nota bene
Si badi che, nelle funzioni razionali fratte, per la determinazione del segno della f''(x0)
basta esaminare il segno del solo 1° fattore del 1° termine del
numeratore, in rosso nell'esempio, per ovvie considerazioni algebriche.
Si ha:
il cui denominatore è sempre diverso da zero e le cui radici sono
x1 = 0 e x2 = 3,
punti di massimo, di minimo o di flesso.
Essendo:
se
f''(0) > 0, è x = 0 punto di minimo della funzione,
f''(3) < 0, è x = 3 punto di massimo della funzione,
ed infine
f(0) = -1, è il valore minimo della funzione,
Asintoti di una curva e loro ricerca
1)-Definizione
- Si chiama asintoto di una curva, quella retta alla quale la curva si
avvicina sempre più toccandola però solo all'infinito.
Dalla definizione precedente, segue:
-un asintoto di una curva è una tangente in un punto improprio, all'infinito, della curva.
2)-Asintoto verticale
Come è noto, dire che
significa che la retta x = x0 è un asintoto verticale della curva.
In particolare se y = f(x) è una funzione razionale fratta, si ha
quando
il suo denominatore tende a zero, ossia quando la variabile tende ad
una radice dell'equazione che si ottiene uguagliando il denominatore a
zero. Quindi, sempre per le funzioni razionali fratte, si può
dire che:
-L'equazione complessiva degli asintoti verticali è il denominatore della frazione uguagliato a zero.
Esempi
L'equazione dell'asintoto verticale è
x = 2,
in quanto
Le radici dell'equazione
2x2 - 5x + 2 =0
sono x = 1/2 e x = 2, pertanto, le rette di equazione
sono
gli asintoti verticali della curva che rappresenta la funzione, e
che ha altri asintoti, quelli orizzontali che saranno trattati di
seguito.
L'equazione è razionale fratta, ma l'equazione
x2 - x + 3
è impossibile nel campo reale e quindi la curva che rappresenta la funzione non ha asintoti verticali.
4) y = tgx.
Essendo in (0, 2π)
le rette di equazione
sono asintoti della curva, tangentoide.
Asintoto orizzontale
Come è noto, dire che
significa
che la retta y = l è asintoto orizzontale della curva; pertanto
l'equazione dell'asintoto orizzontale di una curva y = f(x) è
Esempi
L'equazione dell'asintoto orizzontale della curva è
Poichè
l'asse x è asintoto orizzontale per la curva. Si osservi che la curva ha due asintoti verticali di equazioni
x = 1 e x = 2.
Poichè
la curva non ha asintoto orizzontale.
Asintoto obliquo
Nel caso in cui risulti
se la curva di equazione y = f(x) ha un asintoto, questo, per quanto detto in 2) ed in 3), non può essere nè verticale
nè orizzontale, risulterà allora obliquo rispetto agli
assi cartesiani e la sua equazione sarà pertanto della forma:
y = mx + n.
Come si vede nella Fig. 33, affinchè la retta t sia asintoto della curva γ, dev'essere:
ossia
essendo T2T1 l'ordinata y di un punto della t e quindi y = mx + n, e T2T1 l'ordinata y di un punto della γ e quindi x = f(x).
La 2) si può allora scrivere come segue:
e, dividendo tutto per x,
ma poichè
affinchè la 4) sia verificata si deve avere
e quindi
Sostituendo la 5) nella 3), si ha:
In conclusione, l'eventuale asintoto obliquo della funzione è una retta di equazione
y = mx + n,
per la quale è
Si
potrebbe dimostrare, ma si tralascia, che se esistono finiti i limiti
7) e 8) la curva è dotata di asintoto obliquo, la cui
equazione è
y = mx + n,
con m ed n aventi i valori dati proprio dalla 7) e dalla 8).
E' ovvio che se anche uno solo dei due limiti 7) e 8) esiste, ma non è finito oppure non esiste addirittura, la curva non possiede asintoti obliqui.
Nota bene
L'esistenza dell'asintoto
obliquo di una curva, rappresentatrice di una funzione razionale
fratta, può essere ammessa subito, se si verifica la seguente
condizione:
-il grado del numeratore è di un'unità maggiore di quello del denominatore.
Ciò significa che esistono finiti i limiti 7) e 8).
Esempi
Essendo
l'asintoto obliquo della curva è la retta di equazione
Essendo
la curva non ha asintoto obliquo.
Essendo
la curva non ha asintoto obliquo.