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Osvaldo Peruzzi

 

 

 

 

 Pochi giorni fa si è spento, a Livorno, il noto pittore futurista Osvaldo Peruzzi. La Ballata aveva dedicato al Maestro una copertina ed un servizio nel settembre 1998.  Ne riproponiamo i contenuti in ricordo dell'artista.

 

 La storia pittorica di Osvaldo Peruzzi comincia a Milano nel 1930. L'incontro con Munari, Prampolini e Fillia lo iniziano all'avventura futurista e ne tracciano l'impianto e il disegno artistico.
Per tutta la lunga durata della sua carriera, peraltro non ancora esaurita, Peruzzi si attiene a questa formazione ideologica, indossando appieno il vestito futurista. Il movimento e il dinamismo, il rifiuto del passato, un dichiarato giovanilismo ottimista sono gli elementi di base della nuova filosofia. Il nostro non viene mai meno al suo credo, né tradisce stanchezza o perplessità, ma continua ad esaminare per tutto l'arco della sua produzione "ogni azione che si sviluppa nello spazio" come energia e substrato di costante rinnovamento.
Sono comunque i grandi rivolgimenti della tecnica, le grandi invenzioni a costituire l'ossatura delle sue composizioni pittoriche, che diventano temi di interesse artistico nel gioco scattante di luci e colori in quella pulizia geometrica in cui lui stesso dichiara il bisogno insopprimibile nel suo Manifesto futurista del 1941. In tutta la sua produzione si assiste al fermento creativo legato a costanti impulsi verso il nuovo e al capovolgimento di vecchi sistemi nella ricerca di una diversa valutazione della vita e del mondo.
Ed è un continuo scoprire la gioia di vivere che si legge nelle tele di Peruzzi, questo suo adeguarsi al quotidiano con uno spirito sempre attento, ma altresì portato ad una visione ottimistica. Così nascono le sue famose tele che si ispirano alla visione aerea, con una chiara intonazione lirica. Accanto allo scatto della macchina rigidamente legata a scemi, coesiste l’infuocato globo del sole che spacca la vista, ma che distribuisce energia: “Splendore geometrico aero terrestre”, 1932.
C’è dunque una commistione di temi che si dispongono sulla tela in ordine rigoroso e non permettono a elementi perturbativi di immischiarsi e di rompere la soavità lirica dei suoi dipinti. Colore e rigorismo geometrico, simultaneità e compenetrazione di immagini fino a raggiungere in un cromatismo, in assenza di sbavature, un contenuto di forte carica emozionale. L’artista c’è. Si espone ogni volta che porta un dipinto a compimento, si sottopone al giudizio degli altri in assoluta consapevolezza di regalare un qualcosa di sé, a livello di linguaggio, ma forse ancor più a livello di comportamento. Così la sua avventura futurista che continua nonostante la decretata morte del futurismo con la scomparsa di Marinetti, firma opere prestigiose che iniziano con i pastelli degli anni ’30 “Re del jazz” e scattano precisi e simultanei a scandire le note del tempo. Nessun momento della vita di questo secolo, di cui Peruzzi è attento osservatore, viene ignorato. Ora sono le donne del cinema, ora le immagini del lavoro in vetreria, ora le suggestioni di passaggi aerei, ora sottili vibrazioni emozionali distillate in paesaggi, a dichiarare la sua incredibile giovinezza spirituale e l’energia creativa con le quali l’artista continua a indagare nel passato, sondare il contemporaneo per proporsi al futuro. Peruzzi continua quindi a regalare storie che alla vita dell’uomo, al suo rapido e incessante passaggio nella fretta di superamento di azioni ed eventi, s’ispira, trasferendo il suo innegabile bisogno ins empre nuove esperienze cromatiche il cui sotteso assunto è la determinata volontà di ridurre il molto o il tutto in sintesi. Quella sintesi di cui durante tutto il suo iter artistico, nel riflettere il rapido susseguirsi di azioni ed eventi, Peruzzi, nel rispetto della simultaneità, ha subito sua sponte l’incontrastato fascino.

G. Matthieu

 

OSVALDO PERUZZI nasce a Milano il 25 Maggio 1907. La sua innata sensibilità artistica ha modo di maturarsi agli inizi degli anni '30 quando frequenta il Politecnico e conosce i futuristi Munari, Prampolini e Fillia. Laureatosi in Ingegneria nel 1932, si sente maturo per aderire al movimento guidato da Marinetti, del quale diviene subito amico. Inizia così anche per lui la grande avventura futurista con la partecipazione a tutte le più importanti iniziative. Nel 1933 è a Firenze alla mostra di Palazzo Ferroni e a Milano, alla Galleria Pesarc, per l'omaggio a Boccioni. Nello stesso anno porta il futurismo a Livorno, la città nella quale si era trasferito nel 1932, con una grande mostra collettiva. Viene invitatoi alla Biennale di Venezia del 1934 e alle Quadriennali romane del 1935. Nel 1937 è a Parigi per il padiglione "Italia" all'Expò 37. E' del 1941 il suo manifesto futurista "Plastica dell'essenza individuale" e del settembre dello stesso anno una lunga presentazione di Marinetti della sua opera. La guerra lo chiama nel 1942 sul fronte libico e l'anno seguente viene catturato in Tunisia e internato a Weingarten in USA. La dura esperienza della prigionia non fa venir meno nell'artista la pasisone per l'arte; continuerà infatti a dipingere e ad allestire mostre improvvisate anche in quegli anni. Con la morte di Marinetti avvenuta nel 1944, il movimento futurista, senza più il suo capo, perde consistenza. Continua invece l'attività di quei futuristi che, come Peruzzi, sentono ancora di avere qualcosa da dire. Nel 1955 e nel 1959 è ancora presente alle Quadriennali romane e organizza una sua antologia itinerante che raggiunge i più importanti paesi europei. Nel 1967 aderisce al manifesto "Futurismo Oggi" con Acquaviva, Benedetto, Bruschetti, Crali, Dottori, Marasco ed altri. Negli ultimi anni sono arrivati all'artista livornese significativi riconoscimenti. Nel 1981 è uscita una sua monografia, per i tipi di Scheiwiller di Milano, curata da Marzio Pinottini. Nel 1982 è stato inserito nella sezione futurista della mostra "Anni Trenta" tenutasi a Milano ed è stato invitato con numerose opere a Firenze a Palazzo Strozzi per "Futurismo e Sport". Nel 1993 è presente alla mostra "Andreoni e i futuristi a Milano fra le due guerre" al Palazzo Reale di Milano. Nel 1997 sue opere sono inserite nella grande mostra di Palazzo Ducale a Genova: "Futurismo. I grandi temi 1909-1944":

Luciano Caprile

 

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