"Come in questa isola del Mediterraneo una luminosa giornata di dicembre unisce insieme la forza dei colori autunnali, la frizzante aria d'inverno e la radiosa allegria primaverile, così l'arte di Carnalivari sa ancora di orientale, molto di spagnolo, e già di italiano."

In questa frase di Calandra è racchiusa l’importanza dell’opera di Matteo Carnalivari in Sicilia. L’architetto che ha segnato il passaggio al rinascimento italiano.

Nel Gennaio del 1490 carnalivari s' impegna ad edificare per conto di Francesco Abatellis, maestro portolano del regno di Sicilia, e tre volte Pretore di Palermo, un palazzo per civile abitazione nel quartiere della Kalsa a Palermo.

Francesco Abatellis, di origine lucchese, voleva erigere questo palazzo non come "luogo di lavoro", ma come dimora, come accenna anche la lapide posta all'ingresso: " sibi et Elionorae Solerae Barchinionensi coniugi deliciis", con la quale voleva proclamare la scelta dell'ozio e del riposo con l'amabile moglie spagnola dopo le fatiche della guerra.

Il palazzo doveva stampare chiaro l'impressum di chi lo avrebbe abitato ed il suo potere doveva essere denunciato apertamente alla città. Si stabiliva nell’incarico che Carnalivari si servisse di dodici " fabricatores".

Tra questi Juan Casada, intagliatore majorchino, a cui veniva dato incarico di intagliare tutte le finestre " ad duas columnas", cioè trifore.

E sono proprio le finestre, come anche i cornicioni marcati, i torrioni merlati aggettanti su archetti pensili trilobati a fare assomigliare stilisticamente il palazzo alla Loggia di Valencia e il suo bel cortile con doppio loggiato alle coeve case spagnole.

Il palazzo è a pianta quadrata, con corte interna su un lato della quale prospetta un loggiato a doppia altezza . Il loggiato è sorretto da esili colonne ed archi ribassati al piano terra e a tutto sesto al piano superiore.

Il prospetto è racchiuso tra le due torri, di cui quella di sinistra mai completata, che inquadrano il secondo ordine e l'intero palazzo. Nel primo ordine spicca il portale, pare addirittura importato per intero dalla Spagna, che mostra una composizione di telai e bastoni intrecciati, che ripetuti in fuga prospettica, sono inquadrati da quello più esterno legato saldamente dal cordone francescano.

Ai due lati le lapidi e sopra i tre rombi alla maniera aragonese. Il bellissimo portale introduce in un andito ad arco ribassato, attraverso il quale, si entra nel cortile sul cui fondo un altro bel portale sempre ad arco ribassato. Questa assialità è interrotta bruscamente dalla doppia loggia sulla destra che indica il percorso da compiere verso il sistema scala - sala nobile. Nel secondo ordine le cinque finestre trifore rettangolari, gotico-fiammeggianti, composte da tre archetti ogivali traforati poggianti su esili colonnine, intagliate dal majorchino Casada. Il palazzo, alla morte degli Abatellis, veniva adibito a Monastero femminile fino al 1866. Per questo motivo subì moltissimi rifacimenti che ne deturparono l'aspetto. Attualmente, dopo il restauro di Carlo Scarpa, è Galleria nazionale.