Teologia
spicciola.... ma profonda!
“Padre,
ho paura che mia figlia non ce la faccia a superare la
settimana... Fa una fatica tremenda a respirare! Non
potresti venire oggi a visitarla, confessarla e darle
l’Eucarestia?. . .”
“Sto partendo per Ndola, dove mi
attendono i Novizi per la lezione biblica settimanale... poi
ho già confermato alcuni appuntamenti che mi porteranno via
parecchio tempo. Forse ce la farò domani...” e sorridendo
aggiunsi: “Non si chiama Grazia, tua figlia? Prega il
Signore che le dia ‘la grazia’ di resistere fino al mio
arrivo: la confesserò, le darò l’olio degli infermi, e
soprattutto le darò Gesù stesso in carne e ossa... ”.
Stavo per mettere in moto, quando vidi
tre vecchiette oltrepassare il cancello quasi di corsa per
non permettermi di svignarmela indenne. “Santo cielo! –
pensai – proprio oggi che sono già in ritardo!” Erano la
vecchia Kasengele, con quattro orfani dai 10 ai 16 anni,
nonna Faustina, pure con quattro orfanelli dai 4 ai 13, e la
nonna di Hala Farm, con undici orfanelli (fratelli o cugini
primi) dai 3 ai 14 anni lasciati da tre coppie portate via
dall’AIDS! Due delle tre vecchiette erano venute a piedi
dalla zona di Chimwemwe: otto chilometri abbondanti: non
potevo rimandarle a casa a mani vuote. Le servii a velocità
massima... e partii per Ndola.
Divorai gli ottanta chilometri,
spingendo la macchinina un po’ oltre prudenza e riguadagnai
i minuti persi (tanto le tre nonnine mi avevano promesso di
pregare per tutta la durata del mio viaggio) dando inizio,
quasi in orario, alla lezione sul Vangelo di Luca, il mio
preferito. Poi riuscii anche ad assolvere agli altri vari
impegni a spron battuto... ma mentre guidavo da una parte
all’altra della città, mi pareva di vedermi comparire
davanti il volto teso, emaciato della giovane Grazia: “Forse
avrei dovuto darle priorità assoluta, o almeno annullare gli
appuntamenti... Dalle forza, Signore e confermala nella
speranza, facendole sentire la tua presenza al suo fianco.
Fa che la trovi viva domani, ti prego...”.
Il giorno dopo avevo tre S. Messe. Dopo
la seconda decisi di andare da Grazia. Mi stavo avvicinando
alla casa, quando vidi il papà che in bicicletta stava
andando verso la chiesa e lo chiamai: “Come sta tua figlia?”
“Ti sta aspettando con ansia!” Gli feci dare la bici a un
catechista, perché la portasse alla chiesa e lo feci salire
in macchina con me. “Stanotte ha avuto un momento
tremendo... Credevo stesse spirando. Mi sono inginocchiato
vicino al letto e ho pregato a lungo, con tutta l’anima e
tutta la mia fede, fin che la vidi riprendersi un poco...
Sia ringraziato il Signore”.
Mi affrettai a entrare in casa e, come
mi vide, Grazia ebbe un grosso sussulto: chiuse gli occhi e
mi afferrò una mano, stringendomela a lungo con forza
insperata, mentre un sorriso stupendo le fioriva sul volto,
pur se velato di lacrime copiose.
“Sto stringendo non la tua mano... –
bisbigliò con fatica – ma quella di Gesù ... Grazie per
avermelo portato, Padre!”
“Vuoi la confessione, Grazia?” “Sai già
tutto di me... e Gesù lo sa anche meglio: assolvimi e dammi
il Signore... subito, ti prego! L’unzione degli infermi me
la puoi dare anche dopo...”
Mi affrettai a tracciarle
l’assoluzione, povera piccola crocifissa dal dolore e dalla
fame d’Eucarestia! “Hai tanta voglia di Lui, nevvero? Dimmi,
Grazia, con tutto il male che ti senti addosso, tu continui
a credere che Lui ti vuole tanto bene, non è così? Pur se
permette che tu stia tanto male... tu continui a credere nel
suo infinito amore per te, vero?”
“Come potrei dubitarne? Lui è morto per
me sulla
croce... per salvarmi! Anch’io voglio
accettare la mia croce... La metto in mano a Lui: la mia
croce unita alla sua. Sono crocifissa con Lui ora...”
E qui mi
chiese di aiutarla a sedersi sul letto per ricevere il suo
Signore con decoro. Abbreviai la liturgia, per non farla
attendere oltre: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i
peccati del mondo... ...” Le misi l’ostia sulla lingua e
l’aiutai ad inghiottirla con un sorso d’acqua. “Grazie,
Gesù... Grazie Padre Umberto!”... e si lasciò cadere sul
cuscino, col volto marcato dal dolore eppure da
inesprimibile gioia...
Avvicinai
la mia bocca al suo orecchio e le sussurrai: “I casi sono
due: Gesù potrebbe guarirti adesso... Oppure potrebbe
chiamarti nel suo Regno: tu cosa vorresti chiedere, bimba
mia?” “Tutte e due mi andrebbero bene... ... Ma forse la
seconda scelta sarebbe la migliore!”
“Non hai paura della morte, bimba
mia?” ... Mi guardò a lungo, con intensità... e di nuovo le
sbocciò quel suo glorioso sorriso: “Per nulla affatto!... Me
lo sento vivo nel cuore...: mi ha già preparato il posticino
nel suo Regno...”.
La terza S. Messa fu una apoteosi
di fede, quasi per caso. Ciò che mi ispirò fu la seconda
lettura offerta dalla liturgia del giorno, letta con estrema
passione da un’altra ragazzina. Paolo, diceva ai Filippesi:
“Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia dal mio
vivere, che dalla mia morte. Ovviamente, vivere per me è
Cristo, e morire sarebbe assai meglio per me ... Ora sono
colto dal dilemma: vorrei tanto andarmene con Cristo – il
che sarebbe assai meglio per me; d’altra parte, restare vivo
in questo mio corpo con voi, potrebbe essere cosa più
urgente e utile per voi...”.
Sia il testo, che l’appassionata
lettura mi penetrarono fino all’osso, forzandomi a mettere
da parte l’omelia che avevo preparato. Mi permisi, invece,
di raccontare all’assemblea ciò che avevo vissuto con
immensa emozione pochi minuti prima con la piccola Grazia
sofferente... che aveva mostrato di pensarla come Paolo:
“andarmene con Cristo sarebbe assai
meglio per me...”.
Sentire di una ragazza poco più che
ventenne, che sa vivere con fede gioiosa il proprio
Calvario, ma che sa anche tradurre la propria morte in un
invito a nozze nel Regno dell’Amato, non è cosa di tutti i
giorni... Il lungo applauso della comunità commossa (molti
fino alle lacrime) mostrò come l’assemblea aveva
interiorizzato il messaggio. Quarantotto ore dopo, Grazia
spirò con commovente serenità...
Poche ore fa sono tornato dal suo funerale,
con la chiesa gremita di giovani e meno giovani... Grazie,
piccola Grazia! Hai dato nuovo spessore anche al mio
Sacerdozio.
P. Umberto Davoli - Zambia