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CALIGOLA:

FOLLE O SAGGIO?

 

 

Purtroppo la nostra conoscenza di Caligola è limitata in quanto gli scritti di Tacito relativi a questo imperatore sono andati perduti.

Le nostre informazioni derivano principalmente da due fonti, entrambe ostili, che hanno preferito raccontare anedddoti piuttosto che le reali azioni di Caligola: Svetonio e Dione Cassio.

Svetonio Tranquillo (70-140 circa), originario della provincia d'Africa dove era nato agli inizi del principato di Vespasiano, cavaliere, capo del dipartimento della corrispondenza imperiale. Rimosso da Adriano nel 121, si mise a scrivere biografie degli imperatori accentuando gli aspetti aneddotici e scandalistici. Caligola fu un soggetto perfetto per questo scopo.

Dione Cassio Cocceiano (Nicea 155 - Nicea 235 circa), proveniente dalla Bitinia, un padre senatore, fu due volte console e nel 229 collega dell'imperatore Severo Alessandro. Scrisse una storia romana in 80 libri. Trattando di Caligola travisa addirittura gli eventi che Svetonio poneva a merito dell'imperatore.

Altre informazioni su Caligola si hanno da Seneca (1-65), Filone di Alessandria (circa 30 a.C - 45 d.C.) e Giuseppe Flavio (37-dopo il 100 d.C.).

È noto che Seneca fece carriera adulando le autorità del momento e denigrando le precedenti. La sua attendibilità è molto scarsa.

L'ebreo Filone, scrittore apologetico, scrisse per mettere in buona luce il suo popolo e per attaccare i greci di Alessandria. Era profondamente ostile a Caligola.

L'ebreo Giuseppe Flavio scrisse che l'assassinio di Caligola era un episodio conforme al fine etico di rendere felici gli uomini e di salvare gli ebrei dalla distruzione. I riferimenti a Caligola nei suoi scritti servono solo a dimostrare questo assunto teologico.

Caligola regnò per 4 anni. Si trovò contro, come Nerone, il senato e le classi più ricche. Fu molto amato dal popolo e dai militari, che ricordavano le grandi imprese di suo padre Germanico.

Venne ucciso, a 29 anni, in una congiura di palazzo, che dopo 24 ore era terminata con la sconfitta dei senatori e la condanna del suo assassino.

La tradizione narra che, per molto tempo, lo spirito di Caligola rimase a vagare inquieto sull'Esquilino, dove era stato frettolosamente sepolto dall'amico Erode Agrippa, nipote di Erode il Grande.

 

Località: Impero Romano

Epoca: 12-41 d.C.

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Nella tabella sono evidenziati:

 

Le origini

Il 31 agosto del 12 d.C. nasce Gaio Giulio Cesare Germanico. Il luogo di nascita è controverso: Anzio, Tivoli, Ambiotino nel territorio dei Treveri o un accampamento militare paterno.

Suo padre era il generale Gaio Giulio Cesare Germanico (15 a.C. - Antiochia di Siria [odierna Antakya di Turchia] 19 d.C.), figlio di Antonia Minore, figlia di Marco Antonio e di Ottavia, sorella di Augusto. Era stato adottato da Tiberio ed era destinato a divenire imperatore.

Sua madre era Agrippina Maggiore (14 a.C. - Pandataria [odierna Ventotene] 18/10/33 d.C.), figlia di Giulia, figlia di Augusto, nipote di Giulio Cesare.

Agrippina ebbe 9 figli, dei quali sei superarono l'infanzia: Caligola, Nerone (nato intorno al 6), Druso (nato il 7 o 8), Agrippina Minore (nata nel 15), Drusilla (nata nel 16) e Livilla (nata nel 17 o 18). Agrippina Minore sarebbe diventata moglie dell'imperatore Claudio e madre dell'imperatore Nerone.

Il piccolo Gaio visse nell'accampamento militare e divenne il favorito delle truppe. Indossò l'uniforme dei legionari e ricevette il soprannome di Caligola, diminutivo di caliga, il sandalo militare. Da grande avrebbe odiato il soprannome.

Il padre Germanico morì il 10 ottobre del 19 ad Antiochia, all'età di 33 anni, forse vittima di un avvelenamento. Gaio aveva 7 anni.

