Vedere lontano
E' da un po' di tempo che vado ricevendo lettere venate
di ansioso pessimismo, quando non
di dichiarato sconforto. Talvolta sono amici scandalizzati
dall'amara scoperta che "anche la religione - contaminata da
fanatismo e integralismo - diviene sempre più spesso fonte
di assurde esplosioni di violenza
e terrorismo"; altre volte sono giovani penosamente colpiti
dal "crescente divario tra sfrenato consumismo e fame nera,
tra la sfacciata opulenza dei Paesi ricchi e la miseria
disumana del mondo alla deriva", senza che si noti volontà
alcuna di "arrestare il massacro"; oppure sono genitori
ansiosi che il mondo del prossimo futuro si riveli "troppo
brutto e arido"; un mondo che impedirà "ai valori in cui
abbiamo creduto di illuminare i nostri bimbi e le
generazioni a venire"...
Ebbene, lasciate che vi dica che
io mi sento assai ottimista. Forse lo
debbo proprio al fatto di vivere e di operare in un
Paese tra i più poveri in assoluto del mondo: veramente alla
deriva, a prima vista. Andare in citta' e'
diventata ormai un'esperienza
drammatica: a ogni semaforo e dovunque si tenti di
parcheggiare si e' attorniati da frotte di bambini
abbandonati, spesso piccolissimi, con gli occhioni infossati
e gli ossicini sporgenti... Ne aiuti sempre qualcuno... ma
come si fa ad averne per tutti?
Qui la fame e' palpabile e la miseria è così totale che uno
si aspetterebbe di incontrare ribellione e disperazione ad
ogni piè sospinto, ... eppure questo è un Paese che non
demorde; un Paese dove la speranza - e la gioia di vivere -
ha tuttora pieno diritto di
cittadinanza... il che ti dimostra, tra l'altro, come
la sazietà crassa e supina - a conti fatti - sia nemico
assai peggiore della felicità di quanto non lo sia
l'indigenza.
* * *
Ieri e' venuto un ragazzotto che ho sponsorizzato per un
corso da
ragioniere. Tutto orgoglioso, mi ha fatto vedere il diploma:
ottimi voti! Lo
ha da nove mesi e le ha provate tutte, consumandosi le
scarpe in una via crucis da Erode a Caifa a Pilato, ma non
ha ancora trovato uno straccio di lavoro... che ne meriti il
nome! Abita in una casaccia in costruzione, dove gli
permettono di dormire perche' cosi' fa anche un po' da
guardia. Mi spiego: vi sono le fondamenta, qualche moncone
di muro qua e la' e solo una
delle future camere è gia' coperta da un tetto di
lamiera, ma è senza porte, senza finestre, senza intonaco e
pavimento, senza mobili (nemmeno il letto ovviamente: dorme
su dei cartoni) ... e l'acqua dilaga ovunque. Non
parliamo di luce, acqua, servizi...
L'albero di destra serve da cucina, quello di
sinistra da toilette.
Al mattino parte alle cinque (a piedi e digiuno) per essere
al mattatoio prima delle sette,
altrimenti la coda degli aspiranti lavoratori a giornata
sarebbe già troppo lunga: quando gli va bene e viene
selezionato lavora otto ore a caricare e scaricare quarti di
vacca congelati per il munifico salario di duemila Kwacha al
giorno: la bellezza di 40 centesimi scarsi di Dollaro, dico
quaranta, che divisi per otto fanno ben 5 centesimi di
Dollaro l'ora, ma non tutti interi perche' ... non bisogna
esagerare, ragazzi, se no poi se ne approfitta!
Tanto e' valutata un'ora di sudore di un pover'uomo,
mondaccio infame! Un sacco da 25 chili di farina di mais
costa 42.000 Kwacha... Deve
lavorare tutto il mese per comprarsene uno... e mangiare
farina sconcia! E lui e' un
privilegiato, ... ragioniere diplomato per giunta! Mi veniva
quasi da piangere mentre mi raccontava la sua odissea, ma
lui mi raggelò le lacrime: "Sono proprio fortunato ad avere
il diploma, Padre: uno di questi giorni ce la
farò a trovare lavoro, vedrai!...
