In anticipo sul programma dello scorso anno, è giunta l'ora del
primo importante appuntamento della stagione: WEEK END all'Isola di Capraia.
All'organizzazione dell'uscita ci pensa Fausto, il quale con grande rammarico
non può parteciparvi, a causa di un improvviso impegno familiare.
Con l'aiuto della moderna tecnologia (internet, telefono cellulare, telefono
fisso, fax, .. trombe, urla e segnali di fumo), riusciamo
a comunicare tra di noi e organizzare al meglio la vacanza, inviando a
tutti i partecipanti il programma dei tre giorni.
PROGRAMMA
Venerdì 23/04/2004:
Partenza ore 9.00 dal casello autostradale di Brescia ovest, con mezzi
propri. (Si raccomanda la massima puntualità)
IMBARCO : Livorno traghetto delle ore 15.30 oppure per chi desidera guadagnare
qualche ora di vacanza alle ore 8.30. Il parcheggio è stato prenotato
presso la Stazione Marittima.
ARRIVO : Capraia Porto ore 18.30 (alle 11.30 per chi è partito
prima) e sistemazione negli appartamenti con la seguente distribuzione:
Il viaggio di andata
Per il viaggio di andata, si sono formati due gruppi in modo del tutto
autonomo: il gruppo Ufo e il gruppo Pier.
Il gruppo Ufo partito di buon'ora (verso le 4 del mattino) per l'imbarco
previsto a Livorno alle ore 8,30, era composto oltre che da Franco e Celeste
a bordo della fantastica ufo-car, da Paolo e da Andrea con le rispettive
famiglie.
Il gruppo Pier costituito da tutti gli altri, parte alla spicciolata per
l'appuntamento fissato al casello di Brescia Ovest..
Da Chiari (verso le 8,30 del mattino) partono Pierluigi e Beppe alla volta
di Ospitaletto, dove ad attenderli cerano Corrado e Fabio, oltre ad un
pentito Fausto venuto a salutarli.
L'appuntamento, con gli atri del gruppo Pier previsto al casello di Brescia
Ovest, salta a causa del ritardo, causato da Fausto che non voleva saperne
di abbandonare gli amici in partenza. Grazie al famoso Tam-Tam degli Ottosub
viene fissato un nuovo rendez-vous presso l'autogril del passo della Cisa.
Verso le 10,30, puntualmente sul passo della Camionale della Cisa si sono
trovati per la colazione: Pierluigi, Beppe, Corrado e Fabio sulla mitica
Ford Mondeo, Diego con la Famiglia Bicelli a bordo dell'ammaccata Audi
80, la famigerata famiglia Dibenedetto sulla loro concept-car, ed i fratelli
Menta con rispettive compagne sulla fiammante A6.
Dopo i saluti di rito ed un buon caffè bollente, tutti insieme
si parte alla volta di Livorno.
Giungiamo al porto Mediceo verso le 12,30, ora di punta dove trovare un
parcheggio era praticamente impossibile. Abbandonate le autovetture, col
bene placido di un Vigile, ci organizziamo in modo da trovare il parcheggio
prenotato unitamente agli appartamenti dal buon Fausto (si noti come nonostante
la sua assenza fisica il nostro Faust sia sempre presente nei nostri
pensieri).
Non senza poche difficoltà riusciamo a depositare le automobili
al posto prefissato (dove troneggiava già la ufo-car) e vista l'ora
decidiamo di concederci un panino presso un bar del porto.
Puntuale alle 15,30 il traghetto della Toremar salpa da Livorno con la
prua verso l'isola di Gorgona. Infatti il viaggio di andata dura un'oretta
più a lungo a causa della sosta che l'imbarcazione deve effettuare
alla Gorgona.
Perfettamente in orario, alle ore 18,00 come un orologio Svizzero (o se
preferite come una cambiale Italiana), la nave della Toremar attracca
al porticciolo dell'isola di Capraia.
Ad attenderci con le con le "coroncine di fiori" e muovendosi
con piccoli passi di "baciata" Franco e Celeste, che con fare
da veterani ci accompagnano a destinazione.
Gli appartamenti si trovano, più o meno tutti vicini e non molto
distanti dal Diving, anche se piccoli sono puliti ed accoglienti.
