Quando Dio sinnamora davvero
P. Umberto Davoli
Potrà sembrare una cosuccia da nulla, eppure mi ha toccato
vivamente, ricordandomi certi fioretti francescani o certi episodi
ingenui e profumati che si leggono in "Storia di un'anima"
di Teresina di Gesù Bambino. E' fresca di giornata e non voglio
lasciarla avvizzire.
Avevo appena terminata la S. Messa nella mia nuova parrocchia di
Chamboli, stamattina, quando una delle sante donne 'ostiarie',
che mi aiutano nel visitare i malati e portar loro la santa Eucaristia,
mi disse che una povera vecchia immobilizzata da una brutta forma
di artrosi desiderava la santa Confessione. Mi feci dare la chiave
del tabernacolo, preparai la cassettina del Viatico e riconsegnai
la chiave alla sacrista. Accompagnato da due donne del comitato
liturgico, arrivai dalla vecchietta, scherzai con lei per un poco,
per risollevarle il morale, poi la confessai e la comunicai... e
mi accinsi a rincasare.
Ero fermo allo stop, all'incrocio della strada principale per Kitwe,
quando una donna si avvicinò al finestrino: "Padre,
non hai visto mia figlia alla chiesa? E partita da casa più
di un'ora fa per incontrarti, ma fa tanta fatica a camminare".
"Forse è arrivata all'ufficio quand'ero già
partito. Cosa voleva?".
"Vuole ricominciare a ricevere i sacramenti... Sai, si
era messa con quell'uomo che poi l'ha abbandonata: ora è
tanto malata... e non ha più pace, perché pensa che
Dio non vorrà perdonarla"...
Girai la macchina e tornai veloce alla chiesa. La povera figlia
era in piedi sotto il sole, davanti alla porta dell'ufficio. Diciotto
anni di pena! Rinsecchita dalla tisi (e non solo!), con due occhioni
grandi grandi... e così tristi! La feci premurosamente accomodare
in ufficio. "Padre, non merito nulla, lo so... io volevo
sposarmi, ma lui...". Un doloroso senso di colpa la torturava
dentro.
Ma tu meriti tutto, invece! Dimmi pure, bimba mia".
E mi raccontò di come l'amore l'aveva accecata. Non aveva
capito legoismo e la falsità di quell'uomo aitante
e inizialmente... cosi gentile! La luna di miele era durata assai
poco, rivelando ben presto la meschinità dei suoi intenti...
ed era stata quasi subito una serie di tradrimenti e umiliazioni
e infine di malattia: 'quella' malattia, purtroppo!
"Padre, la mia pena più grande è stata quella
di non poter più ricevere il Signore nel sacramento! E' da
tanto tempo!... Sapessi quanta voglia ne ho! Ma tu non puoi permettermi
di riceverlo ancora, vero? ...
Ne hai voglia davvero?".
"Oh, sì, padre.. tanta! ".
E se io ti dicessi che Gesù ne ha più voglia
di te?... E' lui che vuole venirti nel cuore, e consolarti, e darti
forza e grazia e speranza..."
"A una peccatrice come me? ".
"E come no? E proprio per i peccatori come te e me,
che si è fatto cibo eucaristico". Vidi due perle
scendere luminose su quel volto ancora bellissimo, nonostante la
malattia. Io sono certo che non vede l'ora di unirsi a
te ... Non vuoi riceverlo oggi stesso ... subito?".
"Dici davvero?... Ne sarei felicissima! ".
Tolsi la stola dalla cassettina del viatico e la confessai subito,
poi invitai tutti i cristiani che stavano nei paraggi ad unirsi
con noi in chiesa per la nuova 'prima comunione' della ragazza.
Parlai brevemente della gioia che stavamo per regalare al Signore:
"Non vede l'ora di entrare in questo cuore che ha tanta
nostalgia di lui: in cielo si sta già facendo gran festa!".