Nel 27 Tiberio esiliò Agrippina ad Ercolano. Il quindicenne Caligola venne affidato alla bisavola Livia, la moglie di Augusto. Ma Livia morì nel 29 all'età di 86 anni. Caligola venne affidato alla nonna paterna Antonia Minore.

Tiberio inviò Agrippina, la madre di Caligola, in esilio a Pantadaria (odierna Ventotene) e Nerone, il fratello maggiore, a Ponza.

La casa di Antonia Minore, sorellastra di Selene Cleopatra, moglie di Giuba II di Mauretania, era frequentata da numerosi monarchi orientali. Antonia era amica dei familiari di Erode il Grande.

Caligola conobbe i tre figli di Antonia Trifena e di Coti di Tracia: Roemetalce, Coti e Polemone. Divenne amico di Antonio Asiatico e di Lucio Vitellio, il cui figlio sarebbe divenuto imperatore.

Tiberio fece arrestare Druso, l'altro fratello di Caligola, e lo fece rinchiudere in un sotterraneo della residenza imperiale sul Palatino.

Nel 31 Tiberio chiamò Caligola a Capri, che era diventata la residenza dell'imperatore. Caligola iniziò a ricevere le prime cariche pubbliche.

Nel 31 il fratello Nerone morì a Ponza, apparentemente suicida.

Nel 33 il fratello Druso venne lasciato morire d'inedia da Tiberio. Il 18 ottobre dello stesso anno moriva la madre Agrippina anch'essa d'inedia, ma suicida.

Nel 33 Caligola si sposò ad Anzio con Giunia Claudia, figlia di Marco Giunio Silano. La sposa sarebbe morta durante la gravidanza.

A Capri Caligola divenne molto amico di Marco Giulio Agrippa (10 a.C. - 44 d.C.), figlio di Aristobulo, figlio di Erode il Grande. Giulio Agrippa era stato portato a Roma dalla madre Berenice ed affidato ad Antonia Minore. Berenice era figlia della celebre Salomè, amica di Livia. Agrippa è passato alla storia con il nome di Erode Agrippa I, re di Giudea dal 41 al 44.

Imperatore

Il 16 marzo del 37 Tiberio morì a Miseno, in una villa costruita dal generale Mario. Aveva 79 anni.

Macrone, prefetto del pretorio, prese il controllo della situazione e organizzò l'ascesa di Caligola, che venne acclamato imperatore dai pretoriani e dalle truppe di stanza a Miseno.

Il 28 marzo Caligola arrivò a Roma, accolto da una folla festante, e si presentò davanti al senato che gli conferì la massima autorità sullo stato. Caligola aveva 25 anni.

Politica orientale nel 37

Agrippa ebbe il tetrarcato della Giudea settentrionale, il titolo di re e forse anche il tetrarcato di Abilene.

Antioco, figlio dell'ex re della Commagene, riebbe i territori paterni.

Lucio Vitellio, governatore della Siria, raggiunse un accordo con Artabano, re dei Parti. Suo figlio Dario venne dato in ostaggio ai Romani. Mitridate, re filoromano dell'Armenia venne rimosso, richiamato a Roma e imprigionato. L'imperatore Claudio lo avrebbe rimesso sul trono.

Politica interna nel 37

Caligola abolì il reato di lesa maestà, un crimine dai contorni incerti.

Bruciò pubblicamente tutti i documenti e le lettere di coloro che avevano contribuito alla rovina dei suoi familiari.

Sospese tutti i processi per lesa maestà e graziò tutti i condannati all'esilio. Tra i beneficiati: il letterato Publio Pomponio Secondo, Annio pollione, Viniciano, Mamerco Scauro, Gneo Domizio, Vibio Marso.

Rimise in circolazione tutti gli scritti distrutti per ordine senatorio. In particolare tornarono in circolazione gli scritti dell'oratore Tito Labieno, del retore Cremuzio Cordo e dello storico Cassio Severo.

Caligola divenne console, insieme allo zio Claudio, il 1° luglio del 37. Lasciò la carica il 1° settembre.

Tiberio Gemello

Tiberio Gemello, nipote di Tiberio, venne adottato da Caligola.

Il senato annullò il testamento di Tiberio che lasciava l'eredità dei suoi beni a Caligola e a Tiberio Gemello. Unico erede divenne Caligola.