Tutti prendono posto negli alloggi nel rispetto del programma, ma come
nelle migliori tradizioni non poteva mancare l'imprevisto.
Infatti il Gennarino, adducendo un malessere di origine professionale,
non è potuto venire. A questo punto Fabio era rimasto solo in appartamento,
e vista la fauna locale e la sua fama da idraulico a preferito non condividere
l'alloggio.
Depositati i bagagli ci dirigiamo al Diving per prepararci all'immersione
notturna.
L'Isola di Capraia
Un pizzico di storia, quale piccolo condimento culturale, del nostro Diario.
Il nome Aegylon fu dato all'isola dai Greci intorno al 1000 a.C. ed il
suo significato di "posto di capre" appare tutt'oggi giustificato:
sull'isola sono infatti presenti i mufloni. Il nome attuale di Capraia
deriva invece dal latino Capraria (così la chiama infatti Plinio
il Vecchio nella sua opera Naturalis Historia), originato a sua volta
dal termine etrusco "capra", che voleva dire "roccia".
L'etimologia del suo nome ci riporta ad un'altra importante caratteristica
dell'isola: la sua origine vulcanica, il suo essere aspra e rocciosa.
Il terreno lavico, un tempo coperto da un fitto manto boschivo, consente
oggi il proliferare di una vegetazione arbustiva, tipica della macchia
mediterranea; così addentrandosi nell'interno è facile essere
colti dall'odore del mirto ed allettati dai colorati frutti del corbezzolo.
La vegetazione arborea è costituita per la maggior parte da pini,
lecci, dall'oleandro selvatico e da qualche albero di sughero.
Dall'800 fino alla metà del X secolo, l'Isola fu teatro delle scorribande
di pirati musulmani (Saraceni). Le due Repubbliche di Genova e Pisa, entrambe
intenzionate ad affermare la loro egemonia sull'arcipelago toscano, in
questo caso si videro unite nell'affrontare la minaccia saracena. Capraia
a lungo contesa da Genova e Pisa, a seguito della battaglia della Meloria,
passò sotto il dominio genovese.
L'Isola fu più volte saccheggiata dal corsaro Dragut Rais. Egli
non si limitava a prelevare beni materiali; gli uomini venivano rapiti
per divenire poi schiavi. Questo spiega le molte opere di fortificazione
fatte dal Banco di S. Giorgio di Genova; così il forte S. Giorgio
(di origine pisana e potenziato ad opera genovese tra il XV e il XVI secolo)
e la torretta del Bagno. Proprio questa torretta, situata sotto la fortezza
e recentemente restaurata, rappresentava una valida via di fuga in caso
di assedio del castello. La strada di S. Leonardo, di origine romana,
viene utilizzata in questo periodo come sentiero nascosto per collegare
il Porto con il Paese, sfuggendo così alle incursioni dei pirati.
Risale al 1873 la cessione di un terzo del territorio dell'Isola, da parte
del Comune, al Ministero dell'interno. Questi vi installò la Colonia
Penale Agricola. Oggi Capraia, provincia di Livorno dal 1926, fa parte
del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, istituito nel 1996.
Istituito il 22 luglio 1996 con Decreto del Presidente della Repubblica,
comprende sette isole: Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa, Montecristo, Giglio
e Giannutri. Ecco le Sette Perle dell'arcipelago toscano con i relativi
60.000 ettari di mare; il più grande parco marino d'Europa. Scopo
del Parco è proteggere la biodiversità creatasi in questi
ambienti particolari, promuovere un turismo consapevole ed incentivare
lo sviluppo di aziende agricole presenti sul territorio.
Capraia è stata una Colonia Penale Agricola per più di 100
anni e Gorgona lo è ancora; ciò ha reso queste isole difficilmente
sfruttabili anche dal punto di vista turistico. Sicuramente ci sono stati
maggiori controlli delle Autorità competenti proprio alla luce
del loro utilizzo quali luoghi di pena. Ecco allora che nasce il Parco
Nazionale dell'Arcipelago Toscano, con l'intento di tutelare un patrimonio
ereditato.
Capraia è l'isola dell'arcipelago toscano più vicina alla
Corsica; ha una superficie di circa 20 Km quadrati, una lunghezza di 8
Km per una larghezza di 4 Km.
