La leggenda del "dream catcher (l'acchiappasogni)" nella tradizione Cheyenne
 

Tanto tempo fa, in un villaggio Cheyenne, viveva un bimba chiamata Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse a sua madre, Ultimo Sospiro Della Sera, "Quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finché non arrivi tu, leggera come il vento, per cacciarlo via. Io ti sento, ma non capisco che cosa sia tutto questo!". Con grande amore materno Ultimo Sospiro Della Sera rassicurò la piccola impaurita "Le cose che vedi di notte si chiamano Sogni e il volatile nero che arriva è soltanto un' ombra che viene a salvarti!". "Ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche, che sono buone …" Allora la saggia madre, che in cuor suo sapeva che sarebbe stato ingiusto chiudere la porta all'orecchio interiore, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte. Poi diede all'oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bimba, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli. Ultimo Sospiro Della Sera costruì tanti "dream catchers" e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio Cheyenne. Man mano che i bimbi crescevano, arricchivano le loro reti con oggetti a loro cari e il potere magico dell'oggetto cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro… Ogni Cheyenne conserva il suo acchiappa sogni per tutta la vita, come amuleto portatore di forza e saggezza.

La leggenda del "dream catcher (l'acchiappasogni)" nella tradizione  Lakota

In un tempo lontano un vecchio stregone si trovava sulla cima di una montagna quando ebbe una visione: Iktome, grande maestro di saggezza, gli apparve sotto forma di ragno e gli parlò in una lingua sacra. Parlò al vecchio lakota dei cicli della vita, di come iniziamo a vivere da bambini passando dall’infanzia all’età adulta, e alla fine diventiamo vecchi e qualcuno si prende cura di noi come se fossimo diventati un’altra volta bambini, così si completa il ciclo.
Mentre parlava, il ragno prese all’anziano un cerchio che aveva con lui, era un cerchio di salice al quale erano attaccate delle piume e delle crine di cavallo abbellite da perline. Prese il cerchio e iniziò a tessere una tela all’interno, mentre tesseva continuava a parlare dicendo: “in ogni periodo della vita vi sono molte forze, alcune buone e altre cattive, se ascolterai le forze buone queste ti guideranno nella giusta direzione, ma se ascolterai quelle cattive andrai nella direzione sbagliata e questo potrebbe danneggiarti.
Mentre il ragno parlava continuava a tessere nel cerchio la sua tela e quando finì diede all’anziano il cerchio con la rete e disse: “la ragnatela è un cerchio perfetto con un buco nel centro, utilizzala per aiutare il tuo popolo a raggiungere i suoi obiettivi, facendo buon uso delle idee, dei sogni e delle visioni. Se crederete nel Grande Spirito, la rete tratterrà le vostre visioni buone, mentre quelle cattive se ne andranno attraverso il foro centrale”.
L’anziano stregone raccontò in seguito questa visione alla sua gente e da allora i Lakota ritengono l’acchiappasogni un oggetto sacro e lo appendono all’entrata dei loro tepee per filtrare i sogni e le visioni. Quelli buoni sono catturati nella rete e quelli maligni scivolando nel buco centrale e se ne vanno per sempre.


La leggenda del Dreamcatcher (l'acchiappasogni)nella tradizione Chippewa
 

Un ragno stava tranquillamente tessendo la tela nel suo angolo, vicino al luogo dove Nokomis, la nonna, solitamente dormiva. Ogni giorno Nokomis guardava il ragno al lavoro, intento a tessere la sua ragnatela. Un giorno, mentre lo osservava, entrò suo nipote: "Nokomis-iya!" gridò il ragazzo, guardando il ragno. Fece un balzo, prese una scarpa e si lanciò verso di lui. "No-keegwa", sussurrò la vecchia, "non ucciderlo." "Nokomis, perché proteggi il ragno?" chiese il giovane ragazzo. La vecchia sorrise ma non rispose. Quando il ragazzo si fu allontanato, il ragno si avvicinò alla vecchia donna e la ringraziò per avergli salvato la vita. Le disse: "Per molti giorni mi hai osservato mentre tessevo e facevo oscillare la mia tela, hai ammirato il mio lavoro. Poiché mi hai salvato la vita, ti offrirò un dono in cambio." Sorrise con quel sorriso speciale che hanno i ragni e si allontanò, tessendo mentre si muoveva. Subito la luna si avvicinò gentilmente alla finestra e illuminò la rete con un magico raggio argentato. "Vedi come sto tessendo?" disse il ragno "Guarda e impara, ogni rete catturerà i brutti sogni. Solo i sogni buoni passeranno dal piccolo buco centrale, questo è il mio dono per te. Usalo per ricordare soltanto i bei sogni, quelli cattivi rimarranno senza speranza impigliati nella tela."

