All'organizzazione dell'uscita ci pensa Pierluigi, e la sua buona uscita
ha semplicemente del miracoloso. Contrariamente alle nostre buone abitudini,
non riportiamo il programma del week end, poiché ognuno è
partito quando gli faceva comodo, percorrendo diverse strade ed autostrade.
Per dovere di cronaca partecipano all'uscita:
1. Alebardi Corrado e famiglia;
2. Bariselli Pierluigi e famiglia;
3. Dotti Beppe e famiglia;
4. Gardoncini Paolo e famiglia;
5. Rossini Franco e moglie col nipote Andrea;
6. Zanoli Diego e famiglia con la nipotina Ilaria;
7. Menta Gianpaolo con Martinelli Angela;
8. Bicelli Fedy con Martinelli Sonia;
9. Gatti Fabio;
10. Cancarini Gianni;
11. Mattiuzzo Ladislao con moglie;
12. Vracalli Sara con Andrea il fidanzato.
Al fine di rendere più complicata l'organizzazione (vista l'impossibilità
al reperimento di appartamenti), alcuni vengono alloggiati in appartamenti
ed altri in Hotel.
Prendono posto in appartamento:
le famiglie Alebardi, Bariselli, Dotti, Gardoncini, Menta e Bicelli.
Alloggiano in Hotel:
le famiglie Zanoli, Rossini, Mattiuzzo, oltre a Sara, Andrea, Fabio e
Gianni.
Il viaggio di andata
La partenza è effettuata a blocchi funzionali (naturalmente funzionali
alle diverse esigenze di un gruppo che dovrebbe essere omogeneo!!!).
Il giovedì mattina parte la famiglia Zanoli.
Il venerdì mattina partono le famiglie: Bariselli, Dotti, Gardonici
Rossini, Menta, Bicelli, Mattiuzzo e Sara con Andrea.
Il venerdì pomeriggio partono Gianni e Fabio.
Il sabato pomeriggio la famiglia Alebardi.
Dovremmo essere partiti tutti.
Con lo scopo di rendere il viaggio sempre più eccitante e meno
prevedibile, il gruppone partito il venerdì mattina decide di dividersi
ulteriormente in due.
Il primo gruppo, definito dei SAGGI, dopo l'incontro al solito autogril
di Cremona prosegue verso il naturale, il logico, il saggio tragitto.
Direzione Parma, si prosegue per La Spezia ed infine per Livorno per raggiungere
Piombino.
Il secondo gruppo, definito degli IRRESPONSABILI (non tanto per loro ma
per le proprie famiglie), dopo l'incontro al solito autogril di Cremona,
decidono che per sostituire un paio di calzari del valore commerciale
di venti euro, valga la pena di proseguire verso Piacenza, per prendere
la direttrice di Torino ed al bivio per Alessandria girare in direzione
Genova (dove si trova la ditta Sopras e sostituire i calzari). Giunti
nel capoluogo Ligure dirigersi verso La Spezia ed infine verso Livorno
per raggiungere Piombino.
Non vogliamo riportare i nomi degli Irresponsabili perché pensiamo
che probabilmente nelle loro teste hanno pensato che il lungo giro ne
valesse la pena.
Di fatto, tutto il gruppo del venerdì, si è ritrovato puntuale
all'imbarco della Toremar a Piombino dove alle ore 14.00 si sono imbarcati
alla volta dell'Elba.
Da Portoferraio a Porto Azzurro il tragitto è breve e dura circa
15 minuti.
Ad attenderci, all'ingresso del paese, troviamo Diego che già bruciato
da ventiquattrore d'esposizione al sole e con aria da esperto indigeno,
fa da guida alle famiglie alloggiate in Hotel. Gli altri si dirigono al
porto, presso il diving, per il ritiro delle chiavi degli appartamenti.
