RECENSIONI

CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DI UNA PITTRICE CONTEMPORANEA: NADIA PRESOTTO
Nel campo del Novecento, l' arte ha superato ogni concetto che possa classificarla entro parametri definiti sia da un punto di vista estetico, ove si possa discutere di contenuti conoscitivi, sia sotto il profilo di esatti processi tecnici. Come bene scrive il filosofo Dino Formaggio, acuto filosofo del secolo scorso nella voce ARTE pubblicata da ISEDI , l' arte è ormai ciò che l' uomo definisce tale. Ormai l' epoca della Transavanguardia attraverso la ben nota teoria del prof. Bonito Oliva, destina i prodotti dell' universo creativo a coniugare nuove formule visive, sensoriali o acustiche riflettendo su grandi correnti o Maestri singoli che hanno informato le ricerche novecentesche. In un panorama talmente vasto di nomi nuovi da rendere ardui non solo giudizi critici permanenti ma persino transitorie constatazioni di valore, si impone l' opera della signora Nadia Presotto. La sua ricerca costante ma progressiva sulla natura, apre molteplici soluzioni espressive. Per fissare, sia pure in un breve saggio, i caratteri semantici di quest' artista appartata e coerente nel panorama italiano a cavallo tra due secoli, è necessario osservare con attenzione la serie de "Il parco acquerellato", in mostra presso Casa d' Arte Viadeimercati a Vercelli tra il mese di dicembre 2015 e l' inizio di gennaio 2016. Come scrisse Gertrude Stein nella monografia su Pablo Picasso, l' artista fondatore del cubismo distingua l' atto del vedere dal semplice guardare. Tutti possono guardare nella quotidianità, o nelle mostre, arrestandosi ad un realismo di facciata, dunque ad una somma di dati visivi raggruppati a memoria. Ma un Maestro che sia all' acmè della sua generazione e ne preceda gli intendimenti vede elementi distinti e ritorna su questa parzialità di percezione laddove molti spettatori non capiscono anche quando esaltano i pittori. L' artista Presotto, acuta sensibile interprete di una regione sconosciuta, dirige proprio la sua visione in questo senso; ella somma i dati parziali di ogni acquerello, in una progressione dialettica, fino a quando il tema soddisfa ogni possibile variazione. Non è una dialettica hegeliana tesa all' infinito, bensì una soluzione tutta ed eminentemente artistica, in cui un problema della luce e dell' acqua si satura senza essere ripetitivo o monocorde. In Nadia Presotto, con grande riservatezza al limite della modestia, tipica dei rari veri artisti, non esiste il gusto della citazione avulsa dal contesto tipica della Transavanguardia che obbliga il critico a collegamenti alogici o meglio prelogici. La sua opera espressa in acquerelli raffinati non spezza il ritmo della riflessione. Ogni acquerello visita ed amplia, in una visione panica fuori dal tempo e dallo spazio, ma tangente ad essi, il familiare paesaggio del Monferrato. Sembra quasi accostarsi agli assunti di Bergson in Memoire et Matiere , trasforma e modifica i dati reali con unità immaginative e percettive interiori. In ogni composizione non esiste struggimento per il passato impressionista di Monet o il desiderio sintetico di volumi puri che acquista uno statuto rigoroso negli esempi di Mont Saint Victoire cézanniani. Che la signora Presotto si avvalga o meno dei metodi en plain air poco importa, non è quella la traettoria dei suoi lavori. Ogni veduta conserva assenze prospettiche in linea con le correnti avanzate del Novecento. Il punto di fuga singolo o sdoppiato non ha ragione di collocarsi. Rimane appena accennato e sfuggente in orizzonte. Poi il passaggio di piani, verticali e orizzontali si assenta, sfugge in un limite che annulla la differenza tra soggetto percipiente e oggetto percepito, tutto si trasforma in movimenti epici dove passato o futuro vengono sconfitti. Gli acquerelli sono fatti da aloni irradiati di luce, improvvisi vuoti nell' acqua o bagliori solari (talvolta quasi fontanesiani). Mentre luce e colore sembrano rendersi antagoniste, scindersi improvvisamente come sconfessando le leggi ottiche di Chevrenit. Quasi vicine all' isometria giapponese. Torna in mente l' opera di altissima sintesi del pittore cinese Zao Wu Ki in mostra