E’ errato sostenere che l'architettura siciliana, sotto il dominio prima aragonese e poi spagnolo, abbia subito l'influenza solo catalana. E’ giusto parlare di influenza levantino - spagnola fino a tutto il 400, e di influenza castigliano-leonese e a volte anche andalusa dal 500 in poi.

Già nello stesso 500 la Sicilia aveva riaperto i rapporti culturali con l'Italia. Molti architetti provenienti dalla penisola avevano diffuso i trattati di architettura. Sarà, infatti, il barocco continentale della controriforma a svilupparsi principalmente in Sicilia dalla prima metà del 600 fino a quasi tutto il settecento.

E’ il barocco italiano, direttamente levato agli effetti chiaroscurali e scenografici, che richiamerà l'attenzione non solo degli architetti siciliani ma anche di quelli di origine spagnola come i Vermexio, operanti in maniera vignolesca a Siracusa.

Tuttavia alla colta interpretazione degli architetti di scuola romana, tendente oltre che alla definizione dello spazio anche al rapporto dell'edificio con il contesto urbano, si oppone per tutto il seicento e continuerà ad opporsi anche nel settecento, con risultati caratteristici ma non sempre brillanti, il gusto popolare di capimastri e scultori che utilizzano, invece, quelle decorazioni sovraccariche di minutaglia che ostentavano i palazzi spagnoli, prendendo d'assalto bugne, balaustre, cornici, scale, portali e finestroni. Mostrando, così, la propria sanguigna rudezza popolare specialmente nelle chiese dei centri minori, dove capimastri e scultori avevano maggiore libertà di espressione.

Anche in Spagna era giunto il barocco italiano. Più tardi anche Filippo Juvarra approderà a Madrid. Ma dagli architetti di matrice italiana operanti nella penisola iberica, sulla fine del seicento e l'inizio del 700, si distacca Jose Benito Churriguera con la sua prima opera famosa "el Catafalco para las exequias mortuorias de M. Luisa de Borbon".

Questa fu l'opera che, insieme alla Cattedrale di Santiago de Compostela, diede vita al cosiddetto "Churrigueresco". Nella maniera in cui lo stile isabellino in Spagna e il manuelino in Portogallo portarono all'estremo la decorazione del gotico fiammeggiante, così il churrigueresco esagerò la decorazione barocca.

Questo stile approdò anche in Sicilia, malgrado l'allontanamento politico degli spagnoli, e malgrado il fortificarsi del barocco romano. Basti osservare la decorazione esasperata delle bucature del Palazzo Biscari e del Seminario dei Chierici a Catania.

Le entrate churrigueresche dell'Hospicio Provincial di Madrid, del Palacio del Marques de Dos Aguas e della chiesa dei Santos Juanes a Valencia e del Palacio Guevara a Murcia portano alla stessa maniera all'eccesso la decorazione del tipico "portale retablò", usato in Spagna per abbellire facciate ben più sobrie.

Questo uso lo riscontriamo anche in Sicilia sia pur in maniera meno esagerata: nel portale della Chiesa dell'Annunziata a Palazzolo Acreide, delimitato da colonne tortili binate con decorazioni spagnole nella trabeazione; in quello della Chiesa Madre di Sortino e in quello della Chiesa del Carmine di Alessandria della Rocca, quantunque con colonne parzialmente tortili.

Nel 1693 il tremendo terremoto che rade al suolo l'intera Val di Noto, annientando intere città, segna con l'avvio della ricostruzione un fermento architettonico e urbanistico notevole nella Sicilia orientale. Alcune città, come Noto e Ragusa, vengono ricostruite per intero e in posti diversi.

Quasi tutti gli architetti e gli urbanisti impegnati nella ricostruzione sono di scuola romana, ma il gusto scenografico spagnolo lo si nota nelle sistemazioni degli edifici pubblici in cima alle sontuose scalee come fondali prospettici.

La facciata della Chiesa di S. Pietro a Modica, dal respiro magnifico sulla scalea usata in epoca precedente anche a Gerona, possiede la gioia delle vaste superfici e dell'ornato popolare, ostentando caratteri spagnoli nella decorazione delle volute e nel frontone curvilineo spezzato.

Alla stessa maniera alcuni palazzi catanesi manifestano gusto spagnolo nella lavorazione delle alte lesene che racchiudono i prospetti. Quasi un frenetico desiderio di vivere e di gioire dopo il cataclisma. Si vedano come esempio il succitato Seminario dei Chierici e il Monastero di San Nicolò a Catania e il Municipio di Acireale.

Molti motivi minori di questo tardo barocco siciliano sono quindi di derivazione spagnola: dalle lesene lavorate a picos come nel Palazzo Beneventano a Scicli, al tipo di stemmi, ai festoni come nella Chiesa di San Sebastiano ad Acireale, ai frontoni, alle volute adorne, alle statue.

A Mazara del Vallo la ricca facciata della Chiesa di Santa Veneranda, serrata fra i due campanili a bulbo, si slancia in altezza in maniera quasi gotica, come avveniva in Spagna e oltre oceano.

Anche la facciata campanile della chiesa di San Giorgio a Ragusa, manifesta alcuni temi del barocco spagnolo trasformandosi in "facciata torre", attraverso la sovrapposizione di volumi murari, di cui l'ultimo adattato a cella campanaria, secondo una soluzione che non ha riferimenti nel barocco italiano.

Il tema della colonna libera porta a segnare i punti di inversione e di maggiore caratterizzazione, creando un addensamento figurativo nella zona centrale.

La tendenza verso l'alto quasi gotica ricorda le chiese del barocco coloniale americano, ma anche la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Mas de Las Matas in Spagna.

Dello stesso tipo è anche la Chiesa di San Giorgio a Modica, opera del Gagliardi, a cinque navate, delle quali solo la centrale si slancia in altezza su tre livelli. Al forte plasticismo del corpo centrale convesso si contrappone la ricca voluttuosità delle decorazioni churrigueresche.

Le stesse chiese eoliane dalle bianche superfici murarie come quelle di S.S. Salvatore e San Bartolo a Lipari, con campana centrale e volute arricciate ci ricordano le "ermitas" messicane. E anche qui l’accostamento stilistico non deve essere casuale.

L'illustre storico Fichera definiva il barocco "classico fiammeggiante" e lo paragonava al fiammeggiare del gotico. Per meglio chiarire questa teoria basta paragonare il chiostro di San Giovanni dei Re a Toledo e il Collegio dei Gesuiti a Catania

Nell'edificio catanese il secondo ordine di archi che racchiude le balaustre è simile, seppur in forme barocche, a quello gotico fiammeggiante del chiostro di San Giovanni dei Re a Toledo, sia nell'imposta delle volute sia nei rapporti dimensionali. Ambedue hanno chiare reminiscenze arabe