L'isola d'Elba e Porto Azzurro
Se fantastichiamo un lembo di terra dove approdare dopo un'entusiasmante
navigazione nel Mediterraneo, non abbiamo dubbi: il nostro approdo preferito
è senz'altro l'isola d'Elba. Spiagge di sabbia finissima, scogliere
a picco sul mare, acque trasparenti, fondali ricchi di pesci. Ma anche
sentieri di montagna, boschi di querce e di castagni, borghi medioevali,
alberghi moderni, centri turistici attrezzati e scuole di vela condotte
da vecchi lupi di mare. Contrariamente a quanto è avvenuto in altre
località, qui si sono rispettate tutte le bellezze che la natura
ha elargito a 150 chilometri di costa tirrenica, vicinissima alla Toscana.
Ed i risultati della tutela rigorosa dell'ambiente si vedono: all'Elba
la natura è ancora la protagonista incontrastata, dominatrice assoluta
del paesaggio. Ne sono prova tangibile i provvedimenti dell'Unione Europea
e del Parlamento Italiano, che ha preteso la creazione di un Parco Nazionale
che raggruppa sette perle dell'Arcipelago Toscano in un unico progetto
di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale.
E l'Elba è la capitale del Parco. Navigare è una scoperta
continua: il mare cambia colori ad ogni insenatura. A sud si infrange
su bianche scogliere o accarezza spiagge di sabbia, a nord si insinua
negli anfratti degli alti dirupi o lambisce candide spiagge di ghiaia.
In pochi minuti, poi, si passa dal massiccio granitico del Monte Capanne,
regno dei mufloni e delle capre selvatiche, alle zone minerarie del versante
orientale dell'isola, vero "eldorado" degli scienziati e degli
appassionati di geologia. Già il mondo antico celebrava la qualità
e la varietà dei "fiori della terra" e gli Etruschi trassero
dalle "inesauribili" miniere dell'Elba la prosperità
economica che li rese così potenti e raffinati. Se poi non bastasse,
ecco le cave di granito, che hanno riempito di possenti colonne le Chiese
medioevali e rinascimentali di mezza Italia ed impreziosiscono molte costruzioni
moderne. Per non aggredire il territorio, gli alberghi sono quasi sempre
di modeste dimensioni, i campeggi si mimetizzano in fresche pinete ai
margini delle spiagge, i ristoranti sorgono spesso in antichi fabbricati
rurali ed accoppiano la tradizione toscana alle specialità marinare.
L'attracco a Portoferraio, la Capitale, rivela una scenografia maestosa.
Ecco le mura rinascimentali, la torre medicea, la darsena popolata di
barche da pesca accanto a yacht lussuosi. Chiese austere ed un convento
seicentesco adattato a prezioso centro culturale. Sorge su una lingua
di terra con due alti bastioni e si allunga dolcemente fino a confondersi
con il mare in un tenero abbraccio.
Quando i Romani si impadronirono dell'isola piegando la resistenza degli
Etruschi a difesa dei giacimenti minerari, costruirono una sontuosa villa
sul promontorio delle Grotte: da qui si gode lo scenario della baia ed
il profumo inebriante della ginestra, del ginepro, del rosmarino. Anche
la scelta di Cosimo I de Medici, che nel 1548 costruì la città
fortificata, vero gioiello di urbanistica militare, fu sicuramente obbligata.
Dai bastioni di Forte Stella e del Falcone si domina tutto il canale fino
alla costa continentale, da dove "si avventavano" i terribili
pirati saraceni per depredare, distruggere ed uccidere le popolazioni
inermi.
Nei dieci mesi di esilio all'Elba, Napoleone non pretese una reggia, ma
stabilì la sua dimora in un palazzotto poco più che decoroso
in mezzo ai due forti. Ma basta affacciarsi dalla finestra della camera
che occupò dal 14 maggio 1814 ed osservare il rapido inseguirsi
delle coste a picco sul mare di zaffiro per comprendere le ragioni della
sua scelta.
Attraversata l'isola nel suo punto più stretto arriviamo nella
cittadina di Porto Azzurro, paradiso degli esploratori subacquei.
Porto azzurro è forse la località dell'Elba più
rinomata, il suo territorio si estende per 13,36 kmq su un promontorio
e lungo la sottostante insenatura della costa orientale dell'isola d'Elba.