 

La leggenda della donna bufalo bianco

Tanto tempo fa il consiglio dei sette fuochi sacri (le sette tribù che formano la nazione dei Lakota) si riunì per l’ennesima volta poiché in giro vi era molta desolazione, i bambini morivano di fame, non si riusciva a trovare della carne fresca. Molti saggi anziani pensavano che il Grande Spirito si fosse arrabbiato col popolo Lakota e che quindi non mandava più cacciagione per loro. Il Grande Spirito decise, quindi, di inviare due esploratori del clan del lupo (in ogni tribù vi sono diversi clan con nomi di animali, dai quali traggono le virtù fondamentali, in questo caso i lupi per la loro conoscenza dei territori, per la loro vista e per la loro abilità nel cacciare). I due esploratori si incamminarono e dopo una intera giornata di marcia, stanchi e affamati scorsero all’orizzonte un puntino e mano a mano che si avvicinava videro che era una persona, una donna bellissima, avvolta in una pelliccia di bufalo bianco. Il primo, vedendola, si avvicinò e provò a toccarla, a baciarla, a portarsela sotto le sue coperte, ed allora ella lo toccò e lo tramutò in polvere. Il secondo capì che si trovava di fronte a qualcosa di sacro, si inginocchiò e dimostrò massimo rispetto per quella creatura divina. Ella disse con voce maestosa, che sicuramente non apparteneva al suo corpo fisico, “và, raggiungi il tuo villaggio, dì al capo che sto portando cose buone per la tua gente, digli di erigere una capanna di 24 pali e di renderla sacra per il mio arrivo”. Il giovane tornò di corsa al villaggio e riferì l’accaduto. La gente cosi fece e dopo quattro giorni la donna arrivò portando in mano un involto, ella entrò nella capanna sacra facendone il giro nel senso del sole, il capo Corno Vuoto Eretto le disse, “sorella siamo contenti che tu sia venuta ad istruirci”. Ella disse che al centro della tenda dovevano preparare un altare fatto di terra rossa e con un teschio di bufalo. Dopodichè scoprì l’involto. Questo conteneva il Chanunpa, la sacra pipa. La alzò mostrandola a tutti tenendo con la mano destra il cannello e con la sinistra il fornello (ed è da allora che la pipa si fuma in questo modo). Il capo, allora, disse che avevano bisogno di carne perché erano molto affamati, porgendole un sacchetto con dell’erba profumata sciolta in acqua (ancora oggi si utilizza quando si vuole purificare una persona). A questo punto la donna prese la pipa e la riempì con il chan-shasha (il tabacco sacro che è fatto con la corteccia di salice rosso), e camminò intorno alla tenda per quattro volte. Poi prese un tizzone, accese la pipa e disse loro: “Il fumo che esce da essa è il respiro di Tunkashila, l’Antenato Misterioso, usatela ogni volta che pregate, ogni volta che volete parlare con il Grande Spirito, ogni volta che dovrete fare qualcosa di sacro”. Proferite queste parole la gente la vide andarsene nella stessa direzione dalla quale era venuta, si fermò si rotolò quattro volte, la prima volta si trasformò in un bufalo nero, la seconda in uno marrone , la terza in uno rosso e la quarta in una bianca vitella (un bufalo bianco è l’animale più sacro per i Lakota). Appena sparì dalla stessa direzione vennero enormi, infinite mandrie di bisonti, e da quel giorno i Lakota hanno vissuto con loro, venerandoli come qualcosa di sacro, usando la loro carne per sfamare i bambini, le loro pelli per vestirsi, i loro tendini per fare corde, le loro ossa per fare utensili e il loro cranio per farne un altare.

