SETTIMA USCITA- 25-27/06/2004

ISOLA D'ELBA

All'organizzazione dell'uscita ci pensa Pierluigi, e la sua buona uscita ha semplicemente del miracoloso. Contrariamente alle nostre buone abitudini, non riportiamo il programma del week end, poiché ognuno è partito quando gli faceva comodo, percorrendo diverse strade ed autostrade.

Per dovere di cronaca partecipano all'uscita:
1. Alebardi Corrado e famiglia;
2. Bariselli Pierluigi e famiglia;
3. Dotti Beppe e famiglia;
4. Gardoncini Paolo e famiglia;
5. Rossini Franco e moglie col nipote Andrea;
6. Zanoli Diego e famiglia con la nipotina Ilaria;
7. Menta Gianpaolo con Martinelli Angela;
8. Bicelli Fedy con Martinelli Sonia;
9. Gatti Fabio;
10. Cancarini Gianni;
11. Mattiuzzo Ladislao con moglie;
12. Vracalli Sara con Andrea il fidanzato.

Al fine di rendere più complicata l'organizzazione (vista l'impossibilità al reperimento di appartamenti), alcuni vengono alloggiati in appartamenti ed altri in Hotel.
Prendono posto in appartamento:
le famiglie Alebardi, Bariselli, Dotti, Gardoncini, Menta e Bicelli.
Alloggiano in Hotel:
le famiglie Zanoli, Rossini, Mattiuzzo, oltre a Sara, Andrea, Fabio e Gianni.

Il viaggio di andata


La partenza è effettuata a blocchi funzionali (naturalmente funzionali alle diverse esigenze di un gruppo che dovrebbe essere omogeneo!!!).
Il giovedì mattina parte la famiglia Zanoli.
Il venerdì mattina partono le famiglie: Bariselli, Dotti, Gardonici Rossini, Menta, Bicelli, Mattiuzzo e Sara con Andrea.
Il venerdì pomeriggio partono Gianni e Fabio.
Il sabato pomeriggio la famiglia Alebardi.
Dovremmo essere partiti tutti.
Con lo scopo di rendere il viaggio sempre più eccitante e meno prevedibile, il gruppone partito il venerdì mattina decide di dividersi ulteriormente in due.
Il primo gruppo, definito dei SAGGI, dopo l'incontro al solito autogril di Cremona prosegue verso il naturale, il logico, il saggio tragitto. Direzione Parma, si prosegue per La Spezia ed infine per Livorno per raggiungere Piombino.
Il secondo gruppo, definito degli IRRESPONSABILI (non tanto per loro ma per le proprie famiglie), dopo l'incontro al solito autogril di Cremona, decidono che per sostituire un paio di calzari del valore commerciale di venti euro, valga la pena di proseguire verso Piacenza, per prendere la direttrice di Torino ed al bivio per Alessandria girare in direzione Genova (dove si trova la ditta Sopras e sostituire i calzari). Giunti nel capoluogo Ligure dirigersi verso La Spezia ed infine verso Livorno per raggiungere Piombino.
Non vogliamo riportare i nomi degli Irresponsabili perché pensiamo che probabilmente nelle loro teste hanno pensato che il lungo giro ne valesse la pena.
Di fatto, tutto il gruppo del venerdì, si è ritrovato puntuale all'imbarco della Toremar a Piombino dove alle ore 14.00 si sono imbarcati alla volta dell'Elba.
Da Portoferraio a Porto Azzurro il tragitto è breve e dura circa 15 minuti.
Ad attenderci, all'ingresso del paese, troviamo Diego che già bruciato da ventiquattrore d'esposizione al sole e con aria da esperto indigeno, fa da guida alle famiglie alloggiate in Hotel. Gli altri si dirigono al porto, presso il diving, per il ritiro delle chiavi degli appartamenti.