La malattia di Caligola

Nell'autunno del 37 Caligola si ammalò. Si sparse la voce che stesse per morire.

Caligola durante la malattia nominò sua sorella Drusilla erede dei beni e del potere. Marco Emilio Lepido, marito di Drusilla, divenne consigliere di Caligola.

Ma in ottobre o novembre Caligola si riprese.

La congiura di Tiberio Gemello

Alla fine del 37 Tiberio Gemello, sospettato di aver tramato contro Caligola durante la sua malattia, si suicidò. Fu sepolto nel mausoleo di Augusto.

Anche Silano, il suocero di Caligola, sospettato di complicità con Tiberio Gemello, si suicidò.

All'inizio del 38 Macrone, il prefetto del pretorio, anch'egli sospettato, si suicidò.

Livia Orestilla

Verso la fine dell'anno 37 Caligola fece il suo secondo matrimonio con Livia Orestilla, ex moglie di Gaio Calpurnio Pisone, che nel 65 sarà a capo della congiura contro Nerone. Il matrimonio durò poco e Orestilla venne presto ripudiata.

Le accuse contro Flacco

Nel 38 Erode Agrippa partì per raggiungere il suo regno. Caligola gli consigliò di passare da Alessandria per controllare il comportamento di Flacco, prefetto dell'Egitto, sospettato di essere stato un partigiano di Tiberio Gemello.

Verso la fine del 38 Flacco, accusato dai greci alessandrini Isidoro e Lampone, venne arrestato e condannato all'esilio a Giaro. Marco Emilio Lepido intercedette a favore di Flacco che venne esiliato ad Andros, una sede meno tetra della precedente destinazione. Sarebbe stato ucciso nel 39.

Morte di Drusilla

Il 18 giugno del 38 la sorella Drusilla morì. Furono decretate le stesse onoranze che erano state concesse a Livia.

Lollia Paolina

Nell'autunno del 38 Caligola si sposò con Lollia Paolina, precedentemente sposata a Pubblio Memmio Regolo, governatore della Mesia, della Macedonia e dell'Acaia. Per Caligola era il terzo matrimonio.

L'ipocrisia dei senatori

Il 1° gennaio 39 Caligola divenne console per la seconda volta. Fu suo collega Lucio Apronio Cesanio, figlio di Lucio Apronio legato di Germanico. Dopo 30 giorni Caligola si dimise. Gli successe Sanquinio Massimo, prefetto di Roma.

Caligola fece un discorso decisivo al senato.

Nella sua orazione accusò i senatori di ipocrisia perchè imputavano a Tiberio molte colpe solo per compiacere Caligola stesso. Inoltre disse che molte delle persone che avevano perso la vita al tempo di Tiberio, erano state accusate in realtà proprio dai senatori; Tiberio si era solo fidato del senato. Infine affermò che i senatori erano molto volubili in quanto prima avevano decretato infiniti onori a Tiberio e persino a Seiano, ora decretavano onori per Caligola. Non erano questi onori poco sinceri e non potevano nascondere un odio profondo?

I senatori, sempre ossequienti, approvarono immediatamente la richiesta di Caligola di reintrodurre il reato di lesa maestà e decretarono cerimonie annuali per celebrarare la Clementia di Caligola.

Milonia Cesonia

Nella seconda metà del 39 Caligola divorziò da Lollia Paolina, accusata di sterilità, e si sposò con Milonia Cesonia. Era il quarto matrimonio. Pochi giorni dopo la cerimonia Cesonia partorì Giulia Drusilla.

Conflitti con il senato

A settembre Caligola destituì i consoli suffraganei entrati in carica il 1° luglio. Vennero nominati nuovi consoli: Aulo Didio Gallo, sovraintendente alle acque, e l'oratore Gneo Domizio Afro.

Il controllo della legione residente nella provincia di Africa fu tolto al governatore di nomina senatoria e affidato ad un legato imperiale.

La congiura di Getulico e di Lepido

Caligola partì da Mevania, nei pressi del Clitumno, per iniziare la campagna militare contro i britanni e i germani nell'autunno del 39.

Cornelio Lentulo Getulico era legato della Germania Superiore dal 29. Controllava quattro legioni. Lucio Apronio, suocero di Getulico e legato della Germania inferiore dal 24, controllava 4 legioni. Altre due legioni erano in via di formazione. Complessivamente Getulico aveva ai suoi ordini diretti o indiretti 10 legioni.