Dista 36 miglia da Livorno, 16 dalla Corsica (Macinaggio) e 26,5 dall'isola
d'Elba (Portoferraio). E' possibile raggiungerla da Livorno imbarcandosi
dal porto Mediceo sul traghetto della Toremar, la traversata dura circa
2 ore e mezzo non passando per Gorgona, altrimenti 3 e mezzo.
Prima immersione (notturna) Venerdì
23/04/2004
Scoglietto della Civitata
Si ritrovano al diving, con le torce belle cariche, per la notturna: Beppe,
Corrado, Diego, Fabio e Pierluigi.
Assieme ad altri due escursionisti Milanesi, saliamo sulla Maggio: un'imbarcazione
coperta lunga circa nove metri, larga più di tre e con un motore
da 400 cavalli capaci di far raggiungere la velocità di 25 nodi.
Lasciamo il porto verso le ore 20,30, navigando verso sud cercando di
evitare le boe dei pescatori, raggiungiamo lo scoglietto della Civitata,
distante circa cento metri da Punta Civitata dove è appena visibile
l'apice dello scoglio. Ci accompagnano Francesco e Enzo.
Ancorata l'imbarcazione entriamo in acqua, guidati da Enzo. L'emozione
per la notturna è sempre tanta anche per i subacquei più
esperti.
Ci aspettiamo in acqua, godendoci lo spettacolo, la luna illumina la superficie
dell'acqua, mentre il tramonto violaceo si assopisce per lasciare spazio
alla nuova oscurità. Intorno alla cima di discesa ci osserviamo
da dietro il vetro della maschera.
Sembriamo piccoli marziani che partono per un viaggio sconosciuto, lo
sguardo ruba gli ultimi atti di questo giorno ormai concluso, prima di
essere sommersi dall'acqua.
Scendiamo su un crinale roccioso che degrada progressivamente fino ad
una profondità di quaranta metri. Noi ci manterremo ad una quota
non superiore ai diciotto metri.
Ora esiste solo il mare in cui siamo immersi. Scivoliamo lungo la fune
e raggiungiamo l'ancora. Enzo sta agganciando la strobo alla cima di risalita.
La quantità di pesce presente è incredibile. Attratto dalle
luci ne subisce il fascino ipnotizzante lasciandosi avvicinare come se
noi, non fossimo stranieri nel loro mondo. Una nuvola di saraghi si para
davanti a noi, ci fermiamo immobili per non spaventarli. Ci ritroviamo
avvolti da una quantità incredibile di questi pesci argentei che
ruotano intorno incuriositi
Solo il lento rumore delle bolle che fuoriescono dall'erogatore scandisce
il tempo che inesorabilmente scorre.
La luce delle torce crea scenari suggestivi e libera la fantasia all'immaginazione
più sfrenata. Le luci e le ombre tra le rocce sembrano dar vita
a figure mitologiche oltre che ad animali d'altri tempi.
Su un piano sabbioso giochiamo con un polpo e poco distante facciamo arrabbiare
una bellissima aragosta mentre uno scorfano rosso di notevoli dimensioni
è immobile e tranquillo. Risvegliando i bellissimi colori, grazie
alle luci delle nostre torce, numerosi esemplari di alifantozze rosse
e tanti pesci peperoncino che tentano di mimetizzarsi con le spugne dello
stesso colore.
Durante il tragitto di ritorno, verso i nove metri di profondità
visitiamo una piccola grotta. Dopo circa quaranta minuti d'immersione,
l'aria nelle bombole è ancora tanta, non vorremmo uscire da questo
paradiso di emozioni, ma il freddo comincia a farsi sentire, pertanto
decidiamo di salire in barca.
La navigazione del rientro è veloce, come all'andata si cerca di
schivare le boe dei pescatori, in barca si pensa già alla pasta
che il buon Lorenzo ci sta preparando.
Dopo esserci docciati e rivestiti ci rechiamo tutti a casa dei coniugi
Dibenedetto per la benedetta pasta asciutta.
Troviamo Lorenzo con la testa fasciata per una grande ferita alla testa,
costatagli cinque punti di sutura. Già, mentre i nostri eroi morivano
al fronte, dietro le retrovie si gozzovigliava. Noi subacquei, pensavamo
di aver vissuto un'esperienza straordinaria, con l'immersione notturna.
