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Luiz Nazario De Lima, in arte Ronaldo,
è nato il 22 settembre del 1976 in un quartiere periferico di Rio de
Janeiro chiamato Bento Ribeiro. Terzogenito di una famiglia dalle modeste
risorse finanziarie, inizia a giocare a calcio fin dalla più tenera età,
avendo davanti agli occhi i miti della nazionale brasiliana di allora, fa
i quali spiccava Zico, divenuto per il giovane calciatore in breve tempo
un vero e proprio idolo e un esempio da imitare.
Fattosi le ossa sui campetti di quartiere e avendo consumato le scarpe in
assidue partitelle giocate sui marciapiedi della città, Ronaldo accede
finalmente ad una vera squadra, seppur di calcetto, il Tennis Club
Valqueire. L'allenatore, però, ancora ben lontano dall'intuirne le
potenzialità, lascia il ragazzo in panchina e, quel che è ancora più
grave, gli assegna il ruolo di portiere. Durante gli allenamenti, però,
la vena geniale del campione comincia a farsi luce. Difficile sfuggire al
fascino dei suoi palleggi e delle rapide incursioni palla al piede che
Ronny è in grado di effettuare durante le innocue partitelle fra compagni
di squadra, in cui ha modo anche di uscire dalla porta. Ben presto,
quindi, comincia ad essere usato anche in attacco, naturalmente con ottimi
risultati.
Così, tra una partita e l'altra, il suo nome comincia a farsi strada,
seppur a livello amatoriale, finchè non giunge alle orecchie di un
osservatore del Social Ramos, una squadra un poco più importante di
quella in cui militava in quel momento. Ma si tratta ancora una volta di
giocare al chiuso, in piccoli campi per dilettanti o in tornei "a
sette". Certo, Ronny ha solo tredici anni ma il campo "a
undici" non è assolutamente troppo grande per lui e lo dimostra
presto, quando viene cioè chiamato dal Sao Cristovao, finalmente un club
vero e proprio. Le aspettative non saranno deluse: l'anno successivo,
infatti, diventa capocannoniere nel campionato del girone.
I procuratori del Brasile under 17 aguzzano subito gli occhi e raddrizzano
le orecchie, fiutando nel giovane un piccolo talento in erba. E infatti si
assicurano il suo "cartellino" per 7.500 dollari. Insomma, Ronny
si ritaglia un posto al sole nella Nazionale giovanile, diventando un
protagonista del campionato sudamericano in Colombia. I procuratori lo
promuovono e gli trovano una collocazione migliore: al prezzo di 50.000
dollari, viene trasferito al Cruzeiro di Belo Horizonte. A soli
diciassette anni, dunque, nel dicembre del '93, Ronaldo realizza il Grande
Sogno: è convocato dalla nazionale maggiore, la leggendaria Selecao
verdeoro. Il calcio inizia a diventare la sua professione, il Brasile
comincia ad andare in fibrillazione per lui e in un batter d'occhi si
ritrova tutti gli occhi della nazione puntati su di lui.
Nel 1994 viene convocato ai Mondiali, gli stessi che vedranno l'Italia
sconfitta ai rigori proprio dai verdeoro. Finita in gloria la storia del
Mondiale, inizia l'avventura europea, sbarcando prima al Psv Eindhoven (e
diventando capocannoniere del campionato olandese), e poi all'Inter,
grazie soprattutto alle sollecitazioni del presidente Massimo Moratti.
Già in Olanda però il campione aveva denunciato una serie di problemi al
ginocchio. Dopo una serie di controlli, gli viene riscontrata un'apofisite
tibiale che lo costringe ad un riposo forzato e che sarà fonte di forti
disagi e di un notevole rallentamento della sua carriera.