ora alla Fondazione Gianadda di Martigny, ed esponente di spicco della scuola di Parigi. Nel campo dell' arte moderna solo dalla Russia del Suprematismo è stato possibile vedere una ricerca d' avanguardia al femminile fondamentale per il decorso di un intero secolo. Olga Rozanova, ljubov Popova, Natalia Goncarova nell' arco di un ventennio sono state protagoniste assolute di una rivoluzione estetica radicale. Si è iniziato solo nei primi del Novecento di grande arte non monopolizzata dal mondo maschile. Tuttavia in Italia è raro avere un gruppo di donne alla guida di gruppi artistici. Solo Bice Lazzari o Carla Accardi si sono imposte sulla scena internazionale per i risultati e il rigore degli esiti raggiunti. A maggior ragione va sorretta da studi critici approfonditi l' opera di questa coerente e rigorosa artista piemontese sia per l' elevata qualità sia per la raffinatezza tecnica. L' acquerello poi, richiede a parità di tematiche controlli formali molto severi. Dall' occhio che registra dati, alla flessibilità del polso ci aveva abituati già Manet ma lo spessore dei pennelli, la densità dei timbri e la soluzione acquosa impiegata nel giusto quanto seriale ambiente rendono magistrale un lavoro acquerellato su carta. Un ciclo autoreferenziale "il parco" dove si perdono simbolismi esterni concomitante con altri orizzonti della cultura per mantenere in essere solo quota o attese impercettibili del colore . Sottili viraggi e vibrazioni come in certe pagine musicali di Edgar Varèse. La fragilità della carta, il tratto rapido e sfuggente del colore diluito orientano in modo esemplare la scoperta del segno tanto da invitare a riguardarlo. Milano 8 febbraio 2016
Dott. Ermanno Paleari - storico dell' arte - professore d' arte al Liceo Berchet di Milano


Gli acquarelli che l'artista Nadia Presotto ha elaborato in questi ultimi tempi, mostrano il gusto della ricerca tecnica raffinata ,quasi di una impalpabile rarefazione, nel contempo, rilevano la ricerca di valori estetici e introspettivi che raramente gli artisti contemporanei, sono in grado di conservare. Tanto, forse troppo si è scritto e sperimentato nelle arti figurative sembra arrivata la saturazione di ogni variabile indipendente eppure , in ogni pagina di questo diario figurativo ,da leggersi in una continuità di variazioni quasi musicali, senza mai interrompere l'indagine dello sguardo, la Signora Presotto, mostra coerenza ,il rigore, sul tema della memoria ma anche dell'esplorazione di nuove spazialità. Il sottofondo, quasi affine ad un preludio debussiano del secondo libro o alla partitura della Jonisation di Edgar Varése, trattiene con fermezza di pennello, tutta calcolata nelle cadenze con il medium, luci a volte soffuse di ambra o di vermiglioni, spesse, cariche di gestualità altre volte turchine attenuate da sfocature nebulose. Sono distanze remote ma persistenti delle campagne orizzontali vercellesi o alessandrine, sono crinali collinari con aguzzi castelli monferrini, abbarbicati sul nulla. Oppure son filari di alberi che tanto hanno ispirato anche il Maestro Luparia nella produzione fotografica. Rendere tutti questi passaggi spaziali, tra verticali ed orizzontali, senza assetti prospettici consolidati, quasi fossero usciti dalla isometria giapponese, è già un'ardua sfida. Se, poi si aggiunge, che le sensazioni tra sguardo e ricordo vengono diluite, ed assorbite in rapidi tratteggi trasparenti e controllatissimi, si tocca l'informale quasi istantaneamente. L'acquarello tanto caro a Turner e al sublime tedesco, qui acquista risorse compositive nuove, punta su equilibri e rapporti inusitati che non rinunciano, però, quando l'artista lo desidera, a dialogare con la natura. Certo tutto questo, non può e non vuole collegarsi a sentimentalismi struggenti del tardoromanticismo, né sugellare un ritorno alla figurazione, solo che il Novecento ha lasciato segni non invano, ma ormai siamo nel secolo successivo e se la ricerca vuole esistere, l'arte deve voltar pagina. In questo senso pittura e musica possono riprendere comuni intendimenti. Gli acquarelli della signora Presotto, sono piena espressione di un'arte capace di rinnovarsi, dopo la pesante eredità della transavanguardia.