L'isola d'Elba e Porto Azzurro


Se fantastichiamo un lembo di terra dove approdare dopo un'entusiasmante navigazione nel Mediterraneo, non abbiamo dubbi: il nostro approdo preferito è senz'altro l'isola d'Elba. Spiagge di sabbia finissima, scogliere a picco sul mare, acque trasparenti, fondali ricchi di pesci. Ma anche sentieri di montagna, boschi di querce e di castagni, borghi medioevali, alberghi moderni, centri turistici attrezzati e scuole di vela condotte da vecchi lupi di mare. Contrariamente a quanto è avvenuto in altre località, qui si sono rispettate tutte le bellezze che la natura ha elargito a 150 chilometri di costa tirrenica, vicinissima alla Toscana. Ed i risultati della tutela rigorosa dell'ambiente si vedono: all'Elba la natura è ancora la protagonista incontrastata, dominatrice assoluta del paesaggio. Ne sono prova tangibile i provvedimenti dell'Unione Europea e del Parlamento Italiano, che ha preteso la creazione di un Parco Nazionale che raggruppa sette perle dell'Arcipelago Toscano in un unico progetto di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale. E l'Elba è la capitale del Parco. Navigare è una scoperta continua: il mare cambia colori ad ogni insenatura. A sud si infrange su bianche scogliere o accarezza spiagge di sabbia, a nord si insinua negli anfratti degli alti dirupi o lambisce candide spiagge di ghiaia. In pochi minuti, poi, si passa dal massiccio granitico del Monte Capanne, regno dei mufloni e delle capre selvatiche, alle zone minerarie del versante orientale dell'isola, vero "eldorado" degli scienziati e degli appassionati di geologia. Già il mondo antico celebrava la qualità e la varietà dei "fiori della terra" e gli Etruschi trassero dalle "inesauribili" miniere dell'Elba la prosperità economica che li rese così potenti e raffinati. Se poi non bastasse, ecco le cave di granito, che hanno riempito di possenti colonne le Chiese medioevali e rinascimentali di mezza Italia ed impreziosiscono molte costruzioni moderne. Per non aggredire il territorio, gli alberghi sono quasi sempre di modeste dimensioni, i campeggi si mimetizzano in fresche pinete ai margini delle spiagge, i ristoranti sorgono spesso in antichi fabbricati rurali ed accoppiano la tradizione toscana alle specialità marinare.
L'attracco a Portoferraio, la Capitale, rivela una scenografia maestosa. Ecco le mura rinascimentali, la torre medicea, la darsena popolata di barche da pesca accanto a yacht lussuosi. Chiese austere ed un convento seicentesco adattato a prezioso centro culturale. Sorge su una lingua di terra con due alti bastioni e si allunga dolcemente fino a confondersi con il mare in un tenero abbraccio.
Quando i Romani si impadronirono dell'isola piegando la resistenza degli Etruschi a difesa dei giacimenti minerari, costruirono una sontuosa villa sul promontorio delle Grotte: da qui si gode lo scenario della baia ed il profumo inebriante della ginestra, del ginepro, del rosmarino. Anche la scelta di Cosimo I de Medici, che nel 1548 costruì la città fortificata, vero gioiello di urbanistica militare, fu sicuramente obbligata. Dai bastioni di Forte Stella e del Falcone si domina tutto il canale fino alla costa continentale, da dove "si avventavano" i terribili pirati saraceni per depredare, distruggere ed uccidere le popolazioni inermi.
Nei dieci mesi di esilio all'Elba, Napoleone non pretese una reggia, ma stabilì la sua dimora in un palazzotto poco più che decoroso in mezzo ai due forti. Ma basta affacciarsi dalla finestra della camera che occupò dal 14 maggio 1814 ed osservare il rapido inseguirsi delle coste a picco sul mare di zaffiro per comprendere le ragioni della sua scelta.
Attraversata l'isola nel suo punto più stretto arriviamo nella cittadina di Porto Azzurro, paradiso degli esploratori subacquei.

