Alnus glutinosa L.
Ontano - Fam. Betulacee

Sarà per l’origine celtica del nome AInus (da al han, che vuol dire vicino all’acqua), sarà perché le palificazioni sulle quali poggiavano le palafitte erano di ontano nero, sarà per il lussureggiante e selvatico sottobosco paludoso, fatto sta che l’entrare faticoso e circospetto — per le insidie di un terreno molle e fangoso — nell’ombra cupa di un ontaneto equivale a una fantastica regressione nel tempo. L’immaginazione corre appunto al mondo preromano, addirittura alla preistoria, quando le acque soggette alla sola legge di gravità solcavano libere la pianura e cercavano faticosamente tra laghi, stagni e paludi la via del mare. Bordavano quelle acque, in ambiente già terrestre, ma ancora impregnato di acqua, le formazioni a ontano nero, molto simili a quelle attuali...

Gli ontaneti del presente formano boschetti di dimensioni ridotte. Sono relativamente frequenti presso i fiumi o, in genere, lungo i corsi d’acqua. Talvolta la loro disposizione in forma lunga e stretta, ad andamento arcuato, segna i resti di un vecchio meandro fluviale giunto agli stadi finali del processo di interramento. Altre volte occupano aree umide più o meno paludose causate dallo spandimento di corsi d’acqua con scarsa manutenzione: evento non raro, che può anche verificarsi ai margini delle periferie cittadine. Altre volte ancora gli ontaneti si installano alla base dei terrazzi fluviali, ove si accumulano le acque provenienti dalle falde idriche tagliate dalla scarpata di terrazzo.

testo tratto da: "La pianura Padana" - Ist.G. de Agostini

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