Prof. Ermanno Paleari, Liceo Berchet, Milano. Addì 5 novembre 2015


GLI ACQUERELLI ASTRATTI DI NADIA PRESOTTO
L'artista svela appena l'impegno continuo, i sacrifici e il travaglio dell'atto creativo. E cerca di colmare il divario tra la composizione e gli interpreti, usando il codice verbale che additi la strada corretta per capire le proprie opere. Una fatica improba e dura. Molto inseguita. Gli acquarelli astratti di Nadia Presotto non hanno bisogno di allocuzioni critiche per essere compresi fino in fondo. Non si caricano di valenze criptiche e opinabili che abbondano nella contemporaneità, per darsi uno stato di esemplare elevatezza. La trasparenza e l'umiltà con cui l'autrice conduce il rapporto tra dissonanze cromatiche e infinitesime distanze di spazi, son segni di sperimentazioni pittoriche esemplari. Quel che i critici non esibiscono con elucubrazioni gratuite, in ogni composizione della Signora Presotto si impone per l'icastica forza dell'evidenza. E non manca un'antico vocabolo silente da molti decenni, la bellezza del segno. Un empito classico dunque.
Prof. Ermanno Paleari- Liceo Berchet - Milano. Addì 5 novembre 2015


EVANESCENZE LIQUIDE NELL' ARTE DI NADIA PRESOTTO
La freschezza degli acquerelli di Nadia Presotto è il frutto di lumeggiature che, con diverse gradazioni d'intensità, ora più diluite ora leggermente più corpose, attraverso la tecnica del bagnato sul bagnato, impregnano la porosità della carta con le sole pennellate, escludendo schizzi o tracce di disegni preparatori. Un senso di liquidità, esaltato dalla tecnica dell'acquerello, a lungo considerata espressione artistica minore, impreziosisce ed alleggerisce le opere di questa raffinata artista dal tratto sobrio e pregno di ricerca intellettualistica, il cui percorso è stato appunto segnato da una ricerca ed un'indagine scrupolosa di senso, ora dentro ora fuori di sé, in cui inesausto studio e tensione spirituale, quasi mistica, l'hanno indotta a cimentarsi coraggiosamente ed in modo del tutto originale e versatile nelle più svariate tecniche, consentendole di pervenire ad una sua propria matura cifra stilistica, che ha trovato e continua a trovare ampio consenso, anche all'estero, in occasione di svariate esposizioni e gallerie. Leitmotiv delle sue opere, sia in acquerello che in olio, è la presenza suggestiva del paesaggio ora naturalistico (le ben note colline del Monferrato, il nativo verde trevigiano, pianure, terre di acque e colture) ora urbano (Landscape - Cityscape, luoghi in cui la memoria, l'inconscio si intrecciano con l'estro artistico, dando vita ad oniriche parvenze di grattaceli, mere strisce in verticale distinguibili per le diverse sfumature cromatiche, su cui esercita un ruolo di primo piano sempre la luce, nelle sue variazioni tonali, ora opache, livide ora più intensamente vivide) ovvero di sconfinati spazi, resi evanescenti e del tutto smaterializzati, quasi astratti da un alone luminescente che ne sfuma i contorni, anziché renderli netti e porli in risalto: forse la ricerca simbolica di un altrove che mira a squarciare il velo di Maya, per penetrare il fondo noumenico della realtà. Senza dimenticare quei temi che affiorano dal vissuto, dalle esperienze emotive, dai viaggi compiuti in America. Tutto questo attraverso un'espressione poetica che non nel linguaggio figurativo classico bensì in quello moderno trova la sua forma migliore di rappresentazione, sempre coloristicamente rarefatta, impalpabile quasi a voler dar voce all'ineffabile e all'arcano, alla nostalgia e al desiderio di ciò che non è più.
