Morte e vita a duello . . .
P. Umberto Davoli
La ragazzina arrivò scarmigliata, con gli occhi allucinati
e il volto rigato di lacrime: Corri, Padre, mia sorella si è
suicidata. E appesa a una corda nel bagno: mamma sta impazzendo!
Volai con la moto, zigzagando tra i risciò, nel traffico
intenso e disordinato della periferia di Medan. Giunto alla casa,
la trovai in subbuglio: le otto sorelle correvano urlando da una
camera allaltra, in preda al panico e alla disperazione e
la mamma giaceva sul pavimento, come in trance. Mi precipitai nel bagno, dove due giovani stavano arrabattandosi
a togliere il cadavere dal macabro capestro. Non cera proprio
più nulla da fare.
Adagiato il corpo esangue sul letto, mi diedi da fare per calmare
un poco le ragazze. Poi mi inginocchiai presso la madre, parlandole
con tutta la dolcezza e la compassione che mi imponeva la situazione.
Riuscii a farla sedere sul divano.
Capii subito che oltre al dolore per la morte della figlia
verano altri fattori che rendevano la cosa ancora più
tragica. Se in ogni parte del mondo, infatti, il suicidio viene
spesso marcato da unaura di maledizione e di dannazione per
la povera vittima, capita che in Asia venga anche gravato da pesanti
e crudeli fardelli per la famiglia del suicida. Un suicidio in casa
significa un po un marchio dinfamia per la famiglia
intera, un perdere la faccia di fronte alla collettività
unautentica disfatta, insomma!
Ovviamente sussurrò a un tratto la donna con
disperazione non ci potranno essere le esequie
la S.
Messa
. E perché no? - dissi in fretta
con decisione. Dici davvero? La Chiesa Riformata Olandese
di qui lo proibisce severamente per i suicidi.
Forse temono di incoraggiare indirettamente a passi inconsulti
chi si trovi in situazioni disperate . . . una specie di deterrente;
. . . ma io non sono daccordo. Quando la vorresti? Stasera
stessa, se credi. Forse, se celebrassi qui nellaia di casa,
verrebbero anche i nostri parenti Riformati. La seppelliremmo domattina
allalba, privatamente
Passai casa per casa da tutti i miei Cristiani, raccomandando di
venire in massa: dovevamo mostrare tutta la nostra solidarietà
e il nostro affetto alla famiglia distrutta dalla vergogna e dal
dolore. Poi preparai laltare più solenne possibile
davanti al pergolato di orchidee.
Vennero tutti, Cattolici e Riformati: lampio cortile era
gremito allinverosimile, eppure regnava un silenzio irreale.
Molti volti erano tesi e chiusi. Mi parve di cogliere espressioni
di disapprovazione nelle occhiate che molti mi lanciarono quando
iniziai la S. Messa. Capii che avrei dovuto giustificare la mia
decisione e man mano che il momento dellomelia si avvicinava,
sentivo una viva, appassionata emozione crescermi dentro. Signore
della vita mi sentii supplicare silenziosamente aiutami
a fargli capire che non cè condanna alcuna nel tuo
cuore per questa bimba che il dolore ha portato alla follia, ma
solo compassione infinita ed infinita tenerezza. Già troppo
ha sofferto sulla terra e ha già pagato troppo: ben merita
il tuo Regno di gioia!
Mai prima avevo trovato la lingua Indonesiana così facile
ed espressiva! Mi fluiva dalle labbra come se mai avessi parlato
altra lingua fin dalla prima infanzia. Ne sentii una profonda gratitudine
al Signore che mi ispirava. Parlai a lungo e con immensa passione
né mi meravigliai quando mi accorsi che la commozione mia
aveva contagiato lassemblea: vidi anche i volti più
arcigni sciogliersi, intenerirsi e rigarsi infine di lacrime. La
messa continuò in unatmosfera di estrema partecipazione
da parte di tutti. Poi ci furono le condoglianze, inaspettatamente
sentite e commosse
e lassemblea si sciolse. Anchio,
dopo aver parlato ancora a lungo con la madre e le sorelle della
scomparsa, mi accinsi a tornare a casa. Era passata la mezzanotte.
Ero già sulla moto e stavo per avviarla, quando un pensiero
subitaneo mi folgorò: Non puoi lasciarle sole!