Porto azzurro è forse la località dell'Elba più rinomata, il suo territorio si estende per 13,36 kmq su un promontorio e lungo la sottostante insenatura della costa orientale dell'isola d'Elba.
Si è costituito in comune autonomo nel 1815 e ha subito una diminuzione territoriale nel 1906, quando la frazione Capoliveri e parte della frazione di Porto Longone sono andate a formare il comune di Capoliveri.
Il nucleo di quella che inizialmente si chiamava Longone (e Porto Longone dal 1863 al 1947) è costituito dalla possente fortezza di forma stellata che Filippo III di Spagna commissionò nel 1602 a don Garcia di Toledo. Il territorio era allora parte, insieme a Talamone e a Orbetello, dello Stato dei Presidi, l'originale strumento attraverso il quale la monarchia spagnola controllava le principali vie marittime del Tirreno, a metà strada tra i suoi possedimenti di Napoli e quelli dell'ltalia settentrionale. In effetti, in virtù della sua posizione strategica, l'insediamento elbano servì sempre come baluardo contro le mire del granducato di Toscana e come scalo marittimo per le navi spagnole. Nel 1646, dopo un lungo assedio, fu espugnato dalle truppe francesi, ma quattro anni dopo fu ripreso dagli spagnoli. Nel 1714 venne annesso al regno di Napoli, al quale restò fino al 1801, quando fu ceduto ai francesi che avevano occupato tutta la Toscana. Col congresso di Vienna, nel 1815, fu incorporato al granducato di Toscana, fino all'unità d'Italia.
Data la mitezza del clima, in passato l'economia di Porto Azzurro si reggeva soprattutto sull'agricoltura, i cui prodotti ortofrutticoli erano anche oggetto di commercio con la terraferma: rinomati erano specialmente le primizie e i frutti di tipo meridionale. Largamente praticate erano anche la pesca e la caccia. Come per la maggioranza dei centri dell'isola d'Elba il settore trainante dell'economia attuale è invece il terziario, il cui sviluppo è dovuto all'incremento continuo del turismo, che si avvale qui, oltre che di attrezzature balneari, anche di una darsena per imbarcazioni da diporto. Le attività connesse alla presenza turistica hanno assorbito la maggior parte della manodopera agricola, resasi disponibile in seguito alla crisi dell'agricoltura, e quella precedentemente impiegata nell'industria estrattiva, ridotta oggi allo sfruttamento di una cava di eurite, un materiale utilizzato come fondente nelle produzioni ceramiche. L'agricoltura fornisce ancora prodotti ortofrutticoli per il fabbisogno locale, ma diviene, al pari della pesca, sempre più marginale.
La popolazione del territorio comunale raggiunge le 3.111 unità nel 1991, con una densità di 233 abitanti per kmq. Nel passato il comune contava 1.154 abitanti nel 1830, 1.953 nel 1881, 2.742 nel 1936, 3.078 nel 1951, 3.006 nel 1961, 2.929 nel 1971 e 3.073 nel 1981.

Perché immergerci all'isola d'Elba


A rendere straordinario questo mare non sono unicamente le sue coste ricche d'insenature, promontori e antichi borghi, ma anche i suoi fondali che hanno fatto dell'Elba una delle mete storiche dell'immersione. Un mare che ha visto le gesta dei primi pionieri della subacquea come Luigi Ferraro, Egidio Cressi, Duilio Marcante e tanti altri che con la loro passione hanno contribuito allo sviluppo di quest'attività.
Nei decenni passati qui si sono formati anche vari campioni di pesca subacquea come Carlo Gasparri e Renzo Mazzarri e non è un caso che uno dei maggiori atleti dell'apnea profonda, Jacques Mayol, dopo aver sperimentato le località più esotiche del mondo, avesse scelto le profondità di quest'isola per i suoi record. Il perfetto stato delle acque è testimoniato anche dal fatto che l'Elba è compresa all'interno di quel vasto tratto di mare che costituisce il Santuario Internazionale dei Cetacei. Soprattutto durante i mesi primaverili, navigando al largo delle sue coste non è raro avvistare branchi di delfini o l'alto sbuffo di qualche balena.
I fondali dell'isola custodiscono un campionario pressoché completo dell'immenso patrimonio naturalistico racchiuso nel mar Tirreno. Si potranno sorvolare fluttuanti praterie di posidonie che danno rifugio a fitti branchi di salpe, labridi, saraghi e vivaci donzelle, oppure scendere fra nuvole di castagnole attraversando canaloni e pareti ricoperte dai ventagli delle gorgonie. Grotte e stretti passaggi fra le rocce si aprono in continuazione offrendo scorci scenografici. Avvicinandosi alla parete si possono ammirare varie specie di spugne, gialli Parazoanthus, le delicate trine delle rose di mare e d'altri fragili briozoi, sino ai piccoli e immacolati polipi del corallo rosso.
Non mancano poi preziose testimonianze sommerse degli antichi traffici marittimi, e non è raro vedere emergere dal fondo reperti di varia natura come frammenti d'anfore e altre suppellettili. Il mare dell'Elba, grazie alla limpidezza cristallina dell'acqua e alla ricca fauna, oggi tutelata con l'istituzione del Parco dell'Arcipelago Toscano, è in grado di offrire splendide emozioni anche ai subacquei più esperti.

