L’anno scorso la provincia di Enna e quella di Burgos hanno concluso un interessante partenariato volto a promuovere gli scambi economici e sociali per favorire la crescita delle piccole e medie imprese, del turismo e la valorizzazione del patrimonio culturale.

Le due provincie, in effetti, sono legate da parecchi secoli da una comune koinè e questo protocollo d’intesa potrebbe davvero essere anche un ottimo mezzo di diffusione culturale.

Molti storici riferendosi ai monumenti siciliani dei secoli che vanno dal XV al XVII, hanno parlato di gotico catalano, qualcuno si è spinto finanche a parlare di “barocco catalano”, mai esistito neanche in Catalogna. In realtà l’influenza del levante spagnolo, della Catalogna in particolare, è stata molto forte fino alla fine del XV secolo. Nella provincia ennese vi sono anche parecchi esempi: la torre della cattedrale di Nicosia, le absidi del Duomo, le torri di San Francesco e di San Giovanni e il Palazzo Pollicarini ad Enna e la torre campanaria del Duomo di Piazza Armerina.

L’influenza levantino-spagnola è stata meno decisa nel secolo dopo, quando dalla Spagna provenivano invece le concezioni creative di architetti e scultori castigliani.

Da Burgos pare provenisse, secondo lo storico Enzo Maganuco, lo scultore soprannominato Manstru Ramunnu, operante per tutta la Sicilia Orientale.

Lo stile proveniente dalla Castiglia agli inizi del 500 era denominato isabellino o “dei re cattolici”, quando era caratterizzato da uno straordinario gusto ornamentale unito a forme tardogotiche fiammeggianti di provenienza tedesca e olandese, oppure plateresco quando a questo straordinario gusto ornamentale si univano invece forme prettamente rinascimentali. Splendidi esempi li abbiamo a Ragusa nelle chiese di Santa Maria delle Scale e San Giorgio il vecchio.

Ad Aidone, nella cinquecentesca Chiesa di San Domenico, ritroviamo, oltre ai temi platereschi delle bugne, quindi castigliani, anche i temi andalusi delle alte lesene e degli importanti elementi architettonici in color giallo ocra accostati al color bianco del resto della costruzione.

Ma una esempio evidente di decorazione castigliana si aveva già a Nicosia nel portale della Chiesa di San Nicolò, ancor prima del 500.

Le ghiere del portale assecondano la curva pacatamente ogivale degradando leggermente verso l’interno. Tutta la decorazione è affidata a temi vegetali di importazione castigliana. Sopra la porta gli stemmi della casa d'Aragona di Sicilia.

Secondo alcuni il portale, probabilmente degli inizi del quattrocento, si inserirebbe nella fluidificazione di rapporti culturali fra la Sicilia e la Puglia. Ma è impossibile non vedervi l'inflessione ispanizzante delle decorazioni che formano una sorta di retablò architettonico.

Nella stessa città un'altro portale, sia pur più modesto ed in peggiori condizioni, fa parte dello stesso filone castigliano, ed è quello della vecchia chiesa di San Francesco.