L'idea progettuale è quella di racchiudere all'interno dell'ellisse di base della pianta dell'edificio, un opera del pittore Mario Radice, stretto collaboratore nell'attività di Giuseppe Terragni.

L’opera di Giuseppe Terragni di identifica in una posizione di tramite tra la tradizione del “fare architettura” di fine Ottocento, e la nuova ricerca architettonica portata avanti dai cosiddetti pionieri dell’architettura dei nostri tempi, come Peter Eisenman e Frank O. Gehry. Il suo contributo risulta determinante non soltanto perché egli per primo reinterpreta in modo del tutto nuovo l’esempio di un Le Corbusier, raggiungendo forse risultati più interessanti e innovativi del maestro purista, ma soprattutto perché la sua opera riesce a trovare una collocazione anche nei nostri tempi, risultando comunque estremamente attuale, e dunque, in questo senso, la sua è “un’ispirazione senza fine…”.