Infatti,
essendo y = f(x) continua nell'intervallo chiuso (a, b), per il
teorema di Weierstrass, essa ammette un massimo e un minimo assoluti.
Se tali valori massimo e minimo sono assunti dalla funzione negli
estremi a e b dell'intervallo,
Fig. 14, per l'ipotesi f(a) = f(b), essi sono necessariamente uguali e
quindi la funzione viene ad essere costante in (a, b), ed allora
la sua derivata è nulla in tutti i punti di (a, b). Il teorema
sarebbe perciò dimostrato addirittura per tutti i punti di (a, b). Se invece, il valore massimo o minimo viene
assunto dalla funzione in un punto x0 interno ad (a, b), Fig. 15, Fig. 16 e Fig.
17, poichè la funzione è derivabile in (a, b) per ipotesi, per
quanto si sa dalla teoria dei punti estremanti, risulta:
f'(x0) = 0,
e il teorema è ugualmente dimostrato.
Nota bene
1)-Il
teorema ha il nome di due grandi matematici, rispettivamente francese
ed italiano, in quanto fu enunciato dal primo nel 1691 ma solo nel caso in
cui la funzione y = f(x) fosse razionale intera della x, polinomio,
mentre in forma rigorosa e completa fu enunciato dal pisano Ulisse Dini
nel 1878.
2)-Un
altro matematico italiano, il gesuita Bonaventura Cavalieri, già
nel 1635 considerò lo stesso teorema nella sua interpretazione
geometrica:
-se un Arco A'B' di una curva, incontrato da una
parallela all'asse y in non più di un punto, ha uguali le
ordinate degli estremi yB' = yA', esiste almeno un punto sull'arco in cui la tangente è parallela all'asse x, quindi f'(x0) = 0.
2)-Teorema di Cauchy sugli accrescimenti finiti
Se y1 = f1(x) e y2 = f2(x) sono:
a)-due funzioni continue in un intervallo chiuso (a, b),
b)-derivabili in (a, b),
c)-tali che almeno y2 = f2(x) abbia valori disuguali negli estremi dell'intervallo f2(b) ≠ f2(a),
d)-la f'2(x) non si annulli in (a, b),
esiste un punto x0 interno ad (a, b) in cui sussiste la relazione
Infatti, considerata la funzione y = F(x) combinazione lineare delle due funzioni date secondo le costanti arbitrarie non nulle α e β, ugualmente continua in (a, b) e ivi derivabile:
y = F(x) = αf1(x) - βf2(x)
se si vuole trovare la relazione che lega le due costanti affinchè
la y = F(x) soddisfi anche l'ipotesi c) del teorema di Rolle-Dini.
Essendo
F(b) = αf1(b) - βf2(b) e F(a) = αf1(a) - βf2(a),
affinchè sia
F(a) = F(b),
dev'essere
αf1(b) - βf2(b) = αf1(a) - βf2(a),
da cui
α[f1(b) - f1(a)] = β[f2(b) - f2(a)]
e, dividendo ambo i membri per
α[f2(b) - f2(a)] ≠ 0,
si ha:
Dunque, quando β e α
sono vincolate dalla relazione (1), la y = F(x) soddisfa tutte le
ipotesi del teorema di Rolle-Dini e, pertanto, per tale teorema,
esiste un punto x0 di (a, b) in cui è
F'(x0) = 0.
Poichè
F'(x) = αf'1(x) - βf'2(x)
è
F'(x0) = αf'1(x0) - βf'2(x0) = 0,
da cui
αf'1(x0) = βf'2(x0)
e, dividendo ambo i membri per
αf'2(x0) ≠ 0,
si ha:
Dal confronto di (2) e (1), si ricava:
come volevasi dimostrare.
Nota bene
1)-Il teorema è detto degli accrescimenti finiti, perchè le differenze f1(b) - f1(a) e f2(b) - f2(a) sono gli accrescimenti o incrementi subiti, rispettivamente, dalle funzioni y1 = f1(x) e y2 = f2(x)
quando si passa dal punto a al punto b nell'intervallo, ossia quando la
variabile x subisce l'incremento b - a. La (3) allora esprime che:
-il
rapporto tra gli accrescimenti delle due funzioni è uguale a
quello della derivata delle stesse in un punto intermedio tra i due,
iniziale e finale, assunti dalla variabile indipendente.
2)-Per b tendente ad a è:
f1(b) - f1(a) e f2(b) - f2(a)
tendono a zero, ossia gl'incrementi delle due funzioni diventano due infinitesimi.