Andai al tabernacolo... e subito mi ricordai che avevo riconsegnato
la chiave alla sacrista. Mi rivolsi a una delle donne 'ministre'
e le chiesi di portarmi la chiave. Tornò dalla sacristia
a mani vuote, con un'aria un po' smarrita: "La sacrista
ha chiuso a chiave l'armadietto e ha portato la chiave con sé
".
La pregai di correre alla casa della sacrista e cominciai le preghiere
di rito. Pochi minuti dopo, la donna tornò con aria ancora
più avvilita: E andata al mercato; abbiamo
cercato dappertutto, ma la chiave dell'armadietto, non c'è
proprio ... ". Il disappunto della mia malatina era fin
troppo evidente e anche gli altri cristiani ne sembravano molto
rammaricati.
Che fare? Mi avvicinai alla ragazza e la consolai, promettendole
che le avrei fatto portare la santa Comunione a casa, non appena
avessimo ritrovato la chiave. "Per ora ti do la benedizione
del Signore; tu invitalo a venire spiritualmente nel tuo cuore,
poi va a riposarti e a prepararti al grande incontro... E sta' serena!.
Mentre la benedicevo, non potei evitare di sentirmi un po' deluso
anch'io, e me ne lamentai segretamente coi Signore: "Che
peccato, Gesù! Sarebbe stato così bello! ... E io
che le avevo detto che eri tu ad avere più fretta di lei
di incontrarla nel Sacramento dell'amore!"...
Terminate le preghiere, mi tolsi la stola e mi accinsi a riporla
nella cassettina... e che ti vedo? Proprio lì, tra il minuscolo
ciborio del viatico e il crocifissino portatile, c'era una chiave
mai vista prima ... "E questa chi l'ha messa qui?".
La vice-sacrista sbirciò nella cassetta... "Sembra
la chiave vecchia del tabernacolo, quella che si usava prima che
cambiassimo la serratura parecchi mesi fa, quando tu non eri ancora
venuto... Ma come è finita lì ora?".
Scherzai sorridendo: "Non sarà mica il Signore che
ci gioca uno dei suoi tiri divini"... e la mia giovane
penitente sbottò, con un guizzo di speranza negli occhi:
'Provala! Forse è proprio vero che Gesù ha fretta
di venirmi a visitare! ".
Mentre andavo verso il tabernacolo provavo un misto di esultanza
e di timore: mi sarebbe spiaciuto tanto deluderla una seconda volta.
Ma la chiave entrò perfettamente nella serratura: la porticina
si aprì, e io afferrai la pisside con aria di trionfo.
E qui avvenne una cosa davvero commovente. Dimenticando la
malattia e l'estrema debolezza delle sue gambe, la ragazza corse
verso il tabernacolo e si gettò in ginocchio: 'E vero!
E proprio vero: Gesù mi ama e mi ha perdonato tutto!
" ... E lacrime di gioia e di gratitudine scorrevano ormai
copiose sulle gote della mia povera, dolcissima bimba.
Mentre le deponevo la sacra particola sulla lingua, scoppiò
un applauso nella chiesa. I miei cristiani si abbracciavano esultanti,
come se avessero vinto una delicata battaglia... e io silenziosamente
mormorai dentro di me: "Grazie, Capo!"...
proprio come faccio di tanto in tanto, quando sono particolarmente
d'accordo col mio Signore.
Uscendo dalla sacristia, un po' più tardi, vidi diversi
dei miei fedeli tremendamente indaffarati a raccontare a quanti
incontravano, con gioiosa concitazione ... il miracolo della chiave!
E si davano grosse pacche sulle spalle, come se avessero vinto un
terno al lotto.
Guidando il mio macinino verso casa, mi sentivo anch'io piacevolmente
leggero ed esilarato: lanciavo occhiate conniventi al sole, ai fiori,
agli alberi... e mi sentivo stranamente ricco, come se tutto il
creato mi appartenesse di diritto. Poi, a un. tratto, mi sentii
borbottare all'indirizzo di Dio, mentre gli strizzavo l'occhio:
"Cosa non mi combini mai, anche tu, Signore, quando t'innamori
davvero! ......
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