Non si ha certezza se sui luoghi dove oggi esiste la città, abbiano vissuti i sicani o i siculi. Certo è che i greci hanno chiamato la zona di Sant’Alessio “Arghennon akron”, cioè promontorio d’argento. Tale denominazione si è poi trasformata in argon, agron e agrò. E’ possibile, secondo alcuni storici, che sul luogo dove oggi sorge il castello-cimitero, ci sia stata una fortezza pre-araba. Proprio per il castello l’abitato assunse prima il nome di Fortilicium di Agrò, e poi Forza D’Agrò.

A dir poco spettacolare è il panorama che si gode dal Castello che domina tutta la valle D’agrò ed i paesini rivieraschi dello Jonio. A esso si accede da una porta trilitica, con imposta di disegno arabo con mensoletta di raccordo, poi in uso anche in epoca normanna, sovrastata da un “matacan”, ossia un ballatoio gettapietre, graziosissimo, sorretto da tre archetti, a loro volta sorretti da tre leggere mensole, e tre sottili feritoie in cima.

Per arrivarci ci sono due modi o attraverso una bella arrampicata, ben curata, dal lato opposto al centro abitato, o dal borgo fantasma di Quartarello, sorto attorno alla guardiola del Castello. Qui è consigliabile un giro panoramico, perché il borgo è un vero e proprio museo a cielo aperto dove è possibile vedere le tecniche costruttive medievali tipiche di questa cittadina. I muri sono realizzati su spuntoni di roccia, le stanze hanno i focolari, e le pareti divisorie sono di canne. Sul piano più alto vi è quasi sempre il forno, mentre al piano terra è ricavata una mangiatoia. Insomma un vero e proprio presepe.

All’interno del Castello si respira un’atmosfera di tranquillità. Ci si aggira con grande rispetto per chi vi riposa, tra ruderi risalenti al Conte Ruggero, ed elementi cinquecenteschi come la torre campanaria in laterizi che ancora oggi fa piena mostra di sé, e che appartiene alla Chiesa del Crocifisso, di cui si nota anche l’altare con una croce bianca dipinta su sfondo rosso in un ambiente adiacente. Probabilmente la torre risale al 1595, anno in cui i deputati forzesi restaurarono l’area. Tale data affiora anche nell’architrave dell’ingresso sopraddetto.

In paese è consigliabile passare dalla Chiesa Madre, la cui facciata barocca, si poteva notare anche dalla cima del castello e il cui campanario quattro-cinquecentesco dagli elementi gotico-catalani ci riporta ai molti campanari della Val Demone, tra cui quello di Mistretta. Prima di uscire, infine, non si può non visitare il famigerato portale durazzesco della Chiesa della Triade, che per la sua particolarità merita uno studio a parte.

Cliccare sulle immagini per ingrandirle

 

Portale del Castello di Forza D'Agrò

 

 

 

Campanile della Chiesa del Crocifisso

 

 

 

 

Campanile del Duomo