Ne fui sorpreso, perché non avevo minimamente considerato
lidea di potermi fermare: era come se qualcun altro me la
stesse suggerendo. Restai in forse: non era certamente nelle tradizioni
che il sacerdote si attardasse per tutta la notte con un gruppo
di donne sole, anche se in un momento così tragico. Ancora
mi sentii apostrofare dentro Ma ché, pensi alle convenienze
più che alla disperazione di queste tue figlie? . .
. Insomma, rientrai in casa, dove pareva che nessuno avesse intenzione
di andare a dormire: Faccio la veglia con voi. Parlammo,
pregammo, piangemmo perfino un po insieme, fin che non fiorì
lalba, sgretolando loppressione della tenebra. Aiutai
a organizzare le ultime esequie e a sepoltura compiuta, mi congedai
e andai finalmente a riposarmi un poco. Da quel giorno notai che
la più piccola delle sorelle quella che era corsa
a notificarmi il fattaccio mi cercava continuamente e amava
stare con me il più a lungo possibile; spesso coglievo nei
suoi occhi una nuova tenerezza, mista a gratitudine, come una gazzellina
ferita che fosse stata liberata da un laccio mortale ... E fu così
per tutto lanno che rimasi ancora alla missione.
Poi venne il giorno del mio ritorno in Italia: lasciavo lIndonesia
definitivamente, per ritornare poi nella mia prima missione, in
Africa. Arrivato allaeroporto di Medan, trovai alcune famiglie,
insieme con i capi della cristianità, in attesa per darmi
lestremo saluto. Si era tutti un po tristi e commossi,
e ci attardammo a chiacchierare nella sala daspetto. Fu solo
pochi minuti prima dellultima chiamata per limbarco
che notai la mia piccola amica nel grande atrio dellaeroporto,
tutta sola in disparte, timida e triste. La raggiunsi subito: aveva
gli occhi gonfi di pianto e non rispose alle mie domande. Tolse
una busta chiusa dalla tasca del giubbino e sussurrò tutto
dun fiato: Non aprirla qui; devi leggerla quando sarai
solo sullaereo. Grazie, e . . . ti voglio bene!, e si
dileguò rapida, trattenendo a stento le lacrime. Sentii anchio
un nodo alla gola, ma seppi dominarmi.
Una volta sistemato sullaereo, aprii la busta. Papà,
. . . permettimi di chiamarti così, perché tu mi sei
stato padre due volte: la prima, quando mi hai battezzato, facendomi
figlia di Dio; la seconda, lanno scorso, quando mi salvasti
la vita. Certamente ricordi quando, dopo la S. Messa che celebrasti
per mia sorella, eri rimasto per qualche tempo a parlare con noi
sorelle e con mamma . . . Io pregavo Dio nel mio cuore perché
tu non te ne andassi mai: ero sconvolta e terrorizzata, ma non potevo
dire nulla. Pregavo solo in segreto . . . e quando ti accomiatasti
e ti vidi salire sulla moto mi sentii morire!
Il fatto è che avevo scoperto che mamma aveva deciso di
suicidarsi e mi aveva fatto giurare che non avrei detto nulla a
nessuno. Con estrema incoscienza, le avevo detto che mi sarei suicidata
anchio con lei: dovevamo farlo prima dellalba, quando
le altre si sarebbero assopite. Mamma aveva già preparato
le corde: perdonaci, padre, perché come disse Gesù
sulla croce - non capivamo quello che facevamo.
Io mi sentivo impazzire di paura, ma non mi sarei più potuta
tirare indietro . . . e poi, non volevo vivere senza mamma! Quando
riapristi la porta per rientrare, io non vidi te, ma Gesù,
nel vano della porta: Sono venuto a passare la nottata con
voi. . . e mi si sciolse il cuore! Gesù è
venuto a salvarmi - mi dissi - e a salvare mamma. E infatti
forse ricorderai a un tratto mamma mi chiamò
in cucina col pretesto del tè. Mi abbracciò forte
forte, e mi sussurrò allorecchio: Non possiamo
farlo, piccola mia: Dio non vuole . . ..
Laereo scivolava leggero su un tappeto di batuffoli bianchi.
Guardai giù: a tratti, tra una nuvola a laltra, scintillava
lo smeraldo degli atolli. Strizzai locchio al mio Dio, come
faccio talvolta, quando mi sento particolarmente esilarato: E
che Dio della vita saresti, se no? E il bello è che basta
che uno ti porga lorecchio per un attimo, e perfino lui diventa
strumento e sorgente di vita. Grazie, capo, sei grande! .
. . e mi cantava il cuore, più forte del rombo dei motori.
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