Si è costituito in comune autonomo nel 1815 e ha subito una diminuzione
territoriale nel 1906, quando la frazione Capoliveri e parte della frazione
di Porto Longone sono andate a formare il comune di Capoliveri.
Il nucleo di quella che inizialmente si chiamava Longone (e Porto Longone
dal 1863 al 1947) è costituito dalla possente fortezza di forma
stellata che Filippo III di Spagna commissionò nel 1602 a don Garcia
di Toledo. Il territorio era allora parte, insieme a Talamone e a Orbetello,
dello Stato dei Presidi, l'originale strumento attraverso il quale la
monarchia spagnola controllava le principali vie marittime del Tirreno,
a metà strada tra i suoi possedimenti di Napoli e quelli dell'ltalia
settentrionale. In effetti, in virtù della sua posizione strategica,
l'insediamento elbano servì sempre come baluardo contro le mire
del granducato di Toscana e come scalo marittimo per le navi spagnole.
Nel 1646, dopo un lungo assedio, fu espugnato dalle truppe francesi, ma
quattro anni dopo fu ripreso dagli spagnoli. Nel 1714 venne annesso al
regno di Napoli, al quale restò fino al 1801, quando fu ceduto
ai francesi che avevano occupato tutta la Toscana. Col congresso di Vienna,
nel 1815, fu incorporato al granducato di Toscana, fino all'unità
d'Italia.
Data la mitezza del clima, in passato l'economia di Porto Azzurro si reggeva
soprattutto sull'agricoltura, i cui prodotti ortofrutticoli erano anche
oggetto di commercio con la terraferma: rinomati erano specialmente le
primizie e i frutti di tipo meridionale. Largamente praticate erano anche
la pesca e la caccia. Come per la maggioranza dei centri dell'isola d'Elba
il settore trainante dell'economia attuale è invece il terziario,
il cui sviluppo è dovuto all'incremento continuo del turismo, che
si avvale qui, oltre che di attrezzature balneari, anche di una darsena
per imbarcazioni da diporto. Le attività connesse alla presenza
turistica hanno assorbito la maggior parte della manodopera agricola,
resasi disponibile in seguito alla crisi dell'agricoltura, e quella precedentemente
impiegata nell'industria estrattiva, ridotta oggi allo sfruttamento di
una cava di eurite, un materiale utilizzato come fondente nelle produzioni
ceramiche. L'agricoltura fornisce ancora prodotti ortofrutticoli per il
fabbisogno locale, ma diviene, al pari della pesca, sempre più
marginale.
La popolazione del territorio comunale raggiunge le 3.111 unità
nel 1991, con una densità di 233 abitanti per kmq. Nel passato
il comune contava 1.154 abitanti nel 1830, 1.953 nel 1881, 2.742 nel 1936,
3.078 nel 1951, 3.006 nel 1961, 2.929 nel 1971 e 3.073 nel 1981.
Perché immergerci all'isola
d'Elba
A rendere straordinario questo mare non sono unicamente le sue coste ricche
d'insenature, promontori e antichi borghi, ma anche i suoi fondali che
hanno fatto dell'Elba una delle mete storiche dell'immersione. Un mare
che ha visto le gesta dei primi pionieri della subacquea come Luigi Ferraro,
Egidio Cressi, Duilio Marcante e tanti altri che con la loro passione
hanno contribuito allo sviluppo di quest'attività.
Nei decenni passati qui si sono formati anche vari campioni di pesca subacquea
come Carlo Gasparri e Renzo Mazzarri e non è un caso che uno dei
maggiori atleti dell'apnea profonda, Jacques Mayol, dopo aver sperimentato
le località più esotiche del mondo, avesse scelto le profondità
di quest'isola per i suoi record. Il perfetto stato delle acque è
testimoniato anche dal fatto che l'Elba è compresa all'interno
di quel vasto tratto di mare che costituisce il Santuario Internazionale
dei Cetacei. Soprattutto durante i mesi primaverili, navigando al largo
delle sue coste non è raro avvistare branchi di delfini o l'alto
sbuffo di qualche balena.
