. . . L'artista opera con il fuoco, lavora con la fiamma, non toglie e non aggiunge nulla al ferro naturale, non lo aggredisce con acidi, quindi elude ogni trasformazione chimica. Il fuoco produce una rivelazione, fa emergere la natura della materia, determina una trasformazione cromatica che pernette a Nassimbeni di abbandonare i colori, di lasciarsi alle spalle le prime sperimentazioni pittoriche. Se nei lavori precedenti l'azione del fuoco era incisiva perchè condotta con mano più pesante - ne risultavano dei formalismi aggettanti, delle forme rigonfie dall'ingombro netto rispetto al fondo - ora assistiamo a più leggeri passaggi tonali quale risultato di una maggior padronanza tecnica. La superficie è rarefatta, l'azione del fuoco avviene quasi in sordina, accarezza il metallo, diviene delicato sussirro. I dittici e i trittici rivelano le diverse potenzialita' del ferro: in qualche caso il metallo viena presentato allo stato naturale, lasciando cosi' in nuce tutte le sue possibili alterazioni; in altri l'intervento dell'artista avviene solo sulla superficie periferica, per poi dare avvio al naturale processo di ossidazione, in seguito fermato dall'intervento della vernice. Altre volte il ferro surriscaldato si colora di blu, azzurri, rossi terrosi, evidenziando una superficie eterea e velata, questa volta interamente gestita dal volere della Nassimbeni, ma sempre conservando le peculiarita' di un linguaggio che ha il sapore di un rapporto ancestrale con la natura delle cose.
-------------------------------------Sabrina Zannier

Galleria Plurima UDINE 1994