Domenica quattro aprile (04/04/04, quasi uno sponsor), ci siamo ritrovati
tutti a Moniga presso il solito diving, per un'immersione di allenamento
preparatoria all'uscita del 25 aprile a Capraia.
A differenza della volta scorsa, la partecipazione all'immersione è
più sentita.
Entrano in acqua: Beppe, Corrado, Rino, Paolo, Franco, Paolo (amico di
Ufo), Fabio, Giuliano, Marisa (un'amica conosciuta in internet) ed incredibile
ma vero anche lui, il nostro "ludico freddoloso" Diego.
Sulla barca, visto che eravamo in "pochi", trovano posto altri
otto subacquei, tra i quali alcune nostre conoscenze: Giovanni, Luigi
e la mitica Fausta.
Non ci inoltreremo ad enunciare l'avventura in acqua, visto che il luogo
lo conosciamo bene e l'appellativo "Quelli della Madonnina"
calza a pennello.
Ci limiteremo a segnalare che appena entrati in acqua e scesi alla fine
della cima, la scarsissima visibilità ci ha praticamente dispersi
in singole copie ed ognuno ha fatto la sua piccola immersione.
Abbiamo successivamente scoperto, che la causa della "nebbia"
sott'acqua era dovuta alla fioritura delle alghe. In pratica eravamo in
situazione di nebbia sia fuori che in acqua.
Come era successo all'andata, anche al ritorno si viaggia con la costa
in vista, per non perdere l'orientamento.
Comunque sia andata è sempre un piacere, per i veri subacquei,
provare la continua emozione di andare sott'acqua, anche in condizioni
ambientali poco favorevoli. Ci dispiace solo per chi non può condividere
con noi queste sensazioni.
Arrivati a riva, siamo accolti da un pallido sole.
Dopo esserci spogliati, docciati e rivestiti, ci attente la tavola imbandita
(non poteva mancare).
Al termine del pranzo, finalmente il tempo volge al bello e quanto è
ormai giunta l'ora di tornare a casa, il sole splende come nelle più
classiche e belle giornate primaverili.
Il panorama che il Benaco ci offre è da cartolina, però
bisogna rientrare.
La giornata, tutto sommato può dirsi ben riuscita. Nonostante la
nebbia della mattina, siamo stati ripagati dall'ottima carne alla griglia,
dal sole del pomeriggio e soprattutto dalla splendida doppietta della
"ROSSA" al primo Gran Premio del Bahrein vissuta in diretta
durante il pranzo.
Quella di oggi per qualcuno di noi è stata la prima immersione
dell'anno e sappiamo bene cosa questo significhi. Rompere il ghiaccio
(vista la temperatura dell'acqua non è solo un modo di dire) è
importante per vincere quello stato di ansia, che accompagna tanti di
noi alla prima uscita.
Cos'è l'ansia e come riconoscerla.
La psicologia definisce l'ansia, come senso di incertezza relativo al
futuro, con sentimenti spiacevoli di timore, in genere vaghi e non proiettati
su oggetti o eventi riconoscibili. In senso comune, viva preoccupazione,
attesa inquieta e angosciosa.
L'ansia può essere scatenata da un'infinità di fattori e
pochi luoghi possiedono un'abbondanza di fattori di stress come il mare.
In almeno un'occasione l'acqua libera ha favorito l'emergere dei timori
più estremi della razza umana, dalla paura di cascare a capofitto
in un abisso sconosciuto al terrore di essere divorato da un mostro acquatico,
al timore dell'ambiente che sta sopra, quando ci si trova in profondità.
Tre sono le principali fonti dalle quali possiamo trarre le informazioni
per la valutazione dell'ansia: 1)i parametri fisiologici; 2)il comportamento;
3)ciò che il soggetto riferisce.
I disturbi d'ansia sono fra i disturbi psichici quelli che più
di frequente e in misura più marcata determinano un'alterazione
dei parametri fisiologici (frequenza cardiaca, pressione arteriosa, respirazione
accelerata, ecc.) che esprimono una modificazione dell'attività
del nostro Sistema Nervoso. Questo potrebbe far pensare che ci siano dei
parametri obiettivi in base ai quali misurare la gravità del disturbo
ansioso e le sue variazioni.
In realtà i sentimenti ansiosi (e quindi la gravità del
disturbo) sono scarsamente correlati con i parametri fisiologici, sia
per un alta variabilità soggettiva della risposta fisiologica allo
stress, sia perché la correlazione tra attività fisiologica
e sensazioni somatiche è bassa.
I subacquei professionisti e quelli che hanno effettuato corsi di salvataggio
sono addestrati a riconoscere in loro stessi e negli altri i sintomi d'ansia,
che si possono riepilogare nei seguenti atteggiamenti:
- Respirazione accelerata o iperventilazione;
- Tensione muscolare;
- Articolazioni bloccate;
- Occhi spalancati o evitamento del contatto visivo;
- Irritabilità o distraibilità;
- Comportamento di "fuga verso la superficie";
- Temporeggiare, ad esempio impiegare troppo tempo a preparare l'attrezzatura
o ad entrare in acqua;
- Problemi immaginari riferiti all'attrezzatura o alle orecchie;
- Essere logorroici o diventare distaccati e silenziosi;
- Mantenere una presa stretta in acqua con la scaletta della barca o con
la cima dell'ancora.
E' fondamentale che chi ci accompagna, il compagno più esperto,
la guida o l'istruttore, siano in grado di leggere tali sintomi ed intervengano,
prima che lo stato d'animo o gli eventi stressanti, diventino eccessivi
determinando sfinimento, panico, affanno.
Se ansia e sintomi scatenanti del panico aumentano, la capacità
del subacqueo di identificarli e trovare una risposta adeguata diminuisce.
In una situazione impegnativa è molto difficile per il subacqueo
riconoscere e interrompere l'escalation dell'ansia prima che raggiunga
le proporzioni del panico.
Anche il comportamento del soggetto (risalire velocemente per uscire dall'acqua,
irritabilità, atteggiamento sprezzante del pericolo, emettere bolle
in continuazione, ecc.) al pari dei parametri fisiologici è estremamente
variabile da individuo a individuo e non correla in maniera stretta con
la sensazione soggettiva di ansia.
Per questo motivo non può essere assunto, da solo, come punto di
riferimento per individuare e misurare l'ansia.
La fonte primaria di informazione rimane pertanto ciò che riferisce
il soggetto potendo, gli altri due campi (aspetti fisiologici e comportamentali),
contribuire soltanto a sottolineare, a confermare o ad amplificare quanto
viene comunicato.