I fondali dell'isola custodiscono un campionario pressoché completo
dell'immenso patrimonio naturalistico racchiuso nel mar Tirreno. Si potranno
sorvolare fluttuanti praterie di posidonie che danno rifugio a fitti branchi
di salpe, labridi, saraghi e vivaci donzelle, oppure scendere fra nuvole
di castagnole attraversando canaloni e pareti ricoperte dai ventagli delle
gorgonie. Grotte e stretti passaggi fra le rocce si aprono in continuazione
offrendo scorci scenografici. Avvicinandosi alla parete si possono ammirare
varie specie di spugne, gialli Parazoanthus, le delicate trine delle rose
di mare e d'altri fragili briozoi, sino ai piccoli e immacolati polipi
del corallo rosso.
Non mancano poi preziose testimonianze sommerse degli antichi traffici
marittimi, e non è raro vedere emergere dal fondo reperti di varia
natura come frammenti d'anfore e altre suppellettili. Il mare dell'Elba,
grazie alla limpidezza cristallina dell'acqua e alla ricca fauna, oggi
tutelata con l'istituzione del Parco dell'Arcipelago Toscano, è
in grado di offrire splendide emozioni anche ai subacquei più esperti.
Prima immersione Sabato 26/06/2004
Picchi di Pablo
Tutti pronti per la prima immersione, allievi compresi.
Abbandonato il porto prua rivolta a sud-est, ci dirigiamo verso i Picchi
di Pablo.
In prossimità di Punta Bianca, prendendo come riferimenti il segno
rosso sulla parete di granito bianco e due scogli affioranti, ci dirigiamo
a cinquanta metri dalla costa e ancoriamo su un fondale a circa 12 metri
di profondità.
Siamo nei pressi di due grossi funghi i cui cappelli si trovano rispettivamente
a 3 e 7 metri sotto la superficie. Luogo ideale anche per al prima immersione
del corso.
Vengono formati tre gruppi:
1. gli avanzati Beppe, Diego e Ufo per l'immersione profonda;
2. gli open "Fabio", Federico, Gianni, Ladislao e Paolo, per
l'immersione fino a 18 metri;
3. le esaminande Francesca e Sara col prof. Pierluigi, per la prima prova
d'esame.
Scendiamo sotto la superficie lungo la cima, accompagnati da una nuvola
di castagnole, per poi puntare verso sud-est costeggiando una parete coperta
da gorgonie bianche (Eunicella singularis). Intorno ai 18 metri si incontra
una spaccatura che scende fino ai 30 metri (i due gruppi di sub si dividono).
Gli avanzati proseguendo verso il fondo, incontrano un primo gruppo di
gorgonie rosse, mentre poco più avanti, a 35 metri, su un fondale
sabbioso ai piedi della secca, trovano rocce sulle quali sono cresciuti
altri ventagli di Paramuricea clavata. Procedendo sul fondo verso nord,
a circa 40 metri, incontriamo una grotta buia che illuminata dalle torce
ci mostra una gran quantità di gamberi.
Durante il tragitto di ritorno un incontro inatteso anche se ormai quasi
consueto: un branco di barracuda.
Il tempo è quasi scaduto, risaliamo lentamente verso la superficie
dove incontriamo il resto del nostro gruppo. In barca ci attende una graditissima
sorpresa: ci viene offerto the caldo con biscotti (una libidine).
Rientriamo al porto, giusto il tempo per un panino e per qualcuno anche
per la pennichella.
Seconda immersione Sabato 26/06/2004
Capo Calvo
Puntuali alle ore 15.00 in punto, togliamo gli ormeggi, pronti per la
seconda immersione. Sempre con la prua in direzione sud-est, ancoriamo
all'interno della baia di Capo Calvo, su un fondale roccioso a circa 18
metri di profondità e ad una cinquantina di metri di distanza dalla
costa.
I gruppi sono gli stessi della mattinata, tranne per il nostro Paolo che
per motivi familiari non può partecipare (con tre figli piccoli
non si possono fare miracoli), Francesca (la moglie di Paolo), da canto
dimostra a tutti noi maschietti, che la tenacia è l'audacia, non
è patrimonio esclusivo del sesso "forte".
