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 Sistemi Diretti e Riflessi 

 Le onde Riflesse

 

Durante l’ascolto di musica riprodotta una grande importanza rivestono le onde riflesse. Queste, sono tutte quelle onde che rimbalzando sulle pareti dell’ammbiente d’ascolto arrivano in maniera indiretta all’orecchio dell’ascoltatore e pertanto risultano arrivare più in “ritardo” rispetto alla radiazione diretta. Nell’ascolto dal vivo le onde riflesse giocano un ruolo fondamentale, gli strumenti sorgenti virtuali di onde sferiche; nell’ascolto riprodotto le onde riflesse giocano un’importantissima parte nell’illusione di ricostruzione prospettica dell’evento tridimensionale, oltre ad incrementare la naturalezza del suono. E’ ovvio che l’ambiente di ascolto e la collocazione dei diffusori influenza pesantemente la riflessione delle onde, ma un diffusore può essere appositamente progettato per riprodurle. Vediamo un minimo di teoria e qualche idea.



Applicazioni

 

La tecnica più semplice per produrre onde riflesse è il dipolo (od anche il bipolo). Purtroppo per dimensionare un dipolo occorrono grandi spazi e mobili molto grandi. La tecnica del dipolo consiste nel montare gli altoparlanti su un pannello piano (o lievemente ripiegato) usufruendo così delle radiazioni sia anteriore che posteriore. Ovviamente i problemi che nascono con questo sistema sono molteplici. Vediamo i tre principali: lo spazio a disposizione; per potersi esprimere al meglio il dipolo ha bisogno di molta aria intorno a sé. Non è quindi possibile accostarlo a parete o piazzarlo in un angolo; ci vogliono grandi saloni o una stanza appositamente dedicata, pena il non raggiungimento delle massime prestazioni del sistema. Il secondo problema riguarda la grandezza del mobile in relazione al caricamento dei woofer. La fornula classica dice che il lato minimo del pannello, se poggiato a pavimento, deve essere 345/(2*Fd*1.41), il che vuol dire un pannello di dimensioni minime di 122 cm per avere un cut-off di 100Hz!!  I 2.45 m necessari per ottenere i 50 Hz ci fanno capire che bisognerà accontentarsi di bassi quantitativamente scarsi o costruire catafalchi immani, riconducendoci e accentuando il problema dello spazio e della disposizione in ambiente. L’ultimo problema riguarda la direzionalità delle frequenze alte. Più si sale più i suoni diventano direzionali e tendono ad avere scarsissima dispersione.

Nelle onde riflesse questa è forse la perdita maggiore, la parte di frequenze in cui le onde riflesse mancano nella maniera più grave. Tipicamente nei dipoli si usano due tweeter, uno rivolto anteriormente e uno posteriormente; l’offset non è un problema tanto grave visto che si tratta di radiazioni riflesse la cui velocità è in funzione della superficie d’urto, ma spesso questi tweeter supplementari vengono montati a sbalzo sul pannello frontale, ottenendo il pessimo risultato di disturbare la radiazione del tweeter anteriore. Ovviamente la soluzione migliore sarebbe quella di disporre di un tweeter omnidirezionale, o anche bipolare, ma questi normalmente sono molto costosi per via della tecnologia impiegata.

Al contrario di quanto appena visto, notiamo che più scendiamo con le frequenze più le onde (data anche la loro lunghezza) tendono ad essere omnidirezionali, per cui la parte dello spettro che necessita le maggiori attenzioni per quel che riguarda le onde riflesse, è senza dubbio la parte più alta, visto che per I bassi in particolare possiamo considerarli virtualmente omnidirezionali.

La gamma media è sicuramente la più delicata da far riprodurre in campo riflesso, in quanto le sue alterazioni risulteranno spiacevolissime all’ascolto; rischierebbe inoltre di essere troppo invadente rispetto agli alti e i bassi, visto che trarrebbe i maggiori benefici dal dipolo. Occorre quindi fare molta attenzione nel far riflettere questa parte di frequenze, e dimensionare un diffusore tenendo conto di questi problemi.

Come primo approccio, cercherò di approfondire il discorso sulla carenza più grave, cioè sulla riflessione dei suoni acuti.



L'ascolto

 

Utilizzando dei semplici tweeter di ambienza rivolti posteriormente al diffusore, la riproduzione assume un carattere più sincero e realistico; gli esperimenti condotti però non li ho limitati a montare un tweeter sul retro della cassa lasciando alle pareti il compito delle riflessioni, ma ho provveduto a montare un deflettore davanti al tweeter radiante posteriormente, posto frontalmente nell’array di altoparlanti. In questo modo, controllando l’angolo di incidenza e il materiale d’urto, si riescono ad avere delle riflessioni primarie oggettive ed abbastanza indipendenti dal locale di ascolto; è ovvio che le riflessioni finali dipendano dalla stanza, ma così facendo è possibile effettuare una taratura del sistema senza passare nottate a spostare casse e mobilio, ma semplicemente agendo sull’angolo di incidenza e sulla rigidità del deflettore. L’ascolto di un sistema di prova così strutturato ha fornito risultati decisamente incoraggianti. La musica assume una carattere più naturale e suona meno riprodotta. Continueò le sperimentazioni di questa soluzione, e si I risultati arriveranno come sembrano promettere, penso di implementare questa soluzione in un sistema definitivo, probabilmente nell’ambito del progetto Europa.