Ma la vera persona straordinaria, quasi eroica, della serata era stato
proprio lui: Lorenzo Dibenedetto. Nonostante la ferita, pur coadiuvato
dagli altri, aveva voluto prepararci la cena, come promesso.
Grazie Lorenzo, sei proprio uno di noi.
Seconda immersione Sabato 24/04/2004
La Civitata
Quasi all'alba, soprattutto per alcuni di noi, puntualmente ci ritroviamo
al diving per la prima immersione della giornata ed in particolare per
la prima prova d'esame in acqua per Natascia e Federico. Sul viso di questi
ultimi l'emozione è palpabile e tutti noi cerchiamo di stemperare
la tensione.
Sulla "Jamaica" un'imbarcazione aperta lunga circa otto metri,
larga più di tre, un motore da 270 cavalli, con velocità
massima pari a 24 nodi, salgono: Beppe, Corrado, Fabio, Franco, Pierluigi,
Andrea, Paolo oltre agli esaminandi Natascia e Federico, mentre il "timido"
Diego preferisce riposarsi dalle fatiche della notturna (facciamo finta
di crederci). Ci accompagnano Francesco ed Enzo.
Con la prua in direzione sud incontriamo, dopo circa dieci minuti di navigazione,
la punta della Civitata.
Ormeggiamo a ridosso di un grosso scoglio in prossimità della parete.
I primi ad entrare in acqua sono Beppe, Corrado, Franco, Andrea e Paolo,
mentre Pierluigi con Natascia e Federico entrano successivamente per la
prova d'esame.
Scendiamo guidati da Francesco, costeggiando lo scoglio fino a raggiungere
una profondità di circa 25 metri. Da questo punto, due ampi canaloni
tagliano la parete rocciosa scendendo fino sul fondo sabbioso a circa
40 metri. Durante il tragitto, attraversiamo uno di questi e tra le fenditure
incontriamo tre meravigliose cernie brune. È uno spettacolo di
vita, saraghi, dentici sembrano essersi dati appuntamento tutti in questo
angolo di Mediterraneo. Procedendo in senso orario, si giunge proprio
sotto la parete a picco della Punta Civitata, dove su un basso fondale,
sono adagiati, in mezzo alla "Posidonia Oceanica", enormi massi
bianchi rotonteggianti, tra i quali si è creato un paesaggio molto
emozionante, che da ospitalità ad una bella murena, alcuni gronghi
e nuovamente una Cernia Bruna.
Il tempo è volato, sono già trascorsi circa quaranta minuti
d'immersione, risaliamo per la tappa di principio al trapezio per poi
riemergere dopo cinque minuti.
Saliti in barca, trascorsi pochi minuti ecco riemergere Pieluigi con Natascia
e Federico. Questi ultimi eccitatissimi e molto felici per la loro prima
prova in acqua libera. Salpiamo l'ancora e ci dirigiamo verso il porto.
Sulla banchina ad attenderci i parenti in ansia degli esaminandi e Diego
fresco e riposato.
Sembra quasi incredibile Lorenzo, che potremmo ribattezzare "Il Magnifico",
ha preparato (anche grazie all'aiuto degli altri) una gustosa spaghettata.
Dopo la giusta dose di carboidrati, una breve pennichella e pronti per
la seconda immersione della giornata.
Terza immersione Sabato 24/04/2004
Scoglione
Al pontile ci ritroviamo tutti, compreso Diego che decide di unirsi alla
comitiva.
Sulla barca sale anche la "temeraria" Sonia, la quale vinte
tutte le paure (quasi tutte), decide di uscire in mare con noi. Ma il
suo coraggio, dura solo il breve tempo di sette secondi, quindi decide
di scendere. E' comunque un tempo di tutto rispetto, per chi fino a ieri,
l'unico dondolio provato era quello di un dondolo da giardino.
