Anche Francavilla, come altre cittadine della provincia jonica messinese, fu ri-fondata dai normanni. Ri-fondata perchè su questi luoghi vi è già testimonianza innanzitutto di una civiltà greca. I reperti archeologici affiorano di continuo fra via Don Nino Russo e via Liguria e i tracciati di una città greca prendono forma. Poi, secondo lo storico Vito Amico vi è testimonianza anche di una città romana chiamata Camastra, e poi ancora di costruzioni bizantine, forse una cuba bizantina al posto della Chiesa dello Spirito Santo. Certo è che qui che nel XII secolo, in epoca normanna appunto, fu costruito il castello, con dongione quadrato e cisternone, e il Monastero Basiliano di S. Salvatore della Placa. Attorno al primo si andò edificando l'abitato soprattutto nel secolo XV e XVI, mentre il secondo rimane isolato, un ammasso di ruderi fuori città, e difficilmente raggiungibile.

Tutta la Val Demone, dove il rito greco era particolarmente fondato, durante la dominazione bizantina abbondava di monasteri basiliani, come quello di San Salvatore. La professione del rito greco continuò anche sotto la dominazione araba, ma i basiliani furono costretti a nascondersi sulle montagne. Fu proprio grazie all'avvento del Conte Ruggero che questi monasteri poterono risorgere, e gli edifici tutt'ora testimoni di quest'architettura arabo-normanna dal bell'effetto pittorico ottenuto con materiali poveri, sono tutt'oggi numerosi in provincia.

Nel trecento il castello subì modifiche sostanziali da parte dei re aragonesi che lo adattarono alle loro esigenze. Prova ne è la torre pentagonale con cantonale in pietra lavica di cui resta tutt'oggi traccia. Piante del genere, con dongione quadrato da un lato e torre triangolare o poligonale dall'altro le ritroviamo a Montalbano, nel messinese, e nel Castello della Mola, vicino Alicante. Il primo forse, ma il secondo sicuramente dovuto ad Arnao da Villanova.

Nel quattrocento, sempre grazie alle nobili famiglie catalano-aragonesi, l'intero centro abitato sotto il castello, il cosiddetto quartiere Contarado, ebbe un grande sviluppo edilizio, come accadeva peraltro anche a Savoca ed in altri centri jonici montani. In questo secolo si costruiva secondo i canoni costruttivi del tardo gotico catalano.

Il palazzo Contarado, oggi completamente abbandonato sovrasta le altre case in altezza e fa piena mostra di sè col suo bel portale pacatamente ogivale ad ampia raggiera secondo lo stile siculo-catalano e con le due belle finestre, anch'esse ad ampia raggiera e a tutto sesto, con cornice poggiante su arranques. Ambedue direttamente poggianti sulla cornice marcapiano coronata in basso di pietra lavica, come era anche in uso a Taormina.

Esattamente sotto, un'altra casa, ma più modesta, presenta due piccole monofore gotico fiammegianti catalane, un portaletto arabeggiante e una cornice a tutto sesto in pietra lavica, anch'essa catalana.

Elementi catalani si riscontrano nella Chiesa Matrice. Il grande arco trionfale ogivale è sorretto da colonnine incassate con piccolo accenno a capitello, e a quest'altezza corre attorno all'abside una cornice. E' ipotizzabile che la chiesa esistesse ancor prima della fine del secolo XV, come dice la data sul portale principale. Prova ne sono i resti dei pilastri, forse svevi, e degli esili costoloni, appena fuori la chiesa, probabilmente un'altra navata. Del primo 400 è anche il portale laterale a sestacuto. E', daltronde, questo il periodo del grande fervento edilizio che coinvolge il quartiere Contarado.

Un progetto che non si limita alla raccolta di reperti archeologici della città greca ma che prevede anche la realizzazione di un vero e proprio parco archeologico fruibile attraverso percorsi e guide, e un museo all'interno del barocco Palazzo Cagnone, verranno probabilmente ultimati entro il 2006.

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Torre poligonale aragonese del castello

 

 

 

 

Finestra gotico catalana fiammeggiante al n.41 del quartiere Contarado