La coperta corta
In
uno dei miei ultimi ‘Fioretti Missionari’ vi parlai
della pena che ti assale ogniqualvolta scendi in
città e ti trovi regolarmente assediato da frotte di
‘Bambini di Strada’ smunti e affamati che ti stendono
la
mano. Si dice che la notte molti di loro
alberghino in tunnels scavati perfino sotto le
arterie che escono dalla città . . .
col rischio che qualche
articolato pesante sprofondi loro addosso,
facendo una strage.
Si
vocifera siano raggruppati in gangs capitanate
da ‘boss’ carismatici (di entrambi i sessi), cui
obbediscono ciecamente. A volte ne
vedi sparuti manipoli scavare tra le
discariche dell’immondizia in cerca
di materiale riciclabile. Eppure li vedi quasi
sempre sorridenti e pieni di vita.
Sagomando sapientemente una decina di sacchetti
rotti di plastica pressati allo spasimo e tenuti
insieme da robusti elastici, ti
sfornano palloni che rimbalzano
perfino, e subito ingaggiano estemporanei
e chiassosi tornei negli androni, nei vicoli e
ovunque il traffico imperversi di meno... ma se fai
tanto di sorridergli o di lanciargli uno scherzo
affettuoso, lasciano la palla e ti circondano subito
apostrofandoti con inattesa e felice intuizione:
“Niwe muntu wakwa Lesa, tefyo?” "Sei
un uomo di Dio, nevvero?...",
come se fosse ovvio che solo
un uomo di Dio possa guardare a loro con simpatia.
Sono
sporchi, laceri, spesso analfabeti; talvolta
rubacchiano e sniffano colla, potenziata da una
lercia mistura di immondizia inebriante... eppure
sanno assurgere a improvvisi e inspiegabili eroismi.
* *
*
Era la vigilia di Natale e alloggiavo nel
convento del Sacro Cuore, nel centro
vivo della grossa città mineraria di
Kitwe – ingaggiai tre bambini di
strada a lavarmi la macchina, per
avere un pretesto ‘dignitoso’ per dar
loro una mancia natalizia eccezionale.
A un tratto il più grande dei tre bisbigliò
qualcosa all’orecchio dei compagni e subito,
particolarmente eccitati, li vidi
darsi da fare con lo zelo e la lena
delle grande occasioni.
Dopo
un’ora buona di lavoro vennero a chiamarmi
con piglio deciso e i tre volti parlavano chiaro:
‘Missione compiuta!’... La vettura infatti
splendeva immacolata in ogni
dettaglio, dentro e fuori, gomme e
cerchioni inclusi! Li complimentai per l’ottimo
lavoro e augurando loro Buon Natale li gratificai
di ben 20.000 Kwacha (4 doll.) a testa, al che
ruzzolarono via, esibendosi in una serie sfrenata di
capriole. Mai avuti tanti soldi in una volta sola!
Verso sera un provvidenziale e rinfrescante acquazzone
si riversò sulla città e io ne approfittai
per uscire dopo cena ad ammirare il cielo lavato di
fresco, sfavillante di stelle grosse come lampioni,
bellissime.
Camminando all’interno del recinto del convento,
girai verso l’abside della chiesa, in cerca della
zona più buia per non essere
disturbato dalle luci della città.
Avevo appena puntato il naso verso Orione e
Sirio e le Pleiadi quando sentii un parlottìo
sommesso fuori dal recinto. Sbirciai
silenzioso in direzione delle voci:
erano i miei tre giannizzeri, in
compagnia di un vecchio barbone, un tipo piuttosto
lunatico che quando si ubriacava sapeva perfino
mostrarsi violento... ma non certo quella sera!
“Non posso accettare!” – stava borbottando il
vecchio respingendo con la mano un fagotto offertogli
dai ragazzi. “Perché no?... Te l’avevamo
promessa, e le promesse vanno mantenute,
no?”...
“Ma potevate far festa, almeno stasera!
Perché non vi siete comperati pane e
pollo e bibite?”
Vidi
la mano del ragazzino più piccolo sfiorare gli
ispidi ciuffi sul collo del vegliardo mentre
insisteva: “Dai, prendila! E’ di
lana vera, sai? E’ il nostro regalo
di Natale. Vedrai come ti farà bene quando
arriverà il freddo!”
Il
vecchio prese il pacco tra le mani, esitante. Non
trovava il coraggio di aprirlo, ma gli luccicavano
gli occhi mentre continuava a spostarli a turno,
con indescrivibile tenerezza, su ognuno dei volti
dei tre piccoli amici... e io mi sentii vagamente in
colpa, come un guardone che stesse indebitamente
a spiare un segreto incontro d’amore.
Ma
era tutto così bello, così umano e così grande!
Quattro vittime innocenti dell’egoismo del mondo
mi davano lezione d’umanità sotto la volta stellata
del cielo. Un autentico privilegio.
P. Umberto
Davoli - Zambia