Sono suonate le ore 15,00 quando la "Jamaica", guidata da Francesco,
lascia il porto con tutti i subacquei a bordo. Procedendo sul versante
est dell'isola, si raggiunge un golfo dominato da un grosso scoglio isolato
"Scoglione". L'immersione è interessante a diverse quote
ed è adatta ad ogni livello di esperienza, grazie anche all'incredibile
limpidezza dell'acqua. Per questo motivo, Pieluigi decide di effettuare
la seconda prova in acqua libera per Natascia e Federico. Al momento dell'ingresso
in acqua, Enzo la nostra Guida ha un problema alla muta stagna e deve
abortire l'immersione. Niente panico, l'escursione sarà guidata
da Fabio con Beppe ed a chiudere Ufo. Le spiegazioni che Francesco ci
detta sono chiare e puntuali, inoltre fotografano in maniera esemplare
il tragitto da effettuare. Allora tutti in acqua per questa nuova esperienza.
Scendiamo lungo le pareti dello scoglio sino ad un piano sabbioso posto
a circa 10 metri, da questo punto si originano diversi crinali rocciosi,
separati da profonde spaccature. Proseguiamo con la parete sulla nostra
destra, tenendo ben presente nella nostra mente le indicazioni di Francesco.
Nuvole di castagnole sono una presenza costante, le pareti sono ricche
di spugne, madrepore e nudibranchi. Soffermandosi sui crinali si incontrano
grossi dentici, mentre nelle fenditure troviamo la ormai classica cernia
bruna e una murena di grossa taglia.
L'immersione prosegue sempre con la parete alla nostra destra, praticamente
stiamo girando attorno al grosso scoglio. Ad un certo punto la nostra
attenzione è catturata da un branco di argentati barracuda, guidati
a breve distanza, da un esemplare di notevoli dimensioni.
Girato l'angolo, con sorpresa, incontriamo con Pierluigi, Natascia e Federico
e tutti assieme ci dirigiamo verso l'ancora. La sosta di sicurezza viene
effettuata a ridosso dello Scoglione nei pressi di una prateria di posidonia
dove vivono numerosi branchi di salpe.
Anche questa volta il tempo è volato, sono trascorsi circa 45 minuti
dal nostro ingresso in acqua quando decidiamo di riemergere. Rientriamo
al porto felici e contenti soprattutto per la nuova esperienza vissuta.
Lorenzo il Magnifico, questa sera è di riposo pertanto dobbiamo
accontentarci di una cena prenotata al ristorante.
Ci ritroviamo, dopo la doccia, presso "La Gelateria bar caffè"
di Cristiano Scotti, gestito da una giovane gentilissima coppia (soprattutto
lei), per l'ormai rituale "cicchettino" e successivamente ci
rechiamo in un ristorante poco distante, dove Celeste aveva prenotato
per tutti.
Quarta immersione Domenica 25/04/2004
Monte le Penne
Dovevano essere le ultime due immersioni del week end, ma alla natura
non si comanda. Già dalla sera si notava un vento fastidioso provenire
dal continente. Infatti la domenica mattina, il mare era talmente grosso,
da muovere le barche anche internamente al porto.
Le prime notizie erano gravi: probabilmente non era certo l'attracco del
traghetto. Questo sinceramente ad qualcuno non dispiaceva. Scherzi a parte,
il pensiero corre subito a Natascia ed a Federico, i quali in queste condizioni
non potevano terminare il loro esame. Abbandonato lo sconforto iniziale,
la grande dinamicità degli Ottosub, riesce a trasformare una giornata
negativa in una positiva. Viene organizzata su due piedi l'ascensione
al "Monte le Penne", area sulla quale sorgeva il vecchio ed
abbandonato carcere.
L'escursione inizia con passo svelto e ci dividiamo in tre gruppi distinti:
in testa Pierluigi, Beppe e Corrado; segue il gruppone guidato da Diego,
famoso "scalatore" e "guida alpina" del CAI di Chiari;
infine il gruppo UFO.
L'Isola può talvolta sembrare arida, quasi avara, ma passeggiando
tra la sua macchia mediterranea si scoprono piccoli grandi tesori. Inoltre
offre la possibilità di fare molte passeggiate lungo sentieri che
si snodado nella macchia mediterranea, a volte ci si troverà sommersi
nella vegetazione e nei profumi dell'elicriso, del mirto e del rosmarino.
Il mirto profumato e dall'odore liquirizioso, ricco di bacche nei mesi
di novembre-dicembre, è indispensabile per fare un liquore ormai
da molti apprezzato per il suo sapore e per le sue capacità digestive.
