I problemi di spazio
sono una croce comune. I bookshelf due vie due altoparlanti
sono sicuramente la tipologia più diffusa e utilizzata
in ambito audio. Ben presto mi sono quindi trovato nell’esigenza
di progettarne uno per soddisfare le esigenze di un
mio amico. Il progetto Lich è quindi la mia interpretazione
di questa classica tipologia. I capisaldi erano comunque
numerosi, il diffusore doveva essere di litraggio contenuto
(circa 15 l netti), offrire almeno un po’ di bassi,
essere facilmente pilotabile con 40W a transistor ed
essere abbastanza veloce e dinamico. Questi almeno erano
i parametri imposti dal mio amico. Ma in quel periodo
stavo studiando i problemi relativi ai largabanda e
all’allineamento temporale degli altoparlanti, così
aggiunsi altri capisaldi di testa mia. Volevo spostare
la frequenza di crossover il più in alto possibile,
per evitare interferenze in gamma media, utilizzando
un unico altoparlante per riprodurre i medioalti fino
a 3.5 kHz. Inoltre non mi sorrideva molto l’idea di
utilizzare un woofer a cono e un tweeter a cupola, visto
che volevo ottenere un suono molto coerente e con un
buon allineamento temporale; la mia idea era di fare
un suono che si avvicinasse molto di più ad un
larga banda di pari livello piuttosto che al solito
suono da due vie. Mi misi subito alla ricerca degli
altoparlanti adatti, e alla fine scelsi il Monacor SPH165KEP
per il mediobasso e un tweeter a cono il TW110F1 della
Res. L’incrocio a 3.5 kHz ci stava tutto, la tentazione
di spostarlo ancora più in alto era forte (vista
la risposta in asse del Monacor), ma non avendo idea
dell’emissione fuori asse del mediobasso, ho lasciato
perdere.
Un’altra
tentazione è arrivata simulando il Monacor: sembrava
molto facile ottenere f-3 di 40-45 Hz aumentando un
po’ il litraggio e rimanendo con un ripple contenuto.
Per fortuna il buon senso è venuto in mio aiuto,
e dovendo ottenere una buona velocità ai transienti
mi sono accontentato di ottenere una f-3 di 52 Hz. Ragionandoci
a posteriori, oltre a peggiorare la velocità,
non avrei comunque ottenuto abbastanza energia da un
16cm su quelle frequenze, ed avrei solo combinato disastri.Dando
un’occhiata alle simulazioni del ritardo di gruppo mi
sono convinto che quanto avevo fatto era già
troppo. Il Monacor avrebbe fornito risultati qualitativamente
migliori in volumi più contenuti, ma sarebbero
sorti due ordini di problemi: pochi bassi, e dimensioni
del tubo reflex portatrici di guai difficilmente controllabili.
Alla fine i 15 litri accordati a 40 Hz mi sono sembrati
il miglior compromesso.
Nuovo
crossover, vedi aggiornamento
--Per il crossover
mi sono affidato ad una pendenza di 12 dB/Oct, con allineamento
Butterworth a frequenze normalizzate. Il 6 dB era troppo
blando, magari la transizione fra gli altoparlanti era
migliore ma interferivano troppo fra di loro sporcando
il risultato finale. Pendenze superiori ai 12 dB non
l’ho neanche prese in esame, non sarebbero state congrue
ai capisaldi del progetto.--
Sul
tweeter c’è stato bisogno di una rete con forte
attenuazione visto che bisognava frenarlo di circa 5
dB per farlo andare d’accordo col mediobasso. Su quest’ultimo
una rete di compensazione dell’induttanza terminava
il lavoro per permettere di calcolare i valori dei componenti
del filtro.
Appena ascoltati i Monacor erano
estramamente freddi e poco dettagliati, mentre i Res
affettavano l’aria sparando in asse e sparendo a 30
gradi. Era un risultato sconfortante, abbastanza da
suscitare le ire del mio amico. Prima di dare un giudizio
definitivo (visto i soldi spesi) iniziai a rodarle facendole
suonare (musica, non segnali) 14 ore al giorno per una
settimana. Cambiarono radicalmente; non avevo mai sentito
niente del genere, erano completamente trasformate,
il Monacor era diventato veloce e preciso e i bassi
erano usciti fuori. Il Res invece aveva smesso di trapanare
le orecchie diventando molto più dolce ed emettendo
anche fuori asse (quanto ci si può aspettare
da un tweeter). Considerando la spesa contenuta in meno
di un milione di lire (circa 500 euro) per la coppia
finita e rifinita (laccata nera), il risultato è
sicuramente degno di lode. |