Dieci
dollari di capitale
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Hellen Lunda con i 10
nipoti. Anno 2006
Fila retro, da sinistra a
destra di chi guarda:
Simon Nkandu
(12 anni), IV elementare
Fridah Kasesa
(10 anni), di nuovo 1° classe elementare da quest’anno
Donald Bwalya Kalunga
(8 anni), I° el.
Poi nonna Hellen che tiene le spalle di:
Loveness Kalima Mwewa
(4 anni), 1° a destra.
Da destra a sinistra:
Aaron Kasesa
(7 anni, sottosviluppato fratello di Fridah). Va all’asilo.
Lucky Nkandu
(5 anni, fratello di Simon e ben nutrito, grazie
all’adozione, va all’asilo.
Ernest (o Ennessy)
Mwewa (5 anni,
fratellino di Loveness ma vestito da bimba per mancanza di
calzoncini, pure all’asilo.
Blandina Kasesa
(5 anni, pure sottosviluppata, sorellina di Aaron e Fridah),
asilo.
Bwembya Nkandu
(5 anni, sorellina di Lucky e Simon), asilo
Dina Bwalya
(6 anni), sorellina di Donald), asilo
Questa tribu’, nella foto davanti al loro “palazzo”, è
composta di 4 famiglie distrutte: gli Nkandu. i Kasesa, i
Bwalya e i Mwewa. I genitori Nkandu morirono entrambi nel
2003; i genitori Kasesa morirono nel 2000 il papà e nel 2002
la mamma; i genitori Bwalya morino il papà nel 1995 e la
mamma nel 2001; i genitori Mwewa morirono il papà nel 2001 e
la mamma nel 2003. Nonna Hellen merita un monumento per il
coraggio, la forza d’animo e la serenità con cui affronta il
suo arduo compito e le sue battaglie. Un uomo assai più
giovane le ha proposto il matrimonio… ma lo ha fatto fuggire
a gambe levate. Ormai è sposata ai suoi fringuelli.
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Helen Lunda è una di quelle vecchiette
arzille e battagliere che non dovrebbero morire mai! Sprizza
simpatia da tutti i pori e sciorina un entusiasmo e un
coraggio contagiosi a dispetto dei mille motivi che avrebbe
di piangersi addosso dall’alba al tramonto. Mamma di tre
figlie e di un figlio, infatti, se li è visti morire uno
dopo l’altro di Aids in giovane età, preceduti o seguiti a
breve distanza dai tre generi e dalla nuora. Ognuna delle
quattro coppie lasciò un paio di orfanelli, per un totale di
otto angioletti in cerca di un tetto... e di affetto!
Senza spaventarsi più di tanto, nonna
Helen si asciugò le lacrime di nascosto e allargò il cuore
come la chioccia gonfia le ali per proteggere i suoi pulcini
dal falco e se li prese tutti nella sua catapecchia
sgangherata (in affitto a due Dollari al mese!), facendosi
in otto – letteralmente! – per mantenere in vita quegli
uccellini, tre dei quali già mostravano gravi segni di
denutrizione.
Poi il più malnutrito e macilento pensò
bene di traslocare dove la fame non ha diritto di
cittadinanza, e così restarono in sette. "Una Nonna per
sette Fringuelli!", commentò poi Helen a questo punto il
giorno che ebbi il privilegio di conoscerla, cercando di
seppellire in una risata forzata la lacrima che le rigava la
gota. Capii la battuta poco dopo, quando passando davanti
alla sala cinematografica della cittadina ai cui margini
abitava, vidi la locandina di un vecchissimo film: "Una
Sposa per sette Fratelli".
Per la verità, il caso di Helen mi era
stato segnalato un buon mese prima che il bimbo morisse, da
una buonanima di terziaria francescana che più di una volta
aveva condiviso con la vecchia nonna la sua già magra
razione di cibo, ma io non ero riuscito a visitare la
famigliola, un po’ per il lavoro piuttosto assillante, un
po’ perché vivo a una ottantina di chilometri da dove
abitano... ma soprattutto perché non avevo compreso
l’urgenza della situazione. Per cui, quando l’amica di Helen
mi venne a dire del decesso del bimbo fui io a sentirmi
molto in colpa e corsi immediatamente a far visita alla
vecchia.
Fu un’esperienza indimenticabile. Mi
narrò una toccante storia di lacrime nascoste e di risate
alla luce del sole, volutamente ostentate per tenere alto il
morale della nidiata. . . che era lì presente e scalpitante
(cinque su sette, per via dei due più grandicelli già
piazzati gratuitamente alla ‘Community school’) e pendeva
dalle labbra della nonna, sganasciandosi dal ridere
ogniqualvolta ella concludeva con una battuta esilarante i
momenti più dramma-tici della sua impari lotta contro la
fame, la miseria e la morte. (Vedere foto per credere)
"Quand’è che te li sei trovati tutti
sulla groppa, nonna?"