Prima immersione Sabato 26/06/2004
Picchi di Pablo


Tutti pronti per la prima immersione, allievi compresi.
Abbandonato il porto prua rivolta a sud-est, ci dirigiamo verso i Picchi di Pablo.
In prossimità di Punta Bianca, prendendo come riferimenti il segno rosso sulla parete di granito bianco e due scogli affioranti, ci dirigiamo a cinquanta metri dalla costa e ancoriamo su un fondale a circa 12 metri di profondità.
Siamo nei pressi di due grossi funghi i cui cappelli si trovano rispettivamente a 3 e 7 metri sotto la superficie. Luogo ideale anche per al prima immersione del corso.
Vengono formati tre gruppi:
1. gli avanzati Beppe, Diego e Ufo per l'immersione profonda;
2. gli open "Fabio", Federico, Gianni, Ladislao e Paolo, per l'immersione fino a 18 metri;
3. le esaminande Francesca e Sara col prof. Pierluigi, per la prima prova d'esame.
Scendiamo sotto la superficie lungo la cima, accompagnati da una nuvola di castagnole, per poi puntare verso sud-est costeggiando una parete coperta da gorgonie bianche (Eunicella singularis). Intorno ai 18 metri si incontra una spaccatura che scende fino ai 30 metri (i due gruppi di sub si dividono). Gli avanzati proseguendo verso il fondo, incontrano un primo gruppo di gorgonie rosse, mentre poco più avanti, a 35 metri, su un fondale sabbioso ai piedi della secca, trovano rocce sulle quali sono cresciuti altri ventagli di Paramuricea clavata. Procedendo sul fondo verso nord, a circa 40 metri, incontriamo una grotta buia che illuminata dalle torce ci mostra una gran quantità di gamberi.
Durante il tragitto di ritorno un incontro inatteso anche se ormai quasi consueto: un branco di barracuda.
Il tempo è quasi scaduto, risaliamo lentamente verso la superficie dove incontriamo il resto del nostro gruppo. In barca ci attende una graditissima sorpresa: ci viene offerto the caldo con biscotti (una libidine).
Rientriamo al porto, giusto il tempo per un panino e per qualcuno anche per la pennichella.