Riccardo Fiscella (Direttore dell'Accademia Nazionale della Politica, sede di Enna) e Marcella Leonora (Docente di lettere), per la mostra di giugno 2017 a Nicosia (Enna)

La linea di un apparente confine ci guida attraverso le opere dell'artista Nadia Presotto.
La capacità dell'artista di stendere il colore definendo la realtà di una natura, di un paesaggio a noi ben noto, porta lo sguardo di chi osserva verso un orizzonte, un orizzonte ipotetico che è posto oltre lo spazio e oltre il tempo, al di là dei limiti dell'uomo. La tenuità e la leggerezza del colore accarezzano di eleganza gli elementi della natura e li fondono nel nostro pensiero restituendoci una dimensione di sogno: sogno di una natura incontaminata che l'uomo finalmente impara a cogliere nella intimità di un albero o di una distesa di erba, di una nuvola o di un tramonto. La linea di confine ondeggia negli elementi visivi che l'artista ci propone, non è affatto statica, non divide non spezza il paesaggio tra un prima e un dopo, ma lo armonizza con consapevolezza. Il confine tracciato sulla carta dell'acquerello diventa testimone di un passaggio mentale tra il prima, ciò che l'artista porta nella mente e nell'anima della propria terra, e il dopo, ciò che l'artista crea e rielabora nel linguaggio visivo e nella tecnica pittorica. Il segno delicato ed elegante dell'artista Nadia Presotto affina la natura, crea un'osmosi tra cielo e terra che si compenetrano alleggerendosi reciprocamente in una dimensione che va oltre il reale nello spazio dell'anima. La dimensione dell'etereo è la dimensione dell'artista Nadia Presotto che ci illustra e ci fa conoscere una natura nuova, in cui l'uomo diventa consapevole spettatore e condivide segreti e ritmi della natura, tra spazi vuoti, di riflessione, e spazi pieni, di azione. La presenza dell'uomo scompare dalla visione della natura trasfusa sulla carta dalla grazia e dall'incisione del colore dell'artista, per non contaminare la natura stessa, ma non si annulla, non sta ai margini, diventa presenza dall'altra parte dell'opera come occhio attento, sguardo dell'artista e sguardo di chi l'opera contempla. L'occhio dell'artista diventa il nostro, l'artista compie il prodigio di rendere nostra la sua opera, nostra la sua natura con un'immediatezza senza veli e senza ipocrisie.
Dott.ssa Elisabetta Raviola 2017

Sogno - confine - equilibrio
La ricerca di una calibrata e armoniosa fusione tra viaggio fisico reale e viaggio mentale sovradimensionale rappresenta uno degli aspetti centrali della recente produzione pittorica della pittrice Nadia Presotto, impostata sul delicatissimo equilibrio gesto-materia-colore-luce. Sono paesaggi della memoria, metafore ancestrali di un atavico dialogo tra l'uomo e l'infinito e l'oltre, quasi una ricerca di tracciare una possibilità nell'essenza della poetica visiva per oltrepassare la bellezza del confine, concentrando ogni energia creativa nel trasportarci dentro il confine. Un viaggio questo che la Presotto preferisce condurre con la gestualità del silenzio, regalando sul foglio acquerellato preziose trasparenze riverberanti l'eco del racconto naturale di spazi interrotti da ombre di alberi - anima per confermare con sicurezza la concretezza di un percorso tra infinito e reale, tra sotto e sopra, tra cielo e terra . Sulla carta preparata con cura il colore vola e sfiora con delicate soluzioni la ricerca della propria forma, del proprio essere, come se lì ci fosse sempre stato, anche in situazioni insospettabili, suggerito dalla natura; il colore diventa ricerca del nostro confine, dove solo alla fine del viaggio riusciremo a svelarne i misteri. Nell'attesa di questo incontro viviamo le dolcissime atmosfere di questo reale arcobaleno essenziale, sempre più vicini ai confini e pronti a superarli con la nostra dimensione interiore.
