Bandar Baru:
una parrocchia in montagna


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BANDAR BARU - Convento SS. Salvatore
Pastoran katolik, Jalan Jamin Ginting

BANDAR BARU 20357 (Medan).
Tel. 0062.628.97264

"Cosa puoi tirarci fuori dalla zona di Bandar Baru?”, mi chiedeva 25 anni fa l'esperto anziano Cappuccino Olandese nella saletta dell'Episcopato di Medan. E subito, in attesa della risposta, mi puntava in faccia il grosso sigaro fumigante. Io, nuovo missionario, principiante, consapevole della reale difficoltà di quel distretto di Sibolangit, a cui appartiene Bandar Baru, mi azzar­davo a rispondere solo con un sorriso.

Sibolangit era la roccaforte dei Protestanti. Ivi, famosi Pastori dall'Olanda avevano creato la loro culla, la loro comunità 50 anni prima; lì erano venerate le loro tombe. A Sibolangit i Protestanti apparivano ben schierati, specie durante il servizio domenicale: donne e bambini in vestiti sgargianti, ben stirati, senza una pecca, specie i Pastori e i dirigenti, per i quali sembra sia obbligo apparire solo in giacca, cravatta e scarpe. Ma i poveri si trovano a disagio nelle loro chiese e questo era ed è ancora il punto debole della loro fortezza. Un francescano qualunque poteva sperare di fare breccia e fare tre­mare la rocca.

Il distretto di Bandar Baru, Sibolangit, è una zona di mezza montagna con punta massima di 850 metri sul livello del mare, ai piedi della catena del Bukit Barisan. Zona fertile, specie quella collinosa, disseminata di ri­saie e boschi con una popolazione di 27.000 abitanti: uno dei distretti più im­pervi del comune e della diocesi di Medan con poche vie di comunicazione.

Al voglioso Missionario di 25 anni fa, che guardava da un'altura il bel paesaggio, apparivano in prospettiva solo fatiche e sudori. Ma oggi, dalla stessa, posizione, si vedono le nostre chiesette che dominano su tutte le alture. Innanzitutto quella di Bandar Baru con il vasto complesso pastorale e sociale, il convitto ed orfanotrofio Betlemme e la sua scuola media, la più affollata del distretto. E poi le altre 20 chiesette che testimoniano il rapido diffondersi del cattolicesimo in altrettanti graziosi villaggi. I fedeli, ex-animisti o ex-protestanti, sono ora orgogliosi della loro identità cattolica, orgogliosi delle loro chiesette in muratura: loro stessi in molti casi hanno dovuto portare a spalle per lunghe distanze cemento, legname, mattoni, ferro.

Infine, in grande dipinto dalle forme appena rozzamente accennate, ecco un'ultima pennellata: là, appollaiata su quell'alta collina di Sikeben, la rocca massiccia del Monastero delle Clarisse, quale spirituale vedetta e protezione celeste per tutti i villaggi circostanti, ove ferve la vita, la lotta quotidiana.

Ma come sono nati la parrocchia e il convento di Bandar Baru?
Dei tre pionieri che aprirono la missione nel 1968, io fui il primo a cavarmela con la lingua indonesiana, per cui fui consigliato di andare sull'altopiano di Kabanjahe, per imparare il dialetto karo. Il Padre Cappuccino di quella parrocchia mi invitò poi a seguirlo a Sibolangit, ove aveva formato un gruppetto di catecumeni, poi... mi lasciò solo lì a... ballare. E così continuai a lavorare in quella zona per 15 anni, tra mille difficoltà ed incomprensioni.

