Che ora, che cielo, che stanza,la radio, i pennelli, la pennainvischiata di noia: ti ascolto
(donna) qui, nonpenso a Livorno, ho un uomo
alto e leggerocon la duemila, sfioro i palazzinel sole.qui,i pittori dei fossi alzano un
fischio,qui è un cimitero, donna,di mare.Le barche sono ipotesi,ondeggianocome flosce mammelle:che ora, che mare, che stanza.
V
Quei cieli hai perdutoquei cielihai perduto.Quei cieli, quei cieliliberi dalla pauraquei cielihai perdutoUna torre, ricordi,nera,una reteimpigliò le tue ali,la paura, la pauradella terraLa paura,la morte che ora ti resta,quialla stazione degli uomini,quisulla terra.Quei cieli, quei cieliquei cielihai perdutoquialla stazione nera
(nota : l'avere scelto, da questo volume, solo
alcuni brani e non altri, non esprime un giudizio critico ma risponde
a mere esigenze di spazio)