Piergiorgio Panelli Critico e curatore mostra "Sogno - confine - equilibrio" - ottobre 2016

"Il parco" acquerellato di Nadia Presotto
Acquerelli: macchie, lumeggiature, gradazioni d'intensità, più diluite oppure un poco più corpose. Con o senza disegno preparatorio sul supporto cartaceo che, impregnandosi, potrebbe giocare tiri mancini. Cosa non accaduta agli acquerelli di Nadia Presotto che bene asseconda la sensibilità porosa della carta, peraltro non appesantita da schizzi o traccia di matita, grazie alla leggerezza delle sole pennellate. Nadia Presotto, prima di mettere mano ai suoi lavori, ricerca sempre e dà loro forma solo dopo avere frugato dentro di sé e dentro la materia. Indagine scrupolosa, in questo caso delicata nella sua liquida essenza, come l'acqua che gocciola lungo le setole del pennello. Opere deliziose di medio formato, in cui non sono mai disgiunti tensione e studio tenace e umile, pur con consapevolezza dignitosa del valore del proprio lavoro, in grado di accogliere suggerimenti e confronti critici, mettendosi in gioco. Il percorso artistico di questi anni ha sfidato tecniche tra loro molto diverse; con lusinghieri risultati che la dicono lunga sulla sua versatilità ormai matura, come si ha modo di capire durante l'esposizione di questa serie di tavole nel luminoso e sempre raffinato spazio della ormai storica Casa d'arte di via dei Mercati. Quanto alla poetica di questi acquerelli essa risponde alla mai abbandonata tentazione per una figuratività moderna, in cui l'aspetto paesaggistico è presente, anche se ci si protende, sempre di più, verso l'astrazione sotto il profilo grafico, lieve e trasognato. Si oscilla tra due necessità di diverso stampo "narrativo". La prima riflette la realtà delle colline del Monferrato, dove l'artista vive da lungo tempo, senza dimenticare il nativo verde trevigiano. C'è, infatti, la percezione di una stessa pianura, dominata dal grande fiume, all'ombra non lontana di colli; poi terre di acque dove alberi e colture disegnano confini naturali e appartenenze a una storia diversa e ciononostante familiare. La seconda necessità intesse una più sottile trama: la biografia delle origini si è ramificata anche nei tanti altrove dei viaggi compiuti, delle esperienze emotive che mettono radici nella memoria. Radici perfino aeree in quei cieli che Nadia immerge nella chiarità di colori stesi con impalpabili pennellate di un rosa che è già violetto, o è già azzurrato di un grigio straniero, di un blu più raro: desideri, nostalgie di lontananze non perdute. Negli occhi il colore del mondo, secondo il proprio vissuto, o meglio, interpretato. Il linguaggio grafico tatua il trionfo del colore che sulla grana della carta, può farsi appena più terragno, in qualche macchia più calda di giallo, di marrone, di ocra, nell'impasto cromatico pur sempre lieve di quel verde che sembra avere rubato la seta a certe piante officinali nelle ordinate aiuole del giardino di casa. Tutto in questi acquerelli obbedisce, dunque, a un duplice dettato: ogni tavola dalle tinte più vivide, oppure più smorzate pare immersa in una soffusa atmosfera, eppure, a tratti, riconoscibile: come se la Nadia-esperta di botanica (per passione e per il lavoro di giornalista), avesse voluto ricreare il proprio personale giardino. Vero e metafisico. O meglio ancora: il sentimento di un giardino, un Eden primordiale che ha visto la genesi di tutto; compresa quella della creatività umana, annidata in quel punto del cervello dove l'idea artistica ancora in embrione, cova in agguato il tempo sufficiente per prendere la vera forma e sbucare fuori. Anzi, più che un giardino, mi piace pensare a un parco vero e proprio, dove hanno germogliato talee colte ovunque. In modo circolare, si ritorna al luogo eletto per renderci più felici: fatto il giro del mondo Nadia ne concentra le suggestioni in una tavola; dipinge nel complice diario della memoria soprattutto il suo amore per la vita, il suo entusiasmo per ciò che ama senza sbavature enfatiche, con quella misura che la guache, in particolare, sa restituire.