"Prima, dal 2002, ne ho avuti sei da
mantenere; poi, alla morte dell’ultima figlia, nel Giugno
dell’anno scorso, si sono aggiunti gli altri due. Mi
sembrava proprio di farcela... ma poi ho perduto Remy!". . .
Ebbe un attimo di scoramento. Chiuse gli occhi e un tremito
improvviso le fece vibrare le labbra, quasi stesse per
piangere. Povera nonna! Aveva un magone di pena e d’angoscia
per quella morte, che doveva sentire come una sconfitta – e
forse una colpa – personale. Per riportarla a una
valutazione più positiva della realtà le chiesi subito come
aveva fatto a mantenere tutta quella brigata per tanto
tempo.
"Merito delle mie vicine di casa. Più di
due anni fa si organizzarono e, dopo essersi tassate esse
stesse per iniziare il fondo, andarono a parlare del mio
caso alle fitente della parrocchia (le piccole
comunità di base). Così sono riuscite a mettere insieme un
bel gruzzolo, come capitale perché partissi col mio
commercio!"
Non credevo alle mie orecchie. "E quanto
misero insieme come capitale iniziale?"
"Cinquantamila Kwacha!... Sono state
bravissime!"
"Cinquantamila? Accipicchia!"... Non
c’era bisogno di calcolatore: col Dollaro a cinquemila
Kwacha, facevano dieci Dollari tutti interi! "E tu mi dici
che con cinquantamila Kwacha sei riuscita a mantenere ‘una
nonna e sette fringuelli’ per due o tre anni?!"
"Beh, mantenere mica tanto, per la
verità! Erano otto. . . e uno m’è volato via!" (Che sbadato!
Perché mai ricordarle il numero dei suoi uccellini?
Evidentemente, quello assente le premeva sul cuore più dei
sette presenti). Le misi una mano sulla spalla e con tutta
la tenerezza di cui ero capace la rassicurai che nessuno
avrebbe potuto fare di più... e che anzi ero curioso di
sapere come c’era riuscita con un capitale di quelle
dimensioni. . .
Allora le tornò il sorriso; mi sbirciò in
tralice con un’occhiata furba e biricchina e sbottò: "Tutto
sta a far partire il commercio rapido e a essere
capace di mantenere i ritmi bilanciati tra spese vive e
fondo rotante!"
"Spiegami tutto per bene, nonnina, che
questa voglio presentarla al corso di Economia e Commercio
alla Bocconi... o agli economisti dell’Europa Unita!"
"Vedi, tu hai cinquantamila Kwacha. Ne
usi la metà per comperare pomodori all’ingrosso e l’altra
metà per olio da cucina ... sempre all’ingrosso!"
" Eh già, dico io, cinque Dollari di
pomodori e cinque di olio: più all’ingrosso di così!" –
"Esatto...", continua imperterrita, "poi fai spargere la
voce che nonna Helen, data emergenza fame, vende pomodori e
olio a prezzi scontati: chi prima arriva, meno paga!... In
due giorni hai finito la vendita, perchè nessuno vende a
prezzi così stracciati, e tu realizzi anche sessantamila
Kwacha, il che ti dà diecimila di profitto!"
"Che sono ben due dollari netti!", dico
sempre io, malignamente. "E sì, ma tu intanto puoi comperare
da mangiare per i bimbi e continui ad avere le cinquantamila
di fondo rotante che ti permette di comperare
arachidi e rape per il prossimo giro d’affari..."
"Sempre all’ingrosso, ovviamente" le
suggerisco. "Certo", dice lei senza raccogliere la
provocazione, "e non hai tempo di annoiarti e nemmeno di
invecchiare!" ... e si profuse in una delle sue risate
contagiose, mandando i piccoli satrapi in visibilio.
Mi sorpresi a immaginare il daffare, le
corse e le fatiche, tra la casa, il commercio, la cucina e i
bucati... Che donna, ragazzi! Sembrava stesse raccontando
favole a buon fine, ma soltanto lei poteva sapere le
innumerevoli notti insonni, la paura di non farcela, la
stanchezza e l’angoscia di fronte al compito immane e alla
pochezza delle sue forze...
"Nonna, – le dissi – se Dio vuole, hai
finito di doverti arrabattare e lottare ogni giorno contro
gli spettri della miseria e della fame: questi sono per il
cibo, questi per la scuola e per qualche extra... e a fine
mesi vieni alla missione"...
Finalmente – e per la prima volta! – la
vidi piangere davvero, mentre gli scugnizzi la guardavano
esterrefatti e attoniti, come se non potesse essere la nonna
che conoscevano. Ma a me, vi assicuro. . . ogni sua lacrima
mi andava in tanto sangue!
Provate a indovinare, amici: tra i due,
chi stava ricevendo di più. . .
Umberto Davoli