Pocahontas,la principessa Indiana

Il capo dei coloni della Virginia,era john Smith,un avventuriero e un
vero campione a raccontare storie.
Una delle leggende che si trovano ancora oggi su qualche libro di storia
e di racconti,si deve a lui,anche se si dubita sulla sua liberazione
dovuta alla favorita del Re Turco e di quella dovuta, alla principessa
Pocahontas.
Secondo la leggenda,nelle sue annotazioni,ammise che con pochi uomini
aveva assalito un villaggio di Indiani.
Per questo, sembra che egli fu preso dagli Indiani e portato da Powhatan,
il quale fece portare due pesanti massi, con diversi indiani già pronti
a rompergli le ossa con le clave.
Ad un tratto ,la principessa tredicenne Pocahontas, figlia del capo ,
indiano ,si gettò ai piedi del padre, implorando la grazia del bianco e
Powhatan, rimasto impressionato dalla figlia che si gettò sul prigioniero
con il proprio corpo, fece la grazia a John Smith, che due giorni dopo
concluse un patto di amicizia con lui.
Sul modo di agire della principessa indiana, si sono avanzate diverse
congetture,alcuni dicono che essa si sarebbe innamorata dell'avventuriero
altri invece pensarono che il tutto, fosse stato uno stratagemma ordito
da Powathan e da sua figlia,ma nessuna storia reggeva.
Oggi si ritiene che John Smith ,abbia semplicemente inventato tutta la
storia,si nota inoltre la somiglianza fra due storie,il suo salvataggio
in Turchia e questo di Pocahontas,in entrambe le storie furono donne
altolocate a salvarlo.
Frattanto però, la principessa in un primo tempo ignorata, era morta in
Inghilterra e la sua morte aveva provocato grande emozione in tutto il
paese.
L'astuto Smith ,pensò che il suo libro si sarebbe assicurato maggior
successo, se nella vicenda avesse dato un ruolo più consistente alla
principessa indiana, di cui tanto si parlava.
Fra quelli che accompagnavano il governatore, c'era John Rolfe,che
conobbe la principessa Pocahontas e decise di sposarla e il capo Powhatan,
a cui premeva di essere in buoni rapporti con i bianchi, diede il suo
consenso.
Quando la principessa si fece battezzare con il nome di Rebecca, nemmeno
il governatore ebbe più nulla in contrario.
Il 10 aprile 1613 nella chiesa di legno di Jamestown,la coppia fu unita
in matrimonio.
Ma questa seconda felicità coniugale di John Rolfe ,che era già rimasto
vedovo a 25 anni, non durò a lungo.
Nel 1616 portò in Inghilterra la sua giovane moglie e il figlioletto,
dove si fermò per tre anni.
Qui Rolfe cadde in disgrazia per colpa della società e del re Giacomo ,che
fece eseguire un'inchiesta per stabilire se il suo matrimonio con
l'indiana, non costituisse alto tradimento, Rolfe potè sfuggire ad un
processo solo rinunciando per se e il figlioletto ,a tutti i diritti sul
trono di Powhatan.
Mentre Rolfe attendeva di tornare in America ,Pocahontas fu
improvvisamente colpita da febbre e morì nel giro di pochi giorni.
Su questa morte si parlò perfino di delitto,ma tutto quello che si sa
sul corso della sua malattia, indica che la principessa fu vittima della
turbercolosi.
Ne era rimasta contagiata e visto che il suo fisico non aveva gli
anticorpi adeguati, perchè la turbercolosi non era conosciuta dagli
Indiani,la malattia aveva potuto fare il suo corso molto velocemente.
Jhon smith non fece altro che sfruttare la commozione generale quando,
scrivendo la Storia Universale Della Virginia,raccontò di essere stato
salvato dalla principessa.
Rolfe tornò in Virginia con il figlioletto, ma tre anni più tardi essi
morirono nello stesso giorno, sotto i colpi di clava dei conterranei
di Pocahontas.

(Dal libro"l'Ovest Selvaggio" )

 

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