Le sammule o agli selvatici sono sempre state usate in una cucina semplice
ma ricca ed il pane può essere così aromatizzato da queste
cipolline che crescono in grande abbondanza per tutta Capraia. Gli asparagi
selvatici, l'erica e il corbezzolo.
Dalla strada romana di S. Leonardo (in paese, VIII sentiero) si può
giungere sino al campeggio "Le Sughere", passando lungo la gola
che dà origine al Porto, bellissimi gli oleandri. Alle spalle della
chiesetta del porto inizia una strada che porta sino alla colonia penale
(ormai puro cimelio); questo(IX sentiero) si inerpica sulla montagna sino
a raggiungere l'Azienda Agricola Biologica "Valle di Portovecchio"
e l'Azienda Agricola Biologica "La Stalla". Continuando si giunge,
da una parte, sino ad affacciarsi sulla cala di Porto Vecchio, dall'altra
oltre la punta nord dell'Isola; nelle giornate terse è possibile
scorgere la vicina Corsica, quasi palpabile.
I primi ad arrivare, quasi in vetta, sono Pierluigi, Beppe e Corrado.
Proprio quest'ultimo cerca di convincere gli altri due a seguirlo, ma
senza risultato. Quindi decide di proseguire in solitario (anche se tutte
le didattiche prevedono l'immersione in coppia) e come una capretta da
montagna, anzi come un muflone, balzando da un masso all'altro scompare
dalla vista degli altri in cerca della Corsica (bah..! strana gente commenta
Pierluigi). Poco dopo ricompare e decidiamo di rientrare.
Il gruppo Diego rinuncia alla vetta molto prima e si ferma al vecchio
penitenziario. Ufo and company, raggiunti i primi, decidono di proseguire
verso il "relitto Spagnolo" (bah..! strana gente ribadisce Pierluigi).
Rientriamo al porto dove ci rincontriamo.
Nel frattempo il vento spirava sempre forte ed il mare continuava ad essere
molto agitato.
Chiediamo conferma al Diving sull'impossibilità di immergerci e
quindi vista l'ora e la fame decidiamo di fare un vero e completo pranzo,
chi a base di pesce chi a base carne e chi a base di pizza.
Per qualcuno è stata una vera e propria abbuffata di pesce presso
il ristorante da Antonio, un il Livornese dallo spirito libero.
Prima di preparare i bagagli c'è tempo anche per una breve ma salutare
pennichella.
Il viaggio di ritorno
Accompagnati dalla serafica calma che ha contraddistinto tutte le immersioni,
sia durante la preparazione che durante l'uscita in barca, grazie alla
buona organizzazione del "Capraia Diving Center" ed alla professionalità
dei suoi membri, riponiamo, purtroppo, la nostra attrezzatura negli zaini.
Prima di imbarcarci, la tappa d'obbligo è presso "La Gelateria
bar caffè" di Cristiano Scotti. Solo a seguito dell'intervento
di Andrea (il quale, pensa di farci credere, che il traghetto sarebbe
partito in anticipo), ci allontaniamo definitivamente dall'isola.
Non ricordiamo bene come fu il distacco del cordone ombelicale (anche
perché eravamo tutti più giovani), ma la sensazione che
abbiamo provato nel distaccarci dall'isola è stato più o
meno simile.
Nonostante il mare molto agitato della mattinata e del primo pomeriggio,
la traversata di rientro fila liscia senza alcun intoppo. Anzi abbiamo
la fortuna di scorgere in lontananza lo sbuffo di una balenottera e subito
dopo la sua pinna dorsale fare capolino tra le onde e poi immergersi.
Una grande emozione.
Alle ore 20.00 circa sbarchiamo al porto di Livorno.
Raggiunte le vetture si parte. Appuntamento all'autogril di Sarzana per
un panino.
Tranne il gruppo Ufo, tutti gli altri si ritrovano come promesso all'area
di sosta di Sarzana. Dopo il panino, non rimangono altro che i saluti
e la promessa di ritrovarci tutti alla prossima uscita.
L'autostrada sgombra consente un viaggio confortevole e veloce.
Alle ore 24,00 circa eravamo tutti a casa.