Tutto il gotico di Taormina proviene dal levante spagnolo ed è dei primi anni del XV secolo. La città mostra una serie innumerevole di portali e finestre chiaramente ispirati alla Catalogna ma con forte limitazione alle tendenze ascensionali. Il tutto è scandito da una chiarezza nelle modanature che preludia al rinascimento.

E’ decisamente uno stile siciliano, atipico, che trovava riscontro solo nella Messina pre terremoto. Alcuni portali liberty nella città peloritana oggi ne rievocano le forme.

La pietra lavica viene usata per incorniciare le bucature, oppure nei bordi delle fasce dei davanzali, quasi a rilevare i limiti tra l'intaglio fine in pietra chiara di Siracusa e l'opera incerta, più scura, del resto della costruzione. Gli spigoli dei piedritti e degli intradossi, invece, sono profilati da sottili cornici interrotte soltanto da risalti floreali all'altezza dell'imposta.

Tre palazzi, a Taormina, sono fra i più importanti e completi esempi di quest’arte levantino-spagnola: palazzo La Floresta, palazzo Ciampoli e palazzo Corvaja.

Il primo presenta un grazioso patio con scala scoperta sorretta da archetti a fiamma. Purtroppo è coperto da vegetazione, abbandonato e fuori dagli itinerari turistici.

Il secondo si alza maestoso dalla cima di una scalinata che dà sul corso principale della città.

Su una cornice marcapiano si aprono le splendide bifore poggianti sulle esili colonnine.

Il portale, con una semplice e severa curva sotto la nitida cornice aggettante reca in sommità lo stemma romboidale alla maniera aragonese con lo scudo dei Corvaja, la famiglia che per prima ha abitato il palazzo.

La realizzazione di palazzo Corvaja è piuttosto complessa.

La sua fattura risale ai primi anni del XV secolo, anni in cui veniva costruita rapidamente la sala che avrebbe dovuto ospitare l'importante parlamento siciliano del 1411, e che si univa così alla torretta araba preesistente e al salone del Maestro Giustiziere, costruzione trecentesca, dando vita ad un patio dalle forme irregolari come avveniva anche nel levante spagnolo.

La scala a una sola rampa conduce ad un arco a fiamma come nella Lonja di Valencia.

La trifora e le quattro bifore sono senza dubbio gli elementi che più manifestano il gusto fiammeggiante nel palazzo. La trifora, ricostruita in epoca recente, poggia su esili colonnine con abaco espanso ed è composta da archetti ogivali racchiusi da una ghiera a doppia inflessione contornata a sua volta di pietra lavica sul modello delle quattro bifore originali che danno su quello che fu prima l’agorà e poi il forum di Taormina e che tutt’oggi è la piazza principale.

Altre bifore prettamente catalane fanno parte della costruzione trecentesca e sono fra le prime manifestazioni di questo genere nell'isola.

Il portale ad arco ribassato, incorniciato da una ghiera trattata con sentimento naturalistico e risolta nella cuspide a chiglia, presenta il motivo dei cordoni francescani come nella Casa del Cordon a Burgos.

L’aspetto attuale lo dobbiamo ad Armando Dillon. E’ lui l’autore dell’ultimo significativo restauro.

Un restauro, da alcuni discusso, ma che ha seguito una linea progettuale ben precisa, cioè di riportare il palazzo alla tipologia architettonica di casa con patio spagnola. Quello che era nel 1411, anno dell’importante riunione del Parlamento siciliano.

Sotto questo aspetto i risultati sono inopinabili.