Prof. Luisa Facelli critico d' arte - per la mostra "Acquerelli" - Casa d' Arte viadeimercati - Vercelli - 5 dicembre 2015 - 06 gennaio 2016

FORME DEL DESIDERIO
Nadia Presotto dialoga quasi con gli stessi elementi (riferimento alle immagini fotografiche del marito Renato Luparia) che apparentemente possono essere neutri, ma attraverso le relazioni fatte di colore liquido, possono ancora rappresentare dei valori. Il tempo presente è una realtà per l'artista che esiste come dato di fatto; decisivo è il modo in cui essa si mostra, si fa valere, valore, volere. Si fa paesaggio della mente. Luogo visto attraverso lenti dalle tinte tenui, soffuse, diafane, s-colorite dalle memorie storiche e umane. La forma non è mai l'obiettivo dei suoi lavori, piuttosto è il risultato dell'azione poetica che Nadia Presotto realizza d'istinto, senza l'ansia di giungere alla bellezza. Nonostante l'artista aspiri ad essa, non si affida a tecniche costruttive ma a gesti e fenomeni dettati dal caso e dal momento. Essi le permettono di avvicinarsi in maniera elusiva al concetto di semplicità, associato alla verità più nuda. Le sue opere "semplici", lungi dall'esaurirsi, con il passare del tempo acquistano sempre più fascino e significato. La continuità con cui Nadia Presotto ci parla, attraverso la scelta mai elementare di contatti tra liquidi di colore diverso, crea relazioni mai stabilizzate nel tempo. Cresce e si crea il mondo complesso della visione. La realtà negli acquerelli su carta non appare stabile perché pulsa nel divenire, non cessa di vivere nel farsi paesaggio, nel realizzarsi in opera d'arte. I paesaggi lirici di Nadia Presotto ci riconducono alle visoni dei luoghi dell'infanzia, ai suoi trascorsi nelle campagne venete, agli spazi del gioco di allora, quando l'omissione degli elementi non necessari era la regola. Ad essa l'artista si è attenuta, nell'espressione di un sentire che va oltre l'opacità e l'impenetrabilità del ricordo, per farsi presente "esatto": prima ed unica regola della contemplazione.
Prof. Alessandra Santin per la mostra "Forme del desiderio" con Renato Luparia a Ca' Lozzio di Oderzo (TV) 31 maggio - 28 giugno 2015

Ho visitato la mostra di acquerelli: bagnato su bagnato e ho apprezzato non solo la tecnica assai difficile, eseguita con grande perizia, ma sono rimasto affascinato dalla sensibilità poetica e dalla grande forza espressiva dei suoi dipinti. Brava!
Prof. Giovanni Cordero - in occasione della personale a Gozzano (No) Allestita nella sala del Sindaco - 30 marzo 2014

LANDSCAPE-ESCAPE di Emanuela Mazzotti
"E' indubbio che l'interesse di Nadia Presotto sia tutto rivolto al paesaggio o meglio alla natura in tutte le sue espressioni. Nata dal reportage sui giardini, la sua passione è finita con un coinvolgimento nell'arte pittorica che da quei modelli originari ha tratto ispirazione. Tra tutte le sue opere quelle che mi hanno colpito di più sono i "paesaggi" urbani; Landscapes appunto, e quindi mi limiterò all'analisi di queste opere che considero più autentiche rispetto ad altre per originalità di aspetto e contenuto. Innanzi tutto va ricordato come di solito sia inteso il paesaggio: esso è stato originariamente concepito nella storia dell'arte come contesto, contorno di figurazioni complesse e solo di recente è diventato protagonista assoluto della rappresentazione. L'osservazione conseguente è che la presenza umana si è rivelata via via sempre più superflua per lasciare spazio all'oggetto della nostra visione come "cosa" indipendente dalla narrazione stessa. Insomma la modernità ha liberato la natura dalla necessità di essere semplice corollario per diventare assoluta protagonista. La riflessione più ovvia a questo punto riguarda il concetto stesso di natura, il "che cosa sia" il paesaggio, evitando di ricadere nei luoghi comuni. Paesaggio, da pagus ,individua il paese, il luogo abitato. La natura quindi si configura come terra in cui la presenza umana è accertata, luogo artificiale per antonomasia in quanto costruito dall'uomo, potremmo dire: una natura artificiale che è determinata da un gesto intenzionale. L'artificio è tuttavia proprio del