Seconda immersione Sabato 26/06/2004
Capo Calvo


Puntuali alle ore 15.00 in punto, togliamo gli ormeggi, pronti per la seconda immersione. Sempre con la prua in direzione sud-est, ancoriamo all'interno della baia di Capo Calvo, su un fondale roccioso a circa 18 metri di profondità e ad una cinquantina di metri di distanza dalla costa.
I gruppi sono gli stessi della mattinata, tranne per il nostro Paolo che per motivi familiari non può partecipare (con tre figli piccoli non si possono fare miracoli), Francesca (la moglie di Paolo), da canto dimostra a tutti noi maschietti, che la tenacia è l'audacia, non è patrimonio esclusivo del sesso "forte".
Infatti, nonostante una brutta contusione alla caviglia destra, decide di non rinunciare alla sua seconda prova d'esame.
Scesi alla cima i gruppi di sub si dividono subito, gli avanzati procedono verso il largo, dove a 24 metri di profondità troviamo una grande ancora di ferro cementata con la roccia.
Scendendo ancora e puntando verso il mare aperto, incontriamo un fondale che dai 30 ai 40 metri appare sempre più tappezzato dai ventagli di gorgonie rosse e blu.
A queste profondità non è raro vedere spuntare tra i molti anfratti le antenne di grosse aragoste, con le quali tentiamo pure di giocare. Infatti risalendo verso la superficie troviamo i resti di alcune nasse a testimonianza di una zona battuta dai pescatori di aragoste.
Le rocce alle profondità inferiori, ci offrono ancora molti colori, grazie all'arancione delle colonie di Parazoantus e al verde delle alghe su cui brulicano branchi di salpe e si nascondono timidi nudibranchi, il tutto animato dal movimento di nuvole di castagnole.
Una fastidiosa, anche se leggera, corrente ci accompagna negli ultimi metri di risalita. Ormai non è più una sorpresa: anche questa volta l'incontro coi barracuda.

Terza immersione Domenica 27/06/2004
Punta delle Cannelle


L'appuntamento è alle 8.45 presso il diving e puntualmente alle 9.00 la prua della "Nostra barca" è rivolta verso il mare aperto, in direzione nord-est.
Prima rinuncia ingiustificata: Diego preferisce la spiaggia all'immersione.
Il gruppo degli avanzati rimane invariato. Infatti ieri sera ci ha raggiunti Corrado e famiglia, a completamento dei partecipanti.
Punta delle Cannelle, è considerata una tra le immersioni più belle dell'Elba.
Ancoriamo ad un centinaio di metri dalla costa, prendendo come riferimento una spaccatura tra due grosse rocce e una scala scavata nella roccia su un fondale sabbioso situato a 15 metri di profondità. Una volta scesi e divisi nei soliti gruppi, pinneggiamo verso sud-est fino a incontrare la cigliata che dai 25 metri scende quasi verticalmente fino a 40. All'inizio della discesa, la parete è colorata dal bianco e dal giallo delle Eunicella singolaris e cavolini che, oltre i 30 metri, lasciano posto alle gorgonie rosse e blu. Lanciando uno sguardo verso il largo, intravediamo oltre ai soliti barracuda coppie di grossi dentici. A 37 metri di profondità un grosso lastrone di granito forma un tunnel poco lungo, circondato dai rami di ventagli rossi.
Anche questa volta è venuto il momento di risalire, non per nostra volontà ma per questioni di aria.
Doveva essere l'ultima immersione del pacchetto prenotato per i subacquei, mentre per i corsisti c'era l'ultima prova d'esame: l'immersione.
Ma nel vedere il povero Pierluigi preparasi all'immersione, in compagnia delle sole Francesca e Sara, Beppe e Corrado non resistono al richiamo dell'acqua, e decidono di aggregarsi.

Quarta immersione Domenica 27/06/2004
Relitto Aereo


A circa tre miglia a sud di Porto Azzurro, in prossimità di Punta Nera, si trova il relitto di un aereo a otto posti, molto ben conservato.
Per trovarlo ci manteniamo a circa duecento metri dalla costa in corrispondenza di un segnale rosso sulla roccia.
Il gruppo di immersione è unico, oramai siamo quasi tutti subacquei.
Tutti insieme scendiamo lungo la cima su un prateria di posidonia. Dirigendoci leggermente verso il largo, su un fondale sabbioso e posidonia oceanica, a 24 metri circa di profondità troviamo l'aereo, divenuto luogo ideale per tane nascoste di gronchi e murene.
Il nostro arrivo è accompagnato da nuvole di castagnole e donzelle curiose. Giriamo attorno al relitto, mentre Francesca e Sara a loro perfetto agio, riescono persino a passare sotto l'ala del velivolo.
L'immersione è facile, ma siamo certi che le nostre neo-subacquee ricorderanno questa immersione per molto tempo.
Risaliti in barca e dopo esserci rifocillati con the e biscotti, ci facciamo raccontare l'immersione da due emozionatissime Francesca e Sara.