Dalla (3) si può anche dire che:
-il rapporto tra gl'incrementi delle due funzioni eguaglia quello delle derivate delle stesse in un punto x0 anche nel caso in cui gl'incrementi diventano infinitesimi.
3)-Teorema del valore medio o di Lagrange e Cavalieri
a)-Forma analitica
Data una funzione y = f(x):
-continua in un intervallo chiuso (a, b),
-derivabile in tutto (a, b),
esiste un punto x0 di (a, b) in cui si ha:
Si consideri la (3) del teorema di Cauchy:
Si supponga ora che
y2 = f2(x) = x,
per cui
f'2(x) = 1
sempre e quindi anche
f'2(x0) = 1, f2(b) = b, f2(a) = a
Se y1 = f1(x) la si indica y = f(x), si ha:
Il teorema è così dimostrato.
Nota storica
La forma analitica del teorema appena dimostrato fu enunciata da Lagrange nel 1801.
b)-Interpretazione geometrica della (1)
Sia
A'B' l'arco di curva rappresentato dalla y = f(x) in (a, b). Per i
significati geometrici di rapporto incrementale e derivata prima di una
funzione in un punto, il teorema precedente si può esprimere
nella seguente forma:
-dato un arco di curva e considerata la
corsa passante per i suoi estremi, esiste sempre almeno un punto
sull'arco, in cui la tangente risulta parallela alla corda.
Nota bene
La forma geometrica del teorema appena dimostrato fu enunciata da Cavalieri nel 1635.
c)-Generalizzazione della (1)
Se si considera
a = x e b = x + h,
per cui
b - a = h,
la (1) diventa:
la cui interpretazione geometrica, identica a quella vista di Cavalieri, è chiaramente visibile nella seguente Fig. 19:
La (1') è da considerare la relazione fondamentale dell'analisi infinitesimale. Da essa infatti si ha:
f(x + h) - f(x)= f'(x0)·h,
ossia
(2) f(x + h) = f(x)+ f'(x0)·h,
che è lo sviluppo in serie, dovuto a Taylor, di una funzione
limitatamente alla derivata prima della stessa la quale, come si nota,
è calcolata nel punto x0 intermedio tra x e x + h.
Sviluppo in serie di Taylor La (2) è un caso particolare della seguente formula, della quale si tralascia la dimostrazione:
in cui l'ultima derivata è sempre calcolata in un punto x'0 intermedio tra x0 e x0 + h.
La
(3) si chiama formula dello sviluppo in serie di Taylor di una funzione
relativa al punto e permette di esprimere una qualsiasi funzione in
somma di altre.
L'ultimo termine si chiama termine complementare
della serie. Per quest'ultimo termine esistono varie forme, sulle quali
però non è il caso di soffermarsi.
Sviluppo in serie di Mac-Laurin
Più utile e di più frequente applicazione è la formula dello sviluppo in serie di Mac-Laurin, che è la seguente:
e che si ottiene dalla (3) ponendo prima
x = x0 + h,
per cui
h = x - x0,
quindi si ha:
Ponendo ancora
x0 = 0,
cioè considerando lo sviluppo relativo al punto zero, risulta:
che è la (4).
6)-Esempi di sviluppi in serie di Mac-Laurin
1°)-Sviluppare in serie di Mac-Laurin la funzione y = senx.
Essendo
f(0) = sen0 = 0,
si ha:
f'(x) = cosx e f'(0) = cos0 = 1,
f''(x) = -senx e f''(0) = -sen0 = 0,
f'''(x) = -cosx e f'''(0) = -cos0 = -1,
fIV(x) = senx e fIV(0) = sen0 = 0.
Ricordando la periodicità delle derivate delle funzioni in oggetto, si ha la serie del seno:
2°)-Sviluppare in serie di Mac-Laurin la funzione y = cosx.
Essendo
f(0) = cos0 = 1,
si ha:
f'(x) = -senx e f'(0) = -sen0 = 0,
f''(x) = -cosx e f''(0) = -cos0 = -1,
f'''(x) = senx e f'''(0) = sen0 = 0,
fIV(x) = cosx e fIV(0) = cos0 = 1.
Ricordando la periodicità delle derivate delle funzioni in oggetto, si ha la serie del coseno:
3°)-Sviluppare in serie di Mac-Laurin la funzione y = ex.Essendo
e0 = 1,
e ricordando che
Dex = ex
sempre, per cui
f'(0) = f''(0) = ... = e0 = 1,
si ha la serie esponenziale:
Nota bene
Lo
sviluppo in serie di una funzione serve ad approssimare una funzione
mediante un polinomio di grado determinato, e con l'ultimo termine,
chiamato termine complementare, dare l'ordine di grandezza dell'errore che si
commette con l'approssimazione fatta.
