Lo stile barocco trova in Sicilia, quantunque in ritardo rispetto al resto d'Italia, le giuste condizioni per esplodere in maniera brillante e scenografica.

All'inizio del 700 sotto l'urto delle suggestioni borrominiane, quindi romane, importate dal Guarini, e di non spenti gusti mudejar, si fa avanti un capriccioso, ma non volgare pittoricismo. Da un lato sotto l'effetto dell'ancora viva influenza spagnola vi è il cosiddetto churriguerismo che prende piede soprattutto nell'area orientale, dall'altro, grazie ad artisti provenienti dall'Europa del nord, vi è il rococò, che si manifesta invece nell'area centro occidentale.

Quest'ultimo è, senza dubbio, il caso di Guglielmo Borremans, nativo di Anversa e operante anche a Napoli.

Chiese tardocinquecentesche ad unica sala con cappelle poco profonde, come quella di San Vincenzo Ferreri a Nicosia, o importanti cattedrali come quella di Caltanissetta, vengono affidate all'estro di questo grande pittore fiammingo con risultati sempre brillanti.

Gli affreschi, quasi sempre delle volte, si distinguono per sobrietà di linguaggio ed equilibrata organizzazione della composizione animando con cadenza e misura l'interno del volume architettonico.

A parte le tele custodite in musei e chiese per tutta la Sicilia, notevoli sono gli affreschi realizzati per la Basilica di Santa Maria Assunta ad Alcamo, per la Chiesa delle Anime Sante ad Enna, per la Chiesa di San Giuseppe a Leonforte, per la Chiesa dell'Assunta e di San Giuseppe dei Teatini a Palermo.

La sua figura è da accostare, per importanza e qualità a quella del grande plasticatore siciliano, operante anche fuori Italia, Giacomo Serpotta.

Ambedue facevano parte di quella schiera di artisti ai quali gli architetti a cavallo fra sei e settecento spesso si affidavano per dare maggiore lucentezza ai loro interni.