Getulico per avere l'appoggio dei soldati aveva allentato la disciplina e fatto molte concessioni. Era diventato un pericolo per l'imperatore. Inoltre i legionari avevano subito notevoli rovesci negli ultimi tempi.

Il 27 ottobre 39 giunse a Roma la notizia della condanna a morte di Getulico. La sua morte fu messa in relazione con la congiura di Lepido.

Lepido, che era stato marito di Drusilla, fu accusato di cospirazione insieme alle cognate Agrippina e Giulia Livilla. Venne ucciso da un tribuno di nome Destro. Le sorelle di Caligola furono mandate in esilio nelle isole pontine.

Caligola aveva sventato una pericolosa congiura politico-militare proprio nel momento in cui si accingeva ad una impresa di importanza storica: la conquista della Britannia.

L'annessione della Mauretania

All'inizio dell'impero Roma aveva, oltre all'Egitto, due province nel Nord-Africa: la Cirenaica (odierna Libia) e l'Africa Vetus (odierna Tunisia). A sud di quest'ultima si estendeva il regno di Numidia che venne annesso con il nome di Africa Nova. Augusto riunì le due province nella Africa proconsularis.

Nel 33 a.C., alla morte del re Bocco, il regno di Mauretania (odierno Marocco e Algeria) passò sotto controllo romano ma rimase formalmente un regno indipendente. Nel 23 salì al trono Tolomeo, figlio di Giuba II, che aveva sposato Cleopatra Selene, la figlia di Antonio e Cleopatra.

Nel 40 Caligola convocò a Roma Tolomeo, sospettato di un complotto. Il padre di Tolomeo, Giuba II, aveva combattuto a lungo insieme a Getulico e forse l'ultimo re di Mauretania era stato coinvolto nella congiura di Getulico. Tolomeo venne imprigionato e dopo qualche tempo ucciso. La Mauretania venne annessa a Roma. Furono create due province: la Mauretania Tingitana, con capitale Tingis (odierna Tangeri), e la Mauretania Caesariensis, con capitale Iol-Cesarea (odierna Cherchel).

La situazione della Britannia

La Britannia era stata invasa nel 55 e 54 a.C. da Cesare, che aveva tuttavia abbandonato l'isola dopo aver concluso degli accordi con le popolazioni locali, sottomesse a tributo.

Tra il 20 e il 15 a.C. Tascioviano diventò re dei catuvellauni (abitanti nella zona dell'attuale Hertfordshire), non rispettò i trattati con Roma, iniziò a coniare monete e avviò una politica aggressiva verso i vicini. Alla sua morte tra il 5 e il 10 aveva esteso il regno dal Northamptonshire fino al Tamigi. Gli successe il figlio Cinobellino (Cimbelino), che conquistò le terre dei filoromani trinovanti e la loro capitale Camulodunum.

A sud del Tamigi si estendeva il regno dei belgici atrebani, che con il re Tincommio erano divenuti amici dei romani e ostili ai catuvellauni. Ma Tincommio fu costretto a rifugiarsi a Roma. Gli successe il fratello Eppilo e poi Verica.

I catuvellauni invasero le terre degli atrebati. Verica fu costretto a fuggire a Roma dove si trovava al tempo di Claudio. I catuvellauni erano divenuti una potenza e potevano addirittura minacciare la Gallia.

In Germania

Dopo la sconfitta delle legioni di Publio Quintilio Varo nella foresta di Teutoburgo nel 9 d.C., i romani avevano ripreso l'avanzata in Germania con Germanico nel 14-16.

Nel 39 Caligola, figlio di Germanico, decise di riprendere l'opera del padre. In autunno sostituì Getulico con Servio Sulpicio Galba nella Germania Superiore e nominò Publio Gabinio Secondo nella Germania Inferiore. Entrambi erano dei valenti generali. Galba sarebbe diventato imperatore.

L'arrivo di Galba trasformò l'esercito. Si diffuse un motto:"Disce milites militare. Galba est, non Gaetulicus" (Impara soldato a militare. Ora c'è Galba, non Getulico).

Caligola arrivò a Lione, la capitale della Gallia, e vi rimase finchè Galba non riportò l'ordine sulla frontiera renana.