gesto artistico che inscrivere un segno dentro quello che noi chiamiamo "natura". L'artista infatti, tende a determinare con il proprio lavoro un superamento della comune interpretazione di paesaggio e con l'azione artistica collocarsi fuori dagli schemi tradizionali per attribuire un nuova ipotesi di senso a ciò che ci circonda e crediamo erroneamente di conoscere. In questo modo i "paesaggi" di Nadia Presotto si collocano oltre un orizzonte noto e si configurano come interpretazioni dei luoghi visti durante i suoi viaggi americani. Landscape - Cityscape è luogo dell'incontro tra memoria e immaginazione, bisogno di ritrovare un altrove che appartiene contemporaneamente alla natura e all'artificiosità che è al contempo dello spazio costruito dall'uomo e del gesto con cui l'artista fa rinascere l'immagine che abbiamo davanti e che, in ultima sintesi, proprio per questo ci rappresenta e al tempo stesso "riconosciamo". I profili dei grattaceli, semplici strisce di colore in verticale, si differenziano per minime variazioni tonali, nella luce opaca o, al contrario, nella luminosità intensa del giorno, talvolta accompagnati da un verde uniforme in primo piano, retaggio di un'illusione, una malinconia per un mondo che non è più lo stesso. L'artista , con i mezzi propri della sua arte produce un corto circuito tra l'artificio che caratterizza l'opera d'arte e la comune interpretazione del dato fisico, di quel che si vede. Così questa è una pittura non di paesaggio ma nel paesaggio che interrompe ogni linea di confine tra il mondo così come noi lo vediamo e i suoi simboli, concetti di cui l'arte si serve per parlare un linguaggio che dia specificità a ciò che altrimenti sarebbe banale, nel momento in cui immagini reali e immagini create dall'artista si incontrano. Come non ricordare, sull'onda lunga delle sensazioni, l'intervento di Agnes Denes nel 1982 a Manhattan, proprio di fronte al luogo dove sorgeva il World Trade Center. L'artista ungherese aveva realizzato un'installazione in un campo di 8000 metri quadri seminati a frumento( Wheatfield) che venne coltivato e poi mietuto ridando identità ad una discarica non lontana da Wall Street, in centro ad una delle megalopoli più edificate del mondo. L'opposizione cercata da Denes consisteva nel sottolineare il divario tra natura e cemento, il giallo del grano contro il grigio dei grattaceli, nostalgia per una vita rurale e i ritmi naturali, anche se l'autrice appariva animata da un certo misticismo bucolico. Wheatfield era il ritorno ad un'idea universale di ricchezza culturale e prosperità economica dell'America post industriale. L'esempio vale non come confronto tra esperienze artistiche lontane fra loro ma come possibile lettura delle cose del mondo; la convinzione comune che si possa recuperare attraverso l'arte, un'identità , un comune sentire, ritorno ideale ad un piccolo paradiso interiore. Nadia Presotto riconosce nello spazio pittorico un campo d'azione per coltivare il senso più profondo della sua idea di mondo che, in modo similare a quella terra coltivata in un posto inusuale, suggerisce una via di fuga da ciò che è determinato, stabilito, da ogni tentativo di controllo. Escape, appunto".
Emanuela Mazzotti - Critico d' Arte

"Sobrietà stilistica e indagine intellettuale contraddistinguono la solare ricerca pittorica di Nadia Presotto, che opera prevalentemente nell' ambito dell' astrazione segnica. Il racconto interiore è svelato da segmenti emozionali, trasposti sul piano immaginario e interpretati in morbide liriche dell' inconscio. Sulle sue amabili tele regna un tonalismo soffuso, dalle suggestioni ancestrali: è un cromatismo dal "profumo" mediterraneo che spazia da stesure di colore ridente a velature livide o arcane. In questo percorso mistico, la dimensione spazio-temporale resta sospesa nell' intimo ascolto del sé. La tela diviene, pertanto, un ponte di dialogo tra il gesto e il territorio mentale di Nadia Presotto, un sottopassaggio della psiche che, senza indugi, conduce all' emozione pura".
Dott.ssa Sabrina Falzone - Critico e Storico dell' Arte


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