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KANT

La religione razionale

 

Autore: Kant nacque nel 1724. E' stato uno dei principali filosofi di tutta la storia della filosofia. Pubblicò: Critica della ragion pura (1781), Critica della ragion pratica (1788), Critica del giudizio (1790), La religione entro i limiti della semplice ragione (1793).

Con la pubblicazione nel 1793 del lavoro "Die Religion innerhalb der Grenzen der blossen Vernunft", Kant si trovò coinvolto in una disputa con le autorità prussiane sul diritto di esprimere opinioni religiose. Il libro venne trovato troppo razionalistico dagli ambienti ortodossi; il governo richiese a Kant di non insegnare o scrivere niente altro su argomenti religiosi.

Testo: Vengono riportati alcuni estratti dal testo "La religione entro i limiti della semplice ragione".

Località: Konigsberg , Prussia Orientale (dal 1946 Kaliningrad, Russia)

Epoca: 1724-1804

 

ESTRATTI

Religione e fede

Non c'è che un'unica religione (vera), ma possono esistere diversi tipi di fede. (Dal Capitolo III, Parte Prima, V)

 

Chiesa e Fede rivelata

...quando una chiesa si fonda su una fede rivelata, essa è allora priva del contrassegno più importante della sua verità, cioè della legittima pretesa all'universalità; la fede rivelata, infatti, in quanto fede storica... non è in grado di essere universalmente comunicata e condivisa in modo convincente. (Dal Capitolo III, Parte Prima, VI)

Necessità della fede ecclesiale

...è comunque necessario far capo a una qualche fede ecclesiale... perché in tutti gli uomini c'è il bisogno naturale di avere sempre un sostegno sensibile, un'attestazione empirica , ecc. per i concetti razionali supremi e per i fondamenti ultimi. (Dal Capitolo III, Parte Prima, VI)

Interpretazione della rivelazione

...è necessaria una interpretazione della rivelazione data, vale a dire bisogna coglierne in generale un senso che concordi con le regole pratiche universali di una religione razionale pura (Dal Capitolo III, Parte Prima, VI)

...I filosofi morali greci , e in seguito quelli romani, si comportarono appunto in questo modo verso la loro teologia mitizzata; essi riuscirono nel compito di interpretare il più rozzo politeismo in termini di semplice rappresentazione simbolica dei caratteri peculiari di un unico Essere divino; e questo senso mistico avvicinò una fede popolare a una dottrina morale comprensibile a tutti gli uomini. (Dal Capitolo III, Parte Prima, VI)

L'ebraismo più recente e lo stesso cristianesimo accolgono molte interpretazioni di questo tipo, in parte assai forzate, ma entrambi lo fanno per fini indubbiamente buoni e necessari per tutti gli uomini. I musulmani sanno attribuire molto bene un significato spirituale alla descrizione della sensualità che pervade interamente il loro paradiso, e gli Indiani, almeno la parte più illuminata di questo popolo, fanno altrettanto con l'interpretazione del loro Veda. (Dal Capitolo III, Parte Prima, VI)

Fede ebraica originaria

La fede ebraica, secondo la sua istituzione originaria, era un insieme di leggi semplicemente statutarie su cui si fondava una costituzione politica. Infatti, i complementi morali che le si sono aggiunti già allora, o anche i seguito, non appartengono assolutamente all'ebraismo in quanto tale. L'ebraismo, a rigore, non è affatto una religione, ma semplicemente l'associazione di una moltitudine di uomini che, appartenendo ad una stirpe particolare, si conferirono la forma di una comunità retta soltanto da leggi politiche, senza quindi formare una chiesa. (Dal Capitolo III, Parte Seconda)

Cristianesimo e religione morale pura

Lo sforzo compiuto dai dottori del cristianesimo.. dimostra palesemente questo: essi intendevano trovare solo il mezzo più adatto per introdurre una religione morale pura al posto un culto antico, senza però urtare direttamente i pregiudizi di un popolo che si era abituato anche troppo fortemente a tale culto. (Dal Capitolo III, Parte Seconda)

La religione vera

La religione vera non consiste nel conoscere o nel professare ciò che Dio fa o ha fatto per la nostra beatificazione, bensì nel fare noi stessi tutto il necessario per divenirne degni e, in tal senso, ciò che noi dobbiamo fare non può che avere un valore di per sé incondizionato. (Dal Capitolo III, Parte Seconda)

 

Riferimenti bibliografici:

Kant E.
La religione nei limiti della semplice ragione

Rusconi

 

 
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