Quante fatiche e quante energie spese per correre da un villaggio all'altro! Chilometri a piedi su e giù per i dirupi, e poi il ripieno di carburante fatto di riso e foglie di patate, condito di tanto appetito. Poi la sera, i canti, la preghiera, il dialogo con la folla dei catecumeni in una casetta del villaggio. Quindi a tarda notte il riposo sulle stuoie in compagnia delle pulci, delle galline, dei maiali che russavano sotto le tavole del pavimento. Allora le vie erano accessibili con la jeep o la moto. Per suscitare interesse per la catechesi spesso portavo con me films a 16 mm. a grande schermo. I più volenterosi recavano a spalle il proiettore e generatore di corrente. Spesso si rientrava di notte al lume delle fiaccole di bambù e petrolio. Talvolta il terreno era un grande acquitrino per l'acquazzone appena cessato. Attraversando la foresta con frequenti scivoloni, cercando di contendersi il sentiero con i numerosi rivoli di acqua che anche loro cercavano di rincasare verso il fiume, si arri­vava finalmente a casa ove si cadeva sul letto, come un tronco reciso.

Nel 1974, mentre io mi spostavo in un altro campo di lavoro nell'assistenza ai malati di lebbra nella leprosy clinic di Lawe Desky, P. Salvatore Sabato, nominato Superiore a Bandar Baru, fece il censimento dei cattolici: 2.000 anime sparse in 15 stazioni. Dopo quella protestante, la nostra religione era la più numerosa del distretto. E così nel 1975 Bandar Baru divenne parrocchia e il convento fu giuridicamente eretto. Oggi (1993) i fedeli sono oltre tremila.

Nel 1982 la Provvidenza mi mandò a dare una mano nella direzione dell'orfanotrofio - scuola e convitto - alle Suore della Carità di Gesù e Maria, capeggiate da Suor Regina Nainggolan.

"Cosa puoi tirarci fuori da Bandar Baru?”: quello che la Provvidenza ha permesso che noi riuscissimo a realizzare: una ventina di piccole comunità cattoliche, che fanno corona a due centri tanto significativi: l’Orfanotrofio, luminoso esempio di carità evangelica, e il Monastero di Clausura delle Clarisse di Sikeben, luogo di ininterrotta preghiera e supplica a Dio per la pace tra gli uomini, proprio dirimpetto all’altra roccaforte, quella protestante.

Oltre al sottoscritto, altri Missionari vi hanno profuso energie: P. Sal­vatore Sabato, P. Giuseppe Brentazzoli, P. Antonio Carigi, P. Carmelo Comina, P. Fabrizio Bonelli, P. Corrado Casadei, tutti con tanto zelo ed abnegazione.

Ora (1993) si stanno ristrutturando i locali per il postulandato e così tanti ragazzi proprio qui potranno iniziare il loro cammino sacerdotale e francescano.

Venticinque anni fa tutto questo era soltanto un sogno!

P. Ferdinando Severi

Oggi: la chiesa è stata ricostruita, è stato ricavato un ampio postulato, è stato ristrutturato l’orfanotrofio che ospita un centinaio di bambini, è stato costruito unna scuola superiore liceale.

L'ORFANOTROFIO

Fin dal 1971, quando P. Ferdinando Severi visitò questa stazione missionaria di montagna (800 m. di altezza), si sentì subito l'urgenza di un orfanotrofio per accogliere tanti bambini rimasti senza genitori e spesso a carico degli zii, al limite delle possibilità.

P. Ferdinando, a nome della Missione, aprì subito una casa di accoglienza, ma ben presto si rivelò piccola ed inadeguata. Allora chiese aiuto in Italia e la Provvidenza non si fece attendere a lungo, così il 19 ottobre 1992 veniva inaugurato l'attuale orfanotrofio, capace di ospitare un centinaio di ragazzi.

I ragazzi dell'orfanotrofio sono seguiti da alcuni educatori ed ogni giorno hanno la possibilità di andare a scuola e hanno alcuni momenti di lavoro per aiutarsi nel mantenimento. Naturalmente ... ciò non è sufficiente ed allora la Provvidenza viene incontro attraverso le adozioni a distanza.

Per adozioni degli orfani:

 

L'orfanotrofio ed alcuni ragazzi attualmente ospiti.

Grazie a tutti quei benefattori che aiutano generosamente questi ragazzi. Il Signore benedica.

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