Una costante di tutte le immersioni è stato l'incontro coi Barracuda, anche se si tratta pur sempre di incontri fortuiti, spesso a sorpresa e difficilmente programmabili. Perché ci affascina incontrare questo pesce che certamente non è ne bello ne elegante?
La risposta può ricercarsi nel fatto che il barracuda, predatore di tutto rispetto, era fino a poco tempo fa, quasi introvabile nei nostri mari. In realtà, questi animali nelle nostre acquee ci sono da sempre, anche se occorre ammettere che alle due specie già esistenti, la Sphyraena sphyraena e Sphyraena viridensis, si è andata ad aggiungere la Sphyraena chrysotaenia, arrivata nel Mediterraneo dal Canale di Suez. La distinzione tra le diverse specie è riservata ad occhi esperti, in quanto si diversificano tra di loro da lievi linee di diversa colorazione e da altri piccoli particolari.

Il Diving


Non è nostra abitudine tessere le lodi di diving, ma questo merita una menzione particolare.
"DUE PASSI NEL BLU di Giuseppe Enrico", il diving center di Porto Azzurro, ci ha piacevolmente sorpreso in tutte le fasi. Del the coi biscotti abbiamo già parlato, ma è tutto il resto che era sbalorditivo. Proviamo a riassumerlo per sommi capi:
1. all'arrivo ci hanno recapitato le ceste presso i nostri alloggi;
2. hanno atteso che le preparassimo per portarle al diving;
3. alla prima immersione lo Staf del diving ha caricato le ceste in barca;
4. l'attrezzatura è sempre rimasta in barca dove il personale del diving si preoccupava di sciacquare con acqua dolce le nostre mute;
5. dopo l'ultima immersione ci hanno recapitato l'attrezzatura presso i nostri alloggi;
6. le bombole erano sempre cariche e pronte in barca;
7. ultimo e non meno importante, dopo ogni immersione, saliti in barca venivamo accompagnati a sedere, col personale che reggeva la bombola.
Possiamo dire senza smentita, che un trattamento di questo tipo, sarà certamente difficile ritrovare in altre uscite.

Il viaggio di ritorno


Anche se arrivati alla spicciolata, il viaggio di ritorno è previsto per tutti, con imbarco a Portoferraio entro sera, tranne che per tre fottuti fortunati, che hanno deciso di fermarsi per l'intera settimana. Auguriamo a Beppe, Corrado, Pierluigi e relative famiglie una buona permanenza e tante belle immersioni.
Tornando a noi, doveva essere un rientro tranquillo e preventivato, ma l'imprevisto è sempre in agguato.
Prima sorpresa: l'imbarco previsto col traghetto delle ore 19,00 per un disguido è stato posticipato alle ore 21,00. Chiaramente ciò a innescato alcune contrarietà, soprattutto per nostro caro dr. Gianni Cancarini, che il giorno seguente alle prime ore della mattinata doveva presentarsi in sala operatoria per un intervento (non vorremmo essere nei panni del paziente).
Seconda sorpresa (forse non troppo): due ore di coda all'ingresso del casello autostradale di Rosignano.
Dopo questo intoppo, anche con traffico intenso, l'autostrada ci consente un viaggio confortevole ed abbastanza veloce. Alle ore 3,00 circa eravamo tutti a casa.
Naturalmente il più veloce è stato Gianni che con la sua esagerata X5, ha superato la barriera del suono. A questo proposito non abbiamo più avuto occasione per sentire Fabio (compagno di viaggio di Gianni) per chiedergli se ha avuto nausee, contrazioni o dolori addominali, formazione di eccessivo acido lattico !!!, beh del resto era in compagnia di un medico.