Infatti, nonostante una brutta contusione alla caviglia destra, decide
di non rinunciare alla sua seconda prova d'esame.
Scesi alla cima i gruppi di sub si dividono subito, gli avanzati procedono
verso il largo, dove a 24 metri di profondità troviamo una grande
ancora di ferro cementata con la roccia.
Scendendo ancora e puntando verso il mare aperto, incontriamo un fondale
che dai 30 ai 40 metri appare sempre più tappezzato dai ventagli
di gorgonie rosse e blu.
A queste profondità non è raro vedere spuntare tra i molti
anfratti le antenne di grosse aragoste, con le quali tentiamo pure di
giocare. Infatti risalendo verso la superficie troviamo i resti di alcune
nasse a testimonianza di una zona battuta dai pescatori di aragoste.
Le rocce alle profondità inferiori, ci offrono ancora molti colori,
grazie all'arancione delle colonie di Parazoantus e al verde delle alghe
su cui brulicano branchi di salpe e si nascondono timidi nudibranchi,
il tutto animato dal movimento di nuvole di castagnole.
Una fastidiosa, anche se leggera, corrente ci accompagna negli ultimi
metri di risalita. Ormai non è più una sorpresa: anche questa
volta l'incontro coi barracuda.
Terza immersione Domenica 27/06/2004
Punta delle Cannelle
L'appuntamento è alle 8.45 presso il diving e puntualmente alle
9.00 la prua della "Nostra barca" è rivolta verso il
mare aperto, in direzione nord-est.
Prima rinuncia ingiustificata: Diego preferisce la spiaggia all'immersione.
Il gruppo degli avanzati rimane invariato. Infatti ieri sera ci ha raggiunti
Corrado e famiglia, a completamento dei partecipanti.
Punta delle Cannelle, è considerata una tra le immersioni più
belle dell'Elba.
Ancoriamo ad un centinaio di metri dalla costa, prendendo come riferimento
una spaccatura tra due grosse rocce e una scala scavata nella roccia su
un fondale sabbioso situato a 15 metri di profondità. Una volta
scesi e divisi nei soliti gruppi, pinneggiamo verso sud-est fino a incontrare
la cigliata che dai 25 metri scende quasi verticalmente fino a 40. All'inizio
della discesa, la parete è colorata dal bianco e dal giallo delle
Eunicella singolaris e cavolini che, oltre i 30 metri, lasciano posto
alle gorgonie rosse e blu. Lanciando uno sguardo verso il largo, intravediamo
oltre ai soliti barracuda coppie di grossi dentici. A 37 metri di profondità
un grosso lastrone di granito forma un tunnel poco lungo, circondato dai
rami di ventagli rossi.
Anche questa volta è venuto il momento di risalire, non per nostra
volontà ma per questioni di aria.
Doveva essere l'ultima immersione del pacchetto prenotato per i subacquei,
mentre per i corsisti c'era l'ultima prova d'esame: l'immersione.
Ma nel vedere il povero Pierluigi preparasi all'immersione, in compagnia
delle sole Francesca e Sara, Beppe e Corrado non resistono al richiamo
dell'acqua, e decidono di aggregarsi.
A circa tre miglia a sud di Porto Azzurro, in prossimità di Punta
Nera, si trova il relitto di un aereo a otto posti, molto ben conservato.
Per trovarlo ci manteniamo a circa duecento metri dalla costa in corrispondenza
di un segnale rosso sulla roccia.
Il gruppo di immersione è unico, oramai siamo quasi tutti subacquei.
Tutti insieme scendiamo lungo la cima su un prateria di posidonia. Dirigendoci
leggermente verso il largo, su un fondale sabbioso e posidonia oceanica,
a 24 metri circa di profondità troviamo l'aereo, divenuto luogo
ideale per tane nascoste di gronchi e murene.
Il nostro arrivo è accompagnato da nuvole di castagnole e donzelle
curiose. Giriamo attorno al relitto, mentre Francesca e Sara a loro perfetto
agio, riescono persino a passare sotto l'ala del velivolo.
