Avendo alle spalle un
discreto numero di diffusori progettati con questa tecnica
(vedi Lich, Sharn3 e Alaghi qui presentati), posso trarre
delle conclusioni abbastanza oggettive. Ogni diffusore
progettato con il sistema Sharn ha sempre fornito risultati
di rilievo in termini di coerenza timbrica e di dinamica;
il suono risulta più vicino a quello di un sistema
con un full-range piuttosto che ad un multivia. Le transizioni
da un’altoparlante all’altro avvengono sempre con molta
naturalezza e –a patto di progettare un ottimo crossover-
non soffrono del fastidioso “cambio di voce”.
Ovviamente
il sistema Sharn non è applicabile in ogni caso,
come ad esempio sul professionale, dove le esigenze
sono altre, e sui sistemi con più di tre vie,
per filosofia di progetto. Inoltre lo Sharn non è
un sistema chiuso, ma semplicemente una base di partenza
che e permette di giocare con molti altri canoni progettuali.
Ad esempio nel progetto Europa, dove i canoni dello
Sharn sono implementati insieme alla tecnica D’Appolito
e al diretto/riflesso. Combinato assieme alla teoria
della sorgente cilindrica porterebbe a risultati ancora
migliori in termini di controllo dell’energia immessa
in ambiente, ma ancora non ho fatto alcun tentativo
in tal senso.
La naturalezza del suono ottenibile
comunque, è già un buon risultato che
mi spingerà in futuro ad adottare canoni ben
più restrittivi e definiti di quelli generici
attuali. |