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 Sistema Sharn 

 Cos'è il Sistema Sharn

 

L’ho battezzato non per la presunzione di chissà quale scoperta dell’acqua calda, ma perché ho delle linee guida ben precise nella progettazione di un diffusore.

 



Canoni di Progettazione

 

Il sistema Sharn prevede che la maggior parte del contenuto di frequenze venga riprodotta con un’unica voce, cioè da un solo altoparlante. La banda di questo altoparlante dovrà essere la più estesa possibile compatibilmente con le sue caratteristiche: i limiti fissati sono per la parte alta –6 dB a 40 gradi, per la parte bassa fin dove le rotazioni di fase oltre la risonanza me lo permettono. La regoletta pratica vorrebbe che l'incrocio avvenga ad un'ottava di distanza sia dalla frequenza di risonanza che dal break-up. Più propriamente bisognerebbe tenersi lontani ed incrociare in basso dove le rotazioni di fase oltre la frequenza di risonanza sono terminate, e in alto dove la risposta angolata a varie gradazioni non sia di magnitudo eccessivamente inferiore e con andamento del roll-off diverso dalla risposta in asse. Nello Sharn ho appunto fissato arbitrariamente il limite superiore in -6 dB a 40 gradi. La zona che ricoprirà interamente questo unico altoparlante dovrà essere come minimo la decade 300-3000 Hz come un buon midrange che opera nella gamma di frequenze dove l’orecchio è più sensibile. Dalle mie esperienze infatti ho notato che l’intervento del crossover in questo range di frequenze si fa sentire in maniera più marcata, e la transizione da un altoparlante all’altro è più udibile.

Per i due vie questo vuol dire che ci sarà o un solo altoparlante dai 300 in su o un solo altoparlante dai 3000 in giù. Le difficoltà del primo caso sono ovvie, col secondo le cose sono più semplici fino a che si usano mediobassi da 13-15 cm, oltre diventano problemi. Per i tre vie mi impongo parametri un po’ più restrittivi: tendo ad usare l’altoparlante “voce” in un arco molto ampio utilizzando un tweeter di rifinitura in alto e un quasi sub in basso. Altri parametri che tengo in gran considerazione sono l’energia immessa in ambiente alle varie angolazioni (niente risposte a “lama di coltello” , l’allineamento temporale (niente tweeter iperveloci e woofer che fanno fatica a stargli dietro), discreta sensibilità (88 dB è il limite minimo), buona dinamica  per le dimensioni (niente catafalchi immani con 90 dB di sensibilità e 98 dB di MOL). Questi i canoni che intendo seguire e rispettare nell’ambito del sistema Sharn.



Risultati

 

Avendo alle spalle un discreto numero di diffusori progettati con questa tecnica (vedi Lich, Sharn3 e Alaghi qui presentati), posso trarre delle conclusioni abbastanza oggettive. Ogni diffusore progettato con il sistema Sharn ha sempre fornito risultati di rilievo in termini di coerenza timbrica e di dinamica; il suono risulta più vicino a quello di un sistema con un full-range piuttosto che ad un multivia. Le transizioni da un’altoparlante all’altro avvengono sempre con molta naturalezza e –a patto di progettare un ottimo crossover- non soffrono del fastidioso “cambio di voce”.

Ovviamente il sistema Sharn non è applicabile in ogni caso, come ad esempio sul professionale, dove le esigenze sono altre, e sui sistemi con più di tre vie, per filosofia di progetto. Inoltre lo Sharn non è un sistema chiuso, ma semplicemente una base di partenza che e permette di giocare con molti altri canoni progettuali. Ad esempio nel progetto Europa, dove i canoni dello Sharn sono implementati insieme alla tecnica D’Appolito e al diretto/riflesso. Combinato assieme alla teoria della sorgente cilindrica porterebbe a risultati ancora migliori in termini di controllo dell’energia immessa in ambiente, ma ancora non ho fatto alcun tentativo in tal senso.

La naturalezza del suono ottenibile comunque, è già un buon risultato che mi spingerà in futuro ad adottare canoni ben più restrittivi e definiti di quelli generici attuali.