L'immersione è facile, ma siamo certi che le nostre neo-subacquee
ricorderanno questa immersione per molto tempo.
Risaliti in barca e dopo esserci rifocillati con the e biscotti, ci facciamo
raccontare l'immersione da due emozionatissime Francesca e Sara.
Una costante di tutte le immersioni è stato l'incontro coi Barracuda,
anche se si tratta pur sempre di incontri fortuiti, spesso a sorpresa
e difficilmente programmabili. Perché ci affascina incontrare questo
pesce che certamente non è ne bello ne elegante?
La risposta può ricercarsi nel fatto che il barracuda, predatore
di tutto rispetto, era fino a poco tempo fa, quasi introvabile nei nostri
mari. In realtà, questi animali nelle nostre acquee ci sono da
sempre, anche se occorre ammettere che alle due specie già esistenti,
la Sphyraena sphyraena e Sphyraena viridensis, si è andata ad aggiungere
la Sphyraena chrysotaenia, arrivata nel Mediterraneo dal Canale di Suez.
La distinzione tra le diverse specie è riservata ad occhi esperti,
in quanto si diversificano tra di loro da lievi linee di diversa colorazione
e da altri piccoli particolari.
Il Diving
Non è nostra abitudine tessere le lodi di diving, ma questo merita
una menzione particolare.
"DUE PASSI NEL BLU di Giuseppe Enrico", il diving center di
Porto Azzurro, ci ha piacevolmente sorpreso in tutte le fasi. Del the
coi biscotti abbiamo già parlato, ma è tutto il resto che
era sbalorditivo. Proviamo a riassumerlo per sommi capi:
1. all'arrivo ci hanno recapitato le ceste presso i nostri alloggi;
2. hanno atteso che le preparassimo per portarle al diving;
3. alla prima immersione lo Staf del diving ha caricato le ceste in barca;
4. l'attrezzatura è sempre rimasta in barca dove il personale del
diving si preoccupava di sciacquare con acqua dolce le nostre mute;
5. dopo l'ultima immersione ci hanno recapitato l'attrezzatura presso
i nostri alloggi;
6. le bombole erano sempre cariche e pronte in barca;
7. ultimo e non meno importante, dopo ogni immersione, saliti in barca
venivamo accompagnati a sedere, col personale che reggeva la bombola.
Possiamo dire senza smentita, che un trattamento di questo tipo, sarà
certamente difficile ritrovare in altre uscite.
Il viaggio di ritorno
Anche se arrivati alla spicciolata, il viaggio di ritorno è previsto
per tutti, con imbarco a Portoferraio entro sera, tranne che per tre fottuti
fortunati, che hanno deciso di fermarsi per l'intera settimana. Auguriamo
a Beppe, Corrado, Pierluigi e relative famiglie una buona permanenza e
tante belle immersioni.
Tornando a noi, doveva essere un rientro tranquillo e preventivato, ma
l'imprevisto è sempre in agguato.
Prima sorpresa: l'imbarco previsto col traghetto delle ore 19,00 per un
disguido è stato posticipato alle ore 21,00. Chiaramente ciò
a innescato alcune contrarietà, soprattutto per nostro caro dr.
Gianni Cancarini, che il giorno seguente alle prime ore della mattinata
doveva presentarsi in sala operatoria per un intervento (non vorremmo
essere nei panni del paziente).
Seconda sorpresa (forse non troppo): due ore di coda all'ingresso del
casello autostradale di Rosignano.
Dopo questo intoppo, anche con traffico intenso, l'autostrada ci consente
un viaggio confortevole ed abbastanza veloce. Alle ore 3,00 circa eravamo
tutti a casa.
Naturalmente il più veloce è stato Gianni che con la sua
esagerata X5, ha superato la barriera del suono. A questo proposito non
abbiamo più avuto occasione per sentire Fabio (compagno di viaggio
di Gianni) per chiedergli se ha avuto nausee, contrazioni o dolori addominali,
formazione di eccessivo acido lattico !!!, beh del resto era in compagnia
di un medico.