All'inizio del 40 Caligola fu console per la terza volta, ma si dimise il 12 gennaio. Poi si recò a Magonza dove si trovava Galba in piena zona di operazioni militari.

Il rinvio della invasione della Britannia

Le vittoriose, anche se non decisive vittorie militari di Galba, consentirono a Caligola di spostarsi a nord verso il canale della Manica, probabilmente a Gesoriacum (Boulogne). Si era in pieno inverno. Non era assolutamente il tempo adatto per attraversare la Manica con un esercito. Si aspettava la primavera.

Ma dal fronte orientale non arrivarono notizie confortanti. I Germani pur parzialmente sconfitti rimanevano un pericolo. Era impossibile distogliere le legioni dal confine del Reno.

A marzo del 40 Caligola rinviò l'invasione della Britannia.

Unica vittoria morale sulla Britannia fu la visita che Adminio, il figlio di Cinobellino, compì attraversando la Manica per rendere omaggio a Caligola che gli andò incontro con la sua triremi.

Sarebbe stato Claudio a portare a compimento l'invasione della Britannia nel 43-44.

Caligola non rientrò immediatamente a Roma, ma si recò in Campania, dove rimase fino alla fine di agosto, quando rientrò a Roma in occasione del suo compleanno.

Erode Antipa

Erode Antipa (circa 20 a.C.- 40 d.C.), figlio di Erode il Grande, era tetrarca della Galilea e della Perea. Aveva sposato sua nipote Erodiade, sorella di Erode Agrippa. Nel 40 chiese di essere ricevuto da Caligola sperando di ricevere il titolo di sovrano. Invece venne accusato, probabilmente da Erode Agrippa, di aver congiurato con il re dei Parti Artabano. Erode Antipa venne inviato in esilio in Gallia. Erodiade lo seguì volontariamente. Il tetrarcato e i beni di Erode Antipa passarono a Erode Agrippa.

Le minacce contro Caligola

I senatori continuarono a cospirare contro Caligola. Ci furono alcuni attentati. Caligola fu costretto ad entrare in senato con un corpo di guardia e a sedere su di uno scranno alto e ben protetto.

Venne rafforzato anche il numero delle coorti pretorie portate da nove a dodici.

Caligola affidò la sua sicurezza ad un corpo speciale composto da Germani.

L'assassinio

Il 17 gennaio del 41 ebbero inizio i ludi palatini. Di fronte al palazzo imperiale venne allestito un teatro mobile. Gli spettatori erano migliaia. Il luogo molto angusto. Difficile per le guardie del corpo controllare e intervenire.

Caligola arrivò in teatro quando questo era già pieno. Verso l'ora settima (intorno all'una), secondo la sua abitudine si allontanò per fare un bagno e un leggero pasto. Con Caligola erano lo zio Claudio, il cognato Marco Vinicio e l'amico Valerio Asiatico.

I congiurati riuscirono a far cambiare percorso a Caligola isolandolo dalla scorta che lo perse di vista.

All'interno di una stretta galleria Caligola incontrò degli attori e si intrattenne a parlare con loro.

Poi improvvisamente Cassio Cherea, tribuno delle coorti pretorie, lo colpì tra il collo e la spalla. Caligola cercò di fuggire ma Cornelio Sabino, anch'egli tribuno delle coorti pretorie, lo raggiunse e lo colpì a morte. Gli unici a reagire furono i lettighieri. Caligola fu colpito da non meno di trenta pugnalate.

Non aveva ancora 29 anni e aveva regnato per meno di 4 anni.

La fuga dei congiurati

I sorveglianti e le guardie del corpo bloccarono la galleria verso il teatro. I congiurati fuggirono in direzione dei palazzi imperiali.

La scorta germanica accorse e uccise immediatamente alcuni dei cospiratori tra cui Asprenate, Norbano e Anteio.

I pretoriani arrestarono il senatore Annio Viniciano che fu condotto davanti a Marco Arrecino Clemente, prefetto del pretorio. Ma questi, che aveva aderito alla congiura, fece fuggire Viniciano.

Il medico Alcione, un altro congiurato, fece fuggire molti dei ricercati con la scusa di mandarli a prendere l'occorrente per curare i feriti.

La strage della famiglia

Durante la fuga Cherea, non soddisfatto della morte di Caligola, mandò il tribuno Lupo nel palazzo imperiale ad uccidere Cesonia, la moglie dell'imperatore. Poi fu la volta della piccola Drusilla, la figlia di Caligola, che venne sfracellata contro una parete.