Teoremi di De L'Hospital
1°)-Siano y1 = f1(x) e y2 = f2(x) due funzioni:
a)-continue e derivabili nell'intervallo (a, b),
b)-che si annullano in uno stesso punto x0 di (a, b), cioè risulta f1(x0) = f2(x0) = 0,
c)-f'2(x) ≠ 0 in tutti i punti di (a, b), al più escluso x0,
se esiste
esiste anche
e si ha:
L'ipotesi c) assicura che y2 = f2(x) al più si annulla in x = x0, in quanto se si annullasse in un altro punto x0 + h, con h ≠ 0, per il teorema di Rolle-Dini, dovrebbe esistere almeno un punto ξ, compreso tra x0 e x0 + h, in cui sarebbe f'2(ξ) = 0 e ciò risulterebbe contro l'ipotesi c).
La funzione
è, pertanto, definita in ogni punto x di (a, b), al più escluso x0,
Posto
a = x0, b = x, x0 = ξ (tra x e x0),
la formula che esprime il teorema di Cauchy, diventa:
e poichè f1(x0) = f2(x0) = 0,
Allora, se x tende ad x0, anche ξ tende ad x0 e, dall'esistenza di
dalla (1) discende l'esistenza anche di
e di
Il teorema è così dimostrato.
Tale teorema vale anche se all'ipotesi di continuità e dell'annullarsi delle due funzioni in x0, si sostituisce l'altra ipotesi che le due funzioni siano definite e continue per x ≠ x0, e infinitesime per x tendente ad x0, e ciò anche quando il punto x0 è all'infinito.
Infatti, posto
se esiste
sarà
e si verifica che
soddisfano in t = 0 e nell'intorno di tale punto le condizioni del teorema precedente.
2°)-Siano y1 = f1(x) e y2 = f2(x) due funzioni:
a)-derivabili in un intorno del punto x0, al più escluso x0,
c)-f'2(x) ≠ 0 nell'intorno considerato, ad eccezione al più del punto x0,
allora, se esiste
esiste anche
ed è
Si tralascia la dimostrazione di tale teorema.
I due teoremi suddetti di De L'Hospital si possono unificare nel seguente
3°)-teorema generale.
Se per x tendente ad x0, ove x0 è un punto al finito oppure all'infinito, le due funzioni y1 = f1(x) e y2 = f2(x) sono tali che si abbia contemporaneamente
allora, la ricerca del
può essere ricondotta a quella del
e, se quest'ultimo esiste, si ha:
2)-Metodi per uscire dalle forme indeterminate dei limiti
Il
teorema generale di De L'Hospital dà, in effetti, un metodo per
la ricerca del limite di un'espressione che si presenta nella forma
indeterminata 0/0, in quanto si ha:
e, nel caso in cui si abbia ancora la stessa forma indeterminata, si applica nuovamente il teorema, ossia si considera
e così di seguito, fino ad uscire dalla indeterminazione.
Esempi
Quando è
per le ipotesi sulle due funzioni, si può scrivere
cioè si ritorna al 1° caso.
Esempio
Nel caso in cui le funzioni siano due polinomi ed x tende ad si applica direttamente il 1° teorema.
Esempi
Quando è
cioè quando
potendosi scrivere
ci si ritrova nuovamente nel caso 0/0.
Esempio
Quando è
ci si ritrova ancora nel caso 0/0.
Esempio
3)-Altre forme indeterminate
Sono le seguenti:
Esse si presentano alla ricerca di
e precisamente si ha:
quando è
quando è
quando è
Premesso che la funzione
ha senso nel campo reale quando f1(x) > 0, prendendo i logaritmi neperiani di ambo i membri e applicando il teorema della potenza, si ha:
e,
pertanto, si è portati alla ricerca del limite del 2°
membro, che dà luogo in ciascuno dei casi a), b), c) visti, alla
forma indeterminata
Una volta usciti da tale forma indeterminata, si torna al
passando dal logaritmo al numero per la continuità della funzione logaritmo.
Esempio
poichè da
y = xx,
essendo
Nota bene
Per
applicare correttamente i teoremi occorre, caso per caso, verificare
se sono soddisfatte tutte le ipotesi in essi previste, in quanto
può accadere che esista
mentre non esista
Inoltre,
si deve osservare che la non applicabilità del teorema di De
L'Hospital non significa, a priori, la non esistenza del limite
richiesto.
Infatti:
in quanto è
come rapporto di una quantità limitata,
-1 ≤ senx ≤ 1,
ad un'altra che tende ad , mentre se fosse stato applicato il teorema si sarebbe pervenuti a