La Sicilia, grazie alle sue bellezze paesaggistiche e grazie alla sua posizione strategica sia militare che mercantile, è stata nell’arco dei secoli, una terra dove le più svariate culture si sono incontrate. Queste culture si manifestavano in stili architettonici che i siciliani alcune volte hanno accettato passivamente, altre volte hanno adattato al proprio spirito.

Siracusa è, senza dubbio, la città che più di ogni altra manifesta questo susseguirsi di culture diverse, le cui manifestazioni si possono vedere nelle stratificazioni stilistiche in un tessuto urbano di solo un chilometro quadrato, quello di Ortigia.

Chi vi entra, appena oltrepassato uno dei due ponti che congiunge l’isola alla terraferma, ne ha subito una dimostrazione nel tempio greco di Apollo, trasformato in chiesa bizantina prima, in moschea araba poi, in cattedrale normanna ancora dopo e infine utilizzato dagli spagnoli come carcere.

Proseguendo poi per via Roma o Via Maestranza ci si rende conto del grosso contributo alla tipologia architettonica della città dato dagli spagnoli. Siracusa, già sede della Camera Reginale dalla metà del secolo XIV, nel 1437 otteneva l’approvazione di una legge che permetteva a chi volesse costruire o ampliare una nuova abitazione di ottenere l’esproprio. Tale legge favorì la crescita urbana e la realizzazione di tipologie con patio secondo gli schemi usati in Catalogna. Questa legge fu usata più per ampliare che per costruire ex novo. Tanto è vero che quasi tutti i patii non sono mai regolari e risultano, invece, dall’unione di corpi realizzati in diverse epoche. D'altronde avveniva lo stesso anche in Catalogna, nelle Baleari e a Valencia, tranne in qualche raro caso.

La presenza a Siracusa di due grandi architetti di origine spagnola, ma di scuola italiana, come i Vermexio, che univano genialmente forme rinascimentali a forme barocche e poi il terremoto tremendo del 1693 fecero si che moltissime di queste case con patio venissero inglobate dalle strutture barocche, ma un occhio attento riesce ancora a cogliere i tratti gotici o addirittura federiciani ancora più in fondo.

L’opera, anch’essa gotica, degli svevi, è riscontrabile nel palazzo arcivescovile, così come nel bellissimo palazzo Beneventano, ma in maniera superba nel Palazzo Bellomo, sede del museo. Il piano terra, molto ermetico, col suo portale e le sue volte a crociera è un bellissimo esempio di questo stile, mentre il patio e il piano superiore, con le bifore e le bellissime travi lignee, sono decisamente gotico-levantino-spagnoli.

Per concludere non si può non accennare al Duomo, che più di ogni altra costruzione manifesta le stratificazioni stilistiche succedutesi nella città aretusea. Dalle colonne, ancora visibili, greche del tempio originale, alle merlature normanne delle navate laterali, molto simili a quelle presenti nel palermitano, all’abside bizantino, al pavimento aragonese-catalano, alle innumerevoli opere scultoree e pittoriche rinascimentali, tardo rinascimentali e barocche, sino alla stessa facciata maestosa, anch’essa barocca. E’ tutto un repertorio di diversi stili che si accosta e si contrappone in maniera quasi miracolosa.

Pavimento del Duomo