Il funerale

Il corpo di Caligola venne trasportato nei giardini Lamiani sull'Esquilino. Erode Agrippa, fedele oltre la morte all'amico, si occupò del funerale. Il corpo venne cremato in fretta e sepolto in forma provvisoria. Quando le sorelle tornarono dall'esilio diedero degna sepoltura al fratello, forse nel mausoleo di Augusto.

Le reazioni

I consoli convocarono il senato. I senatori approvarono un decreto in cui si accusava Caligola di una serie di crimini.

Intanto il popolo, addolorato per la morte dell'imperatore, si assembrò nel foro e chiese di conoscere gli autori dell'assassinio.

I senatori fecero trasportare sul Campidoglio il tesoro pubblico, normalmente conservato nel tempio di Saturno sito nel foro.

Le trattative

I pretoriani si riunirono e decisero di nominare imperatore Claudio, lo zio di Caligola, trovato ancora in vita nel palazzo imperiale. Claudio venne trasferito sotto scorta a nord del Germalo. I senatori, riuniti sul Campidoglio, fraintesero il senso della scorta e continuarono nella loro riunione sicuri che la sorte di Claudio fosse segnata. Invece i pretoriani portarono Claudio in salvo nel loro campo nei pressi del Viminale.

Quando la notizia giunse in senato il console Saturnino consigliò di resistere fermamente a Claudio ed esaltò il gesto di Cherea.

Intanto Claudio aveva ricevuto la visita di Erode Agrippa, dopo che questi aveva sepolto sull'Esquilino Caligola. Agrippa rassicurò Claudio e poi si recò in senato facendo finta di provenire da un banchetto. Ormai si era fatta sera.

Agrippa dimostrò ai senatori l'impossibilità di resistere ai pretoriani. Venne costituita una ambasceria per andare a trattare con Claudio. Agrippa guidò il gruppo di alte personalità che tentò di trovare un compromesso. Si era fatta notte e la seduta del senato venne sospesa.

Il giorno dopo

Alla seduta del giorno seguente non si presentarono che un centinaio di senatori, che cominciarono a discutere chi di loro dovesse succedere a Caligola. Si fecero avanti Marco Vinicio, il marito di Livilla, e Valerio Asiatico, la cui candidatura venne stroncata da Viniciano.

Intanto l'ambasceria inviata a Claudio aveva avuto modo di verificare la decisione e la forza dei pretoriani. Erode Agrippa informò Claudio della debolezza e divisione che c'era nel senato.

La volontà dei pretoriani era stata rafforzata da un donativo di 15.000 o 20.000 sesterzi per soldato. Agli ufficiali venne dato ancora di più. Vennero nominati due nuovi prefetti del pretorio: Rufrio Pollione e forse Catone Giusto.

Tutte le truppe presenti a Roma si unirono ai pretoriani.

Il popolo circondò il senato invocando Claudio imperatore.

Quinto Pomponio Secondo, uno dei consoli, passò dalla parte di Claudio, che salì al Palatino.

I senatori compresero di aver perduto e, per salvarsi, decisero immediatamente di condannare Cassio Cherea, che si suicidò, e Lupo. Cornelio Sabino si suicidò poco dopo.

In ventiquattro ore il colpo di stato del senato era fallito.

 

Riferimenti bibliografici:

 

Enciclopedia dell'Antichità Classica

Garzanti

Barret A. A.

Caligola

Mondadori

Dione Cassio

Storia romana

Rizzoli

Grant M.

Gli imperatori romani

Newton Compton

Mazzarino S.

L'Impero romano

Laterza

Scullard H. H.

Storia del mondo romano

Rizzoli

Svetonio

Vite dei Cesari

Rizzoli

Wells C. M.

L'Impero Romano

Il Mulino

 

Riferimenti multimediali (CD):

 

Aureae Latinitatis Bibliotheca

Zanichelli

Gislon-Palazzi

Dizionario di mitologia e antichità classica

Zanichelli

 

Enciclopedia Encarta

Microsoft

 

Enciclopedia multimediale Rizzoli Larousse

Rizzoli

 

Enciclopedia Zanichelli

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Encyclopedia Britannica

 

 

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