I catalani vedevano nella Sicilia un approdo strategico per i loro commerci di panni e l'unico punto di rifornimento per il frumento. Fu per questo motivo principalmente che decisero di affiancare validamente Pietro I nella conquista dell'isola.

La Sicilia si trovò così al centro di un'intensa attività commerciale, in particolare della lana, della seta, dei cereali, della canna da zucchero, che vedeva coinvolte molte altre città italiane e diversi paesi stranieri.

Nelle città mercantili siciliane già a cavallo dell’anno 1000 si aprivano strade dritte e larghe per favorire il passaggio delle carrette. Il loro lontano ascendente era il suq arabo, strada e mercato al tempo stesso. Quasi sempre i quartieri erano divisi in corporazioni di artigiani.

Fra le tipologie più in uso nell'architettura di queste città in questo periodo c'era la loggia mercantile.

La loggia dei mercanti era il luogo dove si riunivano i mercanti per definire i prezzi delle merci. Una sorta di attuale “Borsa”. La loggia mercantile si differenziava da quella commerciale, dove invece si vendevano le merci al pubblico, come accadeva probabilmente nella Loggia di Randazzo, accanto alla Chiesa di Santa Maria di impianto svevo.

Era normalmente situata nei punti cardine delle città, vicino ai porti o nei pressi della chiesa madre o ancora del palazzo municipale. In altri casi era situata lungo la strada mercato e prendeva il nome dalla categoria di mercanti (bottari, librai, cestai) o dalla provenienza degli stessi (genovesi, pisani, catalani).

In Sicilia già dal tempo degli arabi si usava svolgere la vita pubblica proteggendosi dentro logge, intese come tipologia architettonica. Erano luoghi sorretti generalmente da archi, senza particolare funzione se non quella di aggregazione, ed erano aperti su uno, due, tre o addirittura quattro lati.

In particolare, a Palermo esistevano i cosidetti "loggi" o "tocchi" (dall'arabo “taq” che significa appunto arco) nel quartiere della Loggia, vicino al porto.

Già dal tempo dei normanni esistevano Logge dei pisani, dei genovesi, degli amalfitani e dei catalani a Messina, Marsala, Caltagirone, Erice, Siracusa, Palermo, Trapani e Mazzara del Vallo.

E', però, dal XIV secolo in poi che le logge mercantili del sud d’Italia venivano realizzate sotto l’influenza stilistica del levante spagnolo.

Con l'avvento della Corona D’Aragona i catalani andavano prendendo, fra alterne vicende, i ruoli degli amalfitani, dei genovesi, dei toscani. Alcune logge venivano cedute ai catalani, e i nomi delle vie e dei quartieri cambiavano assumendo i caratteri spagnoli.

In genere erano dotate al piano terra di alte finestre, chiuse da cancelli di ferro, che si elevavano su un basamento che fungeva anche da sedile per i mercanti. In questo piano c'erano, a seconda dei casi, anche le sedi delle contrattazioni, dei consolati del mare e di altri enti collegati alle attività portuali.

Questa tipologia è una evoluzione della loggia mercantile più modesta aperta su uno, due, tre o quattro lati. E’ probabilmente dall’esigenza di chiudere queste arcate con inferriate, per evitare che venisse rubata la merce, che si giunse all’alta finestra tipica delle logge del levante spagnolo.

A volte c'era il piano superiore, dove c'erano, anche qui a seconda dei casi, altri uffici quali: municipio, banche, tribunali, archivi notarili.

Di tutte le logge mercantili presenti a Palermo fin dall'età normanna, nessuna si è conservata, tranne probabilmente il piano terra di Palazzo Sottile in via Divisi, della prima metà del 400, il quale potrebbe essere individuato come loggia mercantile.

Indica questa funzione la sua posizione nel bel mezzo della vecchia zona mercantile palermitana, nonché l'appartenenza della famiglia Sottile a quel gruppo di mercanti banchieri che affollavano la Palermo di quei tempi.

Anche la sua tipologia architettonica è decisamente simile a quella delle Lonjas della Corona D’Aragona. Lo sono le alte finestre partenti dal basso e l'accostamento delle stesse ai due lati del portale, come nella non più esistente Loggia dei Catalani di Piazza Garraffello a Palermo e come nelle logge spagnole di Valencia e Palma di Majorca.

In piazza Garraffello la Loggia dei Genovesi ci fu sino al 1437. Infatti il 27 febbraio di quell'anno veniva emanato un privilegio, da parte di re Alfonso, con il quale veniva tolta la Loggia ai Genovesi a favore dei Catalani, che prima di allora, già dal 1347, avevano sede in un' altra via non individuabile. I genovesi furono trasferiti di fronte, allo scoperto, su dei gradini che attorniavano una bella fontana tutt’oggi esistente.

La Loggia dei Catalani aveva all’interno una fonte di marmo e un cortile con sedili e alberi di aranci come nella Loggia di Valencia.

Nel prospetto esterno, piegato ad angolo, c’era al centro un portaletto in legno con archivolto inflesso sovrastato da un’edicola marmorea rettangolare con lo stemma reale d’Aragona.

La Loggia dei Catalani fu distrutta nel 1771.

Sulla Loggia di Messina si rimanda all'articolo specifico su questo sito web o all'intera pubblicazione sulle logge spagnole dal titolo "Lonjas de Sicilia", pubblicata in: "La Lonja, un monumento del II para el III milenio" edito dalla "Fundación Valencia Tercer Milenio" e dal "Ajuntamient de Valencia" - Valencia 2000