E poi, sai Padre, il Signore mi ha proprio benedetto. In
questi ultimi due mesi ho fatto degli straordinari, la sera
e la Domenica... (solo al
pomeriggio, intendiamoci: non perderei la mia S. Messa per
tutto l'oro del mondo! Il Signore non me ne vorrà, vero
Padre?) Ho tenuto la contabilità di una piccola ditta e in
due mesi ho messo insieme 70 Dollari"
"Settanta Dollari? Ma allora vai
benone!" Abbassò lo sguardo, tra il timido e il vergognoso,
come se dovesse confessarmene una grossa. "Sono riuscito a
comperare le medicine per mia
sorella: ha L'AIDS. Sapessi la
gioia che ho provato quando gliele ho date: non sono mai
stato tanto felice!"
* * *
Sono queste realtà che mi mantengono impenitentemente
ottimista.
Ma quale mondo "brutto e arido"?
Quale "mondo assassino di valori?" Domani come oggi e come
sempre, ognuno sarà chiamato a fare le sue scelte, e io
ritengo che domani saranno più coscienti (per quanto forse
più sofferte) ma ancora più valide e pregnanti
di oggi. C'è ricchezza e
ricchezza al mondo... e ognuno avrà sempre quella che si
meriterà, come è sempre stato da
che mondo è mondo.
La storia della salvezza non finisce con noi. Dio continuerà
a scavare nelle coscienze, a
ispirare con la sua Parola, a illuminare con la grazia per
sospingere la fragile barchetta di ogni suo figlio e e
d'ogni figlia sua, verso lidi di serenità e di sempre più
intima comunione con Lui..
Domani (. fors'anche un po'
dopo, ma fa nulla!) Cristiani e Induisti, Musulmani ed Ebrei
si daranno tutti la mano. quando
comprenderanno che Dio è sempre 'Tutt'Altro', sempre
'Altrove' e sempre 'Al di là'.
Tutti - ma proprio tutti
indistintamente, Papi ed Ayatollah inclusi -
arriveremo a capire quella verità
lapalissiana che quanto noi si possa afferrare o intuire di
Lui non è che un granino infinitesimale della Sua infinita
verità e bellezza: proprio per questo siamo capaci di
stravolgerLo al punto da renderLo (Lui che è infinita Unità
ed infinito Amore!) motivo di divisione, di odio e di
assassinio!
D'altronde, perché mai Dio
avrebbe dovuto tenere per mano l'umanità bambina per decine
di millenni regolarmente travagliati da odî e grettezze, da
ottusi egoismi, violenze e prevaricazioni. per poi
abbandonarla proprio ora che più che mai freme di desideri
nuovi, di sogni bellissimi e di
affascinanti utopie. che Lui mai smise di seminare sui
nostri rocciosi sentieri e tra i nostri roveti?
I nostri figli respireranno
speranza, proprio come noi: cocciutamente
impenitenti, anche contro ogni
evidenza contraria. I figli dei nostri figli, nel loro
piccolo villaggio globale
divenuto finalmente 'famiglia', vedranno la Pace.
Non permettiamo alle nostre
paure di divenire sgomento. Dio non abbandona i nostri
tralci: anch'essi - come noi - hanno radici nel Suo Amore.
Le generazioni future
fioriranno anch'esse, su percorsi inattesi e imprevedibili
che solo la fantasia di Dio oggi conosce, perché la sua
Incarnazione totale è tutt'ora in
gestazione, né si arresta per le nostre esitazioni e nemmeno
per i nostri tradimenti quotidiani.
. . . Quanto a noi, non ci
resta che continuare a rendere ragione della nostra
Speranza, rimboccandoci le maniche per asciugare quante più
lacrime possibili, affinché nessun fiume
di amarezza l'anneghi nel cuore delle nostre sorelle
e dei nostri fratelli più fragili e sfortunati.
Umberto Davoli