Nel 1996, ad esempio, si giocavano le Olimpiadi di Atlanta, un evento che
il giocatore rischiava di perdere proprio a causa del ginocchio. Si
sottopone quindi ad estenuanti sedute di fisioterapia con quello che
diventerà il suo terapista di fiducia, il dott. Petrone. Ripresosi dai
dolori, affronta con coraggio le Olimpiadi, che comunque gli fruttano,
grazie alle sue prestazioni, l'ingaggio al Barcellona. A quel tempo,
tuttavia, anche l'Inter si era già interessato del "Fenomeno",
ma poi la società aveva desistito a causa dell'eccessivo costo
dell'ingaggio.
La cessione a Barcellona, a dirla tutta, avvenne comunque col consenso
entusiasta di Ronaldo anche perché tornato nella sua squadra per
affrontare la Coppa d'Olanda, ricevette dall'allenatore lo
"sfregio" di esser lasciato in panchina. Conquista così il
titolo di capocannoniere nel campionato spagnolo, vince la Coppa delle
Coppe e, sulla base di promesse formulate in tempi non sospetti, attende
un meritato aumento dell'ingaggio. Ciò non avviene e, con il numero
dieci, Ronaldo finalmente approda all'Inter. Ed è proprio a Milano che i
tifosi gli appioppano l'appellativo di "Fenomeno".
Sempre nella squadra milanese conquista la Scarpa d'Oro quale miglior
bomber di tutti i campionati europei nel '97, poi il prestigioso Pallone
d'Oro assegnatogli dalla rivista France Football e quindi ancora il Fifa
World Player. Sul piano sentimentale, invece, i rotocalchi riportano tutti
i particolari della sua love story con la modella Susana, presto
ribattezzata "Ronaldinha". Dopo una stagione così
straordinaria, c'è il Mondiale di Francia del '98 ad attendere il
campione. E qui cominciano i seri problemi a cui Ronny è andato incontro
negli anni successivi. Già durante il campionato mondiale lo si è visto
un po' appannato, ma durante la finale è proprio irriconoscibile. Gioca
male e in modo svogliato, non è incisivo nè inventivo. Al ritorno in
Italia, poi, le telecamere lo inquadrano scendere la scaletta dell'aereo
zoppicante e barcollante. E' palese che il Fenomeno si sente male e non è
in gran forma, come poi avrà modo di confessare lui stesso davanti ai
microfoni. Intanto, finisce anche la sua relazione con Susana e si fidanza
con Milene.
All'Inter, inoltre, sbarca un nuovo allenatore, Marcello Lippi,
con in quale si crea subito della ruggine. Basti dire nel debutto in
campionato, Ronny è lasciato in panchina, con gran sconcerto di tifosi e
appassionati. L'epilogo di questa serie di sventure è rappresentato dalla
rottura del tendine rotuleo durante la partita Inter-Lecce del 21 novembre
1999. Si profila un'operazione a Parigi e almeno quattro mesi previsti per
il ritorno in campo. Intanto, Ronaldo sposa Milene da cui aspetta un
bambino. Rimessosi dall'incidente al tendine, per Ronaldo le sfortune non
sono finite qui. E' solo l'aprile successivo quando, durante la partita
tra Lazio e Inter, valida per la finale di Coppa Italia, pur entrando in
campo per soli venti minuti come prescrivono i medici, subisce la rottura
completa del tendine rotuleo del ginocchio destro. Il giorno dopo, Ronaldo
è sottoposto ad una seconda operazione per ricostruire il tendine. Dopo
altri due anni di sofferenze, terapie, false riprese e partenze, il
Fenomeno torna a calcare i campi di calcio e a calzare i tacchetti, con
grande gioia dei tifosi interisti. Ma non è tutto oro quello che luccica.
In mezzo, ci sono ancora i campionati mondiali di Tokio e le sotterranee
tensioni presenti nel club neroazzurro, tante e tali che, Ronaldo, in
conclusione dell'avventura giapponese che lo ha visto trionfatore (il
Brasile vinse il campionato), deciderà di abbandonare la squadra milanese
a cui deve tanto per accettare un ingaggio dal Real Madrid, suscitando un
gran polverone mediatico e la delusione di tantissimi tifosi.
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